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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2014 alle ore 14:18.

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(Ap/LaPresse)(Ap/LaPresse)

LONDRA – Il rapimento di oltre 200 studentesse nel nord della Nigeria da parte del gruppo terroristico islamista Boko Haram è più che oltraggioso. Purtroppo è solo l’ultima battaglia della barbara guerra dichiarata contro il diritto fondamentale di tutti i bambini all’istruzione. Questa guerra è globale, come testimoniano anche i terribili avvenimenti in Pakistan, Afghanistan e Somalia.

In tutto il mondo ci sono stati 10.000 attacchi violenti a scuole e università negli ultimi quattro anni, secondo un della Global Coalition to Protect Education from Attack. Le prove sono tanto evidenti quanto crudeli: 29 studenti uccisi dai sospettati militanti di Boko Haram nello stato nigeriano di Yobe all’inizio di quest’anno, studenti somali costretti ad arruolarsi, ragazzi musulmani attaccati dai nazionalisti di etnia burmese/buddista nel Myanmar, studentesse in Afghanistan e Pakistan colpite da bombe, armi da fuoco o avvelenate dai talebani contrari all’istruzione delle donne.

Non si tratta di casi isolati di bambini caduti vittime del fuoco incrociato; è ciò che accade quando le aule diventano gli obiettivi dei terroristi che vedono l’istruzione come una minaccia. (Letteralmente Boko Haram significa che l’istruzione falsa od occidentale è vietata.) In almeno 30 Paesi esiste uno schema concertato di attacchi da parte di gruppi armati, dove Afghanistan, Colombia, Pakistan, Somalia, Sudan e Siria sono i Paesi maggiormente colpiti.

Tali attacchi rivelano chiaramente che l’istruzione non è fatta solo di lavagne, libri e programmi. Le scuole di tutto il mondo, dal Nord America al nord della Nigeria, ora hanno bisogno di piani di sicurezza per garantire la sicurezza delle loro popolazioni e dare fiducia ai genitori e alle loro comunità.

Al World Economic Forum tenutosi questa settimana in Abuja, capitale della Nigeria, insieme ai partner della società civile e imprenditoriale, ho lanciato un programma per garantire la sicurezza personale degli studenti in quelle aree in cui le minacce sono reali e immediate. L’iniziativa combinerà piani relativi alle scuole a alle comunità con speciali misure di sicurezza per gli studenti che frequentano le 5.000 scuole primarie e secondarie nelle aree più vulnerabili.

Per ciascuna scuola, le misure includeranno un rafforzamento delle infrastrutture di sicurezza, la pianificazione e la risposta, il training per lo staff e la consulenza per studenti e membri della comunità. A livello di comunità saranno formati dei comitati per l’istruzione composti da genitori, insegnanti e volontari, insieme a speciali unità di difesa insegnati-studenti-genitori in grado di fornire una rapida risposta alle minacce.

L’esperienza di altri Paesi con minacce simili ha dimostrato che è cruciale ingaggiare formalmente leader religiosi per la promozione e la salvaguardia dell’istruzione. In Afghanistan, in collaborazione con le shuras e i comitati per la protezione, gli imam rispettati talvolta usano i sermoni del venerdì per sensibilizzare sull’importanza dell’istruzione nell’Islam.

A Peshawar, Pakistan, in un programma sostenuto dall’Unicef, gli eminenti leader musulmani hanno parlato dell’importanza dell’istruzione e del livello di scolarità. In Somalia, i leader religiosi sono andati in una radio pubblica nelle aree controllate dal governo e hanno visitato le scuole per sostenere la lotta contro il reclutamento di bambini soldato.

In Paesi come il Nepal e le Filippine, i negoziati guidati dalla comunità hanno contribuito a migliorare la sicurezza e a portare la politica fuori dalle aule. In alcune comunità, diversi gruppi politici ed etnici si sono riuniti e si sono accordati per sviluppare Aree scolastiche sicure. Hanno redatto e sottoscritto codici di condotta su ciò che è o non è consentito nelle scuole, per prevenire la violenza, la chiusura delle scuole e la politicizzazione dell’istruzione. In generale, le parti firmatari hanno tenuto fede agli impegni presi, aiutando le comunità a mantenere le scuole aperte, migliorare la sicurezza dei bambini e a rafforzare l’amministrazione scolastica.

Milioni di bambini sono tagliati fuori dalla scuola in tutto il mondo. Non si tratta solo di una crisi morale; è anche un’opportunità economica persa. In Africa, ad esempio, l’istruzione assume particolare rilevanza dal momento che sempre più economie del continente passano dall’estrazione delle risorse a un settore spinto dalla conoscenza. Garantire un ambiente sicuro per l’istruzione è il primo passo importante per risolvere la crisi globale dell’istruzione.
Traduzione di Simona Polverino

*Ex premier e cancelliere dello Scacchiere del Regno Unito, è inviato speciale delle Nazioni Unite per l’istruzione globale.

Copyright: Project Syndicate, 2014

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