Martedì 20 Dicembre 2016 - 20:55 [logo_0.png] LOGIN / REGISTRATI (BUTTON) * opinioni * media * blog * la nostra storia * abbonamenti * contatti * Giornale Online * ragainstage * Form di ricerca Search this site _______________ Cerca (BUTTON) * home * primo piano * cronaca * politica * attualità * esteri * campania * economia * cultura * spettacoli * sport (BUTTON) * opinioni * media * blog * la nostra storia * abbonamenti * contatti * Giornale Online * ragainstage * home * primo piano * cronaca * politica * attualità * esteri * campania * economia * cultura * spettacoli * sport Il nebuloso futuro di questa Istruzione Opinionista: Pasquale Mastrangelo Il concetto è semplice: un’istruzione inadeguata, con la pretesa di migliorarla calando dall'alto l’ennesima cervellotica riforma, è il crocevia fra una scuola obsoleta per metodo ed atteggiamento, e una pochezza culturale della nostra società, a dir poco, imbarazzante. La centralità strategica di tale parola, dunque, nel tentativo di dare un contributo ad un dibattito troppo invischiato nelle melme della palude ideologica, diventa essenziale, perchè il suo significato coinvolge il mondo dei docenti e dei discepoli in senso lato, di qualsiasi grado scolastico: il malessere di un fallimento educativo viene da lontano, sia in senso temporale, come uno sciagurato '68, che strutturale, come un'istruzione elementare già demotivata ed incapace, nella maggioranza dei casi, d'inculcare negli alunni l'amore per la conoscenza, al di là del pedissequo obiettivo del programma di studio ministeriale. Da decenni, nel nostro Paese è in atto una guerra, neanche tanto silenziosa, fra un corpo docente arroccato e un'istituzione sgretolata e permissiva come la famiglia, iniziata con l'attacco sessantottino, tendente ad abbattere la figura autoritaria, conservatrice, velleitaria e nepotistica del vecchio professore, ma che negli anni ha mistificato il proprio slancio ideale, consegnando di fatto le nostre aule scolastiche, dalle elementari alle cattedre universitarie ad una pletora d'ignoranti, forti della tessera di partito o di amnistie concorsuali, e oggi quella progenie di docenti, formatasi nello squallore del 6 politico, cresciuti in quel clima di perenne conflitto e in famiglie dove, sull'altare del posto fisso e a tempo indeterminato, la corsa alla conoscenza è stata sacrificata dall'elogio del profitto facile, imbroglioncello ed edonistico, risulta l'ossatura del nostro sistema scolastico. Una buona parte di insegnanti oggi, anche non più giovani, hanno segnato a loro volta, e continuano a segnare, con la loro insoddisfazione e acredine ideologica, la vita futura dei propri allievi, dopo aver contribuito a scandire la decadenza culturale dei propri alunni di un tempo, della attuale e futura classe dirigente in questo Paese, dove chi riesce a raggiungere una indipendenza intellettiva, affrancandosi da tale ammasso idiota, scappa all'estero e non ritorna più. Il sistema educativo italiano mostra da anni un affanno di obiettivi, grazie a quella incomprensione fra famiglie e docenti - un esempio imbarazzante, quei consigli d'istituto composti da genitori arroganti, scostumati e urlanti, che contrabbandano la propria ignoranza con l'esperienza della scuola della vita! - che ha prodotto anche l'aumento esponenziale della delinquenza minorile, quasi sempre iniziata con episodi, spesso tragici e sottovalutati, di bullismo scolastico, sin dalle elementari, dove la legge del branco o la regola del pizzo è stata colpevolmente tollerata dai docenti, o addirittura travisata, come esempio da seguire, da parte di alunni costretti a subire un'inaccettabile comportamento volgare, irridente o peggio, da "pseudoinsegnanti per caso". Le nostre cronache, le nostre esperienze quotidiane raccontano di malcapitati immobilizzati e aggrediti per semplice scherno, per il gusto del provocare dolore, per una penna, una merenda o un cellulare; di insegnanti indegni, che praticano una forma di terrorismo subdolo e gratuito verso alunni esposti, senza alcun senso educativo, al ludibrio ed allo sbeffeggiamento della classe, spesso rimanendo traumatizzati in modo irreversibile. Chi scrive nasce, si forma e proviene da una famiglia per tradizione di grande e assoluto rispetto dell'istituzione scolastica e del suo ruolo educativo, e non vuole pronunciare un "j'accuse" per partito preso, ma non può sottacere un'analisi onesta per non perdersi nelle nebbie capziose di diatribe sindacali, incomprensioni di categorie e insensibiltà governative: una coraggiosa presa di coscienza da parte degli attori principali di questo dramma sociale è d'obbligo, perché l'impianto istruttivo è fatiscente come le sue strutture edilizie, e non basteranno pochi incentivi per migliorarne la qualità, o stabilizzare 160mila precari a fronte di una caduta della natalità, o l'obbligo di insulsi aggiornamenti. Pochi giorni fa, Papa Francesco ha esortato la famiglia a tornare con coraggio dall'esilio educativo in cui s'è eclissata; mi sembra che tale invito sia pressante per i docenti: vi siete esiliati, per inerzia, per distrazione, per disinteresse, per pigrizia culturale ed educativa. È tempo di tornare al vostro nobile ruolo, con coraggio, senza dimenticare che ogni alunno, nessuno escluso, sin dalle elementari, è come un diamante grezzo da sgrossare per esaltarne il magnifico splendore, perchè i predestinati e i colti per nascita non esistono, e d'altra parte la spinta didattica alla conoscenza è l'unica strada per voi di non essere risucchiati nella polvere anonima di un'inutile vita di rimpianti. 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