Predefinito come evitare il made_in_china con ogni probabilità i miei telefonini sono fatti in Cina, scopro ora che le mie scarpe vans authentic sono made_in_china e chissà quanti altri prodotti di largo consumo... La mia sacca Nike, stavo guardando ora, Indonesia, va bene, non c'è la dittatura ma probabilmente si sfrutta la manodopera, sembra che il primo mondo non produca più nulla, poi ci si lamenta della disoccupazione e della crisi. Ditemi per favore qualche marchio, soprattutto di telefonia, che non sfrutti la manodopera dell'estremo oriente. Mobile Vodafone New *Special 1000 4GB* prefisso 360 Nokia Lumia 635 Vodafone 19 prefisso 373 Nokia Lumia 625 Fisso TIM SMART FIBRA Cellulari: forse i Vertu sono fatti interamente in Inghilterra... non mi vengono in mente altre marche... è una parola... anch'io ero abbastanza orientato a evitare il made_in_china ma diventa sempre più arduo perfino Alcatel, che consideravo una delle marche più affidabili, alla fine è diventata mezza cinese I miei colori preferiti erano il giallo e il verde...fino al 1 giugno 2018 SIM1: H3G ALL-IN VIP SIM2: TIM SpecialTop+7GB con ogni probabilità i miei telefonini sono fatti in Cina, scopro ora che le mie scarpe vans authentic sono made_in_china e chissà quanti altri prodotti di largo consumo... La mia sacca Nike, stavo guardando ora, Indonesia, va bene, non c'è la dittatura ma probabilmente si sfrutta la manodopera, sembra che il primo mondo non produca più nulla, poi ci si lamenta della disoccupazione e della crisi. Ditemi per favore qualche marchio, soprattutto di telefonia, che non sfrutti la manodopera dell'estremo oriente. La risposta è molto semplice. Nel campo della telefonia nessuna. Nel vestiario qualcosa si salva ancora.. il colmo è stato qualche giorno fa, entro in un negozio di abbigliamento gestito da cinesi do un'occhiata in giro, vedo una cosa che mi piace e mi cade l'occhio sull'etichetta...made_in_italy Ma le fabbriche che Nokia aveva in Germania, est Europa, Finlandia, tutte chiuse e trasferiti gli impianti? Anche Alcatel ricordo che produceva in Francia, Nortel...più niente? Questa è stupenda Ogni giorno un esponente del PD si alza e sa di dover correre più veloce di una gazzella dei carabinieri... I miei colori preferiti erano il giallo e il verde...fino al 1 giugno 2018 SIM1: H3G ALL-IN VIP SIM2: TIM SpecialTop+7GB Pere che il pompelmo faccia mele Mobile: Vodafone Special Unlimited 50GB ~ HUAWEI Mate10 Pro Titanium Gray ~ Fisso: Wind All Inclusive Unlimited Fibra + FRITZ!Box 7490  iMac 27" ~ iPad mini 2 tipo plato? Il made_in_italy vero e puro non esiste più... ormai è tutta roba che fanno in Cina..... come si dice, la Cina è vicina.... Ogni giorno un esponente del PD si alza e sa di dover correre più veloce di una gazzella dei carabinieri... Certo, come il tanto ostentato made_in_italy per poi scoprire che vengono prodotti in piccoli capannoni dove ammassi di cinesi lavorano anche più di 15 ore al giorno, mentre, sempre nello stesso luogo per il resto del tempo dormono e mangiano... Anche questo è vero. Però qualcuno si salva ancora.. Messaggio inviato da Piccin Ma le fabbriche che Nokia aveva in Germania, est Europa, Finlandia, tutte chiuse e trasferiti gli impianti? Anche Alcatel ricordo che produceva in Francia, Nortel...più niente? alcatel lucent, che non ha più niente a che fare con la alcatel che fa parte del gruppo cinese TCL, produttore di elettronica. anche nokia come la alcatel produrrà praticamente solo hardware per le telecomunicazione in europa. ormai non c'è più un azienda europea che produca elettronica di consumo qui. 339 - TIM - Super Special Steel (ex Nòverca) 370 - Coop - 5 veramente non è così. ci sono aziende che sono veramente made_in_italy e non sono quei grandi marchi che troviamo sempre pubblicati in prima pagina. per esempio non sapevo che negli stati uniti avessero molto successo le macchine da espresso fatte a mano di un marchio storico di firenze. tando da essere utilizzate da starbucks. A Londra, Parigi, Vientiane e Siem Reap ho trovato la Cimbali e la Ferrarelle, la pasta Martelli di Pisa esporta nel mondo, ma sono mercati di nicchia, che non cambiano ne il concetto, ne l'andamento dell'economia italiana. se non ci fossero questi mercati cambierebbe l'andamento in negativo. l'italia ha pochi grandi marchi, ma sono moltissimi i piccoli brand di qualità, che bilanciano la situazione. E secondo me sono anche quelli più importanti. se starbucks in passato ha deciso di adottare nei suoi 6000 negozi macchine della Marzocco del valore di migliaia di dollari, lo ha fatto perché era un prodotto di nicchia e di qualità. 339 - TIM - Super Special Steel (ex Nòverca) 370 - Coop - 5 Fantaski Forum Fantaski Forum Fantaski Forum Fantaski Forum [ Home | Registrati | Discussioni Attive | Discussioni Recenti | Msg privati | Sondaggi | Utenti | Album Fotografico | Regolamento | Cerca | FAQ | il Tuo Spazio ] [ Coppa del Mondo: Calendario | Risultati | Classifiche | Atleti | Tool Uomini / Donne | Sci in TV | Fotogallery ] Nome Utente: [X] Salva Password rss icon Password Dimenticata? Tutti i Forum Sciamo! 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OP il tuo discorso non fa una grinza, semplicemente io mi rifiuto di comprare sci made_in_china se posso evito il made_in_china per qualsiasi articolo oltre agli sci. 6262 Messaggi Inserito il - 27 feb 2006 : 14:27:23 Permalink al post Invia a giò un Messaggio Privato Aggiungi giò alla tua lista di amici Rispondi Quotando Il mio ragionamento è molto più terra/terra. Allo sci, nel nostro Paese, viene individuata/associata dagli strateghi del marketing una determinata fascia di reddito del consumatore tipo e quindi si regolano di conseguenza, che è forse più alta dello sciatore austriaco e più bassa dello sciatore americano. Almeno credo che si regolino così. Se poi i margini di guadagno (in aumento, se si produce in Paesi in cui la lavorazione costa di meno) serve per essere investito in ricerca e miglioramento del prodotto, ben venga, ma se è finalizzata solo a "schiumare" più paia di sci da vendere a caro prezzo allora i conti non mi tornano. Forse le vere novità degli ultimi anni in fatto di materiali le hanno tirate fuori aziende "minori" come pubblicità e immagine sul mercato, che vendono sci a prezzi un pò più umani. Per fare nome e cognome penso alla elan (sistema fusion) e head (intellifibers e liquimetal), applicate a sci costruiti ancora in sw, e quindi molto tradizionali come filosofia. Salomon ha il pregio di avere introdotto (ormai da più di un decennio) lo sci monoscocca e atomic la struttura beta, ma in questo ultimo periodo ho l'impressione che abbiano vissuto un pò di rendita, con l'unica differenza (non da poco) che atomic ha ribassato un pò il listino , salomon no E poi se vai a vedere, molte aziende continuano a produrre nelle sedi storiche gli sci di alta gamma, trasferendo al di fuori dei vincoli europei la produzione di materiale entry level. io non ho nulla contro il made_in_china però se è finalizzato ad un risparmio di prezzo. Prendiamo gli allround top level: i Volkl costano in media 100 euro più degli Atomic/Rossignol anche se sono fatti in Cina. Vorrei veramente conoscere i margini delle ditte in questione! Cmq la discriminazione di prezzo su bae geografica è normale. Basta vedere i prezzi dei libri su Amazon, o il prezzo dell'Ipod che l'Apple applica per l'UE e per gli USA. poi le GRANDI SCOPERTE alla fine non hanno portato a grandissimi cambiamenti... lo sci d alta gamma rimane SW, magari con materiali all avanguardia ma pur sempre una struttura tradizionale... Tutte le pseudo-scoperte-rivoluzionarie vedi il beta di atomic alla fine nn ha portato grande innovazione perche gli sci coppa non avano il beta, la fascia bassa nemmeno... Secondo me una ditta di sci puo produrre sci con varie geometrie e durezze sempre SW (vedi DUEL, NAVA, BLADE), cambiando soltanto l anima, i vari fogli titanal ecc.... In pratica un race carve tipo HEAD I.race cosa ha da invidiare a SALOMON race carv, atomic Gs11m ecc?? niente secondo me, per cui il beta non serve poi a molto, e nemmeno la monoscocca se poi hanno le stesse prestazioni...Allora dovrebbero costare meno, essendo sci "schiumati" invece è il contario, costa meno l SW.... Io i vari beta, monscocca, braccetti antitorsione, duble-grip, piston, ecc sono solo grandissime ca***te che servono per l utente medio, che vuole l ATOMIC, il VOLKL perche èil MEGLIO, ma senza grandi conoscenze tecniche... Fatto sta che son andato off-topic, per tornare in tema concordo con CASF, non importa dove son prodotti ma come...pero permetti che il made (sia esso ungheria, rep ceca, romania China ecc) DEVE ESSERCI, NON REMOVIBILE... Poi a parita di qualita se prodotti li DEVONO costare meno, non ce storia... Pagare un allstar (China) 500 euro sinceramente è una pazzia, se pensi che puoi prendere un SW costruito in austria allo stesso prezzo... ..... il fatto è però, cari amici, che non tutti gli sciatori apprezzano o hanno bisogno di un SW .... certi sciatori preferiscono sci meno impegnativi e sono ciò nondimeno disposti a pagare prezzi alti per comprarli .... è il "Mistero Salomon", come facciano a farsi pagare così cari sci monoscocca con anima sintetica prodotti a decine di migliaia di pezzi, lo sanno solo loro ..... Barcollo ma non mollo ..... Antonio giò, ti ringrazio molto! a questo punto metto solo Volkl e K2 sulla mia lista nera! Scusate tanto, ma made_in_china non vuol mica dire che automaticamente si tratta di schifezze ..... perché, scusate, un Salomon o un Elan prodotti in Slovenia, un Atomic prodotto in Bulgaria, o cose del genere, sono migliori per il solo fatto di non essere fatti in Cina? Prima di giudicare, perché non provate? Io ho un K2 GS sandwich che, anche se fosse fabbricato in Cina (non so dove sia stato assemblato, se in Cina o in USA), è e rimane un ottimo sci. Chiunque io conosca è contento dei suoi K2, specie coloro che si indirizzano a modelli freeride. Lo stesso dicasi per Völkl. Provate un top di gamma da negozio e poi ditemi in che cosa è inferiore rispetto, che so, agli omologhi Rossignol, Dynastar, Atomic o Elan: possono piacere idpiù o di meno, ma a mio parere qualitativamente non c'è nulla da discutere! BRAVO CASF!!! stavo per scriverlo io!!! non credo che gli sci da negozio differiscano tanto se sono fatti sotto casa o in cina... uno sci può nascere male anche se fatto in germania... quante punte di p50 anche da gs ho visto piegate o addirittura spezzate e non erano di certo fatte in cina!!! punti gs 94.43 sl 195,.. PS: per puro c**o [81.gif] campionessa italiana di carving 07.... ora non più peccatoooo metallox vorresti fornire altre foto?? credo si possa ravvisare la possibilità di un cambio da parte di chi ti ha fornito l'attrezzo!!! Dici che è possibile? o forse dovrei scrivere alla volkl stessa Torna all'inizio della Pagina ragazzi, partendo dal presupposto che quasi tutto quello che tocchiamo per 80% è fabbricato in Cina, mi chiedo perchè mai lo sci debba sottrarsi a questa logica di globalizzazione. Però, c'è un però : provate a guardare qual'e la tipologia di chi scrive su questa rubrica. Vi accorgerete che la maggioranza sono appassionati ( se non tossicodipendenti da sci ) che stanno già sciando col modello 2007 e tramite amici ben introdotti nell'ambiente già chiedono notizie sul modello 2008 e che dopo il loro passaggio lasciano sulla pista due solchi talmente precisi che delle linee così non le farebbe nemmeno Giotto. Allora..vien da pensare che qui c'è l'anima e a gente come questa è difficile fargli digerire che la globalizzazione ha inghiottito anche lo sci e che l'attrezzo che hanno sotto i piedi viene da una remota regione del Guandong.Forse ammesso e non concesso che i responsabili della qualità impongano ai cinesini gli stessi materiali e metodi usati dalla casa madre, lo sci dovrebbe essere uguale ma...ma....signori fabbricanti di sci, fateci ancora sognare che il nostro attrezzo che compriamo talvolta con sacrifici finanziari sia costruito dalle sapienti mani di un tecnico magari in una piccola fabbrica a fondovalle, che nella cassaforma posa sapientemente strato dopo strato i materiali che daranno forma all'oggetto del nostro desiderio. Signori fabbricanti, fatecelo sognare ancora altrimenti quando ci chiederete i fatidici 1.000 euro ( o euri ) per quell'attrezzo, sapendo che chi l'ha costruito la sera prima faceva gli Involtini Primavera, oltre all'allargamento delle spatole prima o poi dovrete fare i conti anche con l'allargamento delle misure delle palle di questi appassionati che comincerebbero a girare a dismisura. OP il tuo discorso non fa una grinza, semplicemente io mi rifiuto di comprare sci made_in_china se posso evito il made_in_china per qualsiasi articolo oltre agli sci. .... caro stucci, temo che il tuo pur rispettabile atteggiamento autarchico sarà costretto, suo malgrado, a scontrarsi ben presto con una ben diversa realtà ..... se non vuoi comprare niente che sia Made in China, mi sa che dovrai organizzarti per fabbricare un sacco di cose per conto tuo ..... Barcollo ma non mollo ..... Antonio io non sono contro il made_in_china solo mi sembra giusto sapere dove viene costruito quello che compro... Nessuno dubita sulla qualità, che se prodotti con gli stessi standard europei non ce differenza... Il mio dubbio è il prezzo di quasti sci, se prodotti li, DEVONO costare meno...e secondo me non ci mettono il made_in_china x non sporcarsi il nome, visto che gran parte della produzione VOLKL vive esclusivamente di quello... Sarebbe normale che l utente che va in negozio e vede gli sci made in austria a 500euro, poi vede i made_in_china a 700 gli vengano dei dubbi...o no?? Allora ben venga la produzione in China, ma di conseguenza un bel abbattimento dei prezzi (almeno un 20%) che sono assurdi per sci fatti in serie senza NESSUNA lavorazione artigianale... E mettere sto benedetto made in ....... qualsiasi esso sia (ungheria, China, ecc) Li il lavoro costa meno, non hanno regole pe remissioni ecc, quindi il prodotto, a parità di caratteristiche con uno sci fatto in austria/italia/germania/francia, DEVE costare molto meno...... Sono Azzurro di Sci adesso mi viene un dubbio a vedere stampato sulla coda dei miei Doberman un bel made_in_italy con tanto di bandiera tricolore! La nordica produce in italia? sarebbe scioccante sapere che uno sci da 1000 di listino lo producono in cina! secondo me il problema si presenterà in futuro. La politica industriale di riduzione dei costi ( e di personale ) farà si che sempre maggiormente la produzione verrà spostata verso paesi dove il costo della manodopera è più basso e si tenderà ad avere presso la casa madre solo un reparto corse dove verrà seguita la costruzione degli sci degli atleti che per ovvie ragioni non può essere delocalizzata.Ma più ancora come già attualmente succede per i televisori ci sarà anche per lo sci ( sempre secondo me ) uno o due grossi produttori che produrranno sci e attacchi per tutti. E ritorno al problema principale: se paragoniamo il costo di produzione di uno sci made_in_china a quello di uno costruito in Europa del medesimo tipo c'è da rabbrividire e di conseguenza come chi ha scritto prima di me ha ribadito, il costo dello sci dovrebbe essere nettamente inferiore, altrimenti sarebbe troppo facile prendere gli appassionati di questo sport per la gola. ... quante punte di p50 anche da gs ho visto piegate o addirittura spezzate e non erano di certo fatte in cina!!! Questo vale per tutti gli sci da gara, anche per quelli piu' belli e fatti bene purtroppo E' piu' facile "imbarcare" (storzare) uno sci da gara rispetto a uno da negozio poiche' la struttura a sw con fogli di titanal e' piu' delicata e lo sci e' molto piu' soggetto a piegarsi rispetto a uno turistico. E' anche piu' facile che venga fuori una coppia di sci da gara diversi uno dall'altro (es. uno piu' rigido dell'altro in punta) rispetto a quelli fatti "industrialmente" da negozio. Non vorrei dimenticaste che le aziende produttrici di qualunque articolo non sono "associazioni culturali senza scopo di lucro"; quindi lo spostare la produzione dove ti fanno l'oggetto a due soldi sfruttando (si sfruttando, non è una parolaccia, ad oggi si può ancora dire) la manodopera e la fame (anche questo termine è lecito) della gente, non serve ad offrire un prodotto di qualità ad un prezzo più basso, ma serve a contenere i costi, e quindi, a parità di prezzo finale, un maggior guadagno. La qualità dite? E' ancora un obiettivo primario di un'azienda? Comunque come consumatore non sono così contento che il prodotto che compro costa sempre uguale, ma chi me lo vende guadagna sempre di più P.s. siamo sicuri che i produttori a basso costo rispettino (oltre all'uomo, of course) il protocollo di Kyoto, nonchè tutte le sacrosante norme sull'inquinamento? Boh!, non sono mica certificate ISO le aziende cinesi.... "I giochi per computer non influenzano i ragazzi: cioè, se PacMan avesse influito sui ragazzi, dovrebbero stare tutti a correre in stanze buie, ingoiando pastiglie magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva... " - Kristian Wilson, Nintendo, Inc, 1989 La mia critica non era sviluppata sul fatto che in cina costruiscano bene o male, anzi su certe cose sono piu avanti di altri ma come qualcuno di voi a scritto volkl è una azienda che vende scia prezzi alti e il fatto che vadano in cina a fare sci dovrebbe diminuire i costi degli sci stessi, invece no, i margini restano quelli e i guadagni finiscono nelle tasche dei propietari della volkl stessa. A parte questo, siamo sicuri che i cinesi abbiano le qualità e i mezzi e l esperienza per la costruzione di sci?? Sostieni Difesa Online Contattaci Home Geopolitica Analisi “made_in_china 2025” e Intelligenza Artifi... “made_in_china 2025” e Intelligenza Artificiale: la Cina prepara la nuova rivoluzione industriale (di Antonio Vecchio) 23/08/18 È l’intelligenza artificiale (AI) il campo in cui la Cina sta preparando il suo futuro primato globale e nel quale sta maggiormente investendo risorse, umane e finanziarie. Il campo che, per dirla con le parole di Andrew Ng^1, professore a Standford, “cambierà il mondo della fabbrica proprio come cento anni fa fece la corrente elettrica”. Ma andiamo per gradi. Con la locuzione “intelligenza artificiale” si intende^2 “l’insieme di tecnologie che automatizzano le attività associate al pensiero umano, tra cui quella decisionale, quelle connesse con la soluzione di problemi e quelle di apprendimento”. Un settore tecnologico il cui sviluppo, pur essendo ancora ai primordi, già consente ai computer di imparare ad agire autonomamente, assumendo decisioni proprie basate esclusivamente sui dati disponibili e non sulla programmazione ricevuta. Sono ormai diversi anni che, in questo campo, la gara della Cina con il resto del modo procede serrata; non solo con gli USA, cui spetta il primato globale nella ricerca e sviluppo (R&S) e quello della produzione di hardware, ma anche con UK, Canada e con l’Unione Europea. L’impegno di Pechino nel campo della AI inizia nel 2006 con un impegno di 75 miliardi di USD per il periodo 2006 - 2020 e il lancio, a livello nazionale, di 16 mega progetti. Nel 2015, la dirigenza del Dragone lancia il piano “made_in_china 2025” (in mandarino Zhōngguó zhìzào 2025, 中国制造2025), che si propone di trasformare l’industria cinese in una industria 4.0, assicurandole in un decennio la leadership in campo tecnologico. Si dovrà però aspettare il XIX Congresso del Partito Comunista Cinese del 2017 per la sua consacrazione definitiva, con la dichiarazione del leader Xi Jinping di fare della futura Cina “una superpotenza scientifica e tecnologica”, in cui la AI rivestirà una parte decisiva. Un impegno formale, quello della dirigenza cinese, in linea con lo sviluppo inarrestabile del settore, che nel 2016 ha fatto rilevare un output di circa 10 miliardi di USD, l’anno successivo salito a 15 miliardi USD, e che per il 2020 è stimato dieci volte tanto. Risultati inimmaginabili solo alcuni fa, frutto del particolare “ecosistema” creatosi, che incoraggia, con l’avvallo governativo, le attività di R&D da un lato e il “fare impresa” dall’altro. La strategia di Pechino si sviluppa parallelamente nei campi dell’hardware, in quello dei dati e nella ricerca e sviluppo (in primis di algoritmi). Nel primo campo, incoraggia il trasferimento di tecnologia mediante acquisizioni di marchi stranieri e la creazione di joint venture con firme estere. La costituzione di centri di ricerca in città europee o USA avanzate in campo scientifico permette di “respirare l’aria adatta” e agevola il trasferimento di saperi. Grazie a questa strategia, la Cina ha potuto realizzare ben 167 centri di calcolo avanzato (tre in più di quanti gli USA ne possiedono oggi). Ciò nonostante, la Cina appare ancora indietro rispetto al competitor americano: basti pensare che tutt’oggi produce solo il 13% del proprio fabbisogno di circuiti integrati. L’esatto contrario di quanto avviene nel campo dei dati dove Pechino si distingue essenzialmente per la grande quantità a disposizione, resa possibile dall’assenza di una legislazione nazionale a tutela della privacy e dal numero significativo di utenti (sono 800 milioni, solo per citare un esempio, i cittadini cinesi che si connettono ogni giorno al web da piattaforme mobili). Consapevole dell’importanza di questo primato per il futuro della AI, la Cina favorisce una politica di continuo scambio tra soggetti pubblici e privati, che permette il trasferimento di dati personali degli utenti dagli uffici governativi alle società fornitrici di servizi e viceversa. Basti pensare che secondo il presidente dell'Accademia delle Scienze di Pechino, entro il 2020 la Cina gestirà il 20% dei dati a livello globale: circa 44 trilioni di gigabyte. Anche nel campo della ricerca i cinesi stanno dimostrando una particolare abilità, evidente soprattutto nella elaborazione di algoritmi già sviluppati da altri. In questo settore, la Cina ha già 39.000 ricercatori a fronte degli oltre 72.000 americani; e sono circa 200.000 i lavoratori qualificati che hanno lavorato nel campo della intelligenza artificiale nel corso del 2017, con un aumento tendenziale annuo del 20-30%. Numeri, che oltre a dare il senso di un impegno scientifico importante, sono anche la conseguenza delle politiche intraprese da Pechino per attirare alcuni dei 400.000, tra tecnici e ricercatori cinesi specializzati in AI, che ancora lavorano all’estero. Uno dei programmi di maggior successo, il “China Talent Program”, ha sinora consentito il rientro di 1510 ricercatori su 6200 domande, ai quali è stato garantito un salario dal 70% al 150% di quello dagli stessi percepito nei centri di ricerca occidentali. È anche grazie a questa politica di apertura, che Pechino detiene, dal 2014, la leadership mondiale per numero di brevetti depositati e di ricerche pubblicate. Un dato di gran rilievo - riferito a numerosi settori tra cui: domotica, autoveicoli senza pilota, sicurezza, robotica, cybersecurity, riconoscimento facciale e vocale e traduzione istantanea - cui però non consegue un numero equivalente di citazioni nella letteratura scientifica di settore: aspetto questo che denota, se non altro, un perdurante deficit qualitativo dei lavori di ricerca. Ciò nonostante, la Cina può vantare (dati riferiti a giugno 2017) il 23% delle 2.542 compagnie impegnate nel mondo nel campo della intelligenza artificiale, contro il 42% americane. Sono 242 i centri di ricerca/ produzione che operano nella sola Pechino, 112 quelli di Shangai e 93 sono invece a Shenzhen. Sempre cinesi sono inoltre i primi tre big player globali: Baidu, Alibaba e Tencent (i cosiddetti BAT). Al momento, il campo su cui maggiormente si sta concentrando la ricerca e l’applicazione è quello del controllo sociale, quanto mai importante per uno stato la cui popolazione raggiunge ormai il miliardo e quattrocento milioni di persone. La tecnologia sinora sviluppata, che consente il controllo biometrico degli individui, unita alla citata disponibilità di dati personali, già consente un database di oltre un miliardo di posizioni individuali, che, solo riferendosi al 2016, ha permesso l’arresto di circa 4000 criminali identificati grazie al riconoscimento facciale ottenuto con telecamere montate sui caschi dei poliziotti (lo scorso mese di maggio, nella vasta regione nord occidentale del Xinjiang, un ricercato è stato individuato dal personale di sorveglianza e arrestato in uno stadio di 20.000 persone). Ma è sul progetto del “sistema di credito sociale”, ossia la possibilità di assegnare un “voto e un giudizio” individuali sulla base del loro comportamento civico, che Pechino sta investendo le risorse più importanti. Il piano prevede di “mettere in sistema”, grazie alla rete e alla collaborazione di tutti i gestori di pubblici servizi, le interazioni di ciascun cittadino cinese verificando la bontà del suo “comportamento sociale”. Pagamenti delle bollette e delle rate di prestiti, uso dei social media e del web, capacità di generare rispetto sociale e sul posto di lavoro: tutto questo, e molto altro, contribuirà ad attribuire un punteggio che condizionerà, in futuro, non solo l’accesso al credito, ma anche quello alle scuole, alle università, l’acquisto di biglietti ferroviari e aerei, la possibilità di saltare liste di attesa negli ospedali pubblici, ecc. È soprattutto su questo sistema, che Pechino intende impostare nel futuro la “governance interna”, realizzando una società di “orwelliana” memoria che pensavamo esistesse solo nella fantasia dello scrittore e saggista britannico^3. La rivoluzione tecnologica in atto, incluso il preponderante impiego dell’intelligenza artificiale, ne costituisce lo strumento principale. (foto: web / Ministry of National Defense of the People's Republic of China) Erano destinati al commercio abusivo della Riviera romagnola La Guardia di Finanza sequestra un milione prodotti nocivi made_in_china Al titolare del deposito, un cittadino cinese, è stata inflitta una multa per aver immesso sul mercato prodotti potenzialmente nocivi per la salute Redazione di Redazione - 18 Agosto 2018 alle 17:28 La Guardia di Finanza sequestra un milione prodotti nocivi "made in China" Erano destinati ad essere venduti abusivamente sulle spiagge della Riviera Romagnola gran parte dei prodotti, circa un milione di pezzi, sequestrati dalla Guardia di Finanza di Bologna perché "non sicuri". Si tratta di collane, orecchini, bracciali e oggetti di cartoleria, privi delle etichette previste dalle vigenti normative e del marchio Ce. Le Fiamme Gialle hanno scoperto e sequestrato venerdì in via amministrativa il materiale, che si trovava in un magazzino di vendita all'ingrosso a Bologna, in zona Corticella. Al titolare del deposito, un cittadino cinese, è stata invece inflitta una multa per aver immesso sul mercato prodotti potenzialmente nocivi per la salute. Le mancanza del cartellino che riporta le informazioni previste dal Codice del consumo (come la provenienza e i materiali utilizzati per la produzione dell'articolo), non consente infatti al consumatore di conoscere con precisione l'origine dell'oggetto acquistato e l'eventuale presenza di materiali che potrebbero essere dannosi. World Affairs / La roadmap " made_in_china " 2025" e la guerra commerciale di Trump La roadmap " made_in_china " 2025" e la guerra commerciale di Trump La roadmap made_in_china 2025 e la guerra commerciale di Trump Tweet Pechino ha tracciato la propria tabella di marcia per diventare una "superpotenza manifatturiera" all'avanguardia di Pepe Escobar - "Asia Times" Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it Pensato per placare i timori di una minacciosa guerra commerciale USA-Cina, il discorso del Presidente Xi Jinping al Boao Forum, pieno di metafore cinesi, è stata la logica estensione dell'importante discorso tenuto a Davos all'inizio dello scorso anno - quando ha messo la Cina all'avanguardia della globalizzazione 2.0. Al Forum di Boao Xi ha sottolineato una "nuova fase di apertura" dell'economia cinese, ha deplorato la "guerra fredda e la mentalità a somma zero" ed ha elogiato la lunga marcia di sviluppo economico della Cina - dall'adesione al WTO al più importante progetto di integrazione eurasiatica del 21 ° secolo su commercio/connettività, la Belt and Road Initiative (BRI). Per il prossimo futuro l'economia cinese dovrebbe seguire uno dei due principali vettori. Pechino potrebbe scegliere di aprire la sua economia principalmente alle multinazionali statunitensi, una strategia che privilegia l'occidente. Questo sarebbe il piano B. Oppure, all'incirca per i prossimi sette anni, Pechino potrebbe mettere in scena un'altra svolta, solidificandosi come una Mecca dell'high-tech. Questo è il piano A. Il piano A è totalmente integrato con la connettività della BRI - dalla Cina orientale all'Europa occidentale attraverso l'Asia centrale, il Sud-est asiatico, il Sud-ovest asiatico e persino il Caucaso. La Cina, attraverso la BRI, ha l'obiettivo di esportare non solo il capitale e le conoscenze aziendali ma anche i prodotti tecnologici ad alto valore aggiunto. E questo ci porta allo scontro tra due roadmap - che dovrebbero essere lette in dettaglio - che sono al centro di una guerra commerciale molto dibattuta, possibile e certamente feroce: China 2030 e made_in_china 2025. 2030 o 2025? Cina 2030 fu pubblicato, in modo significativo, già nel 2013, dalla Banca mondiale in collaborazione con il Ministero delle Finanze cinese e del Consiglio di Stato. È ancora un prodotto dell'era Hu Jintao, che chiede le necessarie "riforme di mercato", con particolare attenzione alla "necessità" per la strategia della Cina "di essere governata da alcuni principi chiave: mercati aperti, giustizia ed equità, cooperazione reciprocamente vantaggiosa, inclusione globale e sviluppo sostenibile". Xi Jinping, però, aveva idee più ampie. Nel 2013, ad Astana e Giacarta, è stato presentato anche il concetto, inizialmente lanciato dal Ministero del Commercio cinese, di One Belt, One Road (OBOR). Ci è voluto un po' perché le notizie spiegassero in modo approfondito il fatto che l'OBOR era nientemeno che un progetto, completo, per l'integrazione pan-euroasiatica. Poi, nel 2015, Pechino ha presentato quella che è di fatto la strategia economica nazionale: made_in_china 2025. Si tratta - ancora una volta - per la Cina di spingere sull'acceleratore, questa volta per ridurre la dipendenza dalla tecnologia straniera ed il ruolo nella filiera delle aziende straniere, aumentando gli investimenti in ricerca e sviluppo, migliorando l'automazione nelle fabbriche cinesi e sviluppando settori strategici come la robotica. C'è già un obiettivo per il 2020: arrivare al 70% della produzione con componenti fatti in Cina. Il fatto che il successo di Huawei abbia messo i brividi negli Stati Uniti - la patria della Apple - è solo una piccola illustrazione di ciò che potrebbe accadere. Eppure made_in_china 2025 è molto più ambizioso, mirando a portare il Regno di Mezzo ai primi tre posti tra i leader mondiali dell'industria high-tech prima del 2049, quando la Repubblica Popolare compierà 100 anni. È così che la Cina intende battere la trappola del reddito medio. Così Pechino ha disegnato la propria roadmap indigena per diventare uno stato high-tech "superpotenza di produzione" esportando made_in_china alta velocità ferroviaria, aerea, veicoli elettrici, robotica, tecnologie AI e gli standard 5G che alimenteranno l'Internet of thing. Tra i precedenti modelli economici figura sicuramente la Corea del Sud, il cui processo di graduale modernizzazione dei chaebol* è stato guidato dallo Stato. E un'ispirazione fondamentale viene anche da industria 4.0, l'iniziativa strategica nazionale tedesca lanciata nel 2011 con l'obiettivo di consolidare la leadership tecnologica del Paese nell'ingegneria meccanica. L'Europa guarda Il fatto che Pechino non accetti un ruolo subalterno in un ambiente economico ad alta tecnologia dominato dagli Stati Uniti e gestito da una piccola élite aziendale spiega cosa sia inimmaginabile per questa élite; un definitivo passaggio dell'economia mondiale entro il 2025, dall'Occidente all'Oriente. Pechino non tornerà indietro. L'intera situazione è lontana dall'unilateralismo e si dirige verso un mondo multipolare, dove il partenariato con la Russia gioca un ruolo chiave, poiché i due paesi coordinano i loro sforzi su tutto, dallo yuan e dal rublo supportato dall'oro, ad un'alternativa al meccanismo di pagamento SWIFT, culminando con il progetto più vasto della storia del mondo in termini di connettività economica in oltre 60 nazioni e culture: il BRI, che è destinato ad essere integrato con l'Eurasia Economic Union (EEU), ed è essenzialmente una politica industriale concertata e guidata dallo stato. Come sottolineato in un editoriale del Global Times una guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti non risolverà nulla, tanto meno lo scontro tra China 2030 e made_in_china 2025. Gli industriali statunitensi sono in una posizione molto delicata poiché hanno investito massicciamente in Cina, trasferito la tecnologia e persino usato la tecnologia cinese, poiché le linee di rifornimento sono globali. Se mai venisse eretto un muro tecnologico tra le imprese americane e cinesi, gli europei sostituirebbero volentieri gli americani. Nel frattempo, Pechino farà da battistrada, ad esempio, aprendo il suo settore finanziario agli investimenti esteri, compresa l'abolizione dei limiti massimi per la proprietà straniera delle banche. La parte inferiore della forma Yi Gang, il nuovo governatore della Banca popolare cinese, ha promesso al Forum di Boao che Pechino consentirà agli investitori stranieri di raggiungere una quota massima del 51% in società di brokeraggio, società a termine, società di gestione di fondi e rimuoverà i limiti azionari esteri in tutti questi settori entro il 2021. Con una formidabile diplomazia Yi ha dichiarato: "Direi che con l'apertura delle industrie finanziarie e dei servizi, gli Stati Uniti in futuro avrebbero un vantaggio comparativamente maggiore nel commercio dei servizi. In questo modo, quando avremo scambi di beni e di servizi e questi due aspetti si equilibreranno ". Poi c'è sempre la difficile strada per "risolvere" il deficit commerciale degli Stati Uniti. In una nota di ricerca, questo è quello che gli analisti di Goldman Sachs - guidati dal capo economista Jan Hatzius - hanno suggerito: "Per un paese deficitario come gli Stati Uniti è possibile aumentare le restrizioni commerciali in misura sufficiente per raggiungere anche un ambizioso obiettivo di riduzione del disavanzo. Ma questo ha un costo pesante in termini di crescita più debole. In parole povere l'unico modo sicuro per ridurre drasticamente il deficit per rappresaglia è una recessione ". Guerra commerciale o recessione solo una cosa è chiara, la Cina farà tutto il necessario per implementare il made_in_china 2025 - la sua roadmap verso la preminenza nell'alta tecnologia. Dazi Usa, dal 23 agosto scattano su altri 16 miliardi di made_in_china Borse deboli Dazi Usa, dal 23 agosto scattano su altri 16 miliardi di made_in_china Borse deboli Dazi Usa, dal 23 agosto scattano su altri 16 miliardi di made_in_china Borse deboli (ansa) Nuovo capitolo della guerra commerciale, Pechino risponde con misure di pari importo. Tokyo chiude debole a -0,1% e anche Wall Street si muove all'insegna dell'incertezza. Petrolio in forte calo dopo le scorte Usa di RAFFAELE RICCIARDI 08 Agosto 2018 MILANO - Le mosse e contro-mosse in tema di commercio continuano a rappresentare l'ago della bilancia che sposta l'umore degli investitori, con i mercati che procedono deboli dopo che gli Stati Uniti hanno ufficializzato che applicheranno dal 23 agosto prossimo dazi del 25% su prodotti importati dalla Cina per un valore pari a 16 miliardi di dollari. Si tratta di 279 prodotti che spaziano dalle due ruote alle carrozze ferroviarie. Le imposizioni si vanno a sommare a quelle del 6 luglio, sempre del 25%, per un valore di 34 miliardi di dollari ma potrebbero essere solo l'ennesimo scalino in una spirale che Trump ha già minacciato di estendere su altri 200 miliardi di prodotti. Non si fa aspettare molto la risposta di Pechino, che aveva detto di voler ribattere dollaro su dollaro a queste nuove imposizioni, e infatti annuncia mosse di pari importo. In realtà, se Trump dovesse far scattare la minaccia totale la Cina non potrebbe ribattere perché non ha tanto import dagli Usa. Come nota Tim Drayson, capo economista di Legal & General Investment Management, la rappresaglia cinese potrà passare dal colpire "le società a stelle e strisce che operano al suo interno. Ritardi, controlli fiscali e maggiori controlli normativi sono possibili con 'bersagli facili' come Hollywood e le società farmaceutiche americane. La Cina si è inoltre dimostrata molto efficace in passato nel creare una macchina della propaganda per incoraggiare il boicottaggio delle importazioni di merci americane o anche i viaggi verso gli Usa". Il grosso degli interessi economici degli Usa in Cina sono legati alla presenza delle proprie aziende. Queste, come già minacciato verso Apple, dovranno esser colpite da Pechino in caso di escalation della guerra commerciale Il grosso degli interessi economici degli Usa in Cina sono legati alla presenza delle proprie aziende. Queste, come già minacciato verso Apple, dovranno esser colpite da Pechino in caso di escalation della guerra commerciale La Cina ha mostrato una resilienza a questa fase di guerra commerciale con buoni dati sui flussi. E' ripiegato leggermente (del 2,8%) il surplus con gli Stati Uniti a luglio, dopo aver registrato un record a giugno. L'avanzo è stato di 28,09 miliardi di dollari verso gli Usa, quando a giugno era stato di 28,9 miliardi. Il surplus resta comunque in rialzo dell'11% su anno. In generale, le importazioni cinesi sono balzate del 27,3% rispetto a luglio 2017, battendo il +16,5% atteso dal mercato, mentre le esportazioni sono salite del 12,2% (consensus +10%), con l'esito di peggiorare il saldo commerciale complessivo. Resta la preoccupazione a lungo termine per una guerra commerciale: secondo Oxford Economics ridurrà la produzione globale dello 0.7% entro il 2020, con i Pil di Cina e Usa impattati rispettivamente dell'1,3 e dell'1%. La notizia era tutto sommato attesa sui mercati, dove comunque domina l'incertezza: gli scambi in Asia sono stati poco mossi e sui listini europei domina la debolezza. Milano chiude in calo e il Ftse Mib cede lo 0,29% con Bper che paga i conti pubblicati ieri sera e Carige affossata dal downgrade da parte di Moody's. Parigi lima lo 0,35%, Francoforte lo 0,12% e Londra riesce a salire dello 0,75%, dato però falsato dal calo della sterlina. Wall Street, reduce da una seduta che ha portato gli indici vicino ai record, rialza la testa dopo un'apertura debole: quando terminano gli scambi in Europa, il Dow Jones torna in parità come lo S&P500 è invariato e il Nasdaq aggiunge lo 0,1%. Superstar Tesla: ieri ha chiuso in rialzo dell'11% dopo che Elon Musk ha twittato la sua intenzione (ma non ancora certa) di delistare l'azienda e oggi ritraccia leggermente. Questa mattina la Borsa di Tokyo ha terminato in ribasso dello 0,08% e Shanghai ha perso l'1,27% preoccupata per i dazi. L'euro risale sopra 1,16 dollari, mentre sui intensificano le tensioni tra Usa e Cina. la sterlina invece arretra per i timori della Brexit. La moneta europea passa di mano a 1,1608 dollari e 128,80 yen. La sterlina affonda a 1,2886 dollari, il minimo dall'agosto 2017 e scende sotto 90 pence sull'euro, il minimo dal novembre 2015. Dollaro/yen cala a 110,96. La lira turca riprende a scendere di circa un punto percentuale, dopo il recupero della vigilia. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi risale a 251 punti base, per un rendimento del decennale intorno al 2,9%. Qualche segnale di frenata per l'area Ocse nel suo insieme, con l'Eurozona sulla via del rallentamento, mentre gli Usa proseguono con passo stabile sul cammino della crescita, emerge dal superindice dell'Organizzazione parigina che mira ad anticipare i punti di svolta dell'attività economica rispetto al trend nei 6-9 mesi a venire. Sul fronte delle materie prime, il petrolio a New York è in forte calo dopo la diffusione del rapporto sulle scorte petrolifere americane: alla chiusura delle Borse Ue, estende i cali al -3% con il Wti che torna a 67 dollari al barile. Nella settimana al 4 agosto, gli stock sono scesi di 1,351 milioni di barili mentre gli analisti attendevano una contrazione di 2,3 milioni di barili. Le scorte di benzina sono inaspettatamente salite e quelle di distillati sono cresciute molto più del previsto. I trader continuano a monitorare gli effetti delle sanzioni che gli Usa da novembre imporranno sul settore energetico iraniano e su chiunque non avrà ridotto a zero gli acquisti del petrolio di Teheran. Oggi l'Iran ha detto che gli Usa non possono impedire alla nazione di esportare il suo greggio ai suoi alleati. Quando gli scambi europei si avviano a chiusura l'oro tratta debole poco sotto 1.210 dollari l'oncia. Noi non siamo un partito, non cerchiamo consenso, non riceviamo finanziamenti pubblici, ma stiamo in piedi grazie ai lettori che ogni mattina ci comprano in edicola, guardano il nostro sito o si abbonano a Rep:. Se vi interessa continuare ad ascoltare un’altra campana, magari imperfetta e certi giorni irritante, continuate a farlo con convinzione. Più di 3 milioni di prodotti marchiati made_in_china sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Brescia perché privi delle caratteristiche di sicurezza previste dal Codice del Consumo. In particolare, i militari di Desenzano del Garda hanno ispezionato un magazzino a Calcinato dov’era custodita una grande quantità di prodotti privi di istruzioni in lingua italiana e sprovvisti di delle prescrizioni per un corretto utilizzo. Una gran quantità del materiale sequestrato è composto da articoli di cancelleria pronti per essere utilizzati a scuola da bambini e studenti. L’acquisto di prodotti non a norma può comportare rischi per la salute e la sicurezza, anche a causa della scarsa qualità. Oltre agli articoli di cancelleria, la Guardia di Finanza ha sequestrato anche piccoli elettrodomestici ed accessori per la cura della persona. Il titolare della società è stato denunciato per il reato di frode nell’esercizio del commercio. SENZA CODICE made_in_china ORRORI DIETRO UN' ETICHETTA Immagine Spesso quando cerchiamo di spiegare e di spiegarci il basso costo di tutta la merce proveniente dalla Cina come scarpe, occhiali, vestiti, giocattoli, ci accontentiamo delle semplici risposte date dai media: ore di lavoro raddoppiate rispetto agli operai Italiani, sfruttamento del lavoro minorile, salari minimi; purtroppo però non è tutto qui, dietro i costi abbattuti del “made_in_china” ci sono storie di torture, omicidi, espianti e traffici d’organi illegali ed abusi contro la dignità umana che riguardano milioni di persone, dietro tutto questo c’è la storia dei Laogai. La parola Laogai in cinese vuol dire “riforma, rieducazione attraverso il lavoro”. I Laogai sono dei veri e propri campi di concentramento sui cui si basa il sistema carcerario cinese, il campo al suo interno racchiude diverse sezioni, ma non è solo una semplice galera. In Cina infatti per reati “minori” si può essere rinchiusi per 3 anni senza nessun tipo di processo, è la polizia a decidere la gravità di questo tipo di reati: violazioni come parlare a favore della democrazia, mostrare idee politiche in conflitto con il regime o semplicemente appartenere ad una minoranza etnica o religiosa (come Mongoli e Tibetani), vengono severamente punite. Una volta rinchiusi i dissidenti devono confessare le proprie colpe e giurare fedeltà al governo; le confessioni vengono quasi sempre estorte con metodi disumani come l’uso del bastone a scossa elettrica, frusta o manganello, una volta “confessato” il proprio crimine, comincia la vera e propria riabilitazione attraverso il lavoro, o perlomeno così viene chiamata dai rappresentati del regime comunista cinese. Ai detenuti vengono assegnate delle “quote” cioè una quantità di oggetti da produrre o lavori da svolgere in un giorno (si lavora dalle 16 alle 18 ore al giorno); lavori come assemblare giocattoli, cucire vestiti o peggio lavorare in miniere dove si esalano gas tossici senza nemmeno la minima protezione. Se il detenuto non riesce a svolgere per tempo la sua “quota” , la razione di cibo diminuisce senza possibilità di appello. In che modo il mercato occidentale è collegato con i Laogai? E’ tanto semplice quanto allarmante, un esempio pratico può essere un’azienda o un’industria occidentale (es.moda, oggettistica, tessile) che commissiona ad una società di import-export cinese una quantità di materiale da lavorare, assemblare o finire, soltanto che tutto questo lavoro viene svolto servendosi degli operai rinchiusi nei campi, a nessun costo, se non quello delle eventuali materie prime. In Cina per legge non si può rimanere rinchiusi per più di 3 anni senza un processo; ma molto spesso, per non diminuire la forza lavoro, alcuni detenuti che hanno già scontato la pena vengono considerati “non completamente riabilitati e non idonei alla società” , quindi la detenzione nei campi viene prorogata. Ma tutto questo non basta, le atrocità più cruente vengono commesse contro i condannati a morte, in Cina ci sono 60 reati per cui si può essere giustiziati ( le esecuzioni capitali avvengono con una frequenza impressionante), una volta giustiziati si procede all’espianto degli organi: reni, cornee, cuore, tutto destinato alla vendita negli ospedali militari, per legge in Cina chi riceve un organo non può chiederne la provenienza, né tanto meno i parenti del condannato possono vedere il cadavere, perché sempre per legge i corpi vengono cremati, cancellando così ogni traccia di misfatto. La copertura usata fino ad ora dal governo è che: “ogni espianto è autorizzato dai condannati a morte”, cosa difficile da credere visto che in Cina il corpo è considerato sacro, quindi intoccabile anche dopo la morte. Per ogni giustiziato a cui vengono “presi” gli organi un soldato riceve 40 dollari di premio. Wang Guoqi, un medico militare cinese dei Laogai, fuggito negli Stati Uniti ha confessato al noto quotidiano Guardian che illegalmente ai giustiziati veniva prelevata subito dopo l’esecuzione anche la pelle, destinata poi alle industrie cosmetiche europee e che un rene valeva fino a 30 mila dollari, lo stesso Wang Guoqi ha ammesso di aver preso parte ad un centinaio di espianti non autorizzati. Le storie che trapelano dai dissidenti fuggiti dai campi sono tantissime, come le violenze da parte dei soldati verso i rinchiusi: molte donne vengono stuprate, e per quelle che dovessero avere una gravidanza concepita dallo stupro, l’aborto forzato con metodi rudimentali, anche all’ottavo mese. Oggi, il nemico giurato dei Laogai si chiama Harry Wu: detenuto per 19 anni nei campi di concentramento solo per aver manifestato le sue simpatie per la democrazia. Harry Wu, ora è cittadino americano ed ha fondato la Laogai Research Foundation, un’organizzazione no-profit che divulga e fa conoscere al mondo questa orribile realtà. Per anni Harry Wu ha viaggiato tra Cina e Stati Uniti con la copertura di diplomatico o imprenditore per indagare e provare quale fosse l’effettiva provenienza delle merci cinesi. Tra le varie campagne in atto dalla Laogai Research Foundation c’è quella di boicottare prodotti che riportano l’etichetta “Made in China”, anche se come dice lo stesso Wu: “il problema è che molti di questi articoli lavorati nei campi riportano marchi europei o statunitensi”. Sempre Harry Wu propone di ostacolare questo tipo di commercio, non acquistando merci facili da identificare e da isolare ,come i giocattoli, e facendo conoscere questa situazione anche ai propri governi attraverso lettere e petizioni. Sapere con precisione il numero dei Laogai è impossibile, perché il governo li nasconde o li chiude per poi aprirne di nuovi in luoghi e province diverse, depistando così organizzazioni per la difesa dei diritti umani come Amnesty International o Human Rights Watch, si stima che attualmente ci siano più di 1000 campi e circa 6 milioni di detenuti. In Italia siamo bombardati di notizie che parlano delle nuove economie, di come, a lungo andare le nuove industrie tessili orientali distruggeranno le nostre piccole imprese, della concorrenza spietata e delle proposte del governo di mettere dazi alla nuova imprenditoria cinese; quello che noi conosciamo però, è soltanto una facciata dell’economia di una nazione che sta basando tutto il suo potere sulla privazione di un diritto che a nessun essere umano dovrebbe essere mai negato, la dignità. Angelo Calianno. made_in_china made_in_china made_in_china Lo troviamo scritto su moltissimi degli oggetti che utilizziamo tutti i giorni, è un’etichetta che ci informa della provenienza di quei prodotti. Lo stesso tipo di indicazione, riferita però a un altro luogo, è stata ritrovata su un manufatto orientale che, per secoli, è rimasto sul fondo del Mar di Giava per poi essere riportato alla luce negli anni ’80. Ora nuovi metodi di analisi hanno permesso agli scienziati di raccontare la storia di questa ceramica. Più di trent’anni fa alcuni pescatori trovarono il relitto di una nave nel Mar di Giava, al largo della costa indonesiana. Probabilmente, secoli prima, quel mezzo di trasporto era affondato, portando con sé un carico costituito da migliaia di ceramiche e beni di lusso destinati al commercio. Per molto tempo gli archeologi si sono dedicati allo studio di questo tesoro, per capire provenienza e destinazione dell’imbarcazione. Come primo indizio una specie di etichetta, simile all’attuale “made_in_china”, una iscrizione che conteneva l'indicazione "Jianning Fu" su un pezzo di ceramica, per cominciare a capire in quale periodo della storia cinese si posizionasse il naufragio. Il contenuto della nave doveva essere stato prodotto a Jianning Fu, un distretto governativo cinese che, dopo l’invasione dei Mongoli - nel 1278 - fu riclassificata come Jianning Lu. La piccola modifica del nome ha permesso agli archeologi del Field Museum di Chicago, che si occupano di questo ritrovamento, di stabilire un termine ante quem per l’affondamento dell’imbarcazione, sicuramente antecedente alla seconda metà del XI secolo. Per potere ottenere informazioni cronologiche più precise si è passati alla datazioni. Non essendo possibile applicare la termoluminescenza a causa del luogo di ritrovamento dei reperti (l’acqua non è amica di questo tipo di analisi), gli scienziati hanno adoperato il radiocarbonio per ricavare l’età di zanne di elefante (usate in ambito medico), incensi e resine presenti nel carico trasportato. Le prime datazioni attestavano un’età compresa tra 700-750 anni ma le nuove tecniche analitiche adoperate, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Archaeological Science: Reports, dimostrano che il relitto è, in realtà, più vecchio: le nuove datazioni mediante Carbonio-14, insieme all’analisi stilistica delle ceramiche e alla collaborazione con esperti dell’Estremo Oriente, hanno permesso agli studiosi di affermare che l’imbarcazione è affondata 800 anni fa. Una “piccola” differenza di età che però, in quel dato periodo storico, diventa cruciale per raccontare un frammento di storia cinese. Lisa Niziolek, archeologa e autrice dell’articolo, ha spiegato che in quegli anni i mercanti cinesi avevano iniziato a sfruttare le rotte marittime, divenendo più legati a quest’ultime rispetto a quelle continentali della Via della Seta. L’affondamento della nave risale, quindi, a un’importante fase di transizione. In questo caso un’etichetta, simile all’attuale - spesso disprezzata - dicitura ”made_in_china”, ci ha aiutato a scoprire parte dell’affascinante storia della civiltà orientale. Immagine di copertina: base di un recipiente in ceramica recuperata dal relitto del Mar di Giava con una iscrizione in cinese che fa menzione di un luogo, Jianning Fu, databile tra il 1162 e il 1278 a.C. Credits: (c) The Field Museum, cat. no. 344404. Photographer Gedi Jakovickas Sequestrati un milione di giochi pericolosi made_in_china L'operazione è partita nel maggio scorso quando i finanzieri fecero un controllo in un negozio di un cinese nel pescarese Redazione di Redazione - 20 Luglio 2018 alle 20:43 Sequestrati un milione di giochi pericolosi made_in_china Foto ANSA Oltre 1,2 milioni di giocattoli sequestrati per un valore di 5 milioni di euro, cinque denunciati, quattro cinesi e un bengalese, per contraffazione di marchi e frode in commercio; nove tra italiani e cinesi i segnalati alle rispettive Camere di Commercio, colpiti da sanzioni amministrative per 225 mila euro. Questi i numeri di un'operazione svolta martedì dai finanzieri del Comando Provinciale di Pescara, nel settore della sicurezza dei prodotti in commercio e del contrasto alla contraffazione. L'operazione è partita nel maggio scorso quando i finanzieri fecero un controllo in un negozio di un cinese nel pescarese, sequestrando 450 articoli fra cui pasta argillosa modellante, chiamata 'Funny Gummy' sulla quale non c'era nessuna indicazione della composizione chimica, non compatta, quindi modellabile e potenzialmente pericolosa per i bambini. Da questo controllo è scaturita l'indagine che ha portato ad individuare diversi punti di distribuzione dei giochi pericolosi in Abruzzo, Campania, Lazio e Puglia. made_in_china A essere esposti nei corridoi dell’Ospedale di Sassuolo, in un mese tradizionalmente legato ai doni e ai bambini come Dicembre, saranno i giocattoli ‘made_in_china’ raccolti dal poliedrico artista Marco Bertin. Una mostra davvero sui generis, spettacolare e colorata, che porta i visitatori a riflettere sulla necessità di sviluppare una maggior consapevolezza critica verso i consumi, e la forza e persuasiva del marketing moderno. “Guardare questi giocattoli come opere d’arte, trattarli come tali, può essere un modo per educare se stessi e le nuove generazioni – suggerisce Marco Bertin – a una maggior consapevolezza nei confronti dei continui stimoli che riceviamo a “consumare”, il mio obiettivo è attirare l’attenzione del visitatore sui limiti del consumismo, analizzando in modo critico le conseguenze che il marketing (motore di questo modello economico) può comportare”. La mostra appartiene ai progetti del movimento arte etica ed è organizzata da Artantide.com gallery e curata da Sandro Orlandi Stagl per l’ospedale sassolese. “Agire con responsabilità e attenzione ai temi sociali sono una caratteristica indispensabile che ogni artista coltiva per appartenere al movimento arte etica, protagonista del progetto biennale di 8 mostre organizzate da Artantide a sassuolo” – ricorda Paolo Mozzo presidente di Artantide. “Marco Bertìn ha lavorato a questo progetto negli ultimi 5 anni e il suo impegno è ancora in pieno svolgimento; raccoglie e acquista infatti tutti gli oggetti che rappresentano le più importanti simbologie occidentali (religiose, sociali, ludiche e commerciali), ma che sono costruiti in Cina: proprio da qui nasce il titolo della mostra, “made_in_china”. L’utilizzo dei giocattoli, mette in evidenza come le strategie del marketing siano sempre più aggressive anche con bambini e ragazzi, abituandoli a desiderare sempre nuovi oggetti in modo acritico. La scelta di oggetti ‘made_in_china’ stigmatizza inoltre un modello di sviluppo che, anche quando si propone di dare felicità e spensieratezza (attraverso i giocattoli ai bambini) nasconde un meccanismo che produce infelicità. Infatti gli operai cinesi, protagonisti passivi della produzione a basso costo, vengono scelti per la convenienza dei costi, imponendo loro di costruire oggetti che non rappresentano in nessuna maniera la loro cultura e che non offrono, nessuna soddisfazione nel lavoro. La mostra a Sassuolo, tra l’altro, propone un grande polittico di 32 metri quadri, alcune fotografie e un’originale installazione oltre a decine di opere realizzate da Bertìn scegliendo alcuni dei giocattoli modificati e trasformati in piccole opere d’arte, tutte esposte da giovedì 14 dicembre 2017 e fino al 16 febbraio 2018. I materiali della mostra Il Mercato Creativo – Bertin Biografia Marco Bertìn nasce in Italia nel 1954. Figlio d’arte, inizia a esporre come pittore surrealista all’età di sedici anni. Dopo gli studi artistici, di giornalismo e di antropologia culturale, abbandona la pittura per dedicarsi all’arte concettuale. Tra il 1975 e il 1980 realizza opere di grandi dimensioni di land art e performance di body art e inizia ad usare lo strumento fotografico per documentare i propri interventi. Con l’avvento della transavanguardia, che proclamava il ritorno all’uso del pennello, la prospettiva anacronistica di ricominciare a dipingere lo spinge a interessarsi alla fotografia artistica. Studia la storia della fotografia e il linguaggio dei grandi maestri dell’obiettivo. Insegna all’Accademia e inizia la sua ricerca fotografica personale. Dopo oltre vent’anni di attività, durante i quali realizza sette libri e numerose altre pubblicazioni, ritorna al suo mai rinnegato amore per l’arte contemporanea. Facendo tesoro dell’enorme esperienza tecnica acquisita durante il periodo fotografico inizia a realizzare opere fotografiche di grandi dimensioni utilizzando il linguaggio dell’arte contemporanea, ma con un valore estetico aggiunto. Come dichiara l’artista stesso: “Le mie immagini non sono documentazione di un’azione, ma opere in se stesse.” Espone nel 2012 in mostra personale al Museo Lissone, e viene scelto per tutte le 4 edizioni della Biennale Italia – Cina, a Monza nel 2012, a Pechino nel 2014 e nel 2016 e a Torino/Vercelli nel 2015. Nel 2013 espone alla collettiva “Pianeta Cina” a Palazzo Te a Mantova. made_in_china MADE IN China | 2012 36 D a decenni “Cina” e “lavoro” sono un bi- nomio inscindibile agli occhi dell’opinio- ne pubblica occidentale. Storie cinesi di salari da fame o addirittura non pagati, incidenti sul lavoro, licenziamenti di massa, proteste opera- ie sono state riportate con regolarità dalla stampa internazionale, contribuendo alla pessima fama di quella che è stata definita la “fabbrica del mon- do”. Eppure, ciò che colpisce maggiormente l’os- servatore non è tanto la diffusione dei fenomeni di sfruttamento in Cina, quanto piuttosto il fatto che essi accadano a dispetto della retorica dello Stato cinese sulla necessità di tutelare i diritti dei lavo- ratori. Di fatto, sono ormai quasi vent’anni che le autorità cinesi hanno avviato un’opera legislativa finalizzata alla costruzione di un corpo giuslavori- stico che non ha nulla di invidiare a quelli di tanti paesi occidentali, accompagnandola ad una costan- te attività di propaganda mirata a promuovere la conoscenza di leggi e regolamenti tra i lavoratori. Come spiegare dunque il paradosso di uno Stato che da un lato invita i lavoratori a “servirsi dell’ar- ma del diritto” ( yi falü wei wuqi ) e dall’altro tol- lera l’esistenza di violazioni diffuse di quelle stesse leggi che ha contribuito a creare? Come concilia- re i discorsi contrastanti che descrivono le autori- tà cinesi alternativamente come garanti dei diritti dei lavoratori di fronte al capitale internazionale e come responsabili della compressione di salari e diritti al fine di attrarre investimenti? Per azzarda- re una risposta a queste domande è necessaria una riflessione su quello che è stato il processo che ha portato alla nascita del diritto del lavoro in Cina, nonché sulla questione della percezione del diritto da parte dei lavoratori cinesi. Solamente in questo modo si capirà come il diritto del lavoro in Cina più che un’arma al servizio dei lavoratori si riveli uno strumento nelle mani dello Stato, il quale se ne serve ai fini del rafforzamento della legittimazione politica e del mantenimento della stabilità sociale. Un discorso ufficiale sui diritti dei lavoratori ha iniziato ad emergere in Cina nella prima metà degli anni Ottanta, sull’onda del boom del setto- re privato e dell’introduzione del sistema dei con- tratti di lavoro. Fino ad allora i lavoratori cinesi, per lo più dipendenti di imprese statali e collettive, si erano trovati ad agire nel contesto delle “unità di lavoro” ( danwei ), strutture che, detenendo un monopolio pressoché assoluto sull’erogazione del welfare nell’ambito di un modello occupaziona- le a vita – la cosiddetta “ciotola di riso di ferro” ( tiefanwan ) – fungevano da strumento di controllo sociale, ponendo i lavoratori in un rapporto di sud- ditanza nei confronti dello Stato. In questa situa- zione, la retorica ufficiale ruotava non tanto attor- no al concetto di “legge” ( falü ) e “diritti” ( quanli ), quanto piuttosto ad una presunta titolarità dei la- voratori nei confronti dello Stato e dei suoi asset, una nozione racchiusa nel termine zhurenweng , letteralmente “senso di padronanza”, un principio radicato nello spirito rivoluzionario del Partito Comunista e ancora oggi incastonato all’articolo 42 della Costituzione cinese, lì dove si legge che: Il lavoro è un dovere glorioso per tutti i cit- tadini che ne abbiano le capacità. I lavoratori delle imprese statali e delle organizzazioni eco- nomiche collettive in città e campagna, hanno il dovere di comportarsi verso il proprio lavo- ro con l’atteggiamento di padroni dello Stato. Con la riforma del lavoro e la rottura della cio- tola di riso di ferro alla metà degli anni Novanta, quella che fino a quel momento poteva a buon di- ritto essere definita una vera e propria classe ope- raia ha vissuto un processo di rapida frammentazione #la Cina Sognando la Cina Cerca su la Repubblica.it Homepage - La Repubblica.it made_in_china Se pensiamo alla Cina ci potrebbe venire in mente il classico "made in China". Da sempre la Cina occupa un ruolo importante nell'economia mondiale, ma oggi più che mai si sta affermando in vari tipi di mercato. Durante il regime comunista, infatti, l'economia cinese non era rose e fiori, ma in breve tempo è riuscita a risollevarsi per poi diventare una potenza mondiale. La Cina sta cercando di innovarsi anche da un punto di vista ecologico, poichè 1,379 miliardi di persone producono molto inquinamento. La storia di questo Paese è ricca di contenuti e di tradizioni che noi Italiani comprendiamo e conosciamo solo in piccola parte. Infatti se chiedi all'Italiano medio cosa conosce della Cina, probabilmente ti risponderà che ha molti abitanti, si fanno gli involtini primavera e che in Italia la comunità cinese possiede molti bar e ristoranti. La cultura e le tradizioni cinesi mi hanno sempre affascinato, un po' meno il modo in cui è organizzata la politica. In un Paese dove internet e tutti i social network sono controllati dallo Stato è difficile comunicare con il mondo esterno. Il governo cinese in questo modo può filtrare tutte le informazioni, mostrandoci solo ciò che vuole. Inoltre la Cina è stata anche protagonista di uno sterminio di massa di bambine femmine, causato da una legge che prevedeva che ogni coppia cinese potesse avere solo un figlio. Per una coppia cinese avere una figlia è considerata quasi un maledizione,perché per una famiglia cinese avere una sola femmina significa vedere la propria dinastia estinguersi. Ciò ha causato molti problemi dato che i maschi all'interno della popolazione sono tanti, mentre le donne sono poche. Di certo se si vogliono scoprire le ricchezze di un Paese l'unica opzione valida è preparare la valigia e partire. Forse è anche questo che ci affascina, ovvero non sapere tutto di un posto, ma essere pronti a viaggiare per scoprire quali opportunità e misteri ci aspettano a 7.562 km di distanza. 1 Star 2 Stars 3 Stars 4 Stars 5 Stars (Non ancora votato) La tua idea della Cina #publisher ProfessioneFinanza LE AZIENDE GIAPPONESI??? ORAMAI MADE IN China. LE AZIENDE GIAPPONESI??? ORAMAI made_in_china Sempre piu’ di frequente le aziende giapponesi riempiono la lista della spesa delle societa’ cinesi. Se la tendenza sara’ confermata, alla fine del 2010 piu’ di 30 aziende avranno ceduto la loro proprieta’ ad acquirenti cinesi. Il numero e’ stato di venti lo scorso anno, otto nel 2007, due nel 2004. Si tratta dunque di una scalata impressionante, anche se la base di partenza era molto ridotta. Le transazioni hanno trasferito alle ex proprieta’ nipponiche 2 miliardi di Yen nel 2004 e 17 nel 2009. Attualmente la Cina e’ responsabile del 27% di tutte le M&A in Giappone. Sebbene non ancora ratificata, l’ultima operazione e’ probabilmente la piu’ eclatante. La Ruyi, il gigante tessile dello Shangdong, ha raggiunto un accordo per l’acquisto del 41% della Renown, diventandone di conseguenza il maggior azionista. L’azienda giapponese, che l’anno scorso ha venduto la storica azienda inglese Aquascutum, ha bisogno di capitali, di ridurre i costi, di crescere, possibilmente in nuovi mercati. La Cina appare la soluzione a portata di mano, seppure a costo della cessione di una quota di proprieta’ significativa. L’investimento e’ il primo nell’industria tessile-abbigliamento in Giappone. Se ne erano tuttavia verificati altri in settori differenti. La BYD, societa’ elettrico/automobilistica cinese, dove Warren Buffett vanta una quota del 10%, ha acquisito un fornitore giapponese di stampi. La Suning, una catena cinese di distribuzione di elettrodomestici, ha acquistato la maggioranza della Laox, un ex concorrente giapponese. L’obiettivo e’ stato duplice: riorganizzare i negozi nelle metropoli nipponiche ed aprire nuovi punti vendita in Cina, sotto il nome prestigioso di Laox. Al di la’ dei nomi piu’ famosi, le maggior parte delle acquisizioni coinvolgono piccole a aziende con importi finora limitati. Gli imprenditori cinesi non appaiono interessati al mercato giapponese, stagnante e malato di eccesso di capacita’ produttive. Ambiscono invece ad acquisire la tecnologia ed il management dei quali sono ancora debitori. Si tratta per loro di dare maggiore qualita’ ad una base produttiva giu’ consolidata. Per le aziende giapponesi, alle prese con consumi lenti ed una popolazione anziana, i capitali cinesi sono ossigeno e le nuove partnership rappresentano la promessa di dinamismo. Sembra dunque prevalere il pragmatismo che fa giustizia, progressivamente, delle tensioni storiche tra i due paesi. Le ferite dell’occupazione giapponese e della seconda guerra mondiale non sono rimarginate e l’animosita’ politica ne amplifica gli effetti. Il mondo degli affari sperimenta altre direzioni e trova la sua autonomia per affermarsi. Gia’ dal 2007 la Cina e’ il principale partner commerciale del Giappone. Quest’ultimo e’ il primo fornitore ed il terzo cliente per la Cina. Ora la tradizionale ritrosia del Sol Levante ad aprire la proprieta’ delle sue aziende sembra messa alla dura prova dalla crisi e la Cina appare un partner credibile perche’, al di la’ delle differenze, presenta contemporaneamente capacita’ di acquisto e margini di crescita. Home / SPOSA / News / SIUF, la lingerie made_in_china SIUF, la lingerie made_in_china Folla di entusiasti visitatori professionali all’ultima edizione del salone SIUF di Shenzhen, dedicato a tutta la filiera produttiva dell’intimo. Josef Frank ha esaminato l’intera vetrina dei prodotti molto attentamente. Era la prima volta che partecipava a SIUF, il salone di lingerie che si svolge nella città cinese di Shenzhen. Nonostante la sua ampia esperienza nel visitare trade fair sia in Asia che in Europa in qualità di membro del consiglio d’amministrazione del produttore tessile tedesco Taubert Textile, questa volta è rimasto letteralmente elettrizzato sia nel vedere l’enorme folla di visitatori sia l’impressionante numero di marchi che vogliono essere presenti a quella che è la più grande fiera di lingerie della Cina. “Ho incontrato un sacco di buyer di primo piano al nostro stand, persino il responsabile acquisti di Aimer, il secondo brand di intimo cinese”. In Cina il settore intimo è in pieno boom, con un fatturato che entro il 2017 raggiungerà i 25 miliardi di dollari. Organizzato da “Shenzhen Shengshi Jiuzhou Exhibition” e per gli aspetti operativi dal Tarsus Group il salone congiunto “China (Shenzhen) International Brand Underwear Fair & Shenzhen International Underwear OEM/Materials and Fabrics Fair”, conosciuta nella forma abbreviata SIUF, la più influente fiera asiatica del settore, ha ospitato nel corso della sua ultima edizione, l’undicesima, 825 espositori e 105.600 visitatori professionali provenienti da 27 paesi del mondo, in una carrellata che ha visto riuniti sotto lo stesso tetto il prodotto finito e la macchina per realizzarlo. Ma SIUF è qualcosa di più di una semplice fiera di settore: ospita ad esempio numerosi premi inclusi i Kingcratf Awards, i riconoscimenti assegnati dai distributori più autorevoli. La prossima edizione si svolgerà dal 19 al 21 aprile 2017 sempre a Shenzhen e lancerà una hall internazionale dedicata a quattro settori: tra questi i padiglioni che ospitano le delegazioni estere, i marchi, i tessuti e gli accessori, e la sala meeting per il B2B. Un'Inter made_in_china Suona strano, ma si può. Ormai sono mesi che spulciamo tutti i dettagli del canale diretto con l'Oriente, la nuova via di casa Inter. Una via battuta già anni fa e diventata bollente negli ultimi mesi. Il viaggio di Massimo Moratti a Pechino per il discorso stadio, l'incontro con Meng Fengchao della China Railway Construction. E adesso, la realistica prospettiva di un'entrata in società con quote dedicate (naturalmente in minima parte) di azionisti e investitori cinesi. Il progetto esiste, è realistico. Ma naturalmente futuribile. Moratti non ha mai chiuso la porta a questa prospettiva, anzi. Si va sempre più verso un'apertura, perché in Cina hanno fame di investimenti nel calcio (Drogba e Lippi, due costosi esempi recenti) e il progetto stadio potrebbe concretamente allargarsi anche a un ingresso in società. Un discorso ancora da affrontare nei dettagli specifici, ma che rientrerebbe in un'ottica futuribile. In linea o di poco successiva rispetto ai tempi di progettazione e costruzione definitiva dello stadio di proprietà, ovvero oltre il 2015. Ma Massimo Moratti ci sta pensando, perché il discorso rientrerebbe in quello legato al Fair Play Finanziario: investimenti più sani per un'Inter con un bilancio in regola, autogestita e determinata a puntare sui propri giovani senza rinunciare a spendere, ma con razionalità e conti a posto. Perché qui si ride e si scherza, ma mentre il Paris Saint-Germain tra poco arriverà a comprare anche la Luna, sono falliti i Glasgow Rangers. Non proprio una società dilettantistica. L'idea è quindi di avere nel giro dei prossimi anni un'Inter sana, con i conti in regola, uno stadio di proprietà che garantisca entrate e movimento di marketing, e magari azionisti esteri che possano aiutare. Massimo Moratti vuole consegnare al figlio Angelomario una società a posto. Il progetto del futuro è questo, l'Inter dei Moratti, più avanti di Mao (guarda caso, con la Cina qualcosa ha a che vedere...), senza problemi di natura economica. Per il bene dell'FC Internazionale. A proposito di Paris Saint-Germain, di conti in tasca e di vivaio. Mentre l'Inter pesca la vincente tra Hajduk Spalato e Skonto (rispetto massimo, ma si deve passare il turno) con il quasi obbligo di arrivare più in fondo possibile in Europa League per coprire la perdita da 30 milioni della mancata Champions, ormai Mino Raiola si allontana sempre più dall'Italia. Anche Zlatan Ibrahimovic lo ha portato via, Robinho non ancora, Ely e Innocenti in prestito: il Milan lo sta tirando fuori dai propri progetti, come fece l'Inter qualche anno fa, sbarazzandosi oltre che di Maxwell e Ibra prima, anche di Balotelli e Kerlon Foquinha (!) poi. Eppure, per Mino con l'Inter non è ancora finita. Perché nella Primavera scudettata nerazzurra che si è riunita da poco agli ordini di Bernazzani c'è anche Adama Guidiala: attaccante, classe '95, proprio Raiola lo definisce il nuovo Balotelli e lo ha nella propria scuderia dopo che Casiraghi (sempre lui) lo ha scoperto per l'Inter. Nel giro dei prossimi anni (forse non già quest'anno in Primavera, si valuterà) potrebbe esplodere, con Raiola il rapporto si è rasserenato da qualche tempo, seppur con la consapevolezza che certe operazioni sono ormai inarrivabili. Occhio però a Guidiala, perché se Balotelli fu preso con un colpo di coda di Ibra - chiamò Raiola, gli segnalò SuperMario e il buon Mino arrivò lesto a prenderselo -, adesso l'Inter dovrà gestire e proteggere il proprio talento. E potrebbe non essere l'unico. Insomma, con Raiola - l'uomo del momento - non è ancora finita. È del tutto finito, almeno per adesso, il giochino delle società che corteggiano Andrea Ranocchia. Non tutte come il Torino che lo ha chiesto con cortesia e con altrettanta gentilezza ha sentito rispondere 'no, grazie'. Perché Antonio Conte lo ha corteggiato via sms per la sua Juventus puntando sui tempi di Arezzo. E lì è arrivata la prima chiusura netta dell'Inter. Negli ultimi giorni l'idea è passata per la testa del Milan, a stretto contatto con Tullio Tinti, agente del difensore umbro ormai di casa in via Turati. L'Inter però si è fatta sentire ancor prima che al Milan venisse in mente di sondare concretamente il terreno: Ranocchia si è presentato in ritiro in formissima, con una voglia di spaccare il mondo senza precedenti. E Stramaccioni ha deciso di tenerlo e puntarci. È la sua grande occasione. Naturalmente, tutto però ha un prezzo: se arrivasse uno sceicco con 18 milioni se ne parlerebbe. Non di certo intenzioni valide per Juventus e Milan. Parole, non fatti. Parole fastidiose, uno strano assedio fumoso. E a proposito di sceicchi, è naturale pensare proprio al Paris Saint-Germain: per adesso, Ancelotti si gode Alex-Thiago Silva, la sua coppia dei sogni, e tiene Sakho prima alternativa. L'Inter è ben felice e si tiene Ranocchia. Vale anche per Sneijder, solo voci russe. E da parte sua una voglia di mettersi a disposizione quasi inedita dal 2010 a oggi. "Con sms, voci e idee non si comprano i giocatori", direbbe Mourinho. Magari, tra qualche anno glielo spiegheremo anche in cinese... #CineTeatro "La Provvidenza" Feed CineTeatro "La Provvidenza" Feed dei commenti CineTeatro "La Provvidenza" made_in_china Napoletano Feed dei commenti Ammore e malavita Emoji CineTeatro "La Provvidenza" made_in_china Napoletano Regia: Simone Schettino Durata: ’97 Nazionalità: ITA Genere: Commedia Vittorio Capece è il proprietario di un negozio di giocattoli che non vende più nulla perché di fronte a lui si è installato un concorrente cinese, Pask Lee, che gli porta via tutti i clienti vendendo “spazzatura” senza rilasciare scontrini. Furibondo contro il rivale, Vittorio si rivolge prima alla Banca Rella (sic) che gli nega qualsiasi aiuto, poi allo zio Antonio, contrabbandiere da generazioni, pronto ad inserire il nipote nel suo “giro d’affari”. Ma Vittorio “non è portato per l’illegalità” e rifiuta l’incarico offertogli dallo zio. Quando però Pask Lee passa il segno, Vittorio decide di rapinargli il negozio con l’aiuto della sua improbabile banda di amici, fra cui figurano un commercialista incapace, due anziani confezionatori di proverbi senza capo né coda, e un parassita che non pensa ad altro che a mangiare. Ed è da questo spunto, ovvero la paura e la rabbia che la crescita della presenza cinese nel nostro Paese genera in molti concittadini, che prende le mosse la sceneggiatura di made_in_china napoletano, ideata, scritta, diretta e interpretata dal comico Simone Schettino, membro del cast della trasmissione televisiva Made in Sud. Questa concentrazione di tutti i ruoli nelle mani di una sola persona, per di più esordiente al cinema, è la fonte dei molti problemi che gravano su una commedia surreale improbabile e stereotipata nelle sue numerose caratterizzazioni “etniche” (campane come cinesi). Il cast di supporto, che comprende commedianti di consumato mestiere come Maurizio Mattioli e Tosca D’Aquino, Rosaria D’Urso e Tommaso Bianco, non riesce a nobilitare un copione puerile e battute (spesso incomprensibili al di fuori dei confini campani) che sembrano più sketch da cabaret televisivo che dialoghi cinematografici. L’unica carta spendibile è la regia di Schettino che, nel solco dei Manetti Bros e di una certa scuola napoletana contemporanea, fa leva sul genere per raccontare una realtà degradata e stralunata, e mostra un certo gusto fumettistico adatto a raccontare un mondo dalle (non)regole tutte sue. Ma la sola regia non basta a riscattare una storia davvero sgangherata e una serie di macchiette costantemente sopra le righe. Le scenografie e i costumi denunciano una scarsità di mezzi che poteva essere compensata solo da una genialità creativa purtroppo assente dall’insieme. E il cammeo di Elisabetta Gregoraci nei panni di Nunzia, la cameriera che ha un debole (ricambiato) per Vittorio, non è che la glassa decorativa su una torta purtroppo mal riuscita. Nazionalismo made_in_china A poche settimane dall’insediamento della nuova élite politica, esplode il nazionalismo cinese. Il casus belli è stato l’acquisto da parte del governo giapponese delle isole Senkaku, che in Cina vanno sotto il nome Diaoyu, un gruppo di isolette oggetto di lunghe dispute territoriali tra Cina, Giappone e Taiwan. Nonostante molti siano convinti che nelle loro viscere ci sia il petrolio, le isole non sono preziose. Nell’immaginario collettivo cinese, però, queste sono il simbolo della dominazione giapponese. Non a caso le manifestazioni di piazza hanno assunto dimensioni pericolose proprio in concomitanza con l’anniversario dell’incidente della Manciuria, che cadeva proprio ieri. 131 anni fa le truppe imperiali giapponesi fecero saltare in aria una ferrovia cinese ed usarono questo attentato come pretesto per invadere il nord della Cina. Da allora di tempo ne è passato, ma a giudicare dalla reazione delle masse cinesi e dalla decisione del governo giapponese di acquistare le isole dai proprietari, le relazioni sino-giapponesi sono cambiate poco. I primi a soffrire le conseguenze di questo ennesimo scontro nazionalistico tra Cina e Giappone sono i produttori giapponesi in Cina. Molti hanno chiuso le fabbriche per paura che venissero attaccate. La Canon, ad esempio, ha sospeso la produzione in ben tre impianti fino ad oggi per proteggere gli operai. La Seven & I Holding, proprietaria della celeberrima catena 7-11, piccoli empori aperti appunto dalle dalle 7 alle 11, ne ha chiusi un grosso numero nelle zone più calde, come Pechino e Shanghai. Se le manifestazioni di piazza non cesseranno è probabile che nei prossimi giorni chiuderà molti altri. Anche le imprese cinesi sono corse ai ripari. Una grossa compagnia di trasporti in Qingdao, ad esempio, ha suggerito ai dipendenti di non recarsi al lavoro in macchina martedì per paura che il parcheggio fosse attaccato dai dimostranti. La rabbia è esplosa anche in mare, lunedì una flotta di più di mille barche cinesi è partita alla volta delle isole in questione per protestare contro l’acquisizione giapponese. Per ora la leadership cinese non ha espresso alcuna opinione a riguardo, nè per calmare nè per infuocare gli animi, e questo in fondo è un segnale negativo. Cina e Giappone sono le due economie più grandi dell’estremo oriente ed invece di scontrarsi dovrebbero ricucire i rapporti diplomatici. Nel 2006 e 2007 ci provarono con scarsissimo successo i rispettivi leader politici proprio dopo un incidente simile a quello attuale. A seguito della dichiarazione giapponese di voler concedere diritti di sfruttamento per l’estrazione del gas naturale in acque territoriali oggetto di disputa tra le due nazioni, 20 mila persone marciarono nelle strade di Shanghai distruggendo e vandalizzando ristoranti e negozi giapponesi. Auguriamoci che la nuova leadership che si insedierà a Pechino a novembre abbia più successo di quella attuale nel calmare gli animi cinesi e nel conquistare quelli giapponesi. Cuore di seta. La mia storia italiana made_in_china di Shi Yang Shi "Per tutto il viaggio me ne restai con la testa appoggiata al sedile. Era la prima volta che volavo, mi facevano male le orecchie, avevo un po' di nausea, e mi spaventavo ogni volta che l'aereo traballava. Nei pochi momenti che ero sveglio sbirciavo verso il finestrino alla mia sinistra e inventavo storie coi personaggi che le forme delle nuvole di volta in volta mi suggerivano. Erano nuvole di "mian hùatàng", 'cotone caramella', lo zucchero filato che spiluccavo, in Cina, fra le bancarelle dei mercatini serali. Era il marzo del 1990 e, a soli undici anni, stavo volando verso Ouzhòu, l'Europa, insieme a Marna, mia madre..." Inizia così l'avventura di Shi Yang Shi in Italia, un mondo sul quale ha spesso fantasticato ma che scoprirà fin da subito molto diverso da come lo aveva immaginato. Dopo un viaggio interminabile, infatti, il piccolo Yang, in Cina studente brillante e figlio unico adorato di genitori benestanti, si ritrova a Milano, senza il padre, costretto a dormire insieme a Marna su giacigli improvvisati nella cucina di una famiglia di conoscenti, alle prese con una lingua di cui non sa nemmeno una parola e circondato da "laowai", stranieri dagli occhi grandi e naso grosso che si assomigliano un po' tutti. Tutto per lui è nuovo e difficile, e dopo solo pochi mesi che sembrano però una vita intera, i suoi sogni di bambino si sono già accartocciati l'uno dopo l'altro di fronte alla realtà. A mano a mano che questo accade, lo strappo che la partenza da Jinàn ha prodotto nel suo giovane cuore di seta avanza, inesorabile e silenzioso. Perché la sua anima è divisa, in bilico, tra la vecchia vita in Cina e la nuova in "Yìdàlì", tra vecchie e nuove abitudini, tra la voglia di rispettare la tradizione e la famiglia e il desiderio di affermare se stesso, realizzando i suoi sogni. Come se dentro di lui germogliasse invisibilmente un seme biforcuto, che non sa se svilupparsi verso l'obbedienza o la ribellione. Nel raccontarci i tentativi fatti per raggiungere un equilibrio faticoso quanto delicato, Yang ci trasporta nel suo mondo multicolore di giovane cinese cresciuto in Italia regalandoci una storia che sa essere amara, ma anche divertente e piena di speranza. Titolo Cuore di seta. La mia storia italiana made_in_china 18.05.2018 "Italia 4.0 - made_in_china 2025" Un vero e proprio ITALIA 4.0 – made_in_china 2025 DAY organizzato e promosso da MB Consulting e dall’Associazione Italy-China Link, grazie ad un convegno altamente specializzato ed incontri B2B con le aziende espositrici. La nuova rivoluzione industriale 4.0 accomuna Italia (con Impresa 4.0) e Cina (con China 2025) in una nuova era di opportunità di cooperazione e business “io vinco tu vinci “(win-win), che possono e devono essere colte dalla Provincia di Brescia, che con le sue eccellenze industriali è la 1° Provincia in Europa specializzata nell’industria della lavorazione dei metalli, nell’automazione, e nella produzione di macchine utensili. Infatti il – 58,4% delle imprese manifatturiere italiane si trova nella Provincia di Brescia – 68,1% della manodopera specializzata del settore metallurgico e lavorazioni meccaniche è nella Provincia di Brescia. Verso la COOPERAZIONE WIN -WIN Il rapporto tra imprese manifatturiere lombarde e la Cina, grazie a China 2025, sta vivendo una nuova fase di espansione, trainata anche da investimenti diretti cinesi nelle imprese italiane e da una migliore cooperazione industriale e commerciale tra italiani e cinesi. made_in_china e dintorni. Un gioco d’azzardo in un Mercato troppo libero... 1. Se il popolo non ha pane... Scontare scenari futuri è il compito essenziale dei mercati valutari internazionali. Prevederli con la maggiore probabilità di realizzazione e con approssimazione temporale tutt’altro che a breve o medio termine ma a 10, 20, 30 anni da adesso. Si tratta di calcolo “scientifico” delle variabili di mercato, andamento dei consumi e, più in generale, della tenuta del sistema economico. Se però le variabili diventano “troppo” indipendenti e le cosiddette “carte in tavola” cambiano in fretta, il processo smette di assomigliare ad un percorso, scientificamente fondato e comprovato e assume i connotati di un bel giro sulle montagne russe. E sulle montagne russe - si sa - gridi, stai male, ma, di solito, ti ritrovi esattamente al punto dal quale eri partito. Questo ultimo medio periodo è stato segnato da tre eventi in particolare che “pesano” sul quadro economico: l’audizione della Federal Riserve americana (Fed) sullo stato dell’economia interna ed internazionale, l’abbandono del regime di cambi fissi da parte della Cina; la paura, in Occidente, per altri attentati terroristici, che condiziona il quadro politico internazionale anche alla luce di imprese militari di occupazione imperialistica di aree geostrategiche del mondo (Iraq, Afghanistan, etc.) che non trovano soluzione a breve termine e costantemente vengono rifinanziate a fondo perduto. La Fed dice la sua su tassi ed economia: se nel sistema ci sono “troppi” risparmi e questi vengono investiti nei titoli di Stato, i governi riescono a finanziarsi a tassi relativamente bassi. L’economia, dunque, andrebbe benissimo se non fosse che i risparmi eccessivi sono quelli asiatici e con essi la Cina - ad esempio! - continua a comprare senza posa titoli di stato americani ed europei. Allora l’economia occidentale non va più tanto bene e i relativi governi devono finanziarsi a credito, indebitandosi ulteriormente al punto da (ri)fondare le loro stesse linee di tendenza economica strategica sul debito internazionale e, quindi, insistere con manovre di “aggiustamento” determinate da misure progressivamente restrittive quanto a welfare e politiche sociali. La Fed ammette, pertanto, che il problema potrebbe “anche” essere visto come una carenza di consumi... Sarebbe a dire: “Se il popolo non ha pane - e né deve averne! - che mangi brioches...”. In effetti non è proprio questa l’espressione ufficiale, ma “l’intelligenza” politica del messaggio americano è spaventosamente simile. 2. ...vendiamogli brioches Ora, se lo dicessimo noi, comunisti in Occidente, anticapitalisti dichiarati, parrebbe scontato. Succede però che, nell’annuale articolo di Deutsche Bank, pubblicato nel 2007, si rispolvera un tale Karl Marx e la sua teoria di “crisi da sotto-consumo”! In pratica una delle più grandi banche d’affari del mondo utilizza uno schema interpretativo (marxiano) ad essa - diciamo - non esattamente proprio. Davvero sorprendente se si considera che tesi di fondo degli Istituti di credito nazionali ed internazionali è la presunta non adeguatezza storica delle teorie di Marx, il loro essere viziate da economicismo positivistico arcaico e fuor di ogni lettura della modernità economica del capitalismo riorganizzato su scala globale, il fatto di essere “cose dell’Ottocento”! Chiaramente Deutsche Bank conclude che l’interpretazione marxiana non è esattamente l’analisi più congeniale all’Istituto ma tant’è... Beh, vedere Das Kapital citato nelle note a piè pagina dell’articolo fa un certo effetto. La crisi da sotto-consumo è una delle potenziali cause di crollo del capitalismo. Forse, in questa fase di nuova e rinnovata instabilità del mondo, anche i capitalisti più “ottimisti” (o ottusi...) se ne sono accorti! “Per dirla in breve, il prodotto di un sistema si divide tra la quota che va al lavoro (i salari) e quella che va al capitale (i profitti). I capitalisti ingordi e rapaci fanno aumentare la loro “fetta” (i profitti) fino al punto che i salari sono così bassi che non riescono neanche ad acquistare tutti i beni che il lavoro produce... Il sistema entra quindi in crisi (e a questo punto Marx prevedeva la rivoluzione). Non sembra una descrizione accurata del modello di sviluppo attuale nei paesi del terzo mondo? E poi, come si fa a lamentarsi che paesi del terzo mondo come la Cina ed, in generale, il Sud-Est asiatico risparmiano troppo?” (L. B. Ingles) Come non pensare, inoltre, alle condizioni economiche di regioni come quelle del Mezzogiorno d’Italia, sacche di sottosviluppo economico-sociale funzionale al mantenimento di standard di profitto sui mercati valutari internazionali... La soluzione è evidente per la Fed: vendiamogli brioches! Qualunque cosa pur di non affrontare l’iniquità distributiva del sistema di redditi e risorse. E i mercati all’inizio provano a crederci, salgono tassi e borse ma poi tornano indietro. Nasce il sospetto che la Fed stia facendo un gioco pericoloso, sottostimando la debolezza strutturale delle economie occidentali e fingendo di ignorare la loro dipendenza diretta da fonti di approvvigionamento energetico di proprietà di Paesi non necessariamente “amici”, la Russia su tutti. Il sospetto ormai ce l’hanno in tanti, comunisti e non. 3. La Cina s’avvicina Intanto la Cina abbandona il regime di cambi fissi. La valuta cinese non è più ancorata al DollaroUS ma ad un paniere di riferimento non rivelato. La Banca Popolare Cinese fissa, dunque, le chiusure ufficiali bilaterali alla fine di ogni giornata e il giorno dopo quelle rappresenteranno la nuova parità centrale della banda d’oscillazione monetaria. Tecnicamente si tratta di un sistema di parità striscianti. Questo implica: il DollaroUS svalutato con conseguente crescita dell’inflazione negli Usa; che la bilancia tra Usa e Cina si riequilibrerà un po’, cioè i cinesi riceveranno un po’ meno dollari e quindi compreranno un po’ meno titoli di stato americani; che tutti corrono a vendere DollariUS che crolla e relativi titoli di stato per comprare borse. Ma oltre la macroeconomia c’è la politica. Le considerazioni da farsi sarebbero molte e diverse. La Cina sembra cedere alle pressioni politiche dell’Occidente nel frattempo in grave difficoltà a causa della competizione delle merci cinesi sui mercati mondiali tanto da siglare, l’anno scorso, un accordo (a perdere!) “d’intesa commerciale” pur di preservare varchi di mercato dalla lunga marcia neocapitalistica cinese. D’altro canto e così facendo, la stessa Cina ottiene anche uno strumento in più per “frenare” la propria crescita impetuosa, allo stato insostenibile per i mercati internazionali; a livello di sistema, il suo adeguamento ai meccanismi economico-finanziari del mondo capitalistico fa un salto avanti notevole - forse più importante dell’adesione al WTO - come importante concessione verso le amministrazioni occidentali. Quale sarà la contropartita politica?...Nei panni dei politici taiwanesi e tibetani e, a torto o a ragione, dei loro sostenitori, forse ci sarebbe da innervosirsi un po’... Operatori di mercato ed analisti studiano ancora per capire l’impatto effettivo degli eventi mentre riecheggiano ancora oggi nuove notizie in merito ai presunti attentatori alla Tube di Londra nel 2006. I mercati sono in fibrillazione, scomposti, instabili. Nel frattempo si sono moltiplicate, città dopo città, le simulazioni anti-terrorismo. Simboliche certo, eppure, politicamente, molto più inquietanti. C’è tensione, la “minaccia” è ritenuta continua, sempre presente. E mentre il sistema anti-missile americano (il cosiddetto scudo spaziale BMT) viene istallato in Europa Orientale tanto da provare a “circondare” e “contenere” eventuali - ma improbabili! - azioni aggressive di Russia e Cina, riecheggiano i sonori proclami contro l’Occidente imperialista da parte dell’Iran dei khomeynisti di governo che riattivano programmi di espansione e proliferazione nucleare con l’appoggio strutturale e logistico del colosso petrolifero russo Gazprom. Intanto, di ritorno, per la prima volta nella Storia, proprio Russia e Cina hanno condotto, al confine dei rispettivi paesi, manovre di esercitazione militare congiunte - con forze terrestri, corazzate ed aviotrasportate - proprio nel momento in cui si determina, palesemente, la dipendenza reale delle economie occidentali dalle forniture energetiche di quei Paesi. E allora: tutti a rivendere le borse appena comprate e a ricomprarsi i titoli di Stato occidentali appena venduti. I mercati si rimangiano tutto l’effetto Cina. E giungono, dai governi, manovre correttive e inviti alla prudenza ed al “risparmio” secondo Finanziarie già, di per sé stesse, “lacrime e sangue” per lavoratori, operai e piccoli commercianti mentre il decentramento fiscale ed amministrativo (la cosiddetta devolution data dal federalismo fiscale in Italia!) amplifica il divario tra flussi monetari Nord-Sud, sanzionando la separatezza tra regioni economicamente depresse e regioni “avanzate”. Così l’economia reale (potere d’acquisto delle famiglie) viene erosa, piegata e spezzata dall’economia nominale (indici statistici dell’andamento dei mercati)... Il gioco del mercato finisce lì dove era iniziato. Tutti a casa a pensare, valutare fatti, calcolare rischi. Negli analisti occidentali vince la paura: cosa accadrà nei prossimi week-end quando i mercati sono chiusi e le perdite eventuali non possono essere limitate? Meglio vendere un po’ di borse e (ri)parcheggiare i soldi in titoli di Stato. Sono “saggi” i mercati! Poi, ancora oggi, bombe nello Yemen, mentre, in Medioriente, in Palestina, si radicalizzano e radicano nel Popolo, le posizioni panarabe ed anti-occidentali, fuori e contro le “strategie compatibiliste” imposte, per anni, dalle diplomazie internazionali marcate Nord America... Il gioco riparte! La Cina s’avvicina, mentre i suoi tedofori ne esportano l’immagine e il portato. Qualche contestazione isolata e sparsa, la timida ostilità di un Occidente sull’orlo d’una crisi recessiva. La questione è, come sempre, riposta nei rapporti di forza. Scontare futuri scenari dell’economia internazionale, il loro calcolo statistico e prospettico, non è più, oggi, cosa molto semplice. Mentre la strategia del libero mercato, non più appannaggio di un mondo che ancora oggi pretenderebbe di esser considerato il Primo, cede il passo all’anarchia d’un mercato “troppo” libero e oscillante, stimati analisti politici ed economisti cominciano a pensare di voler fare un altro lavoro... Non sarebbe meglio pianificare?... Casa del Popolo Per l’Autorganizzazione sociale Escalation. L'Africa invasa da armi made_in_china Francesco Palmas domenica 22 aprile 2018 Due terzi degli Stati fanno affari con Pechino, che sta scalzando Mosca. Malgrado i problemi di qualità, la Cina propone dispositivi “low cost” che fanno gola ai governi locali L'Africa invasa da armi made_in_china È un gigante economico africano, con 180 miliardi di dollari di profitti e oltre 10mila aziende attive. Parliamo della Cina, che sta proiettando sul continente nero tutta l’esuberanza della sua crescita globale, fra business, affari e diplomazia semi-armata. Pechino si appresta a diventare infatti una sorta di braccio militare del continente nero. Lo confermano le manovre di “soft power”, le operazioni militari sotto l’egida dell’Onu e gli oltre sei miliardi di dollari fatturati in vendite di armamenti. Due terzi dei Paesi africani hanno ormai in dotazione armi cinesi, accompagnate da più di 24 addetti militari dislocati nelle ambasciate. La crescita è impressionante. L’ultimo rapporto dell’Istituto internazionale di ricerca sulla pace, edito a Stoccolma a inizio marzo, parla chiaro. Pechino tallona ormai la Russia come principale esportatore di sistemi d’arma complessi all’Africa subsahariana. Fra il 2013 e il 2017 ha coperto il 27% del mercato degli armamenti locale, contro il 16% del quinquennio precedente. Il che significa un incremento del 55%. Malgrado i soliti problemi di qualità, Pechino propone armi “low cost”, che fanno gola ai bilanci contenuti dei governi africani e al formato tradizionale dei loro eserciti. I cacciabombardieri leggeri JF-17 stanno andando a gonfie vele. Costano la metà di un omologo occidentale. Anche i droni made_in_china stanno fagocitando intere fette di mercato, a dispetto delle critiche della Nigeria per gli scarsi risultati ottenuti nelle battaglie contro Boko Haram. La Cina di Xi Jinping sta crescendo nei servizi post vendita. Ha rivisto parzialmente la politica di non-ingerenza negli affari interni degli altri regimi. Lo si vede benissimo nei conflitti attuali. Le armi leggere sono vendute senza troppi vincoli. Sono ormai diffuse a macchia d’olio sull’intero continente. Combattono in conflitti e aree turbolente in Repubblica democratica del Congo, Sudan, Sud Sudan e Centrafrica. Pechino si fa beffe degli embarghi militari occidentali in Zimbabwe, in Guinea Equatoriale e in Burundi. Non ci sono diritti umani insormontabili alla vendita di armamenti. Un po’ come fa l’Occidente in Yemen, Pechino sente di avere le mani libere. Sta investendo massicciamente nella creazione dell’industria bellica africana. Ha già dato un contributo enorme alla fondazione del complesso militare sudanese ed etiope. In piena guerra civile, non ha battuto ciglio nell’installare una fabbrica di armi leggere a Khartum, replicando poi la mossa in Mali e in Zimbabwe. Nell’ultimo Paese ha giocato un ruolo oscuro durante il golpe contro Robert Mugabe. I suoi blindati erano presenti negli scontri, anche perché la Cina esercita da anni una forte influenza sul paese. Guarda caso, il primo contratto dell’era post-Mugabe non ha tardato ad arrivare, siglato istantaneamente a fine 2017. Accorda un prestito di 153 milioni di dollari ad Harare, per modernizzare l’aeroporto capitolino e favorire lo sviluppo del turismo. Che cosa dobbiamo dedurne? Le manovre di Pechino sono chiare. Tutti i contratti bilaterali per la vendita di armi fanno parte di un pacchetto più ampio di partenariati economici e di sviluppo. Una strategia adottata su scala continentale, almeno dal 2015, quando Xi ha promesso un piano di investimenti da 60 miliardi dollari, che potrebbero salire a 100. I beneficiari non si fanno troppe illusioni. Sanno benissimo che la Cina opera per tornaconto, non per filantropia. Ma sono pragmatici e apprezzano il fatto che abbia i mezzi finanziari delle sue ambizioni politiche, contrariamente a partner storici come la Francia. I prestiti e i doni sono strettamente vincolati al rientro delle risorse investite, a tutto profitto delle aziende coinvolte. La Cina toglie con un mano e con l’altra mitiga. Se l’impronta militare si espande pericolosamente, si accompagna a un impegno maggiore nelle operazioni delle Nazioni Unite, da sempre vettore e vetrina di proiezione diplomatica. Pechino utilizza il peacekeeping anche per far addestrare gli uomini in scenari di combattimento reali, irretendo ancor più nelle proprie maglie i militari e le elite governative africane. È il secondo contributore assoluto alle operazioni di pace dell’Onu. Ha 2.500 uomini schierati in Africa, dove svolge l’80% delle sue missioni, fra Sudan del Sud, con un migliaio di soldati; Darfur con più di 300 uomini e quattro elicotteri da trasporto; Mali con 400 soldati e Repubblica democratica del Congo, con un po’ meno di 250 uomini, assegnati alla Monusco. Altra novità inedita è la presenza sempre maggiore di personale femminile, che cresce con la cooperazione. La qualità dei corsi di formazione per i militari dell’Africa francofona sta facendo passi da gigante. Gli ultimi “stage” sono partiti ad agosto 2017, per forgiare alle operazioni di pace 17 ufficiali superiori degli eserciti di Angola, Gibuti, Kenya, Liberia, Namibia, Tanzania, Uganda, Zambia e Zimbabwe. Un modo per divulgare le dottrine cinesi. La base di Gibuti, attiva dall’anno scorso, sta semplificando la logistica delle operazioni. Serve da trampolino di lancio per le evacuazioni dei connazionali in caso di crisi e per azioni di controterrorismo, proiezione di forze speciali e unità paracadutiste. Forze utili anche alla protezione dei flussi di materie prime strategiche, che si tratti del petrolio proveniente dall’Angola, dal Sudan, dal Sud Sudan e dalla Nigeria, del platino dello Zimbabwe, della bauxite guineana, del rame dello Zambia, del ferro mauritano e del famigerato cobalto del Congo e dell’Africa del Sud. Gibuti segna per la Cina la fine dell’era neutralista di Bandung. La issa al rango di potenza militare globale, con capacità di proiezione oltremare, in una vetrina in cui dominano, forse ancora per poco, i francesi, gli americani e i giapponesi. Mette Pechino in condizione di influenzare i traffici del canale di Suez, in una sorta di controllo indiretto, già suggellato dalla relazione privilegiata con l’Egitto, unico partner africano, insieme al Sudafrica, a godere dello status aureo nei rapporti con la Cina. Non paga, Pechino punta a nuove infrastrutture militari. Si parla della Namibia e della Costa d’Avorio, ultimi arruolati alla pax sinica. Perché la Cina punta ad espandersi. Ha già appoggi portuali in Tanzania e lungo il litorale est-africano. Gibuti è solo una tappa intermedia verso altri lidi, lungo l’asse per l’Africa del-l’Est, l’Africa australe e il Maghreb, aree di gravitazione principale dei commerci pan-africani cinesi e prime mete dei suoi investimenti diretti all’estero. Le infrastrutture stanno galvanizzando la relazione sino-gibutina, ben oltre i confini nazionali, con la ferrovia per Addis Abeba, i porti container, mineraliferi e le zone franche della Djibouti Silk Road Station, da cui si dirameranno strade, autostrade, un aeroporto, scuole e uffici amministrativi. Qui convergeranno i flussi di merci e capitali cinesi verso l’Etiopia, il Sudan, forse il Kenya e gli altri Paesi del Mercato comune dell’Africa orientale e australe, parte dei grandiosi progetti di Nuova via della Seta. Punto di partenza di un corridoio est africano ancora in itinere, Gibuti sarà il perno cinese fra mondo arabo, africano e asiatico, lungo la rotta per Suez e Venezia. Anche a questo servono i programmi oceanici della Marina cinese, in piena rivoluzione copernicana. made_in_china Nella Cina continentale la professione di moderno designer industriale prende piede a partire dai primi anni ’80, quando il paese ha da poco avviato le riforme e cominciato ad aprirsi. È anche l’epoca in cui lo sviluppo aziendale cinese muove i suoi primi passi. Rispetto ai prodotti esteri simili, non esiste competitività per quelli nazionali, per cui in Cina è stata introdotta e si è sviluppata la Concept Creation nel Design Industriale. Nel corso degli ultimi venti o trent’anni la Cina ha condotto una serie di politiche di apertura che hanno creato un ambiente favorevole alla crescita e allo sviluppo delle aziende cinesi. Questo ha comportato ripercussioni positive anche sul design industriale che, come professione, si può dire abbia di recente raggiunto un certo grado di maturità. Lo stesso governo cinese ha contribuito finanziariamente inviando la prima generazione di designer a specializzarsi all’estero. Al loro ritorno in patria tutti hanno insegnato nei college e, di fatto, sono loro ad aver sistematicamente introdotto l’Idea di Industrial Design in Cina. La prima vera generazione di designer locali si è formata negli anni ’90 e questi giovani sono oggi attivamente impegnati tanto sul fronte aziendale quanto su quello sociale. Il numero di college cinesi in cui i giovani talenti del design possono formarsi è passato da 5 negli anni ’90 (Università di Hunan, di Tsinghua, di Tongji, di Jiangnan, Università di Tecnologia di Wuhan, Accademia di Belle Arti di Guangzhou) a 300. Oggi in Cina si laureano annualmente oltre 3000 studenti di Industrial Design che ne vanno ad ingrossare le fila. I designer industriali in Cina forniscono servizi alle imprese e alla società attraverso tre modalità principali. Sono designer interni, consulenti indipendenti e ricercatori che si occupano di insegnare design nelle scuole. 1. Designer interni alle aziende Alla metà degli anni ’80, la maggior parte dei laureati in industrial design si facevano assumere nei college e si dedicavano all’insegnamento di questa materia. Verso la metà degli anni ’90 le società hanno incominciato a inoltrare precise richieste all’industrial design. Quindi i laureati di questo settore sono stati assunti in massa nelle aziende e sono diventati la prima generazione di designer interni. Le società presso le quali i giovani designer vengono impiegati hanno solitamente tre tipi di schemi organizzativi: le prime non hanno un reparto di design vero e proprio e le relative funzioni sono svolte dal ricerca e sviluppo; tutti i design dei prodotti vengono quindi affidati a terzi. Il secondo tipo di azienda è quello in cui si ritaglia una postazione di industrial designer all’interno del reparto di ingegneria. Il suo lavoro si limita sostanzialmente ad abbellire l’aspetto del prodotto. Il terzo tipo è quello in cui l’industrial design occupa un ruolo chiave all’interno dell’azienda, secondo solo a quello tecnologico, come avviene, ad esempio, in Haier e Lenovo. Lo Sviluppo Prodotto è un’attività sistematica che non può essere svolta da una o due persone. Diversamente dalla creazione artistica, che può essere compiuta da un solo artista, viene attuata da gruppi di lavoro piuttosto che da singoli. Ora quindi parlerò del lavoro di designer industriali interni che lavorano in gruppo. 2. Designer che forniscono consulenze indipendenti Quanti offrono consulenze professionali indipendenti appartengono a uno dei nuovi gruppi di giovani designer cinesi, tra i più numerosi e attivi. Rispetto ai colleghi interni, creano prodotti più vari che non sono limitati dal tipo di attività dell’azienda per la quale lavorano. I loro clienti vanno dai produttori di elettrodomestici alle ditte informatiche, passando per quelle elettroniche e per quelle di apparecchiature mediche. I designer di questi gruppi indipendenti provengono soprattutto dalle aree economiche più sviluppate della Cina, quella settentrionale, quella orientale e quella meridionale. In Cina, agli inizi degli anni ’90 si sono create società specializzate in design industriale nel delta del fiume Pearl. Questo è dovuto allo sviluppo economico urbano cinese. Guangzhou e Shenzhen, ad esempio, tra le prima città cinesi ad aprirsi alle riforme e al mondo occidentale, vantano oggi una grande varietà di PMI (piccole e medie imprese) favorite dal governo, il cui sviluppo ha rappresentato un buon humus per la nascita e la crescita di consulenti indipendenti di design, quali ad esempio Shenzhen Dragonfly Design, Guangzhou SFDA, Midea Industrial Design Center, New Artop Design Center e Newplan Design Firm. Con il rapido sviluppo del delta del fiume Yangtze e di Shanghai, soprattutto di recente, in questo territorio si sono venute a creare molte società di consulenza di industrial design, come ad esempio S.point e Loe Design. Favorite dalla situazione geografica e dalla forza internazionale delle grandi metropoli, queste società hanno creato il proprio marchio di design in modo ancor più rapido e incisivo. In questo momento l’area di Pechino è il cuore della ricerca e dello sviluppo dell’alta tecnologia in Cina. Molte famose multinazionali hanno aperto filiali nella capitale e vi hanno opportunamente trasferito i centri R&D per l’Asia. Le società di consulenza in design industriale di Pechino, quali ad esempio LKK,Togo,Van Berlo, si stanno sviluppando molto velocemente. 3. Ricercatori del design che insegnano nei College Il gruppo di ricercatori cinesi che si è assunto l’onere di insegnare design è relativamente numeroso ed è formato soprattutto da giovani. La presenza di ricercatori di design all’interno di gruppi dei college è indispensabile al gruppo di lavoro di giovani designer perché consente loro di esercitare un’influenza diretta sull’arricchimento delle altre due tipologie di attività e sulla qualità del design in genere. Non si limitano a formare i giovani designer ma forniscono anche un supporto teorico alle società e agli studi indipendenti. In Cina l’industrial design esiste da soli 30 anni. Molti settori vanno ancora esplorati. I continui cambiamenti delle aziende richiedono le nuove competenze di nuove generazioni di designer. Quelle precedenti, che consistevano nel visualizzare l’idea astratta, oggi non sono più sufficienti, la concorrenza sempre più agguerrita richiede di trovare nuove soluzioni in termini di concept e di product management. Quando i gruppi di docenti formano i giovani designer, sono mossi sostanzialmente dalle esigenze delle aziende di sviluppare soprattutto la capacità di analisi e di gestione di un progetto. Questo avveniva solo raramente nel tradizionale percorso formativo. I gruppi di docenti di design sono i più attivi e i più creativi. I loro sono i design più originali. Tuttavia, non si possono ignorare i punti deboli dovuti a un eccesso di teoria e a una ridotta pratica su casi concreti. Dati questi tre tipi di formazione, le capacità professionali dei giovani designer variano a seconda della carriera intrapresa. Il design è il minimo comun denominatore di tutte e tre le tipologie. Vista la particolarità della professione, la Cina sta puntando sulla creazione di un gruppo di designer preparati di alto livello, anziché focalizzarsi sul singolo designer indipendente. Con una popolazione come quella cinese e un mercato ampio e in rapido sviluppo, i giovani designer di questo paese hanno di fronte nuove opportunità e sfide. Repubblica Ceca: made_in_china iva esclusa Crocevia delle importazioni di prodotti tessili dall'Asia all'Europa, il paese cerca di contrastare organizzazioni criminali sempre più potenti. Un impegno che richiede più cooperazione fiscale tra i paesi europei. Hospodářské noviny Ogni giorni quasi 50 containers pieni di 800 tonnellate di prodotti tessili e di scarpe importate illegalmente dalla Cina e dal Vietnam arrivano in Repubblica ceca. Una parte rimane nel paese, l'altra continua la sua rotta verso gli altri paesi europei. In questi ultimi mesi il fenomeno delle frodi nelle importazioni tessili dall'Asia ha raggiunto dimensioni considerevoli. Jiří Barták, portavoce dell'amministrazione doganale ceca, afferma: "Tutto lascia credere che i trafficanti asiatici utilizzino la Repubblica Ceca come porta d'ingresso dei loro prodotti nello spazio di libera circolazione delle merci dell'Unione europea". La pubblica amministrazione ha sempre avuto grande difficoltà nell'identificare le "menti" di questo commercio illegale. Le merci importate sono destinate infatti a società create apposta per riceverle, e spesso è molto difficile sapere chi c'è dietro. Queste imprese comprano milioni di tonnellate di vestiti nei loro primi mesi di vita, per poi scomparire nel nulla quando si tratta di dichiarare e pagare l'iva. Il più delle volte il proprietario dell'impresa è un prestanome o uno straniero che quando la truffa viene scoperta non si trova più in Repubblica Ceca. Nel maggio scorso i doganieri hanno smantellato una banda che aveva organizzato il più imponente traffico di importazione illegale di merci nel territorio ceco. I danni per il paese sono valutati in almeno 2,65 milioni di euro. Ma questa rete rappresentava solo il 10-15 per cento dell'insieme del commercio illegale nel paese. "Faceva parte di una delle principali organizzazioni criminali cinesi in Europa. Grazie agli enormi mezzi finanziari, i suoi membri vivevano nel lusso", spiega Aleš Hrubý, ispettore presso l'amministrazione doganale. La sede della rete criminale si trovava a Praga e l'organizzazione operava in parte nell'Ústecko [vicino alla frontiera tedesca]. I doganieri hanno scoperto anche il luogo dove i cinesi producevano fatture false che permettevano ai negozianti di pagare meno tasse doganali. L'ammontare delle fatture emesse non superava i 10.800 euro, mentre in realtà il valore dei containers importati oscillava tra i 57.600 e i 144mila euro. Responsabilità agli acquirenti L'amministrazione doganale, il ministero delle finanze e la stessa l'Unione europea sono molto preoccupati per lo sviluppo di questo commercio illegale. A livello europeo la questione dell'introduzione del nuovo sistema di iva è oggetto di intense trattative. Gli austriaci e i tedeschi hanno proposto che venga applicato a tutte le merci un sistema di inversione contabile generalizzato. In altre parole il compito di versare l'iva dovrebbe spettare all'acquirente finale. Oggi gli stati possono utilizzare questo sistema solo per alcune merci. "Dovrebbe esistere un diritto di esenzione all'interno dell'Unione europea per gli stati membri interessati", osserva Jan Knízek, direttore dell'amministrazione doganale ceca. "In questo modo i truffatori sarebbero obbligati a spostare le loro attività in un altro paese. Ecco perché l'Ue, con la minaccia crescente rappresentata da queste frodi, dovrebbe riflettere su un cambiamento globale dell'intero sistema dell'Iva oggi in vigore". Si sta pensando anche a obbligare le società di trasporto a dichiarare a un sistema di informazione comune le merci importate. Questo permetterebbe ai doganieri di controllare con maggiore facilità l'afflusso delle merci. L'Ungheria, che ancora tre anni fa era il centro di transito di queste importazioni, ha risolto il problema quando i suoi doganieri hanno cominciato a farsi pagare l'iva direttamente allo sdoganamento delle merci. L'amministrazione ceca sta pensando di introdurre misure simili. "Ma il problema", osserva Knízek, "è che questo complicherebbe anche la vita delle persone oneste, che costituiscono la maggioranza degli uomini d'affari". (traduzione di Andrea De Ritis) Ci sono errori fattuali o di traduzione? Segnalali Italia Prato, chinatown d’Europa Un tempo rinomata per la moda made_in_italy oggi la città di Prato è famosa perché ospita la più grande concentrazione di cinesi in Europa, scrive il New York Times. Su una popolazione totale di 187mila abitanti, 36mila immigrati regolari e non "lavorano senza sosta nelle circa 3.200 fabbriche di vestiti, scarpe e accessori a basso costo". Secondo la camera di commercio locale, dal 2001 il numero di industrie tessili di proprietà italiana si è dimezzato. "Quello che fa rabbia a molti italiani", prosegue il Nyt, "è che i cinesi li battano nella loro specialità, facendo ricorso all'evasione fiscale e tenendo testa alla burocrazia italiana, notoriamente molto complessa". Mentre le aziende locali sono in crisi le fabbriche cinesi attentano al prestigio del marchio italiano, e nel frattempo spediscono in patria un milione di euro al giorno. "I contrasti sono iniziati quando la scorsa primavera le autorità italiane hanno preso di mira gli stabilimenti che impiegavano manodopera illegale, e la tensione è cresciuta ulteriormente alla fine di giugno, quanto i magistrati hanno arrestato 24 cinesi e aperto un'indagine su un centinaio di aziende nell'area di Prato. Tra le accuse figuravano riciclaggio di denaro sporco, sfruttamento della prostituzione, contraffazione e spaccio di prodotti stranieri come made_in_italy . made_in_china Matteo Attruia, Nicola Genovese, Antonio Guiotto Strategie di scaltrezza Daniele Capra Forse non ce ne siamo accorti, forse guardavamo altrove. O forse eravamo così convinti della nostra superiorità intellettuale che non avremmo mai immaginato potesse accadere di essere surclassati. Essere i numeri uno, coloro che sono da inseguire, un modello da imitare per tutti gli altri, è sempre stato uno di quei pensieri che non abbiamo mai accantonato. Troppo seducente (seppur al di fuori dei tempi), il peccato di superbia dell’Occidente si può riassumere nel paradosso di fare della nostra una società leggera, tutta servizi ed idee, mentre il sudore viene sparso nelle officine delocalizzate di paesi di cui non sappiamo nemmeno leggere il nome. L’Occidente pensa e progetta, il resto del mondo produce quello che noi ideiamo. Semplice, no? Eppure la nostra società in crisi – economica, finanziaria, sociale, politica – non lo ha ancora capito: il mondo, il futuro, per dirla in forma semplice, si fa ormai anche altrove, e dopo tante chiacchiere dobbiamo cominciare anche noi a metterci in discussione. Noi siamo al palo e i cinesi ci hanno sorpassato, sverniciandoci come fa un centauro a due ruote con uno scooter truccato di un adolescente che smarmitta per la statale. Negli ultimi vent’anni la Cina, infatti, si è trasformata nella nazione che produce fisicamente la maggior parte delle cose che ci circondano. Questa lenta ma inesorabile conquista è avvenuta però senza strepiti, in forma silenziosa, declinando inconsapevolmente nella logica delle merci il precetto epicureo del vivi nascosto: tutto il lavoro svolto è avvenuto senza clamore, mentre qui si chiudevano molte aziende manifatturiere, e qualsiasi cosa comprassimo aveva sulla scatola la scritta “made_in_china”. Dai vestiti alle scarpe, dai prodotti tecnologici ai libri, la capacità cinese di produrre merci a prezzi abbordabili ha portato quel paese lontano nei nostri uffici e dentro alle nostre case fino agli anfratti quotidiani della nostra vita, e – giova ricordarlo – praticamente senza quasi ce ne rendessimo conto. Così, servendosi delle più ferree logiche del capitalismo, l’unica nazione al mondo che non ha rinunciato a definirsi comunista (sempre per quella legge vera, ma mai dimostrata, per cui la realtà si può cogliere solo in forma paradossale), è presente davvero ovunque con merci di ogni tipo per i viziati consumisti globalizzati. E con la stessa modalità sottotraccia la Cina ha inoltre iniziato parallelamente a produrre varianti low cost e low quality di molti manufatti: copiare, imitare e falsificare sono diventate così alcune delle strategie, mai dichiarate apertamente, grazie a cui molte delle aziende, cui noi abbiamo delegato di fare ciò che noi progettavamo, sono entrate nel mercato mondiale. Spesso proponendo versioni meno raffinate, durature o perfette dei beni di consumo originali, ma non per questo realizzando prodotti meno attraenti o esteticamente gradevoli. E poi, ammettiamolo, l’estetica low riesce a sedurre moralmente anche il portafoglio più attento e scrupoloso, tanto più se i prodotti differiscono dagli originali per aspetti che solo i tecnici potrebbero vedere. E tutto questo in barba poi al concetto di originalità, poiché è originale tutto ciò che ha una provenienza certa e un’aura quasi artigianale, un’impronta di autorialità. Ma come faccio a capire se le mie scarpe disegnate da un italiano, prodotte parzialmente a Shanghai e rifinite vicino a Firenze in un laboratorio con manodopera pachistana, raccontano un’origine o sono già in sé un accumulo di incredibili paradossi? Paradossalmente il mimetismo comportamentale e la capacità di imitazione/falsificazione a partire da un modello autentico – ovviamente prestigioso – sono anche due delle strategie più affilate di cui si serve l’arte nel suo continuo gioco dell’oca. Se a partire da Marcel Duchamp sembrare altro, imbrogliare chi guarda, è una forma estrema ma necessaria di libertà, di intelligenza o di autentica e furba paraculaggine, le avanguardie concettuali degli anni Sessanta e successivamente la tendenza alla postproduction dell’inizio del nostro secolo (secondo la teorizzazione di Nicolas Bourriaud gli artisti riescono a rimescolare le carte, i concetti e gli aspetti visivi dei colleghi esattamente come fanno i dj con la musica da ballare) hanno liberato gli artisti dalle ultime remore di cannibalismo. Rubare qualcosa ai colleghi, copiarli apertamente simulando la propria verginità concettuale è diventato un gioco, una sfida, e molto spesso un vero e proprio approccio simulativo che spinge lo spettatore allo spiazzamento, a far confusione, a dover far finta di capire piuttosto che dichiarare di non aver capito. L’arte è diventata cioè più di tutto beffarda, poiché falso ed autentico sono sostanzialmente la stessa cosa, e lo spettatore deve capirlo, se vuole avere il piacere del gioco e non quello di essere vittima predestinata, cornuta e mazziata. Quando Antonio Guiotto parafrasa Felix Gonzalez Torres esponendo il proprio peso non tanto in caramelle alla menta ma in monetine da un centesimo, furbescamente sa che lui e la propria opera valgono ben più dei trecento euro dei settanta chili di bronzo (costo e valore al massimo grado differiscono). Ma è anche conscio che lo spettatore non avrà la piacevolezza di prendere per sé una caramella e, se coglierà la moneta, al massimo si sentirà un ladro di spiccioli come quelli che in chiesa rubano le offerte per le candele. Allo stesso modo i Low cost di Matteo Attruia (stampe casalinghe dei capolavori della storia dell’arte in versione pixelata) sono piacevoli e fastidiosi per chi guarda: in barba a Walter Benjamin l’opera non solo ha perso l’aura, nell’epoca della riproducibilità, ma anche la facoltà stessa di somigliare all’originale; anzi Attruia ruba ad autori più famosi opere che lui stesso non sarebbe in grado di fare, come lui stesso dichiara nel cartello in cui la sua professione è quella dell’artista e dell’impiegato. Anche Nicola Genovese, che mette in scena in Moo Cow in the Box della delle finte mucche portatili che muggiscono grazie a delle scatole sonore che di tanto in tanto si azionano (orgogliosamente dei fake nel non somigliare all’originale), ironizza in On the Origin of Species sull’idea darwiniana di evoluzione e sulle Typologien dei coniugi Becher. Chi guarda cosa deve vedere e dove è diretto dal titolo? Per quale motivo dovrebbe stare attento? Cosa vede davvero? Quali sono le specie da vedere nell’opera? Questa situazione complessa mette in crisi quindi chiunque guardi l’opera, nessuno si senta escluso. L’artista non è in grado di dare risposte certe (e non vuole farlo), e spinge comunque lo spettatore a non fidarsi di ciò che vede, a dubitare di ogni chiave di lettura che possa passargli per la testa. Il dubbio che sia tutta una burla è così forte e reale. Drizzate bene le orecchie. In fin dei conti, anche questo testo che leggete con la speranza – forse – di capire qualcosa in più, potrebbe essere solo un accumulo di sciocchezze e falsità low cost scopiazzate da internet. L’Africa e le armi made_in_china La lontana Cina ha ben piantati i piedi in Africa. La scorsa settimana avevamo avuto modo di discutere delle massicce politiche di investimento portate avanti dalla Repubblica popolare cinese nei Paesi dell’Africa subsahariana, alla perenne ricerca di materie prime e mercati di sbocco per i propri prodotti. Oggi vogliamo appunto soffermarci su uno dei prodotti più di successo dell’export cinese: stiamo parlando delle armi. Non importa quale sia il calibro o il munizionamento, se siano armi convenzionali, anticarro o antiaeree. La lontana Cina ha ben piantati i piedi in Africa. La scorsa settimana avevamo avuto modo di discutere delle massicce politiche di investimento portate avanti dalla Repubblica popolare cinese nei Paesi dell’Africa subsahariana, alla perenne ricerca di materie prime e mercati di sbocco per i propri prodotti. Oggi vogliamo appunto soffermarci su uno dei prodotti più di successo dell’export cinese: stiamo parlando delle armi. Non importa quale sia il calibro o il munizionamento, se siano armi convenzionali, anticarro o antiaeree. La Cina copre ormai da sola il 25% del traffico di armi nel continente, e dal 2010 è divenuta il principale concorrente della Russia nella fornitura di sistemi d’arma complessi. L’economicità del made_in_china made_in_china sono perfino nuovi modelli di droni, meno sofisticati ma di gran lunga più economici degli equivalenti forniti dagli Stati Uniti. Per primi Egitto e Nigeria stanno testando i nuovi modelli cinesi. Quelli acquistati dalla Nigeria, in particolare, sono già impegnati nel contrasto alle milizie terroristiche di Boko Haram. I Paesi africani che oggi utilizzano, in tutto o in parte, armamenti cinesi sono 16. Fra questi, anche Sierra Leone, Congo e Ruanda, ai quali la Cina negli ultimi anni ha fornito armi leggere e anticarro in violazione dell’embargo deciso dall’ONU nel tentativo di smorzare la perenne guerra civile. vIA L’URSS, DENTRO LA CINA Uno dei fattori che hanno favorito la posizione della Cina in questo remunerativo mercato riguarda l’ex Unione sovietica. Durante la guerra fredda, Mosca era la principale fornitrice di armi ai Paesi africani che stavano faticosamente cercando l’indipendenza dalle nazioni occidentali. Era questa la fonte di provenienza della maggior parte delle armi presenti nel continente, sia leggere che pesanti. Una parte inferiore, ma comunque non irrilevante, era data dalle forniture statunitensi alle dittature compiacenti e anticomuniste. La parte restante veniva ricavata dall’enorme quantità di materiale che alcune nazioni ex-coloniali avevano lasciato in loco quando se ne erano andate dall’Africa (ad esempio, tutto l’arsenale lasciato dal Portogallo nel Mozambico). Dopo la fine della guerra fredda, come è immaginabile, parte dei vecchi clienti della Russia sono passati ai prodotti cinesi. E pazienza che siano un po’ meno “sofisticati”. Dopotutto, i ristretti budget dei Paesi subsahariani non sempre possono garantire l’acquisto di merce statunitense, francese, israeliana o italiana. la “flessibilità” della non interferenza Un altro elemento che a suo tempo accattivò il favore di questi Stati era la vecchia politica di Pechino della “non interferenza”: in base a questo principio, la Cina non avrebbe in alcun modo condizionato politicamente i Paesi con cui operava e faceva affari. Tuttavia, questo principio è diventato, col tempo, per così dire “flessibile”. Oggi, dopo la costruzione dell’imponente base navale di Gibuti, la Cina ha una base logistica straordinaria nella zona. A cui si aggiungono le migliaia di soldati che negli ultimi anni ha inviato nelle missioni peacekeeping. Queste missioni costituiscono un eccellente teatro per l’addestramento e il training dei soldati, unitamente al fatto che una presenza militare costante nella zona aiuta a mantenere una vigilanza più salda sui propri investimenti economici. Investimenti che non si limitano ai prestiti e ai programmi di cooperazioni di cui avevamo parlato nell’ultimo articolo. Tanto per fare un esempio, durante la guerra civile che ha insanguinato il Sudan e il Darfur, la Cina aveva installato un intero stabilimento di armi leggere e munizioni a Khartoum, così da meglio rifornire i combattenti. E tanto per fare un altro esempio, magari più recente, moti osservatori hanno segnalato la presenza di blindati cinesi in Zimbabwe durante il colpo di Stato dello scorso novembre. Mappa della presenza cinese in Africa Fonte: “La Stampa” la cina e la politica di potenza Il problema maggiore, come abbiamo detto, non riguarda tanto il fatto che la Cina venda delle armi, ma piuttosto che ne venda in una quantità sempre maggiore, a prezzi sempre più concorrenziali. Ed ormai non ci si limita solo a comuni fucili d’assalto, ma a carri armati ed aerei (come il nuovo cacciabombardiere JF-17, già in uso dalla Nigeria e dallo Zimbabwe).Ed è superfluo sottolineare che il portafoglio cinese viene notevolmente gonfiato da questi affari: solo con le armi leggere, il guadagno netto negli ultimi cinque anni sembra sia stato di 1.5 miliardi di dollari. Questa correlazione fra aumento degli investimenti economici e corrispondente aumento dell’apparato militare cinese in Africa era già stato segnalato l’anno scorso, in un’intervista rilasciata a “La Stampa”, dall’analista dell’ European Council on Foreign Relations Mathieu Duchatel. Forse dovremmo incominciare a considerare queste iniziative di Pechino come il segnale che la Cina non rimarrà ancora per molti anni una potenza “dormiente”. Sarno: merce made_in_china sequestrata. Ma i lavoratori chi li tutela? Denunciato a piede libero per detenzione ai fini di vendita di prodotti contraffatti, ricettazione e tentata frode in commercio dovrà sedersi sul banco degli imputati e difendersi dalle accuse mosse a suo carico Z.J., 48enne, gestore di un negozio di articoli casalinghi e vari al Viale Margherita. Era giugno del 2016 quando le Fiamme Gialle della Compagnia di Scafati ispezionarono l’attività individuando e sequestrando circa 5000 prodotti contrafatti. Esercizi commerciali gestiti da cinesi aprono in sequenza; alimentati da un’economia basata sulla filosofia del ” compro tanto, spendo poco” a discapito del made in italy diventato ormai quasi un ricordo. Bazar orientali che offrono all’acquirente merce di vario genere quasi sempre non in regola, di bassa qualità, con il marchio d’impresa “CE” è indicativo di “China Export” e non “Conformità Europea”. Un aspetto viene sottovalutato quando parliamo di attività cinesi: i lavoratori alle dipendenze degli occhi a mandorla. Chi sono? italiani diventati cinesi dei cinesi. Senza un regolare contratto di lavoro, costretti a orari massacranti per una retribuzione misera. Se guardiamo la normativa del lavoro nel paese del Gran Dragone, negli ultimi anni si è cercato di tutelare i diritti e gli interessi dei lavoratori, superando il tabù dello sciopero, soppiantando il vecchio regime basato sulla centralità del sistema “iron rice-bowl”- la ciotola di riso in ferro -in riferimento a un’occupazione con garanzia di sicurezza lavorativa , oltre a reddito e benefici costanti. Diritti che nel nostro paese, in particolare al sud, non vengono dati; dove tra i doveri di una commessa, dopo tante ore di lavoro, c’è anche quello di pulire il bagno alle nove di sera. Quando si fa notare al titolare di un noto store della zona che potrebbe farlo anche l’indomani, lui con la testa fa cenno come a dire :” lo devi fare adesso”…loro vanno e puliscono. La situazione non cambia se parliamo delle commesse/i che lavorano nei negozi degli italiani, qualcuno dirà…è vero. Il punto è proprio questo. In un territorio con un tessuto sociale ed economico messo in ginocchio dalla crisi, con diritti negati o dati a metà, perchè permettere anche ai nuovi ricchi del levante di fare la stessa cosa? I controlli dovrebbero essere più serrati in materia di merce non in regola, venduta in magazzini autorizzati all’apertura dagli enti competenti o atti a dare dignità a chi ci lavora? Lauria (PZ) – Sequestrati 5.200 articoli di prodotti “made_in_china” Potenza – Nell’ambito del dispositivo di controllo economico del territorio promosso dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Potenza, le Fiamme Gialle della Compagnia di Lauria hanno sottoposto a sequestro circa 5.200 articoli di prodotti “made_in_china” privi delle indicazioni previste dal Codice del Consumo (in violazione agli artt. 6, 7, 9 e 11 del Decreto Legislativo n. 206/2005). Nel corso di un servizio finalizzato al controllo del rispetto della normativa concernente la sicurezza dei prodotti commercializzati al pubblico, una pattuglia della Compagnia di Lauria ha accertato, presso un esercizio commerciale di bigiotteria e materiali elettrici del Comune di Lagonegro, che parte del materiale esposto per la vendita (prodotti per la cura della persona, collane, anelli, bracciali, piercing, caricabatteria portatili per cellulari, cuffie stereo, cavi plug per computer, adattatori per caricabatteria, etc. etc.) era privo delle “istruzioni” in lingua italiana ovvero del “contenuto minimo” delle prescrizioni necessarie per informare i consumatori circa il corretto utilizzo della merce. A tale riguardo, va sottolineato che l’acquisto di tali prodotti può comportare rischi per la salute e la sicurezza, soprattutto a causa della scarsa qualità che li contraddistingue e del mancato adeguamento alle norme vigenti. Al termine delle operazioni, i militari operanti hanno segnalato il titolare dell’attività, alla Camera di Commercio di Potenza che procederà ad irrogare le previste sanzioni amministrative. L’azione svolta testimonia l’incessante impegno delle Fiamme Gialle a tutela dell’economia legale e della salute dell’utente, soprattutto in un periodo come quello attuale in cui le decisioni di acquisto dei consumatori sono orientate, a discapito della qualità, verso beni di uso comune a prezzi più economici. cronaca. Lauria finanza potenza 2018-02-22 Lorenzo Peluso Articolo Precedente Sala Consilina (SA) – Frode ai danni dello Stato e della Comunità Europea. Denunciate sei persone. Articolo Successivo Sanza (SA) – Attivato il ciclo di cure termali allo stabilimento Vulpacchio di Contursi. #ZonaK Feed ZonaK Feed dei commenti ZonaK made_in_china liberamente ispirato alla storia vera di due contadini cinesi – teatro – Feed dei commenti Il GOLEM, COME VENNE AL MONDO – musica – CON TUTTO L’AMORE DEL MONDO– teatro – in una CASA PRIVATA DEL QUARTIERE ISOLA alternate alternate alternate alternate alternate made_in_china liberamente ispirato alla storia vera di due contadini cinesi – teatro – Coltivare Cultura Di e con Roberto Capaldo elaborazione video e tecnica Marco Ferrara collaborazione alla regia Fabrizio Di Stante maschere in cuoio Piero Ottusi pupazzi Antonio Catalano consulente per la cultura cinese Diang Zuanfheng coprodotto da Casa degli Alfieri e Universi Sensibili Spettacolo vincitore del bando “Storie di lavoro” 2011 Zuo Jaobing era un uomo. Ex maoista. Ex comunista. Ex contadino. Ex operaio. Ex vivo. Extra terrestre perché cinese, quindi assolutamente diverso e incomprensibile tanto da avere bisogno di sottotitoli. Il suo corpo è adagiato sulle spalle di Chang Showei, amico di sempre, che cammina a lungo, per chilometri, per giorni. Attraversa lo sterminato Impero Economico della Cina del XXI secolo per dare a quel corpo l’onore della sepoltura nel luogo natale. Andando contro le regole del mondo “civile”, Chang compie involontariamente un atto eroico, guidato solo dal proprio istinto e dalle proprie “scarpe”. Un intreccio di storie vere che, passando dalla rivoluzione culturale di Mao alle condizioni dei lavoratori asiatici, arriva fino a noi, per i quali il made_in_china è solo la targhetta sui prodotti che acquistiamo. Maschere, pupazzi, volti del Teatro d’Opera di Pechino, ventagli del Tai Chi, ritmi adrenalinici di pubblicità pluripremiate, il libretto rosso, ombre, luci, proiezioni, disegni animati, una TV rotta e una scarpa. Roberto Capaldo è autore e attore teatrale. Ha coltivato il suo interesse per le arti figurative e lo spazio scenico laureandosi in Architettura a Roma e specializzandosi in scenografia presso l’Accademia del Teatro alla Scala di Milano. In teatro si è formato con Daniela Regnoli, Ferruccio Soleri, Francesco Gigliotti, Claudia Contin e Ferruccio Merisi. Altri incontri formativi importanti sono con Living Theatre, Yves Lebreton, Elsa Fonda, Raul Yaiza, Letizia Quintavalla, Serena Sinigaglia. Come attore ha lavorato con Bindo Toscani, Marco Angelilli, Antonio Catalano, Bruno Stori, Giulio Molnar, Serena Sinigaglia, Carrozzeria Orfeo, Teatro Inverso. Scrive e interpreta i suoi spettacoli, spesso assoli, per i quali ha vinto numerosi premi (tra gli altri Premio Manfredi Mastroianni De Sica 2004 come miglior spettacolo e miglior attore protagonista; Premio Calandra 2007, Premio Borsellino 2008 per l’impegno sociale e civile, spettacolo italiano all’XI International Blacksea Festival). Svolge attivita’ pedagogica in ambito di progetti sociali e presso l’Idrafactory – Fabbrica del Teatro di Brescia. made_in_china liberamente ispirato dalla storia vera di due contadini cinesi trailer made_in_china 14 dicembre 2017 - 16 febbraio 2018 Marco Bertìn espone opere coloratissime realizzate con migliaia di giocattoli ed un enorme polittico work in progress da 32 metri quadri. Da 5 anni l'artista raccoglie e compra tutti i giocattoli di foggia occidentale, solo se rigorosamente “made_in_china”, per realizzare opere dal cuore etico. Agire con Responsabilità Sociale e attenzione ai temi scottanti della società civile è la caratteristica indispensabile che ogni artista coltiva per appartenere al Movimento Arte Etica, protagonista del progetto biennale di 8 mostre pubbliche all'avanguardia, organizzate da ARTantide.com Gallery per i pluriennali programmi culturali, ormai tradizionali, all'Ospedale Civile di Sassuolo. Marco Bertìn sta lavorando a questo progetto da 5 anni e il suo impegno è ancora in pieno svolgimento; egli raccoglie e acquista tutti gli oggetti che rappresentano le simbologie occidentali (religiose, sociali, ludiche e commerciali), ma che siano tutti costruiti in Cina: da qui nasce il titolo della mostra, “made_in_china”. Il suo obiettivo educativo è quello di attirare l'attenzione del visitatore sui limiti del Consumismo, analizzando in modo critico le conseguenze che il marketing (motore di questo modello economico) comportano. Nel suo Manifesto Etico (Il Mercato Creativo) suscita riflessioni critico-costruttive sul Consumismo, analizzando il meccanismo psicologico che sta alla base dello sviluppo dei consumi: la creazione di infelicità per ciò che si possiede (al fine di suscitare interesse per nuove cose che ancora non si possiedono). L'utilizzo proprio dei giocattoli, pone in evidenza come le strategie del marketing siano oggi molto aggressive con i bambini e i ragazzi, abituandoli a desiderare sempre nuovi oggetti ludici (bombardandoli di messaggi pubblicitari durante i loro programmi preferiti e attraverso i social più utilizzati) per poter crescere nuove generazioni di consumisti acritici. Ma perchè proprio “made_in_china” (sarebbero bastati giocattoli di qualunque provenienza)? Il motivo sottolinea la genialità di Marco Bertìn, capace di approfondire i temi analizzandoli da tutti i punti di vista, che, con questa scelta rigorosa, mette in luce come il Consumismo prosperi attuando un secondo meccanismo, che inevitabilmente produce infelicità: quello per cui non si da valore a quello che si fa! Infatti gli operai cinesi, protagonisti passivi della produzione a basso costo, vengono scelti dalle aziende occidentali per la convenienza dei costi, imponendo loro di costruire oggetti che non rappresentano in nessuna maniera la loro cultura e che non consentono, in regime di sfruttamento economico, di conseguire nessuna soddisfazione nel proprio lavoro. La mostra “made_in_china”, spettacolare e colorata, spinge i visitatori a riflettere sullo sviluppo di una maggiore consapevolezza critica verso i mercati, acquisendo conoscenza sui meccanismi di produzione e sulla forza propulsiva e persuasiva della propaganda del marketing moderno, spronandoli ad educare se stessi e le nuove generazioni ad una migliore autodifesa verso gli attacchi seducenti del Consumismo, formando una propria capacità autonoma di scelta (e di conoscenza delle sue conseguenze). La mostra appartiene ai progetti del Movimento Arte Etica ed è organizzata da ARTantide.com Gallery e curata da Sandro Orlandi Stagl. La mostra propone un enorme polittico, in continuo progresso, di cui si espongono qui 32 metri quadri, alcune fotografie di grandi dimensioni molto spettacolari, un'originale installazione site-specific e decine di piccole opere realizzate da Marco Bertìn scegliendo alcuni dei giocattoli modificati e trasformati in piccole opere d'arte, tutte esposte negli spazi dell'Ospedale dal 14 dicembre 2017 al 16 febbraio 2018. Mostra realizzata in Collaborazione con l'Ospedale Civile di Sassuolo, Volontariarte, con il patrocinio dell'Unione Comuni Distretto Ceramico e con il supporto di Dussmann. Moda made_in_china Il 16 novembre 2017, presso il nostro Istituto, noi studenti del corso di cinese abbiamo avuto l’occasione di partecipare a una conferenza inerente Il qipao, l’abito tradizionale cinese. La presentazione, tenuta dalla dottoressa Marzia Bia, plurilaureata esperta nell’ambito della moda, si è articolata in diverse parti: la storia del qipao, l’importanza che ha rivestito nella società cinese in quanto simbolo di identità nazionale, le modifiche cui è stato sottoposto dopo la sua introduzione in Occidente. Sono state mostrate fotografie e scene di famose pellicole in cui il qipao è indossato da celebri attrici. La conferenza è stata interessante poiché ci ha portati a riflettere su un aspetto della cultura cinese apparentemente di poco rilievo, quale il vestiario in quanto specchio ed emblema della società. Primitivo made_in_china in cantiere il ricorso dei produttori Primitivo made_in_china in cantiere il ricorso dei produttori di Nazareno DINOI Tweet Tra le tante contraffazioni in giro, non poteva mancare quella sul Primitivo di Manduria doc made_in_china Al momento la sua esistenza non è stata dimostrata materialmente, nel senso che non è stata ancora scoperta una bottiglia con l’etichetta del famoso vitigno Messapico. C’è però la certezza, questa volta documentata, che nel paese del dragone qualcuno abbia già registrato due marchi cosiddetti complessi (perché contengono più denominazioni) contenenti il nome Primitivo di Manduria doc. Una registrazione è silente, mentre l’altra ha già prodotto qualcosa. A scoprire la presunta frode alimentare è stato il neodirettore del Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria doc, Adriano Pasculli De Angelis (nella foto a sinistra). Il giovane bitontino con esperienze manageriali negli Stati Uniti, ha sfruttato le sue conoscenze d’oltreoceano per scoprire l’esistenza dei due marchi Primitivo di Manduria doc che le autorità cinesi hanno già autorizzato a due società per ora sconosciute. Da parte dell’organismo di tutela presieduto dall’imprenditore del vino, Roberto Erario (nella foto a destra), il quale ha messo al primo punto del suo programma la difesa del marchio e la lotta a tutte le contraffazioni, sono subito scattate le procedure per individuare e bloccare la frode cinese. La prima è stata quella di fare una ricerca di mercato interno per vedere chi e quanto Primitivo di Manduria originale viene esportato in Cina. Su proposta del direttore Pasculli De Angelis, dagli uffici del Consorzio sono partire circa trecento lettere indirizzate ai produttori di Primitivo, non solo quelli consorziati ma a tutte le cantine e imprese del territorio del disciplinare. Nel testo che fa esplicito riferimento al sospetto Primitivo taroccato cinese, il Consorzio di tutela fa sapere di avere ricevuto dagli addetti alla sorveglianza una segnalazione di utilizzo improprio, in Cina, della denominazione protetta. Chiediamo quindi – si legge nella nota – se abbiate esportato in Cina negli ultimi due anni e, in tal caso, se possiate inviarci le fatture relative a suddette esportazioni, al fine di presentarle per intentare opposizione. Il sistema cinese della registrazione dei marchi – afferma Pasculli De Angelis - è molto complicato, pertanto, per convincere gli organismi cinesi ad accogliere il nostro ricorso, dobbiamo dimostrare che la presenza del nostro prodotto nel loro paese è così significativa da meritare la tutela sull’origine. A dicembre 2015, il Consorzio ha ottenuto dal Ministro delle Politiche Agricole e Forestali l’attribuzione dell’incarico a svolgere funzioni di tutela, promozione, valorizzazione e vigilanza. Grazie a questa estensione di funzioni, l’organismo ha già formato due agenti vigilatori che in qualità di pubblici ufficiali e in collaborazione con l’istituto centrale qualità repressione e frodi, possono effettuare dei controlli anche sui vini già in vendita sugli scaffali. L’obiettivo è quello di tutelare il consumatore ed i produttori da irregolarità o anomalie relative al prodott[EMPTYTAG]o c[/EMPTYTAG][EMPTYTAG]he non rispetta i dettami del Disciplinare di produzione. La guerra delle App made_in_china Un business da miliardi di dollari, talmente goloso da generare un numero infinito di copie. E dar vita a una guerra tra Apple e gli sviluppatori cinesi. È l'universo delle applicazioni, quei programmini che, dietro le parvenze d'icone colorate, hanno rivoluzionato i nostri smartphone. E anche le nostre vite. Ci consentono di fare di tutto, dall'ascoltare musica a controllare il meteo. Un marchio di fabbrica per Apple, che ne ha fatto un vero culto. A partire dal lontano 2008, quando Steve Jobs, il folle affamato che ha cambiato per sempre il concetto di telefono, ha aperto il primo App store. C'è un'app per tutto, recitava un'iconica pubblicità dell'iPhone. Da allora il boom. Un fiorire di cloni, a cui la Mela morsicata ha deciso di mettere un punto. Secondo le stime della compagnia d'analisi tecnologica ASO 100, sono un milione i software creati in terra del Dragone che il colosso di Cupertino ha rimosso dal proprio negozio digitale in tempi record, dall'inizio dell'anno a oggi: circa 200mila in più rispetto a quelle statunitensi cancellate nello stesso periodo di tempo. Una mole enorme che non è passata inosservata. E che sta sollevando un polverone. Con annessi riverberi legali. Perché è vero che Apple fa periodicamente grandi pulizie nel proprio store per garantire agli utenti zero truffe e massima qualità. E non è inusuale per il gruppo rimuovere decine di migliaia di programmi alla volta. Ma la sperequazione che divide gli smanettoni cinesi dai colleghi d'oltreoceano è sembrata inaccettabile, agli occhi di molti. E i criteri alla base delle decisioni di Tim Cook, nebulosi. Apple ha sempre avuto una buona reputazione nel nostro paese, ha detto Chen Wen, sviluppatore di software dedicati agli incontri online, alla rivista economica britannica Financial Times. Ma il suo recente comportamento, come il trattamento diseguale riservato agli sviluppatori cinesi, ha lasciato molti insoddisfatti. Tutto è iniziato il mese scorso. La firma legale Dare & Sure basata a Pechino ha depositato la prima causa cinese per violazione dell'antitrust che tutela la concorrenza tra le imprese nella Repubblica popolare: 28 gli sviluppatori rappresentati che hanno accusato Cook&Company di condotte anti-competitive. Da allora la tensione è salita. E il fronte di guerra si è allargato fino a includere altri 23 programmatori, sostenuti dallo studio Sichuan Fa Ye Law. Per un totale di 50 programmatori pronti a dare battaglia. Abbastanza per fare notizia. Tanto Dare & Sure, quanto Sichuan Fa Ye Law accusano l'impero creato da Steve Jobs di abusare del suo controllo sull'Apple Store. Non solo, gli sviluppatori cinesi che hanno visto svanire le loro creazioni dal negozio digitale della Mela morsicata lamentano di non aver mai ricevuto alcun preavviso. Spazzati via, dall'oggi al domani, senza conoscerne il motivo. Nel momento in cui delle compagnie importanti per Apple affermano che alcune applicazioni violano i loro diritti d'autore e devono essere rimosse, l'azienda di Cupertino lo fa con scarse indicazioni, se non alcuna indicazione, accusa in una nota la Dare & Sure. Questione di business, quindi: misure diverse per pesi differenti. L'App Store ha pubblicato delle linee guida che si applicano egualmente a tutti gli sviluppatori in ogni paese del mondo, tagliano corto dall'azienda, escludendo qualsiasi discriminazione. E aggiungono: Lavoriamo sodo per assicurare che tutti abbiano successo. La battaglia, si prospetta come una lotta tra Davide e Golia, dagli esiti incerti. Di sicuro, non sono i soli guai che Tim Cook deve affrontare nel regno di Xi Jinping. Sempre sul versante app, la censura web di Pechino, ha costretto Cupertino a spazzar via 450 applicazioni per vpn (virtual private network): quella rete di telecomunicazioni privata che consente a chi la sfrutta di comunicare in modo anonimo e sicuro. Ma anche di bypassare la cosiddetta Great Firewall, la grande muraglia elettronica, cioè la pachidermica struttura messa in piedi da Jinping e predecessori per tenere sotto scacco l'intera Internet dello stato asiatico. E che mette i bastoni tra le ruote alle imprese che vogliono fare affari nel mondo digitale cinese. Una situazione frustrante che accomuna tutti i colossi dell'hi-tech. E che di sicuro ha agevolato il temuto sorpasso di Huawei, firma leader nella produzione di telefonini smart, sulla Apple: le analisi della firma Counterpoint Research, rivelano che a giugno e luglio scorso l'impresa di Pechino ha scalzato alla Mela il secondo posto nelle vendite di cellulari. Piazzandosi unicamente dietro Samsung. Un rimpiazzo definitivo? È presto per dire l'ultima parola. Apple è un culto, più che un semplice brand. Copiarla e, allo stesso tempo differenziarsene, è l'ossessione di tutti i produttori di smartphone cinesi. E grandi sorprese possiamo aspettarci dal nuovo iPhone 8, che sarà presentato il prossimo dodici settembre a Cupertino, in California. Processore di nuova generazione Apple, sistema operativo iOS 11, cassa in alluminio o vetro, impermeabili, leggermente più spessi e lunghi dei modelli attuali: sono alcune delle caratteristiche che, stando ai rumors, possiamo aspettarci. Il prezzo? Stellare: potrebbe partire da 999 dollari. Venerdì 8 Settembre 2017, 10:03 made_in_china Postcards from Van Gogh Una cartolina dall’Olanda: saluti da Parigi! Sotto: una foto di Hong Kong. Ecco il cortocircuito che prende vita e nella mente trasforma per qualche secondo un ombrellino cinese in un girasole in pieno stile “Van Gogh”. Due universi molto distanti, eppure vicino Hong Kong esistono fabbriche a cielo aperto interamente dedicate alla riproduzione di opere d’arte destinate al merchandising dei Musei. Tra le opere più gettonate “La Gioconda” di Leonardo da Vinci e “Dodici girasoli in un vaso” di Vincent Van Gogh. L’artista-operaio (olandese) e l’operaio-artista (cinese): da una parte la solitudine, la follia, il caso. Dall’altra la ricerca di un metodo infallibile per ripetere il caso, riprodurre miracoli a richiesta, una catena di montaggio in grado di pianificare la spontaneità. Due mondi distanti, persino geograficamente, a meno che non sia “il Genio” a colmare quella distanza, perfino al “prezzo” della propria vita. Uno spettacolo su Van Gogh, ma soprattutto per Van Gogh. Note di regia Lo spettacolo si svilupperà attraverso quadri, il cui flusso verrà interrotto da episodi a sé stanti che si esauriscono nel loro stesso compiersi. La ricerca scenica punterà a trovare delle note nuove circa il lavoro attoriale a due, cercando di contrastare quelle che sono le garanzie, ma anche i cliché, del rapporto uomo-donna sulla scena. Lo stile del tutto sarà suggerito dal titolo dello spettacolo. Richiamerà quell’universo kitsch ed effimero proprio dell’oggetto cinese a basso costo. E se è vero che tutto ciò che è made_in_china ha una vita breve, anche lo spettacolo dovrà portare in sé il germe della deteriorabilità, andando ad esaurirsi come una luce al LED quando le batterie si scaricano. La vita all’interno della scena ricorderà quella vissuta nelle case arredate a basso costo. Simone Perinelli I tuoi ultimi quadri mi hanno dato molti pensieri per lo stato del tuo spirito quando li ha eseguiti. C’è in tutti una potenza di colore che non avevi ancora raggiunto, il che costituisce già di per se stesso una qualità rara, ma tu sei andato oltre e, se alcuni cercano il significato del simbolo a forza di torturare la forma, ritrovo molto spesso nelle tue tele come il riassunto dei tuoi pensieri sulla natura e sugli esseri viventi… Ma come deve aver lavorato la tua mente e come ti devi essere spinto all’estremo limite, oltre il quale è inevitabile il senso di vertigine. Theo Van Gogh /lett. N° 10 Lavoreremo su binari distanti e paralleli. La feroce e febbrile ricerca di un’autenticità artistica in grado di lasciare un segnosignificativo nella storia dell’umanità e l’inevitabile azione dell’umanità su questo segno stesso, che ne fa irrimediabilmente carne da macello, restituendone solo una mera imitazione e un palpabile senso di vuoto. Chiesino, Comune controdenuncia la ditta Soldi per le strade in sedici piccoli comuni Accusato di violenze su minore finisce in carcere Impianti sportivi e appalti, M5s e FdI attaccano Spettacoli mercoledì 14 dicembre 2016 ore 13:55 made_in_china al Teatro Era Dal 16 al 18 dicembre lo spettacolo che racconta la passione cinese del pittore Vincent Van Gogh. L'attrice Marsicano candidata al Premio Ubu PONTEDERA — made_in_china – postcards from Van Gogh è un lavoro che trova ispirazione nel grandissimo pittore olandese, non solo dalla produzione pittorica, ma anche da quella letteraria: le lettere a Theo, ma soprattutto quelle a Émile Bernard e alla sorella Wilhelmina. Lo spettacolo è in programma al Teatro Era venerdi 16, sabato 17 dicembre alle 21, domenica 18 dicembre alle 18,30. Lo spettacolo era già stato programmato nel 2015. In scena ecco allora da una parte la solitudine, la follia, il caso che ci riportano alla tormentata esistenza del pittore olandese; dall’altra la ricerca di un metodo infallibile per ripetere il caso, riprodurre miracoli a richiesta: una catena di montaggio in grado di pianificare la spontaneità, quella che vive quotidianamente il giovane artigiano della riproduzione seriale cinese. made_in_china è uno spettacolo su Van Gogh, ma soprattutto per Van Gogh. Il lavoro nasce da un’attenzione meticolosa ai dettagli degli ultimi quadri, dipinti durante il periodo di maggiore agitazione psicotica. Proprio da questi dettagli il testo prende vita e scorre attraverso suggestioni e richiami a quattro dipinti scelti: Autoritratto con orecchio bendato, La sedia vuota, Notte stellata, La camera di Vincent ad Arles. Un alternarsi e intrecciarsi di quadri di Van Gogh e tracce della sua vita, il cui flusso è interrotto da piccoli episodi in cui i segreti dell’arte del Feng Shui cinese convivono con l’alienazione del lavoro in fabbrica, grazie alla drammaturgia scenica di Claudia Marsicano (giovanissima promessa del teatro contemporaneo) e Simone Perinelli (anche autore de testo). La ricerca scenica punta a trovare una nuova pratica del lavoro attoriale a due, cercando di contrastare quelle che sono le garanzie, ma anche i cliché, del rapporto uomo-donna sulla scena. Lo stile è suggerito dal titolo dello spettacolo. Richiama quell’universo kitsch ed effimero proprio dell’oggetto cinese a basso costo. “Pensando all’ opera d’arte e al suo significato di eternità - ha detto Perinelli - non potevamo non cadere nel suo contrario e cioè nell’opera made_in_china effimera, a basso costo e destinata alla deteriorabilità. Un contrasto che dà vita ad un luogo geografico e mentale: la Cina. Un luogo lontano ma che ci dà la misura di fin dove sia arrivata (a sua insaputa) la fama del pittore; fabbriche a cielo aperto dove quotidianamente “artisti” riproducono Van Gogh su richiesta e su misura". L’attrice Claudia Marsicano, 24 anni, protagonista insieme a Simone Perinelli di made_in_china è in finale al prestigioso Premio Ubu, maggior riconoscimento per il teatro italiano, come migliore nuova attrice Under 35. L’eurozona made_in_china Un giorno qualcuno ci spiegherà come sia possibile immaginare una moneta unica in un mercato dove il costo del lavoro orario oscilla da 3,7 a 39 euro. Gli studiosi ripetono da anni che un’area valutaria ottimale dovrebbe prevedere fattori di produzioni omogenei, oltre a un sistema di regole simili. E invece… Invece la Commissione europea il 10 aprile scorso, forte dei dati Eurostat, ha certificato l’estremo divario che esiste nei paesi dell’Ue. Squilibri che non riguardano solo l’annosa questione delle partite correnti, ma la struttura stessa della società, a cominciare dal mercato del lavoro, profondamente differenziato sia per costi che per produttività. Non c’è da stupirsi che, sempre il 10 aprile, la Commissione abbia squadernato il suo cahier de doléance elencando la bellezza di 13 paesi su 27 dell’intera zona alle prese con squilibri strutturali anche gravi. Strano non siano di più. Guardiamo i dati. In Bulgaria il lavoro costa 3,7 euro l’ora, mentre nell’eurozona la media è di 28 euro; 23,4 nell’Ue a 27. I più cari sono i lavoratori svedesi, che costano 38,1 euro l’ora. I francesi, al quinto posto, quotano 34,2 euro, i tedeschi, in nona posizione, 30,4 euro. Noi italiani siamo sotto la media Ue17, a 27,4 euro. In compenso abbiamo una delle più alte percentuali di incidenza dei fattori non salariali sul costo del lavoro. Il famoso cuneo fiscale che pesa da noi il 27,9% a fronte, ad esempio, del 12,4% danese (secondo in classifica per costo del lavoro totale). Molto interessante è vedere cosa è successo alle retribuzioni dell’Ue a 27 dall’inizio della crisi. Nei cinque anni fra il 2008 e il 2012. Nell’Ue a 17, quindi i paesi dell’Euro, i salari sono cresciuti dell’8,7%. Nell’Ue a 27 poco meno: l’8,6%. La prima domanda è se tale aumento abbia almeno coperto l’inflazione nel periodo considerato. E anche qui, prima o poi qualcuno ci spiegherà come sia possibile avere una Banca centrale che fissa un target d’inflazione al 2% e 27 paesi con inflazioni differenti. Per cui la risposta è: dipende. In alcuni paesi, i salari si sono deflazionati. In altri (pochi) sono cresciuti in termini reali. La seconda questione è vedere la differenza di crescita delle retribuzioni nei vari paesi nel quinquennio. Anche qua, gli squilibri sono evidenti. Abbiamo realtà come la Grecia, dove il costo del lavoro è diminuito dell’11,2%, e altre come la Svezia dove invece è cresciuto del 23,3%. Scenari deflazionistici sono rilevati in Ungheria, -4,6%, in Polonia, -2,6%, mentre in Portogallo si va verso crescita zero (+0,4%) come anche in Irlanda (+0,8%). Nei paesi core dell’eurozona, si va dal +9,5% della Francia al 9,1% della Germania el’8,9 italiano, poco sopra l’8,3% spagnolo. In pratica, stante i tassi di inflazione registrati nei quattro paesi nel frattempo, la crescita reale dei salari è stata risicatissima, per non dire nulla, salvo forse per la Germania e per l’Austria (+15,5%). Una caratteristica, questa sì, comune a tutta l’eurozona. Non si salva neanche la ricca Olanda, dove il costo del lavoro è cresciuto di appena il 7,5% in cinque anni. Degno di nota il dato per la Gran Bretagna. In cinque anni il Regno Unito ha incrementato il costo del lavoro di appena il 3,3%. I rubinetti della Banca centrale inglese, evidentemente, non arrivano a irrigare i portafogli del lavoratori. Questi incrementi retributivi fanno i conti con mercati del lavoro sempre più devastati dalla disoccupazione che, naturalmente, tende a deprimere ancora di più i redditi. E a guardare le cifre viene il fondato sospetto che l’unica convergenza possibile fra i paesi dell’Eurozona e, in generale, dell’Ue sia proprio questa: un costo del lavoro sempre più decrescente, a partire proprio dai paesi in difficoltà, per garantirsi la competitività. Il caso della Grecia è eclatante, e con pochi precedenti nella storia recente. Anzi no, uno c’è. Ce lo illustra un interessante studio dell Banca dei regolamenti internazionali uscito pochi giorni fa. A metà degli anni ’90, fra il 1994 e il 1997, i salari nominali cinesi furono tagliati di oltre il 30%. Ci fu un lieve aumento l’anno successivo ma poi la crescita si è sostanzialmente arrestata. Nel 2010, quindi oltre 15 anni dopo, malgrado gli aumenti registrati nel frattempo, i salari cinesi non avevano ancora raggiunto il livello del ’94. Perché mai la Cina fece una cosa del genere? All’interno la manovra servì ad abbattere notevolmente l’inflazione (che evidentemente dipende molto dal costo del lavoro). All’esterno, la Cina si preparò a entrare nel WTO (accadde nel dicembre del 2001), l’organizzazione mondiale del commercio. Il taglio dei salari fece schizzare verso l’alto la produttività dell’industria, più che triplicata. La conseguenza fu che la Cina iniziò a crescere del 10% l’anno grazie alle esportazioni. Un caso classico di mercantilismo spinto. In Europa, qualcosa di simile è successo in Germania dopo le riforme del mercato del lavoro dei primi anni del 2000. I salari sono stati deflazionati, la produttività è andata alle stelle e sono decollati, grazie anche all’introduzione dell’euro, i surplus commerciali. Il calo dei salari ha depresso le importazioni tedesche tenendo sotto controllo l’inflazione. Si dice spesso che i tedeschi siano i cinesi d’Europa. Ma forse ormai tutta l’Eurozona è sempre più made_in_china Materiali made_in_china VS Made in Germany Ciao Caro 2016 31 Dicembre 2016 Un Impianto TV Lungo Un Anno – Ospedale Verona 4 Febbraio 2017 0 Materiali made_in_china VS Made in Germany Sappiamo bene come la tecnologia sia diventata alla portata di tutte le tasche, da diverso tempo anche, e la causa principale la troviamo nella cosi chiamata globalizzazione. In poche parole la manodopera in certi paesi viene pagata meno, i controlli sulla qualità sono meno rigorosi, le leggi ambientali meno opprimenti e gli adempimenti per le aziende molto minori; insomma un insieme di cause che portano queste imprese a produrre materiali, assemblarli e commercializzarli ad un prezzo molto ridotto rispetto ad un’impresa italiana ad esempio. Il paese che ha avuto e sta avendo maggiore influenza su questa globalizzazione è la Cina, famosa per saper duplicare se non copiare i progetti e i prodotti che vengono creati da altri. La Cina è anche il grande assemblatore del mondo, molti infatti mantengono la progettazione nel quartier generale per delegare alla manodopera cinese la fase di assemblaggio e talvolta la distribuzione. In questo caso però la qualità rimane alta perché, nella fase di progettazione e realizzazione, ci sono aziende e persone che si curano di avere un prodotto di una certa qualità. Quello che invece arriva direttamente dalle aziende, ad esempio Cinesi, ed intendo progettazione, realizzazione e assemblaggio fatto completamente da loro, stiamo imparando a farci molta molta attenzione. Come precisato in precedenza, gli adempimenti e le normative che regolano la produzione e la lavorazione di certi materiali sono diverse nei paesi dell’Asia. Questo si traduce in un loro vantaggio competitivo davvero importante! Ti basti pensare ai prezzi di molti oggetti elettronici che derivano completamente da aziende asiatiche e/o con simili vantaggi. Un vantaggio che luccica ai nostri occhi, prezzi davvero bassi per avere un prodotto che dovrebbe fare la stessa cosa del concorrente a prezzo più alto e sembra inoltre che tutto ciò venga certificato e testato per garantirne davvero la funzionalità. Non sto parlando di cose che accadono da poche settimane o mesi, no… è da almeno 10 anni che anche non volendo acquistiamo prodotti figli della globalizzazione. 10 anni sono uno storico che ti permette di analizzare quanto sia davvero di qualità quel prodotto acquistato. Personalmente sento la frase “non ci sono più i prodotti di una volta” quasi tutti i giorni visto che lavoro in un settore dove s’interagisce molto con i clienti nel momento in cui c’è qualche guasto. Ma questo non solo nella mia particolare categoria di lavoro, accade con le automobili, gli elettrodomestici bianchi, i computer, le televisioni, gli accessori, i vestiti ecc… Se ci pensiamo ci sono pochissimi settori della tecnologia che non sono entrati a contatto con questo fenomeno, la maggior parte riporta l’etichetta made_in_china anche se questo non è necessariamente un simbolo di minor qualità perché anche la Apple (considerata un’eccellenza nel campo tecnologico) si avvale di manodopera cinese, ritengo sia comunque giusto realizzare il fatto che il prodotto potrebbe non avere tutti crismi per funzionare adeguatamente e agli stessi livelli per un tempo accettabile che a mio parere sia di almeno 5 anni, a seconda del tipo di prodotto. Nel mio settore in particolare, quello delle telecomunicazioni e del wi-fi, quindi altamente tecnologico, abbiamo assistito a questo fenomeno in modo eclatante. Molte delle aziende che producevano in Italia hanno esportato in Cina almeno la parte di assemblaggio, altri sono andati completamente a produrre là e infine le case cinesi hanno comprato o copiato i progetti e oggi molti prodotti vengono progettati costruiti e assemblati direttamente da loro. Come al solito però la qualità non viene presa in considerazione e vengono prodotti materiali che necessariamente devono costare poco, perché la vera forza del mercato Orientale è il prezzo! Il prezzo basso deriva da molte cose, alcune le ho accennate prima… manodopera, adempimenti, normative di produzione, regole d’igiene ecc. ecc. vengono spesso sorpassate perché inesistenti nel paese di produzione. Ma soprattutto abbiamo un prezzo basso perché i componenti usati hanno un prezzo basso e quindi di scarsa qualità; la logica orientale sembra essere quella di far funzionare le cose fino al momento in cui uno le acquista, dopo qualche mese può anche rompersi che è uguale, intanto è stata venduta. Eppure l’esperienza di 30/40 anni fa rimane, i nostri nonni e genitori sanno che possono esser prodotti materiali che durano in eterno o quasi perché una volta era veramente così, fino a quando i produttori si sono resi conto che il tempo tra un’acquisto e un altro era troppo distante e quindi hanno preferito accorciare questo tempo diminuendo la qualità e naturalmente il prezzo. Quindi la domanda è? Possiamo oggi ancora avere dei prodotti come quelli di una volta, se sì verrebbero davvero apprezzati dal consumatore di oggi? Eh si perché anche noi ci siamo in qualche modo abituati ad acquistare prodotti cinesi o che derivano da mercati con meno leggi e costi di produzione. Quindi purtroppo, volente o nolente, dobbiamo affermare che la causa di questo progresso è la domanda, che proviene direttamente da noi. A volte effettivamente si fa fatica a trovare alternative rispetto ai prodotti importati, altre volte è davvero solo il prezzo a farci gola e a desiderare l’articolo tanto da acquistarlo. Tuttavia le alternative esistono e sono ancora ben presenti, parlo di materiali e prodotti che derivano da una linea di produzione controllata, certificata e testata. [centralino_madeingermany-1024x512.jpg] Nel mio lavoro anche io ho dovuto fare una scelta, avere un prezzo concorrenziale con i miei competitor, montando quello che montano anche loro o continuare a ricercare la qualità negli impianti e questo significa solo prodotti di eccellenza dalla A alla Z. Il mercato e quindi la domanda anche qui si è spaccata, perché da una parte ci sono le persone che vogliono quell’impianto tv ma non interessa se si guasta tra 3 mesi o un anno, l’importante è installarlo, montarlo e consegnarlo. Dall’altra invece c’è l’attenzione alla qualità intesa come investimento nel tempo, mio nonno infatti è solito ripetermi: Chi più spende meno spende. ed effettivamente è quello che succede quando si spende di più all’inizio per ammortizzare la spesa nel tempo perché non sono necessarie continue manutenzioni o adeguamenti. Anche noi di AmicoAntennista e SubitoSegnale abbiamo dovuto spaccarci e prendere una decisione a riguardo, quale clientela soddisfare e quale messaggio fare arrivare alle persone di noi? Non è stato semplice decidere ma alla fine abbiamo scelto la qualità, si perché vogliamo esser chiamati non per il nostro prezzo basso ma per la cura e l’attenzione che ci mettiamo nel fare questo lavoro. Ecco allora che sono nate le nostre esclusive garanzie di 5 e 10 anni sugli impianti tv e wifi che installiamo, grazie alle quali possiamo eliminare ogni rischio per che te acquisti un impianto da noi. Se succede qualcosa all’impianto in garanzia interveniamo senza costi, sostituiamo i prodotti guasti e rimettiamo in funzione il tutto. Abbiamo anche aggiunto due settimane ai classici 14 giorni per avere il rimborso se non sei soddisfatto, con noi infatti puoi provare l’impianto 30 giorni e se non ti soddisfa puoi decidere di riconsegnarlo e riavere quello precedente che è stato smontato. Queste garanzie sono incluse nei nostri impianti perché siamo sicuri di poterle dare dal momento che installiamo solo prodotti certificati, che provengono dall’unione europea o che sappiamo come son stati lavorati fuori dall’UE. Prodotti che testiamo personalmente in laboratorio e facciamo testare ai nostri rivenditori. Sicuramente siamo più cari di qualche altro concorrente che mira a continuare a rivendere al cliente perché qualcosa si è rotto o qualcosa non funziona, proprio come i produttori cinesi che mirano a dare un prodotto funzionante al momento dell’acquisto ma che possa rompersi velocemente. Quello a cui miriamo noi è un impianto che possa dare di più, più a lungo e lo garantiamo anche 10 anni per darti la sicurezza di ricevere un prodotto finito a regola d’arte e che non sia per te un peso nel tempo, sicuramente investirai di più all’inizio ma le manutenzioni nel tempo sono pressoché nulle. È un pò come gli impianti elettrici demotici contro quelli tradizionali, costano anche un 30% in più all’inizio ma grazie alle automatizzazioni nel riscaldamento, nelle luci ed altro aiutano ad abbassare notevolmente i costi energetici di una casa nel tempo. Attualmente stiamo lavorando per pacchettizzare il più possibile i nostri impianti tv e wifi e dare un prezzo che possa essere, almeno inizialmente, uguale per tutti i nostri clienti, un riferimento insomma. Intanto quello che puoi fare per saperne di più sui nostri metodi di lavorazione o richiedere un appuntamento conoscitivo, puoi contattarci dalla pagina: SubitoSegnale Italia – Lascia la tua email e il tuo nome e potrai parlare subito con un responsabile, rispondendo all’email che riceverai dopo pochi minuti o chiamando al numero di telefono. Chery: il nuovo SUV made_in_china prende forma La vettura sarà presentata al prossimo Salone dell'auto di Francoforte Fari a led, gomme dalle dimensioni generose e dettagli cromati: alla Chery sanno cosa piace al mercato occidentale. Foto Chery SUV Chery – Il made_in_china è un fattore sempre più determinate nell’economia mondiale e il comparto auto non fa differenza. Negli ultimi anni stanno aumentando in maniera esponenziale i veicoli provenienti dal sol levante. Se i primi erano soprattutto city car o mezzi estremamente agili, quelli proposti più recentemente strizzano l’occhio a gusti molto affini al mercato occidentale. Chery non sta certo a guardare e nel prossimo futuro lancerà sul mercato un serie di auto nuove, capitanate da un SUV compatto. In rete si possono trovare già i rendering di questo veicolo che sarà presentato ufficialmente al Salone dell’auto di Francoforte in programma il prossimo 12 settembre. Di questo SUV si conosce abbastanza poco, soprattutto a livello tecnico. Quello che trapela riguarda sostanzialmente l’aspetto esteriore. Le linee si ispirerebbero alla natura, nel rispetto del mood “Life in Motion” dell’azienda. Ma non è tutto. Il design sarà impreziosito da una barra cromata anteriore, mini gonne laterali, fari a led e gomme dalle dimensioni generose. “Il nostro nuovo SUV farà da apri pista nel mercato europeo – ha dichiarato il vice presidente esecutivo del R&D Center Shanghai, Ray Bierzynski -. Nei prossimi anni lanceremo gli altri nostri modelli, tutti caratterizzati da un design unico e da soluzioni tecnologiche e funzionali”. Non resta che aspettare. Auto cinesi, la Baic apre una base a Torino Le case automobilistiche cinesi si stanno espandendo sempre di più anche al di fuori dei loro confini nazionali. La Baic, Il made_in_china diventa "Innovated in China" Il made_in_china è sempre stato sinonimo di innovazione. Le invenzioni dei cinesi hanno influenzato la storia dell'umanità: dalla carta alla stampa a caratteri mobili, dalla bussola alla polvere da sparo. Nell'attuale epoca della produzione globale la Cina si è contraddistinta per la capacità di produrre rapidamente e a basso costo, spesso a discapito della qualità dei prodotti. Se da una parte la Cina è il luogo di assemblaggio di prodotti d'eccellenza Package and Product Designed in Occidente, dall'altra lo è anche per quei prodotti low-cost che vengono realizzati localmente sfruttando un basso costo del lavoro, che hanno pian piano portato a screditare il made_in_china agli occhi di consumatori sempre più informati. La sfida dal made_in_china all'Innovated in China La Cina è uno dei mercati più importanti al mondo, ma questo non le basta, e così si è posta un obiettivo preciso: diventare Innovation Nation entro il 2020. Come raggiungere tale risultato? Abbandonando il concetto di made_in_china per sostituirlo con "Innovated in China". Il paese dispone di una massiccia forza lavoro ed il governo offre forti finanziamenti per l'innovazione. Tuttavia le grandi scoperte tecnologiche continuano ad avvenire nei centri Ricerca & Sviluppo delle grandi imprese straniere. Le aziende cinesi stesse sono convinte che per crescere abbiano bisogno di integrare al proprio interno uno specialista straniero, come ha fatto Xiaomi nel 2013 soffiando Hugo Barra a Google. Da cosa ripartire? La maggior parte delle compagnie cinesi ritiene che innovazione sia la capacità di riprodurre gli stessi prodotti dei competitors, ma più semplici ed economici: la ricerca è focalizzata su prezzi, produzione e distribuzione. Ma i tempi stanno già cambiando, e con l'altissimo livello di competitività del mercato alcune aziende cominciano ad investire in un ciclo di Ricerca & Sviluppo a medio-lungo termine. Le case histories dell'eccellenza "Innovated in China" Nella lista The World's Most Innovatives Companies stilata da Forbes troviamo ben sei società con Head Quartet in Cina: Henan Shuanghui Investment (al 24° posto in classifica), Tingyi Holding (25°), Hengan International Group (26°), Baidu (31°), Tencent Holdings (37°) ed Inner Mongolia Yili (80°). Le firme tecnologiche come Xiaomi, Tencent e Baidu hanno trovato il loro punto di forza non nel replicare i prodotti dei competitors occidentali ma nel partire dalle idee di questi per costruirvi sopra innovativi business model. L'applicazione WeChat, fondata dalla cinese Tencent nel 2011 e competitor di WhatsApp, non si è limitata alla messaggistica istantanea ma ha creato una piattaforma mobile in grado di offrire contenuti e servizi, in aggiunta ad un sistema di comunicazione all-in-one. Tra i primati di questa App vi è quello di essere stata la prima ad inserire nella propria piattaforma il tasto push-to-talk. La rivoluzione digitale alla base del processo di "Innovated in China" La Cina vanta 632 milioni di utenti online, attivi su 700 milioni di smart devices. Nel 2013 le vendite e-tailing hanno raggiunto quota 300 miliardi di dollari. Ogni giorno l'e-commerce Taobao effettua transazioni per un valore superiore ai 36 milioni di RMB (circa 6 miliardi di dollari), su Baidu vengono effettuate circa 5 miliardi di ricerche mentre centinaia di miliardi di comunicazioni avvengono su WeChat. La conseguenza diretta di questa rivoluzione digitale è la creazione di nuovi mercati cui destinare sia prodotti che servizi, ampliando l'offerta di lavoro per chi possiede le competenze digitali. L'aumento della produzione digitale guiderà la Cina attraverso una rapida crescita economica. Un'economia che si genera online L'economia generata online nel 2013 ha costituito il 4,4% del PIL della Cina (un valore percentuale superiore a quello di Stati Uniti e Germania) e gli esperti prevedono che entro il 2025 la produttività derivata da internet possa raggiungere il 25% del PIL. I settori su cui la rivoluzione digitale andrà ad impattare maggiormente sono: - l'elettronica di consumo, attraverso la creazione di nuovi mercati per smart devices e l'implementazione della banda larga - l'industria automobilistica, un mercato che sta ancora prendendo forma e che già si interfaccia col web. Skoda e Volkswagen stanno sperimentando la vendita delle auto attraverso i loro portali ufficiali e sono già nate piattaforme come BitAuto e AutoHome, dedicate al commercio verticale delle vetture - l'industria chimica, in questo settore internet è in grado di veicolare la catena del valore ed ottimizzare i processi produttivi al fine di sviluppare prodotti sofisticati in modo rapido e con costi contenuti - i servizi finanziari, la scelta di usare il web comporterà per le aziende una riduzione dei costi associata all'espansione in nuovi mercati. Come ? Attraverso l'invio di un'ingente numero di dati in tempo reale alle banche che saranno così in grado di valutare gli investimenti riducendo assai il margine di rischio - il settore immobiliare, "dal mattone al click", un passaggio obbligato non solo per chi cerca casa ma anche per costruttori ed agenti immobiliari. Le nuove tecnologie impatteranno anche nel settore alberghiero: i viaggiatori saranno sempre più in grado di mettersi in contatto con privati che affittano le proprie abitazioni a discapito degli hotel. - l'assistenza sanitaria - internet renderà il sistema sanitario più efficace fornendo tecnologie in grado di migliorarne la gestione, la telemedicina ed il monitoraggio remoto. La qualità delle cure migliorerà anche grazie alla possibilità che verrà data agli utenti di votare e revisionare ospedali e medici. Perché tutto ciò sia possibile il governo e le aziende dovranno però affrontare questioni di rilievo quali la tutela della privacy, la gestione della condivisione dei dati, la liberalizzazione dei mercati, lo sviluppo di forza lavoro altamente qualificata e l'espansione della rete di infrastrutture internet. JD.com, la maggior compagnia di e-commerce in Cina per fatturato, offre ai consumatori cinesi un’esperienza di shopping on line che spazia dall’elettronica di consumo e beni di lusso a cibi freschi, prodotti per la casa e abbigliamento. In questa intervista, Lijun Xin, presidente della divisione Home&Life, racconta l’esperienza all’ultima Design Week milanese e i rapporti con il made_in_italy nel settore dell’arredo. JD.com ha deciso di essere presente alla Design Week milanese e alla mostra di Interni, uno degli eventi più importanti del FuoriSalone 2017che per il ventesimo anno mette in passerella il meglio del design e del progetto a livello internazionale. Quali gli obiettivi che JD.com si è prefissa con questa partecipazione? Il Salone del Mobile di Milano è la fiera di riferimento a livello internazionale per il settore dell’arredo e per il design. La nostra partecipazione al Salone e al FuoriSalone, attraverso l’installazione Matrix (curata da Yang Dongjiang e realizzata in collaborazione con Interni China) all’Università degli Studi di Milano nell’ambito della mostra-evento Interni Material Immaterial (vedi servizio sul numero 672 di Interni di giugno 2017) ha un duplice obiettivo: farci conoscere maggiormente dalle imprese italiane e poter trasmettere al consumatore cinese i nuovi trend dell’arredo di design. JD.com, oggi la maggiore compagnia cinese di e-commerce in termini di fatturato, si pone come esperienza di shopping on line. Può raccontarci quali sono le categorie merceologiche gestite dalla divisione Home &Life e come l’utente cinese risponde a questa esperienza nei confronti del settore arredamento e design? I settori della divisione Home&Life sono quelli dell’arredamento per la casa, una delle categorie in espansione più veloce su JD.com con un tasso medio di crescita di oltre il 100% negli ultimi anni. Una divisione one-stop-shop di qualità con sotto-categorie quali arredi, articoli per la casa, tessuti per la casa, stoviglie, home decor. La risposta del consumatore cinese è ottima se consideriamo che abbiamo 226 milioni di utenti attivi e siamo in corsa per diventare entro il 2021 la maggior piattaforma di e-commerce B2C in Cina. Questo anche grazie alla più grande rete logistica cinese nel settore che permette di fornire un elevato livello di servizi: durante lo scorso anno, fino al 92% degli ordini di vendita diretta sono stati consegnati in giornata o il giorno successivo con un alto tasso di soddisfazione per la clientela. JD.com offre ai brand internazionali la possibilità di accedere alla domanda di arredi per la casa da parte del mercato cinese: può diventare un ponte capace di collegare Italia e Cina nel segmento del design? Restando nel settore dell’eccellenza, la piattaforma ha in programma di ampliare le competenze anche nel food e nella moda, altri due capisaldi del made_in_italy nel mondo? Nessun dubbio che l’offerta giusta per la clientela cinese sia il made in Italy. Abbiamo già relazioni di partnership con alcune dei maggiori brand italiani del lusso come Trussardi, Tod’s, Luxottica. Nel 2015 abbiamo partecipato alla Milano Fashion Week e nel 2016, in occasione dellla Design Week, abbiamo incontrato aziende rappresentanti dell’eccellenza italiana per iniziare un percorso di inserimento nella piattaforma. Quest’anno, possiamo annunciare la vendita dei prodotti di tre brand dell’arredamento made_in_italy come Savio Firmino, Bordignon e Contractin. Può spiegarci quali sono le principali differenze tra JD.com e il principale competitor cinese Alibaba.com? Può anche fornirci gli ultimi dati circa il volume di affari e il fatturato di JD.com? In comune abbiamo soltanto la caratteristica di essere entrambi piattaforme di e-commerce. A differenza di Alibaba.com (che è una piattaforma B2B) che si limita a mettere in contatto fornitore e cliente, noi gestiamo una serie di servizi tra cui marketing, individuazione del target dei consumatori, deposito e consegna, oltre a una varietà di opzioni di finanziamento e pagamento. JD.com, quotata in borsa, al Nasdaq, sotto il simbolo teleborsa “JD”, con un un volume di affari di 135,3 miliardi di dollari si è affermata nel 2016 come la più grande società internet cinese per fatturato e come terza a livello mondiale, con un fatturato netto di 37,5 miliardi dollari. Qual è la politica e la posizione di JD.com nei confronti della tutela dei brand, della proprietà intelletuale e della lotta alla contraffazione? La tolleranza è zero: o le aziende presenti sulla piattafoma garantiscono elevata qualità del prodotto e rispetto del diritto d’autore oppure vengono espulse. Anche per questo motivo vogliamo portare aziende del made_in_italy in Cina attraverso JD.com: i prodotti italiani infatti non garantiscono solo qualità, originalità, creatività, ma sono portatori di una filosofia, di una esperienza culturale da diffondere. Intervista a cura di Danilo Signorello Lijun Xin nel labirinto di cartoni e video dell'installazione Matrix L'installazione Matrix all'Università degli Studi di Milano durante la mostra evento Material Immaterial L'installazione Matrix all'Università degli Studi di Milano durante la mostra evento Material Immaterial Lijun Xin, presidente della divisione Home&Life di JD.com: tra le mani il simbolo del sito di e-commerce I prodotti Savio Firmino sul sito CINA. Creato un fondo per lo sviluppo di aeromobili made_in_china Commercial Aircraft Corp of China Ltd, società produttrice statale di aerei passeggeri di Shanghai, ha dichiarato che prevede di istituire un fondo di miliardi di yuan quest’anno per sostenere ulteriori ricerche e sviluppo di componenti di aeromobili e delle relative società di approvvigionamento. Secondo quanto riporta China Daily, la società ha dichiarato che il fondo Comac sta intraprendendo il processo di registrazione e vi saranno investiti più di 10 miliardi di yuan. La società ha dichiarato che il fondo di investimento dovrebbe condurre ad una rapida crescita delle catene industriali a monte e a valle e di altri settori di produzione di altissima qualità, come l’elaborazione metallurgica e i controlli dinamici, per il jet passeggeri C919. Questi fondi dovrebbero alimentare le società coinvolte attraverso investimenti diretti e aiutarle a lanciare ulteriori fusioni e acquisizioni all’interno dell’industria. Il successo del C919 ha dimostrato la capacità di Comac di realizzare aerei moderni, riporta il giornale e il passo successivo è quello di nutrire le aziende cinesi per rendere le strutture e i componenti dell’aereo un’altra gamma di prodotti fatti in Cina. Nella fase iniziale, il fondo si concentrerà sullo sviluppo e la ricerca di componenti di aeromobili quali motori, controlli e dispositivi elettronici. Più di 240 aziende locali servono come fornitori e produttori per il C919, che ha più di 100 mila componenti. Il prossimo passo per Comac, prosegue il giornale, è quello di sostenere più società cinesi nella catena di produzione di aeromobili e il fondo appunto fornirà un sostegno favorevole alla crescita del settore. Oggi, molte aziende di produzione dell’aviazione cinese non hanno abbastanza risorse finanziarie per la ricerca e lo sviluppo della produzione di fascia alta, in particolare per produrre componentistica delicata e complicata per velivoli di fascia elevata. Queste società hanno bisogno di sostegno esterno per crescere più velocemente e produrre prodotti più competitivi. Maddalena Ingrao CINA. I nuovi alchimisti creano oro dal rame CINA. Solo dati economici ufficiali per l’hub export, bloccati tutti gli altri CINA. I nuovi alchimisti creano oro dal rame made_in_italy e made_in_china made insieme Francesco Rutelli, presidente del Forum Culturale Italia-Cina L’apertura del Forum culturale tra Cina e Italia, fortemente voluto dai due Governi, richiede da parte nostra un forte e sincero ringraziamento al Governo cinese, e in particolare a S. E. il vice-ministro Ding Wei, per l’eccellente organizzazione ed accoglienza. Il Forum, istituito nel luglio 2016 grazie alla firma tra i Ministeri della Cultura, corrisponde ad alcuni propositi ambiziosi. Alla presenza delle autorità cinesi, vorrei ringraziare per il suo impegno il ministro Dario Franceschini; sottolineare la determinazione del Ministero degli Esteri, grazie al ministro Paolo Gentiloni, oggi primo ministro, e al ministro Angelino Alfano: l’Ambasciata guidata da S. E. Ettore Sequi e la Direzione generale diretta da Vincenzo De Luca, che hanno coordinato assieme al Mibact l’efficace azione di parte italiana. Il primo proposito è di legare indissolubilmente l’unicità del patrimonio culturale dei nostri Paesi alle altrettanto vibranti espressioni della creatività e delle industrie culturali del nostro tempo. Guardiamo alle migliori tradizioni ed esperienze della storia per renderle più vive nella contemporaneità.  Le esperienze ci consentono di guardare al futuro. Siamo ispirati da conoscenza e valorizzazione delle nostre culture pluri-millenarie; siamo motivati dalle novità di oggi, nei settori del cinema e dell’audiovisivo, del design, dell’architettura e dell’arte contemporanea, del grande spettacolo dal vivo, della moda, e del gusto - anch’esso, un’arte dell’esperienza umana, non solo alta espressione dell’industria, del lavoro e del commercio, come ha dimostrato il successo dell’Expo 2015 a Milano (che ha fatto seguito a quella di Shanghai 2010).   Chi scrive ha avuto l’onore di firmare l’Accordo di cooperazione tra le città capitali, Roma e Pechino. Non si può guardare a quell’esperienza di venti anni fa, senza vedere il nostro mondo così profondamente cambiato. Eppure, se la Cina ha compiuto straordinari progressi sulla scena internazionale, e l’Italia ha consolidato il suo ruolo come nazione tra le più vitali al mondo, una cosa non è cambiata: è la nostra profonda, e autentica, amicizia.  Un’amicizia sviluppata lungo i millenni, che i nostri popoli sentono più viva che mai. Oggi, noi dobbiamo portarla a nuovi traguardi condivisi. Ecco perché non avremmo potuto, in occasione dell’importante visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e dei suoi colloqui con il leader della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping, limitare i nostri incontri e progetti bilaterali agli aspetti economici, propri del Business Forum, nella strada che porta al 2020, 50nario dello stabilimento delle nostre relazioni diplomatiche. Il Forum culturale, infatti, non è meno indispensabile. Noi vogliamo che sia innovativo e produttivo di risultati stabili e concreti tra i nostri governi, le nostre realtà culturali, i nostri popoli. Il comunicato congiunto finale, che rifletterà i lavori preparatori e l’intensa giornata di impegno comune che ci attende, testimonia questa volontà. Il secondo proposito, è di aprire una strada nuova sotto l’egida dell’Unesco: una organizzazione delle Nazioni Unite che - se non fosse stata istituita nel 1945, sulle macerie della II guerra mondiale - dovremmo inventare nel mondo di oggi, in quanto lega assieme i grandi obiettivi della cultura, dell’educazione, delle scienze, dell’informazione. Ovvero. l’autentica infrastruttura del dialogo e della comprensione reciproca, che deve permettere alla comunità internazionale di prosperare nella pace, nel pluralismo e nella costruzione di un nuovo umanesimo, se non vuole precipitare ancora una volta nelle buie e terribili spirali della contrapposizione e del conflitto.  Un mondo multipolare ha bisogno di istituzioni multilaterali efficienti. Ed è indispensabile che il loro operato sia compreso e condiviso dai nostri popoli. Ecco perché - su indirizzo congiunto del presidente cinese Xi Jinping e dei premier italiani Matteo Renzi e Paolo Gentiloni - noi proponiamo oggi un’iniziativa unitaria, del tutto originale: il gemellaggio tra Siti Unesco cinesi ed italiani. Non tanto per rimarcare un primato che ci accomuna, nel numero dei siti patrimonio dell’umanità in campo culturale e naturale; ma per creare legami stabili, operativi, capaci di suscitare sviluppo economico, nuovi flussi di turismo sostenibile, nuova occupazione, soprattutto per i nostri giovani. Il terzo proposito può assumere un significato profondo in un tempo in cui - di fronte a rischi e minacce che gli Stati e la Comunità internazionale debbono contrastare con unità e fermezza - non pochi puntano su paure, barriere, divisioni.  Noi vogliamo puntare su responsabilità e soluzioni condivise. Vediamo un’ispirazione comune tra Italia e Cina basata sulla capacità di apprezzare gli insegnamenti di chi ci ha preceduto. Un testo classico–ha scritto Machiavelli–è un testo da cui si possono estrarre idee nuove. Era vero nel Rinascimento; è vero ancora oggi. In Italia, siamo stati terminale della Via della Seta, da Venezia, come dall’antica Roma. Apprezziamo il valore della Nuova Via della Seta per la crescita e la collaborazione nello spazio euro-asiatico.  Abbiamo letto, nel documento programmatico del progetto One Belt, One Road, che tra le cinque priorità di cooperazione vi sono i legami tra persone. Ebbene, questo è anche un tratto fondamentale del pensiero italiano. La storia italiana è infatti profondamente segnata dall’incontro tra influenze e culture diverse, dell’Occidente come dell’Oriente. Fu Orazio a descrivere questa unicità italiana: i bellicosi conquistatori - della Roma Imperiale - si fecero conquistare dalla grande cultura della Grecia, che avevano soggiogato.  La nostra forza, di vera e propria superpotenza culturale, non è stata e non viene esercitata con la presunzione dell’egemonia, ma con il rispetto dell’altro. Con la curiosità verso novità e diversità, che sono motori del cambiamento. Con il fascino dell’incontro. Con il talento di produzioni industriali che creano ricchezza. Con l’arte paziente della cooperazione.  Vorremmo invitare le generazioni cinesi aperte all’innovazione a partecipare a un nuovo Grand Tour italiano. Oggi, è possibile scoprire un’Italia che è meravigliosa nelle sue città, nei suoi paesaggi, nel suo patrimonio materiale ed immateriale, e nelle sue produzioni contemporanee: è aperta agli investimenti e alle collaborazioni con la Cina. Vorremmo mettere in comune le generazioni propense ad una globalizzazione non ingiusta, ma governata da quei valori che vogliono ridurre le diseguaglianze e far crescere, in Oriente come in Occidente, le rispettive classi medie, e quelle in sofferenza. In Cina, vorremmo veder crescere le partnership nei settori culturali e creativi con l’Italia. Della nuova Via della Seta noi siamo pronti a far parte, come di quella storica. Nel mondo che cambia, le grandi dinamiche di dimensione, popolazione e crescita economica inducono la Cina a sviluppare una nuova diplomazia pubblica, una nuova diplomazia culturale. L’Italia può esserne un partner strategico.  Sappiamo, come scrisse lo storico romano Cassio Dione, che i radicali rinnovamenti richiedono sempre molto tempo e una grande assennatezza. Ma lo scopo del nostro Forum non è di aspettare, né di accontentarci. Possiamo, entrambe le parti, realizzare collaborazioni di alto livello.  Possiamo essere subito operosi. Possiamo ottenere risultati estremamente concreti. E contribuire così all’interesse comune, anch’esso concreto, del popolo cinese e del popolo italiano. Abbiamo fiducia che queste giornate vedranno crescere molti frutti. Derby made_in_china Per la prima volta il derby di Milano si disputerà all'ora di pranzo per venire incontro alle esigenze cinesi. Il rischio è che la dicotomia nostalgici-moderni perda di vista i veri problemi delle due milanesi e del calcio italiano in generale. Nella programmazione della 32^ giornata di Serie A la Lega Calcio ha preso una decisione che sta facendo molto discutere i tifosi delle due squadre milanesi, ma che, almeno a livello simbolico, non può non coinvolgere anche l’intero sistema del calcio italiano. Per la prima volta il derby di Milano tra Inter e Milan – inizialmente previsto per le ore 15 di sabato 15 aprile – si disputerà alle 12.30, nell’anticipo dell’ora di pranzo che già tante polemiche aveva suscitato al tempo della sua introduzione. Pur mancando conferme ufficiali alle supposizioni fatte in merito alle ragioni di questa scelta, è inevitabile pensare a una decisione dettata dall’intenzione di venire incontro al mercato asiatico e al fuso orario di sette ore che intercorre tra Milano e Pechino: alle 12.30 italiane in Cina saranno le 19.30, e ciò consentirà alle svariate migliaia di tifosi dell’Inter e del Milan recentemente emersi in quei lidi di riversarsi sui teleschermi per seguire una partita che, diversamente, si sarebbe giocata in tarda serata o in orari notturni proibitivi. L’assoluta novità di questo evento ha sin da subito suscitato molte polemiche, creando una divisione sul tema che si profila come trasversale alle due sponde calcistiche del Naviglio. Da una parte c’è chi ha senza esitazioni bollato questa decisione come l’ennesimo esempio del prostrarsi del “calcio moderno” agli interessi economici dettati dalle televisioni e dagli sponsor internazionali, sempre in cerca di spettatori e mercati nuovi, oltre che come una inaccettabile violazione della tradizione del derby meneghino (disputato quasi sempre di sera). Dall’altra, c’è chi ha difeso l’idea del “derby all’ora di pranzo”, contrassegnando come nostalgici e passatisti coloro che hanno storto il naso e sostenendo che l’apertura del calcio italiano e, in particolare, delle due squadre milanesi alle esigenze orarie dei mercati internazionali, costituisca una necessità ineluttabile per chi voglia rivedere al top due società ormai da anni intrappolate nella lotta per l’Europa League. Immagine 1 Immagine 1 Un contrasto tra due simboli dei derby anni ’90: Luís Nazário de Lima Ronaldo e Paolo Maldini Entrambe le posizioni, soprattutto se tenute con l’atteggiamento polarizzato tipico dei discorsi calcistici, sono in realtà facilmente criticabili e deficitarie. Il primo approccio rischia di scadere facilmente in un nostalgismo dei bei tempi andati che, tra un rimpianto per il calcio degli anni ’90 e un’invettiva contro il denaro e la corruzione che hanno invaso lo sport più bello del mondo, finisce per essere uno sterile ululato alla Luna totalmente privo di pars construens. Se è indubbiamente vero che si è assistito nel tempo a un aumento progressivo del peso specifico di sponsor e pay-tv, questo non può giustificare il rinchiudersi nella torre d’avorio del rimpianto di una presunta età dell’oro che, comunque, non tornerà più nelle forme in cui la si è conosciuta al tempo. Il riferimento che spesso si sente, “Fosse per me, torneremmo tutti a giocare la domenica alle 15”, è per l’appunto di questo tenore, non tenendo conto neppure del fascino, della solennità e della teatralità che ha conferito al calcio l’innovazione (perché un tempo tale è stata) delle partite serali di cartello, che hanno comportato vantaggi in termini di spettacolo e contestualità, pur in violazione del tradizionale pomeriggio domenicale rimasto sostanzialmente in voga fino agli anni Ottanta. Chiunque abbia vissuto l’atmosfera del derby di sera, non potrà che riconoscere che tale innovazione, col tempo trasformatasi a sua volta in tradizione, ha regalato allo stadio Meazza la cornice maestosa che ha visto trionfi e cadute, l’affermarsi di campioni assoluti come Ronaldo e il ritiro di una leggenda come Paolo Maldini, omaggiato al suo ultimo derby anche dalla curva avversaria. Queste emozioni sono recenti, e se negli ultimi anni momenti simili sono diventati più rari che in passato, la colpa non può essere certo attribuita al pubblico cinese né tanto meno ai nuovi proprietari; questi ultimi si sono peraltro dimostrati, nel caso dell’Inter, complessivamente molto rispettosi del club e delle sue tradizioni, avvalendosi intelligentemente di collaboratori italiani (non ultimo lo stesso Massimo Moratti) che li aiutassero ad approcciare una realtà così lontana dalla loro. Immagine 2 Immagine 2 La maestosità della Scala del Calcio è amplificata dal fascino del tramonto che precede anticipi e posticipi serali La necessità di non perdersi in sterili nostalgismi e vagheggiamenti di un impossibile ritorno al passato non giustifica tuttavia l’opposto approccio efficientista e iper-moderno di chi accoglie sempre con una sorta di fanatismo – e con una buona dose di auto-razzismo anti-italiano – qualsiasi novità introdotta nel nostro calcio, che abbia un vago sapore di Europa e internazionalità. Persi in una critica onnicomprensiva e feroce del nostro sistema calcistico, molti non si sono limitati a fare spallucce rispetto a un derby alle 12.30 piuttosto che alle 15 (posizione di per sé comprensibile), ma hanno tacciato chi ha avanzato riserve di avere una mentalità provinciale e arretrata, incapace di comprendere i mutamenti della storia e l’ineludibile necessità di simili cambi di orario. Questi sarebbero indispensabili affinché l’Inter possa avere i soldi per comprare Verratti e Berardi e il Milan possa giocare in un contesto appetibile, facilitando il vero e definitivo closing. Tutto ciò è altrettanto, se non maggiormente, discutibile rispetto alla posizione vista in precedenza. Innanzitutto, che questa decisione di mettere un derby all’ora di pranzo del sabato santo sia una scelta dal sapore internazionale è tutto da vedere. Se escludiamo la Premier League, con le sue tradizioni assolutamente sui generis (dal Boxing Day alle partite la mattina di Capodanno), possiamo osservare che il più celebrato di tutti i campionati europei, la Bundesliga, ha un format molto più tradizionale: una lunghissima pausa natalizia e tante partite in contemporanea alle 15.30, con neppure una di esse in tutto l’anno giocata nell’orario incriminato che sta tra il mezzogiorno e l’una. Inutile ribadire anche noi – dal momento che l’han già fatto tutti i giornali – che il confronto della media degli spettatori tra Bundesliga e Serie A è impietoso, e che lo stesso discorso grosso modo può essere effettuato per quanto riguarda i ricavi dei diritti televisivi, dove quello italiano è diventato nel 2016 il fanalino di coda tra i principali campionati europei, superato proprio da quello tedesco. Stando ai ricavi televisivi e al numero di spettatori paganti, metter le partite all’ora di pranzo non sembra assolutamente essere un tassello decisivo sulla strada della rinascita. Immagine 3 Immagine 3 Un recente studio Nielsen ha calcolato in 106 milioni per squadra i tifosi interisti e milanisti in Cina. Le due milanesi sono seconde in questa classifica solo al Real Madrid, con 127 milioni di tifosi Inoltre, se fosse così importante anticipare le partite di cartello per andare incontro al pubblico asiatico, come mai in un campionato altamente spezzettato come la Liga spagnola (dove è rarissimo trovare anche solo due partite giocate in contemporanea) gli orari delle 12.30 e delle 13 sono costantemente impiegati per partite di importanza scarsa, e categoricamente mai per ospitare il fascino senza tempo del Clásico? Siamo sicuri che Milan e Inter abbiano una quota di tifosi asiatici che travalica quella di Barcellona e Real Madrid? Intanto, quel che è sicuro, è che la media spettatori e i ricavi, neanche a dirlo, resta più alta anche in Liga rispetto alla Serie A. In medio stat virtus, e cercando di essere equilibrati tra i due estremi si può tranquillamente sostenere che, per quanto non si tratti di una tragedia di bibliche proporzioni, la decisione di mettere il derby alle 12.30 sia stata dettata da ritorni economici del tutto ipotetici. L’unica cosa certa è che porterà a un derby di sicure polemiche e contestazioni e a nessun passo avanti nella situazione delle due milanesi che, senza Champions, con ricavi bassi e una media spettatori verso la metà della piena capienza di San Siro, continueranno a navigare a vista, nell’attesa di una svolta che dal cielo le catapulti nuovamente al livello della Juventus. Intanto le curve già affilano le unghie per l’inevitabile contestazione di un orario che al mondo ultras non è mai andato giù sin dalla sua introduzione. La prima volta dell’Inter alle 12.30 (match contro il Parma del 21 aprile 2013) fu incorniciata da un secondo anello verde totalmente vuoto per il primo quarto d’ora in segno di protesta. Per quanto possa essere discutibile l’approccio ultras alle questioni poste dal calcio moderno, non serve frequentare i Boys San o la Curva Sud per detestare un orario che impone di alzarsi molto presto di domenica, impedisce il pranzo familiare e tendenzialmente vede il numero di spettatori allo stadio abbassarsi drasticamente. derby genoa samp scritte © Tm News Infophoto (3) derby genoa samp scritte © Tm News Infophoto (3) Nel 2014 molti muri di Genova subirono questa sorte, in vista del primo derby della lanterna alle 12,30 Vedremo se il 15 aprile lo stadio sarà comunque sold out o quasi, come avvenuto a novembre, ma la media spettatori di Inter e Milan – pur restando la più alta d’Italia – risulta imbarazzante se paragonata alla capienza di circa 80mila posti di uno stadio vecchio e logoro, bisognoso più che mai di lavori di adeguamento e con un terzo anello ormai ridotto a un insieme di settori fantasma la maggior parte dell’anno. Tutto questo senza che all’orizzonte ci sia uno straccio di progetto concreto non solo per un nuovo stadio per l’una o l’altra squadra, ma neppure per l’acquisto (congiunto tra le due squadre o meno) e una ristrutturazione complessiva del Meazza. Questo permetterebbe di tenere assieme modernizzazione e tradizione, senza incorrere nelle sempreverdi polemiche che accompagnano qualsiasi cosa ruoti attorno al gioco più bello del mondo. Insomma, se proprio bisogna essere esterofili a prescindere, proviamo a esserlo anche nella tutela del pubblico autoctono; e se davvero ci teniamo a prendere esempio dagli altri, guardiamo agli inglesi che non si sono fatti problemi a oscurare il Clásico per i primi 15 minuti, in base a una norma che vieta la trasmissione delle partite di calcio in Inghilterra dalle 14.45 alle 17.15 del sabato (ora di Londra). Questo al fine di convincere i tifosi ad andare allo stadio, piuttosto che vedere le partite da casa. Gli asiatici hanno le loro esigenze, ma gli italiani (e i milanesi) avranno pure le loro, e un San Siro vuoto non potrà mai essere colmato da alcun pienone sui teleschermi di Shangai. Tricase made_in_china Tricase subisce le “Contaminazioni” cinesi: in esposizione le opere di pittura e calligrafia tradizionale cinese, pittura contemporanea, oggetti, Quattro Tesori di arte tradizionale cinese e sigilli. manifesto-mostra Inoltre in esposizione opere di artisti italiani influenzati dalla partecipazione al China Art Expo. Espongono: Liu Hui Ying, Liu Xing Gui, Xue Ni, Sun Kan, Li Yu Hua, Wang Zhi Xiang, Chu Yong Chao, Zhang Ya Li. Inaugurazione della mostra Contaminazioni – sulle orme di Marco Polo mercoledì 28 dicembre dalle 18,30 con visita guidata. “A giugno scorso”, spiega l’assessore a cultura e turismo Sergio Fracasso, “abbiamo iniziato una collaborazione con La galleria Gozone Art Musem di Pechino e la associazione Filo di Seta con la sua rappresentante June Liu; a fine ottobre una delegazione di Tricase a fatto visita a Pechino e a Natale ci sarà lo scambio di “cortesia” a Tricase con vari eventi e una mostra dedicata alla China dove saranno esposte, tra le altre, opere di vari artisti cinesi provenienti direttamente da Pechino. Un’iniziativa”, conclude Fracasso, “portata avanti sempre nell’ottica di fare cultura per promuovere il territorio”. PRODOTTI made_in_china SEQUESTRO DELLA GUARDIA DI FINANZA Nell’ambito dei servizi volti ad accertare il rispetto delle prescrizioni imposte dalla normativa comunitaria in materia di sicurezza dei prodotti, la dipendente Compagnia di Nocera Inferiore ha sottoposto a sequestro 98.126 prodotti suddivisi tra articoli cosmetici e giocattoli per minori, recanti il marchio “CE” indicativo di “China Export”, privi dei necessari certificati di conformità e sicurezza, che immessi sul mercato avrebbero fruttato oltre 6.500 euro. Gli articoli in questione, parte dei quali destinati ad un’ampia platea di consumatori minorenni, sono risultati privi di istruzioni d’uso e/o indicazioni circa le loro caratteristiche tecniche (in lingua italiana) non fornendo, in tal modo, alcuna informazione di tracciabilità, con riferimento alla loro composizione, produzione e confezionamento, condizione essenziale per una valutazione soggettiva della intrinseca pericolosità. In particolare, le Fiamme Gialle, nel corso di attività info-investigativa, hanno individuato un’impresa commerciale nel Comune di Pagani, gestita da un cittadino di etnia cinese, dedito alla vendita di prodotti costituiti non solo dai classici articoli destinati ad un pubblico minorile, privi dei requisiti minimi di sicurezza, ma anche da articoli di bigiotteria, cosmetici di vario tipo e sanitari non sicuri. Il servizio si concludeva con il deferimento alla competente Autorità Giudiziaria del rappresentate legale per i reati di commercializzazione di prodotti industriali con segni mendaci e frode in commercio e contestualmente con la segnalazione alla locale Camera di Commercio per l’irrogazione delle previste sanzioni amministrative. Dall’inizio dell’anno, l’attività espletata dai militari della Compagnia di Nocera Inferiore, a contrasto dei comportamenti in grado di minare la concorrenza tra gli operatori del mercato ed, in modo particolare, a tutela della salute del consumatore finale, ha permesso di sequestrare circa 850.000 articoli illeciti, di deferire a piede libero all’A.G. 4 rappresentanti legali degli esercizi controllati e di irrogare sanzioni amministrative sino ad euro 205.000,00 circa, a testimonianza del costante presidio esercitato sul territorio dalla Guardia di Finanza. Guardia di Finanza pagani prodotti made_in_china Entra a far parte della CHAT di TV Oggi Salerno NOTE SUI COMMENTI L'area dei commenti vuole fornire agli utenti di questo sito la possibilità di esprimere la propria opinione su vari argomenti. Questo però deve avvenire nel pieno rispetto del vivere civile e del buon gusto. Pertanto è assolutamente vietato inserire messaggi dal contenuto minaccioso, insultante, diffamatorio, ingiurioso, osceno, volgare, offensivo, pornografico, sacrilego, sessualmente esplicito o indecente, e ogni quant'altro costituisca di per sé o induca ad atti illeciti, comporti responsabilità civile o che in qualunque altro modo violi qualsiasi legge locale, regionale, nazionale od internazionale. Ciò nonostante gli amministratori di questo sito non possono essere ritenuti responsabili di come, dove e da chi questo forum viene utilizzato in quanto non sono nella possibilità concreta di esercitare un controllo diretto sugli stessi. Chiunque però dovesse riscontrare contenuti non in linea con i principi fin qui descritti può segnalarceli all'indirizzo redazione@tvoggisalerno.it per la rimozione. Ecco a voi l’Affittopoli made_in_china Decine di negozi regalati a pochi euro I locali di proprietà del Campidoglio finiti in mano agli orientali. In molti casi li subaffittano da italiani Ecco a voi l’Affittopoli made_in_china Ci mancava solo questa. Decine di insegne composte da ideogrammi a far da cornice ai palazzi umbertini dell’Esquilino. Che il Dragone abbia invaso ormai da tempo quel pezzo di città che va da Porta Maggiore fino a Termini non è una novità. Quello che fa impressione, però, è che le attività commerciali cinesi si siano di fatto appropriate di decine di locali di proprietà del Comune di Roma. Anche loro, come tanti italiani furbetti, a pochi euro al mese o comunque senza un regolare contratto. Dando vita a uno scandalo nello scandalo: affittuari del Comune che subaffittano a commercianti asiatici, che a loro volta spesso vendono anche prodotti non regolari. Via Giolitti, via Turati, via Cappellini, via Cattaneo. Tutto intorno alla Stazione Termini proliferano indisturbati, nel sonno profondo dormito per tutti questi anni dalle amministrazioni capitoline. Nei giorni scorsi, il commissario straordinario di Roma Capitale, Francesco Paolo Tronca, ha dato ordine al comandante dei vigili urbani, Raffaele Clemente, di disporre blitz a tappeto nel primo municipio. In alcuni dei 35 locali controllati gli agenti hanno trovato persone di nazionalità cinese. E con grande difficoltà sono riusciti ad ottenere informazioni. VIAGGIO A CHINATOWN Noi de Il Tempo abbiamo provato a fare la stessa cosa, tentando un viaggio nella Chinatown capitolina. Fra i negozi visitati, quello di via Turati 39, che secondo i dati caricati sul sito del Comune versa la misera somma di 683 euro annui d’indennità d’occupazione. Chiediamo alla giovane cinese seduta dietro la cassa se 57 euro d’affitto al mese non siano pochi per un negozio che affaccia su una strada così trafficata. Io di affitti non so niente - risponde la ragazza - dovreste parlare con il padrone del negozio che però ora non c’è. E lo può chiamare? No ora non si può. Le chiediamo allora se ricevuto una visita dai Vigili Urbani, ma veniamo liquidati con un secco non posso dirvi altro. Basta girare l’angolo per scoprire come, anche nelle piccole strade che congiungono le due vie, la situazione sia la stessa. In via Cattaneo, ad esempio, c’è chi paga anche 1.000 euro al mese d’indennità d’occupazione (dunque con contratto scaduto) per un negozio di almeno 100 mq posto appena sotto il livello della strada. Entriamo. La luce è fioca e molta della merce esposta, nonostante sia in vendita, è ancora imballata nel cellophane. Sugli scaffali c’è di tutto: dalle cartine di Roma agli orologi a parete, passando per articoli da cucina e bigiotteria varia. Tutto rigorosamente made_in_china . Cerchiamo di parlare con l’uomo che si trova all’interno, ma a ogni nostra domanda si infrange sistematicamente contro un non capisco, non capisco. CAOS SUBAFFITTI Qualcosa, come abbiamo visto nei giorni scorsi, si muove. Il Campidoglio pretende che gli esercenti controllati portino in Comune la documentazione relativa al contratto di locazione. Pena l’avvio immediato delle procedure di sfratto. Gli agenti, infatti, hanno potuto verificare dalla prima ispezione come molti dei 35 esercizi commerciali visitati siano gestiti da persone diverse dai titolari indicati dal Dipartimento, motivo che lascia credere come vi siano stati negli anni episodi di subaffitto. Non solo. Si parla anche di diversa destinazione d’uso rispetto al titolo giuridico: è infatti improbabile che il Comune abbia dato autorizzazione a commercianti cinesi di avviare un’attività nei propri locali. Anche su questo fronte bisognerà indagare a fondo. Africa made_in_china attenta ai più poveri, non ai dittatori Tutto quello che abbiamo sempre saputo sulla politica degli aiuti della Cina in Africa è falso: lo dice un nuovo report di AidData, che rivela aspetti poco conosciuti dei progetti di cooperazione finanziati da Pechino Gli aiuti allo sviluppo della Cina all’Africa non favoriscono i regimi autoritari o corrotti, come i governi d’Occidente hanno sempre sostenuto. Lo rivela uno studio pubblicato da AidData dal titolo Apples and Dragon Fruits: The Determinants of Aid and Other Forms of State Financing from China to Africa, insieme a un database che traccia più di 94 miliardi di dollari di fondi cinesi a cinquanta paesi africani tra il 2000 e il 2013. Secondo i ricercatori del College of William & Mary, della Heidelberg University e di Harvard, quindi, tutto quello che abbiamo sempre saputo sulla politica degli aiuti della Cina in Africa è falso. Anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, durante il suo ultimo viaggio in Africa, ha parlato della Cina contestandone la pratica di versare flussi di denaro verso quei paesi da cui può ottenere risorse minerarie. “Le relazioni economiche tra due paesi non riguardano solo la costruzione di infrastrutture o l’accaparramento di materie prime”, aveva dichiarato Obama. Ma i dati raccolti dai ricercatori di AidData raccontano un scenario differente. Per esempio, in Liberia la Cina ha finanziato l’installazione di semafori a energia solare nella capitale Monrovia e anche la costruzione di un centro per la prevenzione della malaria. In Mozambico, tra i progetti cinesi c’è una scuola per le arti visuali a Maputo. In Algeria ha finanziato la realizzazione di un teatro dell’opera da 1400 posti. Durante la crisi del virus ebola la Cina ha anche mandato centinaia di operatori sanitari nei paesi più colpiti dell’Africa occidentale e organizzato corsi di formazione per 1600 infermieri e medici locali. Su 2647 progetti registrati sul sito dal 2000 al 2012, solo 74 riguardano l’estrazione mineraria, e 140 sono progetti legati all’energia. La maggioranza dei finanziamenti è andata a progetti per migliorare la vita della popolazione in termini di assistenza sanitaria: Categorie Progetti Finanziati CINA La prima causa di confusione nell’identificare obiettivi e scopi dei finanziamenti sta nella difficoltà nel differenziare tra aiuti nel senso stretto del termine (quelli identificati dall’Ocse come Oda, Official development assistance) e altre forme di assistenza finanziaria. Pechino peggiora la situazione rilasciando dati scarsi e poco afffidabili: questo ad alimentare le speculazioni sulle sue intenzioni in Africa rendendo difficile la verifica delle informazioni. La Cina infatti non pubblica i dati secondo le classiche categorie dell’Ocse, nè rilascia sistematicamente informazioni sui progetti o sui suoi finanziamenti bilaterali. Per il rapporto quindi i ricercatori si sono affidati al database di Aid Data, che include 2647 progetti in 50 stati diversi nel periodo dal 2000 al 2012. Nel report si sfatano altri miti. Per esempio, che diversamente a quanto si è sempre creduto, la Cina non privilegia regimi autoritari o “stati canaglia” nella sua allocazione degli aiuti. Un’analisi degli Oda (aiuti allo sviluppo ufficiali) rivela che la Cina non ha interessi commerciali diretti nei paesi in cui realizza più progetti di cooperazione, anzi i flussi di aiuti sono orientati verso i paesi più poveri, e le decisioni di Pechino si rifanno a reali bisogni umanitari (nella mappa, navigabile qui, il colore rosso indica la percentuale di popolazione che vive con meno di 2$ al giorno, i pallini indicano i progetti): Povertà E Progetti Cina Rispetto alla percezione che gli aiuti cinesi siano incanalati verso paesi corrotti e ricchi di risorse, i dati indicano il contrario. Piuttosto, nei confronti di questi governi, sono più orientati a creare partnership commerciali e concessioni di prestiti. In sostanza, il modo in cui la Cina fornisce aiuti ai paesi in via di sviluppo, assomiglia a quello dei donatori dell’Occidente. Un aspetto “divergente” segnalato dai ricercatori riguarda la politica di allineamento nel voto all’assemblea generale dell’Onu: quando i paesi africani votano allo stesso modo della Cina, o si allineano alle posizioni della Cina nel lungo periodo, tendono a ricevere più aiuti allo sviluppo da Pechino. Il discorso del presidente cinese Xi Jinping all’Onu Durante l’assemblea generale dell’Onu di settembre Xi ha annunciato un nuovo impegno di due miliardi di dollari per la creazione di un fondo per l’aiuto allo sviluppo dei paesi più poveri, insieme alla promessa di cancellare debiti in scadenza nel 2015. Nel suo discorso Xiha sottolineato come la comunità internazionale debba considerare l'agenda di sviluppo post 2015 come un nuovo punto di partenza per "cercare uno sviluppo congiunto e creare partenariati di mutuo vantaggio". La Cina continuerà ad aumentare gli investimenti nei Paesi più arretrati per raggiungere una cifra di 12 miliardi di dollari nel 2030. Anche in questo ambito, le motivazioni dell’aiuto allo sviluppo cinese assomigliano molto a quelle dell’occidente. In totale, la Cina ha impegnato 31,5 miliardi di aiuti pubblici all’Africa tra il 2000 e il 2013, circa 2,25 miliardi all’anno. Gli Stati Uniti però hanno inviato tre volte di più: 92,7 miliardi dal 2000 al 2013, quasi 6,62 miliardi per anno. E secondo un sondaggio di Gallup sull’opinione degli africani nei confronti delle leadership statunitensi e cinese, l’impegno americano è particolarmente apprezzato: Apprezzamento Leadership Paesi Africani Cina Usa Ceramiche “made_in_china” al Padiglione Italia di Expo, Presciutti chiede spiegazioni Il primo cittadino di Gualdo Tadino scrive a istituzioni regionali, “Da sindaco dell Città della Ceramica sono esterrefatto, mi auguro sia solo svista” Con una lettera rivolta all’Associazione Italiana Città della Ceramica, alle Associazioni di Categoria, alla Giunta regionale, ai Consiglieri regionali e ai Parlamentari umbri, il sindaco di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti ha chiesto dei chiarimenti su alcuni prodotti in ceramica prodotti in Cina presenti al Padiglione Italia di Expo 2015, dopo una segnalazione fatta da alcuni cittadini gualdesi. Quest’ultimi, la scorsa settimana, si sarebbero infatti recati all’esposizione mondiale meneghina, concentrando la loro attenzione proprio sui prodotti in ceramica, arte in cui Gualdo Tadino eccelle da sempre. Nel Padiglione Italia i curiosi visitatori umbri si sarebbero però imbattuti in alcuni prodotti di questo “familiare” materiale, che sul retro riportavano un’etichetta con su scritta la provenienza dei singoli manufatti. Su molti di essi, con grande sorpresa dei gualdesi, era riportata la dicitura “made_in_china” e “Made in Europe”. Fatto molto strano considerato che alcuni dei prodotti presenti in quella zona di merchandising riportavano anche il claim “Orgoglio Italia”. “Da Sindaco di Gualdo Tadino, ‘Città della Ceramica’, – scrive Presciutti nella sua missiva – sono rimasto esterrefatto nel vedere tale papocchio, documentato dalle foto che mi sono pervenute (qui in gallery)“. Parliamo sempre di made_in_italy prodotti italiani, eccellenza da prendere ad esempio e da esportare all’estero e poi invece di promuovere i nostri beni ne scegliamo altri di minore qualità provenienti dalle parti più disparate del globo. Mi sembra una vera e propria contraddizione. Per di più farlo nella sede del Padiglione Italia di Expo 2015 mi lascia ancor più sbigottito. Ci sono tante aziende serie che producono ceramiche di eccellenza in Italia, in particolare nel territorio di Gualdo Tadino, e credo che sarebbero state ben felici, se coinvolte, di portare i loro prodotti ad una manifestazione così importante “Come sindaco di Gualdo Tadino, che ha nella ceramica un settore di vitale importanza nella sua economia, – conclude Presciutti – chiedo un chiarimento e delle spiegazioni su questa vicenda. Mi auguro che sia stata frutto di una “svista” e che la situazione sia riconducibile solo all’ultimo periodo di Expo e non fin dallo scorso 1 maggio, giorno della sua inaugurazione“. ____________________ Cerca nel sito articoli, storie, interviste ed eventi Vita * Vita * Vita International * Afronline * Comitato Editoriale * Il Gruppo + Vita Investor + Vita Giving * Servizi + Vita Store + Vita Lavoro + Vita Platform + Vita Social Plugin * * cerca * * Ultime * Storie * Interviste * Blog * Bookazine * Sezioni Vita Editore * Vita * Vita International * Afronline * Comitato Editoriale Il Gruppo * Vita Investor * Vita Giving Servizi * Vita Store * Vita Lavoro * Vita Platform * Vita Social Plugin Vita * * * * * * * Vita Bookazine * Vita Bookazine * Vita Bookazine Abbonati a Vita Bookazine * Ultime * Storie * Interviste * Blog * Bookazine * Sezioni Vita Bookazine Una rivista da leggere e un libro da conservare. abbonati * Home * Sezioni * Mondo * Attualità Kenya China Student E1440541462893 1900X700 C Lo scenario Africa made in China: attenta ai più poveri, non ai dittatori di * Donata Columbro 11 Novembre Nov 2015 1045 11 novembre 2015 * ... * * * * * * * QR Code Tutto quello che abbiamo sempre saputo sulla politica degli aiuti della Cina in Africa è falso: lo dice un nuovo report di AidData, che rivela aspetti poco conosciuti dei progetti di cooperazione finanziati da Pechino Gli aiuti allo sviluppo della Cina all’Africa non favoriscono i regimi autoritari o corrotti, come i governi d’Occidente hanno sempre sostenuto. Lo rivela uno studio pubblicato da AidData dal titolo Apples and Dragon Fruits: The Determinants of Aid and Other Forms of State Financing from China to Africa, insieme a un database che traccia più di 94 miliardi di dollari di fondi cinesi a cinquanta paesi africani tra il 2000 e il 2013. Secondo i ricercatori del College of William & Mary, della Heidelberg University e di Harvard, quindi, tutto quello che abbiamo sempre saputo sulla politica degli aiuti della Cina in Africa è falso. Anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, durante il suo ultimo viaggio in Africa, ha parlato della Cina contestandone la pratica di versare flussi di denaro verso quei paesi da cui può ottenere risorse minerarie. “Le relazioni economiche tra due paesi non riguardano solo la costruzione di infrastrutture o l’accaparramento di materie prime”, aveva dichiarato Obama. Ma i dati raccolti dai ricercatori di AidData raccontano un scenario differente. Per esempio, in Liberia la Cina ha finanziato l’installazione di semafori a energia solare nella capitale Monrovia e anche la costruzione di un centro per la prevenzione della malaria. In Mozambico, tra i progetti cinesi c’è una scuola per le arti visuali a Maputo. In Algeria ha finanziato la realizzazione di un teatro dell’opera da 1400 posti. Durante la crisi del virus ebola la Cina ha anche mandato centinaia di operatori sanitari nei paesi più colpiti dell’Africa occidentale e organizzato corsi di formazione per 1600 infermieri e medici locali. Su 2647 progetti registrati sul sito dal 2000 al 2012, solo 74 riguardano l’estrazione mineraria, e 140 sono progetti legati all’energia. La maggioranza dei finanziamenti è andata a progetti per migliorare la vita della popolazione in termini di assistenza sanitaria: Categorie Progetti Finanziati CINA La prima causa di confusione nell’identificare obiettivi e scopi dei finanziamenti sta nella difficoltà nel differenziare tra aiuti nel senso stretto del termine (quelli identificati dall’Ocse come Oda, Official development assistance) e altre forme di assistenza finanziaria. Pechino peggiora la situazione rilasciando dati scarsi e poco afffidabili: questo ad alimentare le speculazioni sulle sue intenzioni in Africa rendendo difficile la verifica delle informazioni. La Cina infatti non pubblica i dati secondo le classiche categorie dell’Ocse, nè rilascia sistematicamente informazioni sui progetti o sui suoi finanziamenti bilaterali. Per il rapporto quindi i ricercatori si sono affidati al database di Aid Data, che include 2647 progetti in 50 stati diversi nel periodo dal 2000 al 2012. Nel report si sfatano altri miti. Per esempio, che diversamente a quanto si è sempre creduto, la Cina non privilegia regimi autoritari o “stati canaglia” nella sua allocazione degli aiuti. Un’analisi degli Oda (aiuti allo sviluppo ufficiali) rivela che la Cina non ha interessi commerciali diretti nei paesi in cui realizza più progetti di cooperazione, anzi i flussi di aiuti sono orientati verso i paesi più poveri, e le decisioni di Pechino si rifanno a reali bisogni umanitari (nella mappa, navigabile qui, il colore rosso indica la percentuale di popolazione che vive con meno di 2$ al giorno, i pallini indicano i progetti): Povertà E Progetti Cina Rispetto alla percezione che gli aiuti cinesi siano incanalati verso paesi corrotti e ricchi di risorse, i dati indicano il contrario. Piuttosto, nei confronti di questi governi, sono più orientati a creare partnership commerciali e concessioni di prestiti. In sostanza, il modo in cui la Cina fornisce aiuti ai paesi in via di sviluppo, assomiglia a quello dei donatori dell’Occidente. Un aspetto “divergente” segnalato dai ricercatori riguarda la politica di allineamento nel voto all’assemblea generale dell’Onu: quando i paesi africani votano allo stesso modo della Cina, o si allineano alle posizioni della Cina nel lungo periodo, tendono a ricevere più aiuti allo sviluppo da Pechino. Il discorso del presidente cinese Xi Jinping all’Onu Durante l’assemblea generale dell’Onu di settembre Xi ha annunciato un nuovo impegno di due miliardi di dollari per la creazione di un fondo per l’aiuto allo sviluppo dei paesi più poveri, insieme alla promessa di cancellare debiti in scadenza nel 2015. Nel suo discorso Xiha sottolineato come la comunità internazionale debba considerare l'agenda di sviluppo post 2015 come un nuovo punto di partenza per "cercare uno sviluppo congiunto e creare partenariati di mutuo vantaggio". La Cina continuerà ad aumentare gli investimenti nei Paesi più arretrati per raggiungere una cifra di 12 miliardi di dollari nel 2030. Anche in questo ambito, le motivazioni dell’aiuto allo sviluppo cinese assomigliano molto a quelle dell’occidente. In totale, la Cina ha impegnato 31,5 miliardi di aiuti pubblici all’Africa tra il 2000 e il 2013, circa 2,25 miliardi all’anno. Gli Stati Uniti però hanno inviato tre volte di più: 92,7 miliardi dal 2000 al 2013, quasi 6,62 miliardi per anno. E secondo un sondaggio di Gallup sull’opinione degli africani nei confronti delle leadership statunitensi e cinese, l’impegno americano è particolarmente apprezzato: Apprezzamento Leadership Paesi Africani Cina Usa Vita Bookazine Una rivista da leggere e un libro da conservare. abbonati * Africa * Onu * Energia * Assistenza * Aid * Crisi * Teatro * Scuola Contenuti correlati * Bissau2 Africa 11 Novembre Nov 2015 1029 11 novembre 2015 Guinendadi, il reportage che racconta l'altra faccia della Guinea Bissau di Serena Carta Un reportage multimediale articolato in 15 storie. 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Quest’ultimi, la scorsa settimana, si sarebbero infatti recati all’esposizione mondiale meneghina, concentrando la loro attenzione proprio sui prodotti in ceramica, arte in cui Gualdo Tadino eccelle da sempre. Nel Padiglione Italia i curiosi visitatori umbri si sarebbero però imbattuti in alcuni prodotti di questo “familiare” materiale, che sul retro riportavano un’etichetta con su scritta la provenienza dei singoli manufatti. Su molti di essi, con grande sorpresa dei gualdesi, era riportata la dicitura “Made in China” e “Made in Europe”. Fatto molto strano considerato che alcuni dei prodotti presenti in quella zona di merchandising riportavano anche il claim “Orgoglio Italia”. [INS: :INS] “Da Sindaco di Gualdo Tadino, ‘Città della Ceramica’, – scrive Presciutti nella sua missiva – sono rimasto esterrefatto nel vedere tale papocchio, documentato dalle foto che mi sono pervenute (qui in gallery)“. [INS: :INS] Parliamo sempre di Made in Italy, prodotti italiani, eccellenza da prendere ad esempio e da esportare all’estero e poi invece di promuovere i nostri beni ne scegliamo altri di minore qualità provenienti dalle parti più disparate del globo. Mi sembra una vera e propria contraddizione. Per di più farlo nella sede del Padiglione Italia di Expo 2015 mi lascia ancor più sbigottito. Ci sono tante aziende serie che producono ceramiche di eccellenza in Italia, in particolare nel territorio di Gualdo Tadino, e credo che sarebbero state ben felici, se coinvolte, di portare i loro prodotti ad una manifestazione così importante “Come sindaco di Gualdo Tadino, che ha nella ceramica un settore di vitale importanza nella sua economia, – conclude Presciutti – chiedo un chiarimento e delle spiegazioni su questa vicenda. Mi auguro che sia stata frutto di una “svista” e che la situazione sia riconducibile solo all’ultimo periodo di Expo e non fin dallo scorso 1 maggio, giorno della sua inaugurazione“. share 0shares * Share * Tweet * Pin Commenti Stampa [INS: :INS] ceramica chi china prodotti expo 2015 padiglione Italia TOPICS ceramicheexpogualdo tadinoletteramade in chinapadiglione italiapresciutti Precedente: Non si fermano all’alt dei CC. di Norcia e scappano con 2 auto rubate Successivo: Spoleto, al Cantiere Oberdan spettacolo de La Maschera “Un po’ di noi” Davide Baccarini castello@tuttoggi.info [INS: :INS] La VETRINA di TuttOggi.info [INS: :INS] [INS: :INS] [INS: :INS] [INS: :INS] [INS: :INS] [INS: :INS] [INS: :INS] [INS: :INS] Che Tempo Fa a Città di Castello TUTTOGGI.INFO Edizioni SYN-MEDIA Srl (P.IVA 02965540541) Iscrizione al Registro per la Pubblicazione di Giornali e Periodici del Tribunale di Spoleto n. 05/2007 del 18/09/2007 Iscrizione al ROC n. 22904 COPYRIGHT La riproduzione di articoli, foto e video contrassegnati da © è vietata con qualsiasi mezzo analogico o digitale, se non autorizzata senza il consenso scritto dell’editore. 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In seguito a una segnalazione ricevuta da un cittadino, il sindaco di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti, ha denunciato questa presenza con una lettera indirizzata all’Associazione Italiana Città della Ceramica, alle associazioni di categoria, giunta regionale, consiglieri regionali e ai parlamentari umbri. “La scorsa settimana – scrive Presciutti – alcuni cittadini di Gualdo Tadino hanno trovato nel Padiglione Italia dei prodotti in ceramica con sul retro un’etichetta riportante la provenienza dei manufatti. E sorpresa alquanto negativa è stata prendere visione delle stesse, che in modo inequivocabile riportano la dicitura “Made in China” e “Made in Europe”. Una svista forse o un errore non voluto, poiché alcuni dei prodotti presenti in quella zona di merchandising riportavano anche il claim “Orgoglio Italia”. Da sindaco di Gualdo Tadino “Città della Ceramica” sono rimasto esterrefatto nel vedere tale papocchio, documentato dalle foto che mi sono pervenute.” “Parliamo sempre di Made in Italy, di prodotti italiani di eccellenza da prendere ad esempio e da esportare all’estero – prosegue il sindaco gualdese – e poi invece di promuovere i nostri beni ne scegliamo altri di minore qualità provenienti dalle parti più disparate del globo. Mi sembra una vera e propria contraddizione questa. Per di più farlo nella sede del Padiglione Italia di Expo 2015 mi lascia ancor più sbigottito. Ci sono tante aziende serie che producono ceramiche di eccellenza in Italia, in particolare nel territorio di Gualdo Tadino, e credo che sarebbero state ben felici, se coinvolte, di portare i loro prodotti ad una manifestazione così importante e difficilmente ripetibile nel nostro Paese in tempi brevi.” Presciutti chiede quindi spiegazioni su questa vicenda, ricordando come Gualdo Tadino abbia nel settore ceramico un comparto di vitale importanza per l’economia della città. [Dunia-Party.jpg] [la-regina.jpg] [negozio-enel-4.jpg] Tags: * ceramica * cina * expo 2015 * gualdo * gualdo tadino * made in china * massimiliano presciutti * Commenti (0) * Contenuto bloccato fino all'accettazione dei cookie. 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[Dunia-Party.jpg] [negozio-enel-4.jpg] [la-regina.jpg] Articoli recenti * L’eugubino-gualdese è sempre più un paese per vecchi * Con “Jingle Band” la banda musicale di Gualdo Tadino ha fatto il pieno alla Sala dei Notari * Grande successo di pubblico per il concerto “Insieme per Gabriele” * Per l’A.Na.Ca di Gualdo Tadino è tempo di bilanci * Gualdo Tadino, uffici comunali chiusi lunedì 31 dicembre Le nostre firme [negozio-enel-4.jpg] [Dunia-Party.jpg] [la-regina.jpg] Archivio mensile Archivio mensile [Seleziona mese] Iscriviti al nostro canale Pubblicità [INS: :INS] Potrebbe piacerti anche * Economia Merloni, Umbria e Marche per il rilancio dell’area Le Giunte regionali di Umbria e Marche unite per il rilancio del processo di ... author_avatar Redazione Gualdo News 20 ottobre 2015 0 commenti 0 Condivisioni * Economia Mercato del lavoro. A Gualdo Tadino trend negativo nel 2017 Nessun comune umbro sopra i 10mila abitanti nel 2017 ha aumentato gli occupati. 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Nello skiforum si discute di: » sport invernali: tutti; » montagna estiva: escursionismo, alpinismo, mountain bike; » turismo: commenti su località e recensioni di hotel ed alloggi; » sociale: trova nuovi amici per le tue sciate. iscriviti sportivo R E G I S T R A T I allo skiforum Registrandoti avrai accesso a tutte le funzioni dello Skiforum e la navigazione sarà più veloce (non apparirà più questo messaggio di benvenuto). Per comunicazioni, commenti o altro: info@skiforum.it Buono skiforuming! [hippie.gif] 4. 10-11-2007, 07:22 PM #2 crazy-skier + Vedi profilo + Visualizza i post del forum + Messaggi privati + Trova tutti gli articoli blog dell'utente + Visita l'Home Page + Trova tutti gli articoli dell'utente crazy-skier non è in linea Senior Member Skifoso ______________________________________________________________ Predefinito I miei lo avevano scritto sulla pellicola plastica che li ricopriva, pero' in effetti, non penso che ci sia scritto anche sullo sci Rispondi citando Rispondi citando ______________________________________________________________ 5. 6. 10-11-2007, 07:39 PM #3 rikypowder_47 + Vedi profilo + Visualizza i post del forum + Messaggi privati + Trova tutti gli articoli blog dell'utente + Trova tutti gli articoli dell'utente rikypowder_47 non è in linea sciatore Skifoso ______________________________________________________________ Predefinito forse perchè il gruppo che comprende Tacnica Woelkl Marker a altri marchi NON produce tutto in Cina ma solo una parte , probabilmente le linee meno pregiate Rispondi citando Rispondi citando ______________________________________________________________ 7. 8. 10-11-2007, 08:26 PM #4 carvante + Vedi profilo + Visualizza i post del forum + Messaggi privati + Trova tutti gli articoli blog dell'utente + Trova tutti gli articoli dell'utente carvante non è in linea Senior Member Skifoso ______________________________________________________________ Predefinito ma loro lo scrivono ben chiaro. dal medioalto in su producono in occidente eil basso di gamma lo producono nell"est europeo (tranne l"abbigliamento che ormai viene tutto da la ). quello che voglio dire é che nn lo fanno x contenere iprezzi xché a noi costano uguali agli altri , ma costruire 1 paio di sci alto di gamma in cina gli costera" 10 euro... ho preo 1 salomon medio x mio papa" (75 anniauguri) e made in romania é scritto chiaro e il prezzo é buono (quelli di bassa gamma ereano made in austria ! ) Rispondi citando Rispondi citando ______________________________________________________________ 9. 10-11-2007, 09:10 PM #5 crazy-skier * Vedi profilo * Visualizza i post del forum * Messaggi privati * Trova tutti gli articoli blog dell'utente * Visita l'Home Page * Trova tutti gli articoli dell'utente crazy-skier non è in linea Senior Member Skifoso __________________________________________________________________ Predefinito Secondo me la provenienza vuol dire poco, sia in cina che in italia si possono fare cose bellissime o bruttissime, dipende dallo sviluppo, dai materiali che si vogliono usare.. da tante cose.. Rispondi citando Rispondi citando __________________________________________________________________ 11-11-2007, 01:45 AM #6 picerik * Vedi profilo * Visualizza i post del forum * Messaggi privati * Trova tutti gli articoli blog dell'utente * Visita l'Home Page * Trova tutti gli articoli dell'utente picerik non è in linea Senior Member Skifoso __________________________________________________________________ Predefinito Citazione Originariamente scritto da crazy-skier Secondo me la provenienza vuol dire poco, sia in cina che in italia si possono fare cose bellissime o bruttissime, dipende dallo sviluppo, dai materiali che si vogliono usare.. da tante cose.. ma non dappertutto fanno le maschere out of grande crazy! Rispondi citando Rispondi citando __________________________________________________________________ 11-11-2007, 06:34 PM #7 fausto1961 * Vedi profilo * Visualizza i post del forum * Messaggi privati * Trova tutti gli articoli blog dell'utente * Trova tutti gli articoli dell'utente fausto1961 è in linea Senior Member Skifoso __________________________________________________________________ Predefinito secondo me bisognerebbe boicottare un pò le cose fatte in cina, specie l'abbigliamento, perchè è una vera presa per il culo, 1000 euro di goldwind che all'origine costerà forse 70........e premiare quelli che con coraggio producono ancora qui in europa, almeno......... a proposito Colmar dove sforna i suoi capi? Rispondi citando Rispondi citando __________________________________________________________________ 11-11-2007 06:34 PM #7.5 ADS ADV SkiBot SkiBanner avatar promo __________________________________________________________________ Data registrazione Da Sempre 11-11-2007, 06:38 PM #8 Miki morepowder * Vedi profilo * Visualizza i post del forum * Messaggi privati * Trova tutti gli articoli blog dell'utente * Visita l'Home Page * Trova tutti gli articoli dell'utente Miki morepowder non è in linea SAVE the POWDER Skifoso __________________________________________________________________ Attrezzatura head Predefinito i k2 arrivano tutti con un adesivo piccolo ma c'è con sccritto made in china... solo ke spesso si toglie...nello sballare.... Rispondi citando Rispondi citando __________________________________________________________________ 11-11-2007, 06:44 PM #9 irebec * Vedi profilo * Visualizza i post del forum * Messaggi privati * Trova tutti gli articoli blog dell'utente * Visita l'Home Page * Trova tutti gli articoli dell'utente irebec non è in linea Fassano __________________________________________________________________ Predefinito pensare di boicottare le cose Made in China è per me impossibile ormai.. finiresti per boicottare le stesse aziende europee che producono ormai almeno una parte dei prodotti in China... Rispondi citando Rispondi citando __________________________________________________________________ 11-11-2007, 06:45 PM #10 drey * Vedi profilo * Visualizza i post del forum * Messaggi privati * Trova tutti gli articoli blog dell'utente * Trova tutti gli articoli dell'utente drey non è in linea No drey no party! Skifoso __________________________________________________________________ Predefinito Citazione Originariamente scritto da fausto1961 secondo me bisognerebbe boicottare un pò le cose fatte in cina, specie l'abbigliamento, perchè è una vera presa per il culo, 1000 euro di goldwind che all'origine costerà forse 70........e premiare quelli che con coraggio producono ancora qui in europa, almeno......... a proposito Colmar dove sforna i suoi capi? Che si tenda a spostare la produzione in Cina, questo è un fatto negativo anche per me, ma non credere che produrre un completo goldwin costi 70 .... così fai credere a molti che le tute spyder su ebay che propongono a meno di 100 siano originali, invece sono dei tarocchi... Prima di tutto, i materiali sono coperti da brevetto, e le cuciture termosaldate, le termonastrature, e tutti i processi produttivi COSTANO... Tranquillo, alla Goldwin non costa di certo 70 produrre un capo... Rispondi citando Rispondi citando __________________________________________________________________ 11-11-2007, 07:46 PM #11 crazy-skier * Vedi profilo * Visualizza i post del forum * Messaggi privati * Trova tutti gli articoli blog dell'utente * Visita l'Home Page * Trova tutti gli articoli dell'utente crazy-skier non è in linea Senior Member Skifoso __________________________________________________________________ Predefinito Diro' cio' che penso.. Secondo me alla goldwing costa anche molto di meno di 70 euro il capo (intendo come spesa pura e semplice senza contare pubblicità, gestione ect ect.. fate conto che dovete appunto aggiungerci tutte le altre spese, che sono ingentissime, metterci il guadagno della ditta, quello dell'importatore, quello dell'agente e quello del negozio prima di arrivare ai prezzi che avete in mente...inoltre questo non vuole assolutamente significare che le spyder sono originali, perchè la goldwing ne fa tante, ne farà milioni, non ne compra 10 come farà chi le vende su ebay..e la quantità si sa che cambia radicalmente il prezzo. Poi sul boicottare il made in china io sono in disaccordo, vi spiego perchè io la penso così: NIntanto non ci vedo proprio nulla di male se i cinesi che si fanno un culo così guadagnino anche qualcosa. Allo stato attuale in occidente c'e' più tecnologia , ricerca e sviluppo, dobbiamo proprio lavorare insieme con la cina in modo che ognuno faccia quel che sa fare, ci vuole un lavoro di team in cui qui si sviluppa e la si produce. L'idea di produrre qui a tutti i costi francamente non mi sembra brillante ,ognuno poi ha le sue idee naturalmente,ma mi sembra una competizione stupida in un terreno dove si sa di perdere.. meglio collaborare ognuno nel suo campo per far venire fuori qualcosa di bello. Ormai i cinesi un sacco di cose le san fare benissimo.,. fin che c'è da cucire due cose son bravi più di noi.. dov'e' che mancano? nello sviluppo, nel design.. nelle forme.. è giusto a mio avviso che ognuno faccia la cosa in cui è più bravo. C'e' il richio che se ,anzichè collaborare diversificando sviluppo e produzione, si voglia fare tutto qui, chiaramente lo sviluppo loro lo dovranno fare la, perchè non dovranno più semplicemente eseguire qualcosa di già deciso e quindi state certi che nel giro di pochi anni ci raggiungerebbero anche nel settore ricerca e sviluppo. Naturalmente è un idea come tante altre, non vorrei assolutamente mancare di rispetto a nessuno che la pensa diversamente. Rispondi citando Rispondi citando __________________________________________________________________ 11-11-2007, 07:46 PM #12 giò * Vedi profilo * Visualizza i post del forum * Messaggi privati * Trova tutti gli articoli blog dell'utente * Trova tutti gli articoli dell'utente giò non è in linea Senior Member Skifoso __________________________________________________________________ Predefinito k2 produce in cina tutta la sua linea di sci da almeno 5 anni. La progettazione è rimasta a s.franciso (mi pare), comunque negli states. Dopo un paio d'anni di produzione in cina dei suoi attrezzi (venduti al prezzo di quelli prodotti da altre marche in altri Paesi che hanno costi di mano d'opera diversi ), hanno potuto comprare voelkl. Quest'ultima (almeno fino ad un paio di anni fa) produceva anch'essa in cina tutti gli sci eccetto l'alto di gamma, credo i gara in sw e gli altri sempre in sw. Il fatto è che per l'utente finale non c'è stato nessun risparmio, sono solo aumentati i profitti della k2. Globalizzazione vuol dire questo. La produzione di alcuni sci di media-bassa fascia salomon, qualche anno fa, veniva fatta da fischer, ecco perchè c'era scritto made in austria. Le marche che ancora producono in "casa propria" sono atomic, head, elan, dynastar, rossignol, nordica, stoekli e le nostre semiartigianli (mi peerdonerete se ne ho dimenticato qualcuna). Per "casa propria" intendo Paesi entro la comunità europea. Il materiale pregiato (legno) per le anime, arriva per buona parte dai paesi dell'est, a costi concorrenziali rispetto ai sintetici (roacell, microcell, etc.), questo è anche uno dei motivi del ritorno del legno nella costruzione degli sci. Rispondi citando Rispondi citando __________________________________________________________________ 11-11-2007, 08:01 PM #13 RaceKitten * Vedi profilo * Visualizza i post del forum * Messaggi privati * Trova tutti gli articoli blog dell'utente * Trova tutti gli articoli dell'utente RaceKitten non è in linea speedoholic member Skifoso __________________________________________________________________ Predefinito sul fatto che i cinesi potrebbero raggiungerci in pochi anni anche nei settori ricerca e sviluppo ho qualche dubbio... sono bravissimi a copiare qualcosa, ma non ho ancora visto un cinese che riesca a concepire qualcosa di suo, interamente suo, meglio di un occidentale. stando nell'argomento del topic invece, mi permetto di dire che sulla maggior parte degli sci il paese di produzione è indicato (sui miei Volkl per esempio il "Made in Germany" campeggia chiaramente sulle code) e sui Salomon, per stare sulle marche citate, è chiaramente indicato che certi prodotti sono realizzati in Francia (modelli top) ed altri in in paesi economicamente più vantaggiosi (in austria da Fischer ma anche in Romania e Tunisia, soprattutto per le tavole da snow) lo dico solo per puntualizzare che questa faccenda della "globalizzazione" non è necessariamente una fregatura in termini di prodotto e anche di vendita e per evitare di dare un taglio simil-politico e non sportivo alla discussione Rispondi citando Rispondi citando __________________________________________________________________ 12-11-2007, 10:15 PM #14 carvante * Vedi profilo * Visualizza i post del forum * Messaggi privati * Trova tutti gli articoli blog dell'utente * Trova tutti gli articoli dell'utente carvante non è in linea Senior Member Skifoso __________________________________________________________________ Predefinito dicevano la stessa cosa dei giapponesi ma,almeno all"inizio i loro prodotti costavano meno ela concorrenza ha fatto bene ai prezzi il fatto e" che tra poco tutte le marche produrranno gli sci in cina manoi li pagheremo ugualmente cari per quanto riguarda la voelkl nn credo abbia mai prodotto in cina boicottare l"abbigliamento è impossibile ,ormai viene tutto da la Rispondi citando Rispondi citando __________________________________________________________________ 12-11-2007, 10:53 PM #15 Miki morepowder * Vedi profilo * Visualizza i post del forum * Messaggi privati * Trova tutti gli articoli blog dell'utente * Visita l'Home Page * Trova tutti gli articoli dell'utente Miki morepowder non è in linea SAVE the POWDER Skifoso __________________________________________________________________ Attrezzatura head Predefinito volkl prduce da 2 anni da quello ke sò in china.... purtroppo il problema è quello il prezzo dei loro sci non è cambiato..... Rispondi citando Rispondi citando __________________________________________________________________ Pagina 1 di 4 1234 Successivo Ultimo Ultimo * Salta alla pagina: ____ Vai Navigazione veloce Chiedo consiglio, discussioni attrezzatura, sci, scarponi, bastoncini, preparazione e manutenzione Top * Aree sito * Impostazioni * Messaggi privati * Sottoscrizioni * Chi è in linea * Ricerca nei forum * Homepage Forum * Forum * Skiforum - il forum degli sciatori italiani 1. DISCUSSIONI GENERALI 2. Sondaggi e domande generali 3. Scuola sci 4. Chiedo consiglio, discussioni attrezzatura, sci, scarponi, bastoncini, preparazione e manutenzione 5. Recensioni (1 modello per 1 thread) e prove di materiali, attrezzatura e manutenzione 6. Allenamento, alimentazione, prevenzione & recupero infortuni e forma fisica 7. Consigli e pareri su abbigliamento, caschi, guanti, maschere da sci, calzini, intimo da montagna 8. Coppa del Mondo, atleti, gare Master ed agonismo 9. Le nostre foto 1. 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Questo l’allarme dal RAPEX Il Made in China, nell’era di una crisi inconsapevolmente ignorata, allarga il suo target di consumo per i prezzi iper-concorrenziali con cui si propone sul mercato, tanto che ormai ha invaso quelli italiani ed europei. I prodotti delle importazioni cinesi, prevalentemente quelli a prezzi ribassati, nascondono problemi di illegalità, sfruttamento del lavoro e non ultimo l’uso di materiali e sostanze nocive. Made in China : l'allarme dal Rapex Un prodotto pericoloso su due è Made in China, l’altro di provenienza europea. Sono questi i risultati di attente analisi condotte con il sistema d’informazione rapida RAPEX (European Rapid Alert System for non-food consumer products) , che oggi lancia l’allerta su un lotto di scarpe, individuato e rimosso tempestivamente dal mercato. Ed è proprio grazie al RAPEX, un sistema europeo di allerta rapida per i prodotti di consumo – ad esclusione di farmaci, alimenti e presidi medici regolamentati attraverso agenzie specifiche – che ogni oggetto individuato come rischioso in uno Stato viene bloccato in tempo reale in tutti gli altri. Nelle scarpe Made in China in questione sono state trovate tracce, ben al di sopra dei limiti di legge, di una sostanza chimica, il Dimetilfumarato, che provoca irritazione della pelle ed è un sensibilizzante della cute quando questa ne viene a contatto. Il Dimetilfumarato o DMF è una sostanza che viene normalmente utilizzata in ambito industriale, come essiccante e antimuffa per i prodotti in pelle. Questo elemento è potenzialmente dannoso per l’uomo in dosaggi particolari e per questo attualmente è stato fortemente limitato negli Stati dell’Unione Europea per ragioni di tossicità. [INS: :INS] Il Rapex ha inoltre segnalato che queste scarpe hanno causato un caso denunciato di dermatite da contatto. Le scarpe interessate dall’allerta sono da donna, di colore nero, vendute in una scatola da scarpe bianca e dorata ed hanno l’etichetta Made in China. E sono proprio i cittadini, osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ad avere un ulteriore ed importante ruolo nella segnalazioni di prodotti a rischio. [INS: :INS] * TAGS * Rapex * Superenalotto IFRAME: https://www.facebook.com/plugins/like.php?href=https://zon.it/made-in-c hina-lallarme-dal-rapex/&layout=button_count&show_faces=false&width=105 &action=like&colorscheme=light&height=21 Facebook Twitter Google+ Pinterest WhatsApp Articolo precedenteL’Isis avanza ed il web ci ride su! Prossimo articoloDoctor Who 09×04 – Analisi e Curiosità Rossella Della Vecchia https://zon.it Classe 1986, specializzata con lode in Storia dell'Arte Contemporanea [cattedra di Carla Subrizi, La Sapienza] con la tesi “Trouble Every Day: Tous Cannibales, la voracità da tabù ad arte, dall’arte alla società”. Da sempre interessata all’arte come alla scrittura, e alla comunicazione in genere, scrive di cultura, politica e attualità. Storica dell’Arte, esperta SEO e freelancer per vocazione, attualmente collabora anche con Artribune e Tiragraffi Magazine. Da marzo 2013 cura un personale blog sull’arte: ArtFriche Zone. “Soltanto quando il senso di associazione nella società non è più abbastanza forte da dare vita a concrete realtà, la stampa è in grado di creare quell’astrazione, il pubblico” (Dwight MacDonald). 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Nikon obbiettivi made in china Forum » Obiettivi » Nikon obbiettivi made in china PAGINA: TUTTE LE PAGINE | PAGINA SUCCESSIVA » VAI A : 1 2 3  Pier Mario avatar senior inviato il 29 Luglio 2017 ore 8:58 Ho avuto modo di provare obbiettivi Niki 50 1.9 g, e altri ancora con tutti la scritta made in China, io ho Canon e sono tutti made in Japan, I Nikon costano di più ma alla fine é cineseria, ma!!! Questa cosa proprio non la capisco  S_m_art avatar senior inviato il 29 Luglio 2017 ore 9:32 Io la capisco benissimo, invece.  Leone Giuliano avatar senior inviato il 29 Luglio 2017 ore 10:06 La teoria vuole che l'importante siano le specifiche, non chi costruisce materialmente l'oggetto. La pratica invece è ben diversa. Da appassionato Zeiss fin dagli anni 70, ad esempio, le ottiche costruite inizialmente in WG e poi in Giappone, con tutte le specifiche di questo mondo, per ammissione di grandi esperti del marchio, qualcosa perdevano. Se poi vogliamo considerare un elemento, anche forte, di feticismo nell'appassionato, resta il fatto che quelle made in West Germany hanno sempre avuto comunque quotazioni maggiori. Penso che al momento tra made un WG o Japan non vi sia più differenza e che anzi alcuni prodotti Japan siano anche superiori. Ma anche che attualmente China stia a Japan come quest'ultimo stava a Germany. Leitz è andata in Canada con particolari motivazioni ben spiegate nel web, ad esempio da Cavina, non legate al risparmio, e infatti i prodotti made in Canada non risultano inferiori. Diversamente, Leitz stessa e Zeiss non sono andati in Giappone per migliorare i propri prodotti, ma solo ed esclusivamente per risparmiare cercando di non peggiorarli troppo. Lo stesso fa Nikon e chiunque faccia operazioni di questo tipo. Personalmente, avevo ad esempio una forte propensione per il 35/1.4 Zeiss per Sony ma, pur sapendo che è eccellente, l'idea che sia costruito in Taylandia, non mi esalta e ha rallentato la mia intenzione di prenderlo. La qualità al momento è eccellente, penso. Ma nel tempo, tutte queste parti interne in resina, che resa avranno, che costanza di risultati daranno, che durata avranno?  Pier Mario avatar senior inviato il 29 Luglio 2017 ore 10:13 Comunque le ottiche Nikon che provato sono eccellenti non riesco a capire perché sono più care di canon  PaoloMcmlx avatar senior inviato il 29 Luglio 2017 ore 10:49 Beh se sono arrivati a questo punto significa che "sono per l'acqua dei piedi di porco" ... per adoperare una espressione tipica della marineria delle mie parti! In verità anche Canon si fa costruire degli obiettivi in Tailandia, ma si tratta di ottiche di basso pregio, Nikon invece mi risulta che si faccia assemblare in Cina finanche ottiche come il 105/1.4 ... parliamoci chiaro: non so voi, ma io un 85/1.2 costruito in Cina non lo comprerei MAI ... sic et simpliciter.  Carlopi avatar junior inviato il 29 Luglio 2017 ore 11:07 Credo ci sia molto pregiudizio sul made in China. Fondato fino a qualche anno fa, ora decisamente meno. La qualità di un prodotto (non espressamente made in China) la decide, nei casi di delocalizzazione della produzione, il committente. Se ordino 1000 pezzi e chiedo (quindi pago) per una qualità al 100% so che ogni pezzo verrà controllato e in caso non rispondesse ai requisiti richiesti verrà sostituito. Se però voglio spendere meno e quindi mi accontento di una qualità al 90% so che se di quei 1000 pezzi 99 saranno difettosi me li terrò così. Poi se sono onesto me li accollo come spesa, se lo sono meno li metto in vendita comunque. La soglia di qualità della produzione è chiaramente differente se faccio produrre fiori di plastica o ottiche fotografiche ma è chi assegna il lavoro che ne decide lo standard. I guasti negli iPhone sono assai rari (considerate che ne sono stati venduti/prodotti oltre UN MILIARDO di pezzi), perchè è Apple che ha deciso di tenere alto lo standard di qualità. Il made in China può essere di altissima qualità, ovviamente tutto ha un prezzo... ciao C.  Leone Giuliano avatar senior inviato il 29 Luglio 2017 ore 11:20 Questa è teoria, di quella diffusa proprio da chi delocalizza. Zeiss, ad esempio al passaggio in Giappone garantiva pomposamente questo e quello, che il controllo di qualità fosse rigorosissimo e condotto da personale esclusivamente teutonico. Allegava un documento che lo certificava. Ma, a detta di super esperti Zeiss, e la plasticità, e il contrasto, e questo, e quello, e quell'altro non erano uguali. Sull'85 1.4 si sono scritti fiumi di parole. Insomma, quando il costruttore inizia a prendere la china del risparmio, chi lo dice dove finisce?  Ilgattonenero avatar senior inviato il 29 Luglio 2017 ore 11:23 Oggi la Cina ha delle fabbriche e delle capacità produttive che colgono impreparati i più grandi paesi, al di là del costo della manodopera in sè. Basti vedere che prodotti come gli iPhone sono prodotti in Cina nonostante da anni stiano facendo passi per organizzarsi e portare parte delle produzione negli Stati Uniti.  S_m_art avatar senior inviato il 29 Luglio 2017 ore 11:31 In teoria, com'è facile immaginare, uno può costruire in Svizzera o in Etiopia, ma la qualità non dipende dalla posizione geografica, dal clima, o dalla gastronomia del luogo. In pratica, si spostano le produzioni dove costano meno, e si risparmia, evidentemente, anche sui materiali e forse sulle tolleranze. Nella fattispecie, del nuovo corso Nikon, posseggo 24-70 non Vr, 70-200 VR2, 24/1,8 e 105/1,4. La qualità costruttiva percepita (voto 0-10) è, rispettivamente: 7; 9; 4; 5.  S_m_art avatar senior inviato il 29 Luglio 2017 ore 11:34 Posseggo anche cinque Sigma Art costruiti in Giappone. Qualità costruttiva percepita: 8.  Carlopi avatar junior inviato il 29 Luglio 2017 ore 11:39 " Insomma, quando il costruttore inizia a prendere la china del tisparmio, chi lo dice dove finisce?" Infatti è questo il punto Giuliano. Se lo scopo principale è il risparmio è chiaro che il primo elemento che sarà tenuto in considerazione è il costo del prodotto, la qualità passerà (se va bene) al secondo posto. Ma è una decisione del committente. Nell'esempio che fai di Zeiss in Giappone, non pensi che se avessero voluto i giapponesi avrebbero potuto eguagliare la qualità tedesca? Probabilmente però ad un costo superiore a quello per cui Zeiss era disposta a spendere per stare nei sui businnes plan. IMHO  S_m_art avatar senior inviato il 29 Luglio 2017 ore 11:45 Sulla qualità ottica non mi pronuncio (di Zeiss ne ho uno solo) ma quella costruttiva non mi pare certo malvagia (fatti da Cosina in Giappone): voto 10, come del resto i vecchi Nikkor Ai/AIS (ma non i serie E, che meritano solo un 8).  Pier Mario avatar senior inviato il 29 Luglio 2017 ore 12:06 Allora molto meglio Canon che li fanno in Giappone e costano meno di Nikon che nonostante costruisca in Cina  Paolo Iacopini avatar senior inviato il 29 Luglio 2017 ore 12:14 Si, Pier Mario, ma poi sei costretto a montarli su un corpo Canon... MrGreen MrGreen MrGreen  Pier Mario avatar senior inviato il 29 Luglio 2017 ore 12:16 I miei corpi Canon 6d e 7d sono made in Japan Che cosa ne pensi di questo argomento? Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito! Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 163000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.  Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) PAGINA: TUTTE LE PAGINE | PAGINA SUCCESSIVA » VAI A : 1 2 3 ^ contatore stats Versione per smartphone - juza.ea@gmail.com - Termini di utilizzo e Privacy - P. IVA 01501900334 - REA 167997- PEC juzaphoto@pec.it www.juzaphoto.com - www.autoelettrica101.it Possa la Bellezza Essere Ovunque Attorno a Me [INS: :INS] Store Agenda Annunci People * Accedi o registrati * * Info utili + FAQ + Politiche di gestione dei thread + Regolamento di Accordo + Chi siamo + Privacy + La pubblicità ci fa vivere + Servizio consulenza + Servizio grafico per le aziende * Scrivi... + ...un post su People + ...un articolo o chiedi una consulenza + Pubblica un annuncio vendo/compro + Segnala un appuntamento [accordo.png] ____________________ [separatoreTesta.jpg] CHITARRA [separatoreTesta.jpg] DIDATTICA [separatoreTesta.jpg] ONSTAGE [separatoreTesta.jpg] RECnMIX [separatoreTesta.jpg] RITMI [separatoreTesta.jpg] NEWS [INS: :INS] Fender made in China: perché no? Fender made in China: perché no? di toposodo [user #36871] - pubblicato il 23 marzo 2013 ore 11:00 Fender, una delle bandiere del made in USA, da qualche tempo ha portato la produzione del brand anche in Cina con la serie Modern Player. Negli anni della globalizzazione e dell'imposizione sul mercato del colosso asiatico, ha ancora senso parlare delle produzioni orientali come alternative economiche a bassa qualità? "Ciò che deve accadere accade", cantava Lindo Ferretti all'epoca dei Csi. E così è capitato: Fender s'è messa a produrre in Cina chitarre brandizzate Fender. Novità relativa: perché è da fine 2011 che Strat e company escono fuori dalle fabbriche di Pechino con il marchio simbolo per eccellenza delle elettriche americane, insieme a Gibson. Ma adesso sono molto diffuse. Novità, soprattutto, che non stupisce i savi, perché il brand aveva già proposto Fender (non Squier) made in Japan e ne continua a promuovere di made in Mexico. Si parla di strumenti che allora furono cassati dai puristi, e che poi sono stati riconsiderati per il loro valore oggettivo. Soprattutto le Stratocaster giapponesi degli anni '80: delle vere perle, secondo molti specialisti migliori di gran parte delle coeve fatte negli States (e la cosa non stupisce, vista l'alta qualità dei manufatti giapponesi). Ma la Cina, si dice, è un'altra storia: da almeno vent'anni, è il Paese in cui si realizza massivamente a basso costo. Come poter mettere sul mercato sei-corde brandizzate Fender all'altezza delle aspettative, costruite con materiali di prima scelta e come Dio comanda, con queste premesse? Beh, cari sospettosi, è andata così. D'altronde, l'americanissima Apple non produce scintillanti iPad e derivati in questo Oriente? Quale grande marchio americano non ha fabbriche qui? Anche per oggetti di ottima qualità? Perché la verità è che in Cina le cose si sanno fare bene: basta spendere il giusto in produzione. Fender made in China: perché no? Ecco quindi le Fender Modern Player, sempre più diffuse: una serie di sei-corde costruite bene a prezzi molto, molto accessibili. Modelli tradizionali ma al contempo innovativi, un po' hipster, che fanno felici proprio i modern player: giovani, carini e disoccupati con tanta voglia di rockeggiare e pochi soldi in tasca. Musicisti o musicanti con voglia di suonare strumenti vintage-style rinnovati per qualcosa qua è là: le Telecaster con gli humbucker, le Jaguar senza battipenna, l'uso del mogano. In poche parole: la qualità delle Fender MP è generalmente buona, gli scettici se ne facciano una ragione. Suonano bene e sono belle, raccolgono l'eredità delle Squier Classic Vibe, costano di più ma non deludono. Scegliere queste, quindi? Oppure le Messicane? O puntare tutto sulle made in USA? Chi vi dà una risposta, in molti casi fa una professione di fede. C'è chi elogerà le vernici usate su quel modello, chi i legni in quell'altro, chi vi dirà che Fender è finita da trent'anni. La verità? Provate le sei corde e, stabilito un budget, fatevi conquistare dallo strumento che suona meglio per voi. Non si decide veramente con la testa e non bisogna farlo solo con gli occhi. Quindi aprite le orecchie e poi fate la vostra puntata: made in USA, Mexico, China, Japan, troverete comunque la vostra fedele Fenderona dei tempi globali. Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma. chitarre elettriche fender premio accordo-gibson 2013 Link utili Fender Modern Player [INS: :INS] Mostra commenti 47 [INS: :INS] Altro da leggere Le stranezze di una Airline anni ’60 Le Jackson di Adrian Smith: l'alfabeto dell'heavy metal Top in acero e tastiera in noce: in test la Jet Electromatic G5220 California Classic: in prova la Strat-style di Xotic Guarda il tributo di Andy Timmons ai Queen La Flying V di KK Downing sbanca all’asta [INS: :INS] [INS: :INS] Seguici anche su: [icoYouTube.jpg] [icoFacebook.jpg] [icoTwitter.jpg] [icoInstagram.jpg] ____________________ Aggiornamenti via mail Newsletter a basso traffico: hot topic, novità, opportunità. Disiscrizione con un click in qualunque momento. 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Il topic del "Made in China" Comprimi X Comprimi * Post * ultime attivita' * ____________________ (BUTTON) ricerca * Pagina ____________________ di 5 * Filtro * Ora (*) Sempre ( ) oggi ( ) Ultima settimana ( ) Ultimo mese * Visualizza (*) Tutti ( ) Solo discussioni ( ) Solo le foto ( ) Solo i video ( ) Solo i link ( ) Solo sondaggi Filtrato da: Elimina tutto nuovi messaggi Precedente 1 2 3 5 Succ. * shopper shopper Veterano di Musicoff * Registrato dal: May 2013 * Post: 1514 * __________________________________________________________________ #1 Il topic del "Made in China" 17-09-2015, 07:11 AM NOTA DELLO STAFF: LEGGERE CON ATTENZIONE PRIMA DI PROSEGUIRE! Rimane pur sempre un epiphone Made in china è normale abbia difetti! sempre la solita cineseria con 2 pickup gibson ma come costruzione rimane sempre la solita classica epiphone standard da 200 euro Le chitarre per un musicista sono come le scarpe per una donna...Non sono mai abbastanza! Mai la scelta + sensata riuscirà ad avere la meglio sulla GAS Tag: Nessuno __________________________________________________________________ aleter aleter Veterano di Musicoff * Registrato dal: Mar 2013 * Post: 1220 * __________________________________________________________________ #2 17-09-2015, 07:45 AM Re: Il topic del "Made in China" Non sono affatto daccordo, questa è una conclusione che di potrebbe dare solo dopo che qualunque tentativo di setup sia andato male. Alla fine dei conti è un prodotto fatto al 99% con delle macchine automatiche che lavorano allo stesso modo sia in uno stabilimento cinese che in uno americano. Mi associo ai complimenti e ti consiglio di farle fare un bel giro da un liutaio, vedrai che tonerà in perfetta forma. __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla shopper shopper Veterano di Musicoff * Registrato dal: May 2013 * Post: 1514 * __________________________________________________________________ #3 17-09-2015, 09:06 AM Re: Il topic del "Made in China" Citazione da aleter Non sono affatto daccordo, questa è una conclusione che di potrebbe dare solo dopo che qualunque tentativo di setup sia andato male. Alla fine dei conti è un prodotto fatto al 99% con delle macchine automatiche che lavorano allo stesso modo sia in uno stabilimento cinese che in uno americano. Mi associo ai complimenti e ti consiglio di farle fare un bel giro da un liutaio, vedrai che tonerà in perfetta forma. Tutto è prodotto nel 99% da macchine utensili ormai tranne l'artigianato! Allora è tutto uguale??? Fiat Ferrari Mercedes sono tutte prodotte da macchine quindi sono tutte uguali??? Come fai a dire che le macchine lavorano nello stesso modo in Cina e in America!!! Ma secondo te le macchine sono le stesse e solo le macchine fanno la chitarra??? E i materiali, l'hardware, le rifiniture, l'assemblaggio, gli studi che ci stanno dietro che parte hanno secondo te? Le chitarre per un musicista sono come le scarpe per una donna...Non sono mai abbastanza! Mai la scelta + sensata riuscirà ad avere la meglio sulla GAS __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla aleter aleter Veterano di Musicoff * Registrato dal: Mar 2013 * Post: 1220 * __________________________________________________________________ #4 17-09-2015, 09:50 AM Re: Il topic del "Made in China" Citazione da shopper Tutto è prodotto nel 99% da macchine utensili ormai tranne l'artigianato! Allora è tutto uguale??? Fiat Ferrari Mercedes sono tutte prodotte da macchine quindi sono tutte uguali??? Come fai a dire che le macchine lavorano nello stesso modo in Cina e in America!!! Ma secondo te le macchine sono le stesse e solo le macchine fanno la chitarra??? E i materiali, l'hardware, le rifiniture, l'assemblaggio, gli studi che ci stanno dietro che parte hanno secondo te? Ti rispondo, tu generalizzi e non poco.... Stai facendo dei confronti che non hanno molto senso imho. Se consideri il singolo robot saldatore che produce la scocca è probabilmente lo stesso sia in Ferrari che in Fiat che in Mercedes ( e probabilmente per entrambi si tratta di un Comau o di un Kuka), quello che cambia e fa la differenza è il dopo, in Ferrari si prendono 3 giorni e una flotta di operai con spessimetro alla mano che controllano tutto quanto ancora prima che alla scocca venga dato il primer, mentre invece sulla linea della Panda probabilmente si accettano tolleranze molto maggiori ed il controllo sarà solo a fine linea. Visto che parli di macchine ti chiedo: sai quanta è la tolleranza di una moderna fresa a controllo numerico ? In prodotto grossolano dal punto di vista della precisione come una chitarra sei davvero sicuro che la CNC americane siano più precise ? Parliamo di centesimi di millimetro e anche fossero frazioni più grossolane dubito che si possa vedere ad occhio o al tatto la differenza. I Legni con tutte le leggi che ci sono vengono da allevamenti molto regolamentati e controllati e non è nemmeno detto che le americane ne abbiano per forza di più pregiati (vedi la Richilite sulle Gibson e l'Ebano sulle Epi), ma anche ammettendo che i legni delle americane siano migliori rimane il fatto che il legno sulle solidbody non incide poi così tanto e che quello che conta davvero per una stabilità del prodotto è che non ci sia troppa umidità al suo interno; coi moderni essiccatori industriali a meno di pezzi sfigati (che possono sicuramente essere più frequenti su una produzione di massa meno controllata) non c'è davvero motivo per cui il legno debba dare problemi. Con l'Hardware ti do ragione ma quello si può facilmente cambiare e comunque sempre più spesso purtroppo non è raro trovare anche su produzioni Americane o Occidentali ponti in Zamak e capotasti in plastica. Gli studi vorrei capire quali sono visto che la LP è un progetto vecchio di almeno 60 anni e rotti ed i progetti con tutte le misure del caso si trovano in rete. Sulle rifiniture ti do piena ragione e spesso sono quelle a fare la differenza tra un prodotto di qualità e nicchia ed uno più industriale, ma sono rifiniture, il Binding di una Epi e di una R59 non saranno nemmeno confrontabili probabilmente, ma queste non incidono sul suono. La tecnologia si è evoluta moltissimo negli ultimi anni, non siamo più a 40 anni fa dove una chitarra economica se andava bene non ti si rompeva in mano ed emetteva un suono, le moderne produzioni industriali sono molto più standardizzate di quanto si creda motivo per cui lasciando da parte i pregiudizi nelle produzioni orientali si possono trovare ottime chitarre (come la tribute in questione che tra l'altro dovrebbe montare oltre all'elettronica anche un Hardware superiore), che poi ci sia di meglio sono d'accordo, ma a che prezzo ? Probabilmente sulla Epi la verniciatura sarà peggiore il legno sarà in più pezzi e la paletta avrà una scritta diversa, ma se confronti questa Tribute con una Gibson LPJ ho seri dubbi che la seconda abbia un suono più vicino alla LP originale della prima... Ho replicato solo perchè le tue conclusioni mi sembravano quantomeno un po frettolose hai liquidato buona parte della produzione mondiale di chitarre senza nemmeno darne dei motivi tecnici, e invece ti assicuro che non fa tutto così schifo. Se leggi la storia della Fender scoprirai che capolavori uscivano da Corona negli Anni 70 mentre in Giappone (la Cina odierna come paragone con la produzione) sfornava chitarre di ottima qualità ancora oggi con quotazioni di tutto rispetto. Il tutto naturalmente con lo spirito di un confronto sano e costruttivo __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla shopper shopper Veterano di Musicoff * Registrato dal: May 2013 * Post: 1514 * __________________________________________________________________ #5 17-09-2015, 10:05 AM Re: Il topic del "Made in China" Citazione da [email protected] Ringrazio tutti per le risposte. Non voglio entrare nelle solite polemiche Gibson-Epiphone: anche fosse una chitarra da 200 euro non sarebbe comunque giustificato il difetto a mio parere... Per la cronaca comunque questa chitarra ha una costruzione abbastanza diversa da una Epi standard, con il top in vero acero non impiallacciato ed il manico incollato in modo diverso che penetra più in profondità nel corpo, per un miglior sustain. ;) Oggi torno in negozio (50km ...) e spero risolvano il problema Ma guarda che la tua è già una chitarra da 200 euro a cui hanno aggiunto dei pick-up gibson! Un setup è d'obbligo per qualsiasi strumento di qualsiasi fascia di prezzo! Ci sta che frigga! È legno! Si muove! Le chitarre per un musicista sono come le scarpe per una donna...Non sono mai abbastanza! Mai la scelta + sensata riuscirà ad avere la meglio sulla GAS __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla aleter aleter Veterano di Musicoff * Registrato dal: Mar 2013 * Post: 1220 * __________________________________________________________________ #6 17-09-2015, 10:08 AM Re: Il topic del "Made in China" Vorrei però capire le tue motivazioni, magari i mod potrebbero spostare la discussione ma mi piacerebbe capire dal punto di vista tecnico per quale motivo ritieni scadente tutta la produzione orientale, quando invece sia in rete che dal vivo si trovano moltissimi pareri positivi su tante chitarre moderne. __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla shopper shopper Veterano di Musicoff * Registrato dal: May 2013 * Post: 1514 * __________________________________________________________________ #7 17-09-2015, 10:48 AM Re: Il topic del "Made in China" Citazione da aleter Vorrei però capire le tue motivazioni, magari i mod potrebbero spostare la discussione ma mi piacerebbe capire dal punto di vista tecnico per quale motivo ritieni scadente tutta la produzione orientale, quando invece sia in rete che dal vivo si trovano moltissimi pareri positivi su tante chitarre moderne. No non generalizziamo! Io non ritengo scandente tutta la roba orientale! Io ritengo scadenti tutte le chitarre cinesi!!! (Ps: conosco molto bene la qualità giapponese ho una esp e una eii Made in japan e sono il top!) Le chitarre per un musicista sono come le scarpe per una donna...Non sono mai abbastanza! Mai la scelta + sensata riuscirà ad avere la meglio sulla GAS __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla C@sper [email protected] Però, niente male questo forum... * Registrato dal: Sep 2015 * Post: 16 * __________________________________________________________________ #8 17-09-2015, 12:23 PM Re: Il topic del "Made in China" Citazione da shopper Rimane pur sempre un epiphone Made in china è normale abbia difetti! sempre la solita cineseria con 2 pickup gibson ma come costruzione rimane sempre la solita classica epiphone standard da 200 euro Citazione da shopper Ma guarda che la tua è già una chitarra da 200 euro a cui hanno aggiunto dei pick-up gibson! Un setup è d'obbligo per qualsiasi strumento di qualsiasi fascia di prezzo! Ci sta che frigga! È legno! Si muove! Allora, probabilmente hai risposto con le migliori intenzioni, però il tono che usi può essere frainteso: che sia di legno che si muove e che tutte le chitarre abbiano bisogno di un setup, vale anche per una Gibson da 5.000 euro, quindi perché tiri fuori il prezzo?? Perché la definisci "cineseria" in modo dispregiativo? Se è fatta in Cina non è detto che sia M...a Citazione da shopper No non generalizziamo! Io non ritengo scandente tutta la roba orientale! Io ritengo scadenti tutte le chitarre cinesi!!! stai parlando di 1,3 miliardi di persone, che producono la maggior parte dei beni di maggior consumo, questo sarebbe non generalizzare? Dire che una chitarra da 600 euro è uguale ad una da 200 potrebbe anche essere recepito come un commento dispregiativo ed offensivo o quantomeno polemico... oltre a tutto dimostri di non conoscere il modello specifico Se le chitarre cinesi fanno tutte schifo, questa è una tua legittima opinione personale, però venirlo a dire in un topic di chi l'ha appena comprata, forse non è molto gentile ;) dato che su internet è facile equivocare, cerchiamo di evitare affermazioni che potrebbero offendere altri utenti e di contare fino a 10 prima di scrivere ;) grazie comunque per la risposta __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla aleter aleter Veterano di Musicoff * Registrato dal: Mar 2013 * Post: 1220 * __________________________________________________________________ #9 17-09-2015, 02:14 PM Re: Il topic del "Made in China" Citazione da shopper Ho scritto che la tua è una chitarra da 200 euro perché nuova costa poco più che 500. I pick-up gibson costano sui 200-250 euro la coppia. Fai una sottrazione e dimmi se non è una chitarra da 200 euro i poco più. Tra l'altro usata costa proprio quella cifra quindi non capisco dove sta l'offesa davvero. In realtà considerato che i pickup sono prodotti dalla Gibson stessa e che probabilmente il loro costo di produzione non supera i 30-40 dollari trovo riduttivo dire che metà valore della chitarra sia dato dai pickup. Più che altro mi piacerebbe avere delle motivazioni tecniche che dimostrino inequivocabilmente la bassa qualità dei prodotti assemblati in uno stabilimento cinese. Considerato che realizzare industrialmente una chitarra tenendo un certo standard non è poi così diverso dall'assemblare tanti altri beni di consumo che anzi spesso richiedono un livello tecnologico e hanno difficoltà di assemblaggio ben maggiori. __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla ricky1919 ricky1919 Veterano di Musicoff * Registrato dal: Sep 2014 * Post: 1384 * __________________________________________________________________ #10 17-09-2015, 02:42 PM Re: Il topic del "Made in China" Citazione da aleter i pickup sono prodotti dalla Gibson stessa e che probabilmente il loro costo di produzione non supera i 30-40 dollari Forse costeranno 40dollari di due.. Considera che un kit per farsi i pickup, solo kit, costa 30$ da stewmac. due kit = 60$. il conduttore poly viene 35$ di 250g circa, dovrebbe bastare per tipo 2/3 humbucker, quindi praticamente 95$, comprando tutto al dettaglio e in quantità minime... loro ne compreranno quanto di tutto ciò? in teoria gibson produce 2500 chitarre la settimana... 2500 * 52 *2pickup = 260000 pickup l'anno, non so se epiphone e altri marchi sono comprese in questo numero... OT è il mio secondo nome __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla shopper shopper Veterano di Musicoff * Registrato dal: May 2013 * Post: 1514 * __________________________________________________________________ #11 17-09-2015, 02:43 PM Re: Il topic del "Made in China" L'assemblaggio è un conto ma la produzione interamente in Cina è un altro. Comunque che motivazioni tecniche vuoi??? Ma non ti accorgi che i cinesi copiano qualsiasi cosa la fanno a casa loro risparmiando il più possibile sui materiali e tutto il resto per rivenderla alla metà della concorrenza! Non ti accorgi di come stanno distruggendo medie piccole e grandi imprese??? Perché pensi che aziende come la eko producono in Cina??? Dove pensi che nasca il risparmio??? Solo dalla manodopera? Le chitarre per un musicista sono come le scarpe per una donna...Non sono mai abbastanza! Mai la scelta + sensata riuscirà ad avere la meglio sulla GAS __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla ricky1919 ricky1919 Veterano di Musicoff * Registrato dal: Sep 2014 * Post: 1384 * __________________________________________________________________ #12 17-09-2015, 03:50 PM Re: Il topic del "Made in China" comunque, giusto per dire: Gibson Factory Tour Chapman Guitars (made in Korea) OT è il mio secondo nome __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla shopper shopper Veterano di Musicoff * Registrato dal: May 2013 * Post: 1514 * __________________________________________________________________ #13 17-09-2015, 03:56 PM Re: Updated: acquisto €piphone Les Paul 1960 Tribute Plus Citazione da ricky1919 comunque, giusto per dire: Gibson Factory Tour Chapman Guitars (made in Korea) Che c'entrano la chapman e la korea scusa??? Allora anche Indonesia India Malesia Siberia Giappone Thailandia Birmania.... Ogni volta che si parla della Cina c'è qualcuno che tira fuori la Korea... Le chitarre per un musicista sono come le scarpe per una donna...Non sono mai abbastanza! Mai la scelta + sensata riuscirà ad avere la meglio sulla GAS __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla aleter aleter Veterano di Musicoff * Registrato dal: Mar 2013 * Post: 1220 * __________________________________________________________________ #14 17-09-2015, 05:07 PM Re: Il topic del "Made in China" Citazione da shopper L'assemblaggio è un conto ma la produzione interamente in Cina è un altro. Comunque che motivazioni tecniche vuoi??? Ma non ti accorgi che i cinesi copiano qualsiasi cosa la fanno a casa loro risparmiando il più possibile sui materiali e tutto il resto per rivenderla alla metà della concorrenza! Non ti accorgi di come stanno distruggendo medie piccole e grandi imprese??? Perché pensi che aziende come la eko producono in Cina??? Dove pensi che nasca il risparmio??? Solo dalla manodopera? Se non compri in Cina per motivi di scelta personale è un conto, in realtà è una scelta assolutamente condivisibile e che condivido appieno e quando posso anche io cerco di evitare il made in PRC. Rimane però il fatto che non per forza debbano essere prodotti scadenti. Alla fine stiamo parlando di un marchio di proprietà Gibson non di un clone cinese contraffatto, quindi a maggior ragione non si può generalizzare e se fai una affermazione così assoluta mi sembra il minimo argomentarla e spiegare tecnicamente in cosa le reputi inferiori e perché, ne hai prove ? Non puoi dire che fanno schifo a priori solo perché sono fatte in Cina. Perché altrimenti 10 anni fa avresti dovuto denigrare le coreane e 30 anni fa le giapponesi per gli stessi motivi che stai utilizzando ora. __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla ricky1919 ricky1919 Veterano di Musicoff * Registrato dal: Sep 2014 * Post: 1384 * __________________________________________________________________ #15 17-09-2015, 06:04 PM Re: Il topic del "Made in China" Citazione da shopper Che c'entrano la chapman e la korea scusa??? Allora anche Indonesia India Malesia Siberia Giappone Thailandia Birmania.... Ogni volta che si parla della Cina c'è qualcuno che tira fuori la Korea... cercherò di risponderti con calma. Volevo pubblicare solo il video della Gibson, per farti vedere come quasi tutto è fatto a macchina (esattamente come quasi tutto è fatto a macchina in Cina), ma ho detto "ehi, tiriamo dentro anche una produzione molto meno costosa orientale, per fare vedere le differenze". Ho cercato in fretta e postato il primo che ho trovato. hai ragione non è cinese, ti chiedo UMILMENTE perdono. In ogni caso, dalla Cina (come ovunque) non escono cattive chitarre, o oggetti. ciò accade solo quando il produttore OCCIDENTALE decide che vuole qualcosa a basso prezzo. Se sei disposto a pagare di più la produzione, anche dalla Cina escono ottimi strumenti. E te lo dico dopo aver provato varie Tokai cinesi, a Londra. 450/500€ ed erano superiori a buona parte delle epiphone che ho provato. OT è il mio secondo nome __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla Precedente 1 2 3 5 Succ. 240x200 Colonna destra - Post Comprimi 240x90 - Colonna Destra Comprimi IFRAME: https://www.musicoff.com/vb 240x480 - Colonna Destra Post Comprimi 240x48 Comprimi Tag Cloud Comprimi __________________________________________________________________ acustiche amplificatori beatles bob dylan chitarra coverville david bowie fender gibson jazz massimo varini microfoni naked track namm2017 note legali rolling stones secondary ticketing siae ukulele ukus in fabula 240x90 Comprimi 240x340 Comprimi Footer 728x90 Comprimi * Italiano (it_IT) + English (US) + Italiano (it_IT) * Aiuto * Contatta lo Staff * Vai su Powered by vBulletin™ Version 5.2.5 Copyright © 2018 vBulletin Solutions, Inc. 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Feichow * Livello: Straniero / Laowai ben inserito * * * * * * Post: 258 * + Mostra profilo Made in Italy e Made in China « il: 06 Luglio, 2005, 17:19:52 pm » Grande dilemma...il made in italy sottintende anche che sia made by Italians? oppure basta la nazione in cui sia stata prodotta? Ho sentito che parecchie aziende del lusso italiano utilizzano contoterzisti cinesi nella produzione di borse, piccola pelletteria, scarpe etc. come Gucci e Prada nei dintorni di Firenze e Fratelli Rossetti a Vigevano. quindi sarebbe un Made in Italy but made by Chinese. e quale sarebbe la differenza allora di un prodotto made in China e made by Chinese da uno sopra citato? Ovviamente con design italiano, sto parlando di produzione in licenza. Ragazzi, cerco degli esempi e delle conferme...se qualcuno di voi sa che qualche laboratorio cinese lavora con aziende del lusso, lo scriva qua plz. Mi serve anche per la mia tesi, e un argomento interessante e scottante alo stesso tempo, che penso nesusna azienda affermera mai. « Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Feichow » Connesso __________________________________________________________________ cilex * Livello: Cittadino del Mondo * * * * * * * * Post: 4.468 * + Mostra profilo (Nessun oggetto) « Risposta #1 il: 06 Luglio, 2005, 17:46:13 pm » in che senso??? vai alla Benetton a Vicenza!!!! oramai penso che sia tutto prodotto da cinesi!!! vicino a me; c'è Paola Frani che ha due laboratori di cinesi; mi sono inserito per due mesi nella logistica e ho saputo che avevano due laboratori!!! e poi.............ce ne sono altri!!! ma le mie sono solo notizie sentite dire; dovresti farti dare da delle conferme!!! ma come intendi tu di marche famose??? Per la Diesel, non sono sicuro dovresti chiamare il proprietario, per avere informazioni!!! (digli che sei laureato, penso che forse ti darà una mano; però non garantisco niente digli che devi fare la tesi sull'argomento!!!) Penso che la Cina sia una cosa molto diversa dai cinesi in Italia; la prima è che in cina loro rispettano le leggi vigenti; mentre in Italia i cinesi non rispettano le leggi vigenti!!! P.S: ma voi che studiate, tesi sui cinesi sulla produttività cinese ecc...... (te, viola e l'altra che non ricordo il nome); io sono l'unico che fa una tesi normale???!!!! « Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da cilex » Connesso Non lasciatevi scoraggiare da coloro che delusi dalla vita, sono diventati sordi ai desideri più profondi ed autentici del loro Cuore!!! Giovanni Paolo II 16.X.1978 - 2.IV.2005 __________________________________________________________________ Guest * Visitatore (Nessun oggetto) « Risposta #2 il: 06 Luglio, 2005, 18:22:04 pm » Non so se conosci la Patrizia Peppe, e non so se per te e' una marca di lusso, quel che e' certo che i loro capi li vendono tutti dai 100 euro in su, so che c'e' almeno un laboratorio cinese che lavora per loro. Cilex, tu potresti scrivere qualcosa su "lo scienziato pazzo cinese, cilex". « Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Guest » Connesso __________________________________________________________________ Sephiroth * Socio di Associna * Livello: Cittadino del forum di AssoCina * * * * Post: 1.010 * + Mostra profilo (Nessun oggetto) « Risposta #3 il: 06 Luglio, 2005, 18:26:12 pm » La denominazione made in italy per i capi prodotti in italia e' appropriata, anche quando il lavoro e' commissionato a soggetti non cittadini. Tant'e' che ai laboratori di confezione abbigliamento cinesi in italia viene chiesto di attaccare l'etichetta Made in Italy. Ma d'altronde la denominazione "Made in ..." specifica semplicemente il luogo di produzione del capo, mica la nazionalita' dei soggetti della catena di produzione! Il problema del distintivo made in italy sorge quando il prodotto subisce fasi di lavorazione all'estero. Come si puo' affermare che il proprio prodotto e' fatto in italia se - ad esempio - il 60% della lavorazione e' svolto all'estero? La questione ha assunto rilevanza con il fenomeno della globalizzazione. In prodotti tipicamente suddivisibili in componenti, come ad esempio l'elettronica, ha ormai poco senso parlare di "made in ...", identificando con tale dicitura semplicemente il paese dell'azienda madre da cui e' uscito il prodotto finale destinato alla distribuzione. « Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Sephiroth » Connesso Wovon man nicht sprechen kann, darüber muss man schweigen. Ludwig Wittgenstein (1889 - 1951) __________________________________________________________________ Idra * Socio di Associna * Livello: Cittadino del Mondo * * * * Post: 2.842 * + Mostra profilo (Nessun oggetto) « Risposta #4 il: 06 Luglio, 2005, 19:11:25 pm » Ci sono aziende di imprenditori cinesi che lavorano con Marchi prestigiosi. Questi però, vengono selezionati per la loro qualità. E' mada in italy by high quality chinese manifactor (spero di non aver sbagliato). Attualmente, la maggioranza dei prodotti made in china, sono qualitativamente inferiori rispetto a quelle europee. Questo, presto, anzi prestissimo, non sarà più così. Ritornando al MIIBHQCM (mada in italy by high quality chinese manifactor :lol: ), i cinesi in italia, oltre ad lavorare diversamente rispetto ai nostri compaesani in cina, hanno anche mezzi e strumenti diversi. Chiamarlo Made in Italy ci sta!! Anche se pu? stonare un po'. « Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Idra » Connesso __________________________________________________________________ Idra * Socio di Associna * Livello: Cittadino del Mondo * * * * Post: 2.842 * + Mostra profilo (Nessun oggetto) « Risposta #5 il: 06 Luglio, 2005, 19:18:59 pm » Per sentito, la lagge italiana, accetta l'etichettatura Made in Italy a prodotti solamente montati in Italia, anche se formato da tutti i componenti stranieri. « Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Idra » Connesso __________________________________________________________________ alfa * Livello: Straniero / Laowai ben inserito * * * * * * Post: 522 * + Mostra profilo (Nessun oggetto) « Risposta #6 il: 06 Luglio, 2005, 19:58:08 pm » Quel che ne' so' io ,un prodotto definito made in Italy puo' avere tutti i componenti stranieri che siano cinesi ,indiani o afghani... non fa' differenza,inoltre il prodotto puo' essere anche semi lavorato, cioe' ancora non completto e non ancora confezionato. Per dire un capo di abbigliamento se lo producci in cina lasci una parte finale da complettare in italia e la stiri e imballi in italia, e' un prodotto per tutti effetti MADE IN ITALY. « Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da alfa » Connesso __________________________________________________________________ VampireMiyu * Livello: Cittadino del forum di AssoCina * * * * * * * Post: 1.093 * + Mostra profilo (Nessun oggetto) « Risposta #7 il: 07 Luglio, 2005, 09:03:37 am » in fondo, la parola made in italy vuol dire appunto fatto, prodotto in italia, xcui nn ha importanza il materiale che viene usato... avendo io un pronto moda con tutti capi made in italy, penso che x definirsi made in italy, almeno il materiale principale dev'essere altrettanto italiano.. ieri è venuto uno staff di uan rete televisiva tedesca a in tervistarmi e riprende il mio maga, be', la domanda che mi hanno fatto a bruciapelo è :" che differenza c'è tra il amde in italy fatto dai cinesi in italia e l'import cinese?" ho risposto" la differenza sta nel luogo in cui viene prodotto e la qualità dei prodotti e il materiale usato, ma principalmente è che i nostri prodotti vengano lavorati in italia." +o- devo aver risposto così... nn ricordo auauhauh ero 1po' imbarazzata auauhauhuh nn so prada o altre marche prestigiose, ma la maggior parte delle amrche giovanili (miss sixty, gas ecc) hanno subito una lavorazione tramite i cinesi in italia... caro cugy, nnc redo proprio che in cina rispettino le leggi viggenti, anzi, io penso e credo che la differenza i 2 tipi di prodotti è dovuto al basso costo. in italia il prezzo della lavorazione è + alto e quando si dovrà una buona ditta x cui lavorare, si cerca sempre di tenerselo + caro possibile, lavorando bene e rispettando i tempi di consegna... in cina, avendo costi di manodopera così bassi e il costo del prodotto sempre sul basso-economico, nn credo che i laboratori pensino a quanto possa durare il prodotto o se è ben fatto... magari esteticamente sembra persino + bello , ma dopo 5 minuti che indossi una 1 indumento, capisci subito la sua "qualità" « Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da VampireMiyu » Connesso __________________________________________________________________ Feichow * Livello: Straniero / Laowai ben inserito * * * * * * Post: 258 * + Mostra profilo (Nessun oggetto) « Risposta #8 il: 07 Luglio, 2005, 23:42:57 pm » grazie per le risposte, sono state veramente esaurienti! Il Made in Italy by high quality Chinese manufaturer di Bai lascia molto su cui riflettere ^__^ Il problema principale su cui volevo soffermarmi è questo: pu? l'Italia discriminare i prodotti fatti in Cina solamente perchè fatti in Cina mentre in Italia produce lo stesso prodotto tramite laboratori cinesi? non è assolutamente vero poi che in Cina producano moda di basso livello, come sa bene chi ha un laboratorio, un capo finito di altà qualità differisce da quello di bassa qualità solamente nel tepmo dedicato al capo ed alla bravura del lavoratore ed ovviamentei materiali utilizzati.Cose che si possono imparare nel giro di 2-3 mesi. Il vero problema è che i prodotti di altà qualità fatti in cina non verrebbero acquistati solo perchè aventi il label made in China. Quindi se non c'è la domanda..inutile produrli. Patrizia pepe la conosco, ha avuto uno sviluppo eccezionale negli ultimi 3-5 anni. non sapevo che si affidasse a laboratori cinesi. di benetton neanche. Paola Frani non la conosco sinceramente... Grazie per le risposte raga « Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Feichow » Connesso __________________________________________________________________ alfa * Livello: Straniero / Laowai ben inserito * * * * * * Post: 522 * + Mostra profilo (Nessun oggetto) « Risposta #9 il: 07 Luglio, 2005, 23:55:53 pm » Gli italiani discriminano i prodotti cinesi non solo per la loro scarsa qualita',ma principalmente sono i produttori che si lamentano perche'non riescono essere compettitivi con i loro prezzi in confronto a quella cinese . La benetton,oltre a servirsi dei cinesi nelle loro fabbriche e nei indotti che lavoravano per loro, di recente hanno aperto dei stabilimenti in Cina e hanno quasi cessato di produre in italia. Di conseguenza in mancanza di lavoro ,i cinesi del triveneto hanno rilevato le confezioni contoterzisti italiani.E i cinesi che lavoravano nelle loro fabbriche si sono ritrovati a lavorare di nuovo per i cinesi e altri senza lavoro. « Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da alfa » Connesso __________________________________________________________________ ziner * Livello: Straniero / Laowai ben inserito * * * * * * Post: 340 * + Mostra profilo (Nessun oggetto) « Risposta #10 il: 08 Luglio, 2005, 00:18:48 am » feichow se vuoi sapere qualcosa di più su questo argomento chiamami domani al cell. ciauz « Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da ziner » Connesso __________________________________________________________________ VampireMiyu * Livello: Cittadino del forum di AssoCina * * * * * * * Post: 1.093 * + Mostra profilo (Nessun oggetto) « Risposta #11 il: 08 Luglio, 2005, 09:02:34 am » nn dico che il made in china sia solo economico e di bassa qualità, ma quello cn cui abbiamo contatto noi è così, xkè come hanno già detto, il made in china di buona qualità ed a prezzo medio-alto, nn potrebbe durare molto qui in italia... 1 mio amico c'ha provato ad aprire 1 negozio del made in china medio-alto, ma dopo 3 mesi ha dovuto chiudere... tra il made in italy e made in china, c'è la differenza della provenienza... differenza del costo e differenza del pensiero dei clienti. « Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da VampireMiyu » Connesso __________________________________________________________________ KyoKusanagi * Livello: Cittadino del forum di AssoCina * * * * * * * Post: 812 * + Mostra profilo + http://italianpandas.blogspot.com/ (Nessun oggetto) « Risposta #12 il: 08 Luglio, 2005, 09:38:29 am » X VAMPIRE: "Freddy Make it happens" sta andando benino penso, si tratta di un prodotto medio-alto, un capo viene a costare sui 60-80 euro. e Io so che la Natuzzi ha conto terzi cinesi, ed è in assoluto il + grande produttore italiano di divani. « Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da KyoKusanagi » Connesso __________________________________________________________________ Sephiroth * Socio di Associna * Livello: Cittadino del forum di AssoCina * * * * Post: 1.010 * + Mostra profilo (Nessun oggetto) « Risposta #13 il: 08 Luglio, 2005, 16:30:42 pm » Citazione da: "KyoKusanagi" Io so che la Natuzzi ha conto terzi cinesi, ed è in assoluto il + grande produttore italiano di divani. Non e' che ti stai confondendo con la Chateau D'Ax? ;) « Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Sephiroth » Connesso Wovon man nicht sprechen kann, darüber muss man schweigen. Ludwig Wittgenstein (1889 - 1951) __________________________________________________________________ KyoKusanagi * Livello: Cittadino del forum di AssoCina * * * * * * * Post: 812 * + Mostra profilo + http://italianpandas.blogspot.com/ (Nessun oggetto) « Risposta #14 il: 08 Luglio, 2005, 20:12:27 pm » no è Natuzzi, pensa che al salone del mobile di milano la Natuzzi aveva un edificio INTERO come stand... « Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da KyoKusanagi » Connesso __________________________________________________________________ * Stampa Pagine: [1] 2 3 « precedente successivo » * Associna Forum » * Approfondimenti » * Attualità » * Made in Italy e Made in China * SMF 2.0.5 | SMF © 2013, Simple Machines * XHTML * RSS * WAP2 Questo sito fa uso di cookie per migliorare l'esperienza di navigazione. Continuando a navigare all'interno del sito si accetta implicitamente l'utilizzo di cookie come descritto nel Cookie Disclaimer. Grazie e buona navigazione. 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Il topic del "Made in China" Comprimi X Comprimi * Post * ultime attivita' * ____________________ (BUTTON) ricerca * Pagina ____________________ di 5 * Filtro * Ora (*) Sempre ( ) oggi ( ) Ultima settimana ( ) Ultimo mese * Visualizza (*) Tutti ( ) Solo discussioni ( ) Solo le foto ( ) Solo i video ( ) Solo i link ( ) Solo sondaggi Filtrato da: Elimina tutto nuovi messaggi Precedente 1 2 3 4 5 Succ. * 5corde 5corde Il mio nome è Leggenda * Registrato dal: Sep 2007 * Post: 20405 * __________________________________________________________________ #16 17-09-2015, 09:26 PM Re: Il topic del "Made in China" Questa discussione, derivante da un OT su un thread specifico, è relativa allo scambio di opinioni sulla qualità delle produzioni Made in China (e per estensione sulle produzioni asiatiche in generale) 8) Si raccomanda ovviamente una forma di comunicazione consona al rispetto altrui, fermo restando che tutte le opinioni sono ben accette Regolamentazione MusicOff Forum • Tutta la verità su MusicOff • Regolamento MusicOff Forum • Regolamento Mercatino Altri servizi della community • Canale YouTube MusicOff • Canale Facebook MusicOff __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla GuitarImho GuitarImho Musicoff è la mia casa * Registrato dal: Sep 2011 * Post: 480 * __________________________________________________________________ #17 18-09-2015, 08:09 AM Re: Il topic del "Made in China" Shopper, l'impressione che stai dando è che il tuo disprezzo per le cinesi vada ben oltre l'argomento della discussione. Non so se hai una faccenda personale che ti fa odiare i prodotti cinesi, ma qui siamo tutti concordi che la produzione cinese non è necessariamente scadente. Si produce in cina soprattutto per abbassare i costi di manodopera e questo lo saprai, ma la qualità la fa il controllo, non il cinese. Nel senso che se un prodotto cinese non rispecchia la qualità che il produttore si aspetta la rimanda indietro. E' il controllo qualità che fa la differenza, indipendentemente da chi fabbrica un bene. E' probabile che molte chitarre vengano prodotte addirittura dalla stessa azienda cinese per più marchi europei o americani. E i prezzi delle chitarre potrebbero variare a seconda del controllo qualità. Ora, se vuoi possiamo anche discutere del fatto che la produzione cinese ha rovinato il mercato europeo e sarà causa di un nuovo conflitto mondiale, ma non è questo il luogo adatto. Parliamo di chitarre cinesi. Ne ho viste tante di chitarre prodotte in Cina e sono tutte di molto superiori rispetto a chitarre europee di trent'anni fa. il 99% dei problemi di una chitarra si trovano tra la chitarra e la tracolla. __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla aleter aleter Veterano di Musicoff * Registrato dal: Mar 2013 * Post: 1220 * __________________________________________________________________ #18 18-09-2015, 08:57 AM Re: Il topic del "Made in China" Esatto è questo il fulcro, se parliamo di etica del lavoro, di rispetto dell'ambiente e di argomenti simili sono il primo che quando può evita il made in China. Ma se parliamo di prodotti (in questo caso di chitarre) in modo assoluto un simile disprezzo dovrebbe come minimo avere motivazioni tecniche concrete ben fondate, perchè di fatto a meno di non scendere in disgustosi discorsi razzisti una fabbrica cinese può tranquillamente produrre una chitarra con gli standard qualitativi richiesti senza il minimo problema. Basti vedere che in Cina vengono prodotti sia gli Ihpone originali che i cloni osceni che si trovano in rete, tutto sta agli standard di produzione ma non c'è un vero limite dettato dal fatto che lo stabilimento sia in Cina piuttosto che a Palo Alto, forse un telefono prodotto in California avrebbe più Mojo (un po come coi componenti inutilmente esotici montati su chitarre e pedali ) ma non per forza dovrebbe essere superiore. Che una Music Man sia uno strumento di altissima qualità è indiscutibile, ma se cerchi opinioni sulle Stirling troverai moltissimi pareri positivi, la Shur aveva prodotto le Rasmus in Cina, un flop proprio per pregiudizi legati allo stabilimento di produzione, quando in realtà il livello delle rifiniture e delle chitarre era probabilmente superiore a quello di alcune produzioni americane di massa. PS ne approfitto per ringraziare 5corde che ha gentilmente diviso la discussione e che ci ha permesso di continuare a discutere della cosa __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla C@sper [email protected] Però, niente male questo forum... * Registrato dal: Sep 2015 * Post: 16 * __________________________________________________________________ #19 18-09-2015, 12:18 PM Re: Il topic del "Made in China" condivido pienamente quanto detto da aleter e GuitarImho __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla ACE65 ACE65 Veterano di Musicoff * Registrato dal: Mar 2011 * Post: 2252 * __________________________________________________________________ #20 18-09-2015, 07:06 PM Re: Il topic del "Made in China" A mio avviso l'unica differenza dei prodotti cinesi, ma anche di tutti quelli dei paesi emergenti, è la mancanza dei diritti fondamentali dei lavoratori che li producono, quindi è solo un problema etico. Dirò di più, alla fine la colpa è dei nostri imprenditori che pensano solo ed esclusivamente al profitto. In Cina oramai c'è tutto compreso il Know how, e sta esclusivamente all'imprenditore decidere la qualità del proprio prodotto. Ora affermare che le chitarre sono pessime perché fatte in Cina non è corretto, è più corretto dire che la ditta che ha deciso di fare le chitarre in Cina ha voluto le più economiche, per poi avere un ricavo migliore, tutto li. Do qualche esempio per essere più chiaro. Tutta la produzione Apple è in Cina, Più dell'ottanta per cento della produzione di Canon, Nikon, Casio, ecc.. è in Cina nell'isola di Taiwan, che è sempre Cina, si producono tutti i telai in Carbonio delle migliori Mountain bike del mondo, e così via. Ciao "Perché non danno a Iannone una Factoty? Per non penalizzarlo ulteriormente" Cit. Down From The Sky & Stingray V "Lorenzo è un gran pilota anche se mi è simpatico come una incontrollabile scarica di diarrea nel bel mezzo del proprio esame di laurea" Cit. Stingray V __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla Scrake Scrake Veterano di Musicoff * Registrato dal: Jan 2013 * Post: 1390 * __________________________________________________________________ #21 18-09-2015, 10:33 PM Re: Il topic del "Made in China" Ragazzi esiste il made in cina del cacchio come esiste quello fatto in ogni altro stato, Italia compresa. Ci sono molti marchi tecnologici e hobbystici dove il made in cina regna sovrano non solo come produzione ma anche come qualità, faccio modellismo statico e i migliori kit ora come ora vengono dall'oriente. Così come per gli strumenti, leggere il made in cina sulla paletta della chitarra è solo una indicazione di provenienza, e diciamoci la verità, leggere made in USA a volte (non spesso, non sempre) è solo sinonimo di "aumentiamo il prezzo che tanto la gente è polla e sta ancora a giudicare la chitarra dal marchio di provenienza". Detto ciò, so come la pensa Shopper e non gli farete cambiare idea nemmeno se lo portaste in una fabbrica cinese di chitarre e vedesse coi suoi occhi come la realtà sia distante da come la percepisce lui Krank Rev+1, ENGL 4X12 V 12-60;
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Però chiaro ognuno ha le sue idee e ci mancherebbe altro. __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla VSmolsky VSmolsky Veterano di Musicoff * Registrato dal: Nov 2009 * Post: 3894 * __________________________________________________________________ #25 19-09-2015, 09:26 AM Re: Il topic del "Made in China" Ho letto a grandi linee tutta la discussione. E' fuor di dubbio che una chitarra da 200€ non è allo stesso livello di una da 2000€, ma questo non significa che le moderne chitarre made in China siano dei ciocchi di legno come accadeva una volta. Tra l'altro, parlare di made in China è limitativo, perchè molti marchi low costo non producono in Cina, come ad esempio Samick o Cort. Da possessore di una moderna Samick (Greg Bennett UM4) non posso che confermare quanto precedentemente detto: con le moderna macchine a controllo numerico, c'è una maggiore standardizzazione del processo, quindi bisogna essere davvero sfortunati a beccare una chitarra col manico storto o non ben incollato al body. La mia UM4 a livello liuteristico è praticamente impeccabile e il finish dato al body è stupendo. Lo scorso inverno ho acquistato una OLP MM1, copia cinese della MusicMan Axis di Van Halen, e ho beccato una chitarrina mica male, con un ponte molto utilizzabile e un suono molto piacevole. Insomma, il delta che separava la produzione Made in China dalla produzione Made in USA è diminuito notevolemente. Certo, i pickup sono quelli che sono, e i ponti mobili pure, ma se si vogliono pickup di alta qualità e ponti mobili stabili, bisogna mettersi in mano cifre a 3 zeri. Da una chitarra che costa poco più che una coppia di HB DiMarzo, non puoi aspettarti miracoli. Citazione da Vigilius una volta le cose vecchie erano vecchie e basta, non vintage __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla IonRal IonRal Veterano di Musicoff * Registrato dal: Oct 2012 * Post: 1126 * __________________________________________________________________ #26 19-09-2015, 11:42 AM Re: Il topic del "Made in China" Citazione da VSmolsky Ho letto a grandi linee tutta la discussione. E' fuor di dubbio che una chitarra da 200€ non è allo stesso livello di una da 2000€, ma questo non significa che le moderne chitarre made in China siano dei ciocchi di legno come accadeva una volta. Tra l'altro, parlare di made in China è limitativo, perchè molti marchi low costo non producono in Cina, come ad esempio Samick o Cort. Da possessore di una moderna Samick (Greg Bennett UM4) non posso che confermare quanto precedentemente detto: con le moderna macchine a controllo numerico, c'è una maggiore standardizzazione del processo, quindi bisogna essere davvero sfortunati a beccare una chitarra col manico storto o non ben incollato al body. La mia UM4 a livello liuteristico è praticamente impeccabile e il finish dato al body è stupendo. Lo scorso inverno ho acquistato una OLP MM1, copia cinese della MusicMan Axis di Van Halen, e ho beccato una chitarrina mica male, con un ponte molto utilizzabile e un suono molto piacevole. Insomma, il delta che separava la produzione Made in China dalla produzione Made in USA è diminuito notevolemente. Certo, i pickup sono quelli che sono, e i ponti mobili pure, ma se si vogliono pickup di alta qualità e ponti mobili stabili, bisogna mettersi in mano cifre a 3 zeri. Da una chitarra che costa poco più che una coppia di HB DiMarzo, non puoi aspettarti miracoli. ma in una chitarra da 3000 euro non mi pare che il ponte e i pickup costano 2800 euro... semmai il contrario... quindi, nulla vieta, una volta comprata una onestissima chitarra made in china, che gli cambi ponte e pickup, il che ti permette di avere quello che più si adatta alle tue esigenze, e quindi avere, alla fine, una chitarra ottima, non avrà il blasone e il valore commerciale di una gibson o di una fender o di una music man... ma alla fine... se suona bene, se ti piace e non si rompe dopo 1 anno... quale è il problema?? di tutto di più! __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla VSmolsky VSmolsky Veterano di Musicoff * Registrato dal: Nov 2009 * Post: 3894 * __________________________________________________________________ #27 19-09-2015, 12:15 PM Re: Il topic del "Made in China" Non parlavo di chitarre da 3000€ (MusicMan, ad esempio), ma di chitarre a 3 zeri, quindi dai 1000€ in su, come Fender o PRS SE. Comunque, discorso affrontato N-mila volte da quando sono iscritto su questo forum. La conclusione a cui sono arrivato è che ok, con qualche modifica si può dare smalto a una chitarra mediocre, ma con 2 limiti: 1. non è detto che una volta cambiato ponte, PU, capotasto, elettronica interna, tu ottenga il risultato desiderato 2. a conti fatti, spendi quanto l'originale, con lo svantaggio che non hai il valore commerciale e la rivendibilità di questo. Credi che in questi 6 anni non abbia mai pensato di upgradare la mia Greg Bennett? E secondo te perchè non l'ho fatto? Perchè non ho 3-400€ da parte? Citazione da Vigilius una volta le cose vecchie erano vecchie e basta, non vintage __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla David_Platt David_Platt Musicoff è la mia casa * Registrato dal: Aug 2006 * Post: 679 * __________________________________________________________________ #28 19-09-2015, 04:55 PM Re: Il topic del "Made in China" Io ho ì'impressione che si faccia un po' di confusione fra vari discorsi: non pretendo di insegnare niente a nessuno, ma, piuttosto di fare un po' di ordine. La progettazione di un prodotto è in relazione al settore di mercato a cui è destinato. Normalmente le case più rinomate hanno almeno una doppia produzione, una gestita direttamente dalla casa madre (americana, giapponese etc.) l'altra gestita delocalizzata in paesi dove manodopera, pressione fiscale, strutture etc. consentono di abbassare (un po') i prezzi. Quando si acquista una chitarra, ci sono almeno 4 parametri da considerare: 1 - Qualità dei materiali (tipo di legni, stagionatura) 2 - Qualità della componentistica (meccaniche, ponte, selettori, pickup) 3 - Qualità della liuteria (manico, tastiera) 4 - Qualità delle finiture estetiche (venature del legno, presenza di top fiammato, eventuali decorazioni del segnatasti, qualità della verniciatura etc. Ognuno di questi elementi ha un peso nel prezzo finale della chitarra che spesso è superiore a quello della pura mano d'opera, inoltre il modo in cui ognuno di questi elementi incide sul prezzo, spesso è del tutto autonomo rispetto al risultato funzionale: un top in acero fiammato di prima scelta, l'uso di legni con belle venature, il manico in aceto a occhio di pernice o complicati intarsi in madre perla incidono molto sul prezzo finale, ma poco o niente sulla qualità "musicale" di una chitarra. Altri fatto sono costosi e hanno un effetto più diretto sulle qualità musicali e di suonabilità (per esempio la liuteria del manico e della tastiera), altre sono poco costose, ma hanno un'incidenza notevole Potenziometri e switch di qualità decente, all'ingrosso costano pochi centesimi: se una chitarra ne monta di davvero scarsi, significa che è stata davvero costruita in modo da risparmiare su ogni cosa... Diffidatene!!! Inoltre è importante ricordare è che alcuni di questi elementi sono facilmente modificabili anche in un secondo momento, altri sono molto più costosi da modificare, altri ancora sono praticamente immodificabili. Chiariamo subito un secondo punto: costo minore della manodopera non significa necessariamente una lavorazione qualitativamente inferiore. In Cina, Taiwan e Korea ci sono produttori in grado di fornire una lavorazione assolutamente in linea con qualunque standard qualitativo, anche il più alto e non mi stupirei se da qui a non molto inizino a uscire modelli e marchi locali di alto profilo, visto che mi risulta che produttori cinesi stiano, da qualche tempo, accaparrandosi grandi scorte di legname pregiato per liuteria!!! Il vero problema è che, spesso, si producono in Cina chitarre progettate per essere di basso profilo dal punto di vista qualitativo. In altre parole, è una scelta commerciale il fatto di produrre chitarre mediocri in Cina, per avere prezzi da assalto nella fascia entry level, diciamo fra i 150 e i 250 euro euro. Il problema quindi non è la Cina in sé, ma il fatto che le case costruttrici, per scelta commerciale, facciano costruire lì le chitarre meno curate!!! In ogni caso ci sono chitarre prodotte in Cina/Taiwan/Korea che, in una fascia di prezzo dai 600 euro in su offrono una qualità costruttiva eccellente. Se prendi una PRS SE made in Korea, e gli metti due PAF Di Marzio, hai un'ottima chitarra, a livello amatoriale-semi pro. Alla fine però, hai sganciato almeno 900 euro… Se prendi una Epiphone les paul standard e ci metti due seymour duncan SH4, regoli tastiera, manico, sistemi qualche magagna di elettronica e di meccaniche, hai una valida chitarra della famiglia Les Paul... ma anche lì, non spendi meno di 8-900 euro. Ma questi sono casi particolari, di chitarre non esattamente level entry e notoriamente ben costruite. La vera domanda è se prendi una yamaha pacifica 112, che costa 250 euro, vale la pena spendere centinaia di euro per cambiare i pickup, per le meccaniche, e magari un altro po' per switch, controlli, o addirittura ponte, rettifica tastiera e regolazioni varie, per migliorarla? Praticamente si raddoppia il prezzo della chitarra per avere comunque uno strumento con limiti di materiali e qualità costruttiva insormontabili, per quanto Yamaha sia una ditta serissima, ma che non regala niente: se paghi 250 euro ottieni per 250 euro. :( Il problema si fa un po’ spinoso, perché non esiste una risposta: è vero che, verrebbe da dire, a quel punto, puoi prendere direttamente una chitarra da 400-500 euro, sicuramente costruite meglio, ma probabilmente, non esenti manco loro da magagne o punti deboli, per esempio, nei pickup o nell'elettronica. Nel catalogo Yamaha (uso questa marca per rendere più semplici i paragoni fra modelli economici, non certo per fare pubblicità) per avere uno scatto qualitativo oggettivo, bisognerebbe prendersi una Pacifica 611, che è chitarra di TUTT’altro livello… anche se costruita in cina Ma costa più del doppio: 600 euro, almeno, quindi rientra più o meno nella fascia delle Epiphone e PRS SE, citata prima... E non tutti i principianti hanno da spendere sull’unghia 600 euro, mentre è più facile spenderne 250 oggi, cambiare meccaniche fra 6 mesi, cambiare i pickup fra 1 anno, etc… Senza contare che puoi anche avere dei PAF Throbak da 600 euro la coppia, ma se poi suoni su un amplificatore a transistor della behringer… Così come anche pickup mediocri, attaccati a un Mesa o un Fender come si deve, fanno comunque la loro porca figura (ragione in più per dubitare dei "sound samples che si trovano nei siti di pickup... Attaccato a un Mesa pure un tostapane, suona bene) Per concludere: buone chitarre costruite in Cina, Korea, Taiwan, ce ne sono eccome. Il fatto che siano poco diffuse chitarre d'eccellenza made in china, non significa che non siano in grado di costruirle, ma è semplicemente una scelta di mercato da parte delle case: diverse Guild attuali sono made in Cina e costano oltre 1000 dollari!!!! Io non le ho mai provate, ma non penso che la Fender voglia s*******re un marchio storico con prodotti al di sotto di un certo standard qualitativo... Fender Strato Reissue '62 del 1987 made in Japan; Ibanez RG 560 del 1987 made in Japan; Guild D4 dal 1994 made in USA; Yamaha FG350W del 1979 ; Yamaha FG410-12 (12 corde) del 1989; Ibanez Ak95 customizzata DiMarzio, PRS SE Santana, Laney LC30 Made in UK, che suonerebbe parecchio bene, ma che ha continuamente problemi!!! __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla VSmolsky VSmolsky Veterano di Musicoff * Registrato dal: Nov 2009 * Post: 3894 * __________________________________________________________________ #29 19-09-2015, 06:09 PM Re: Il topic del "Made in China" Citazione da David_Platt In ogni caso ci sono chitarre prodotte in Cina/Taiwan/Korea che, in una fascia di prezzo dai 600 euro in su offrono una qualità costruttiva eccellente. Se prendi una PRS SE made in Korea, e gli metti due PAF Di Marzio, hai un'ottima chitarra, a livello amatoriale-semi pro. Alla fine però, hai sganciato almeno 900 euro… Se prendi una Epiphone les paul standard e ci metti due seymour duncan SH4, regoli tastiera, manico, sistemi qualche magagna di elettronica e di meccaniche, hai una valida chitarra della famiglia Les Paul... ma anche lì, non spendi meno di 8-900 euro. Ma questi sono casi particolari, di chitarre non esattamente level entry e notoriamente ben costruite. Beh, le PRS SE sono l'equivalente delle Strato Messicane, strumenti che a molti fanno storcere il naso, ma comunque suonabilissimi e in grado di diventare belle chitarrozze con un cambio pickup e qualche regolazione, ma anche in questo caso ci si avvicina alla soglia dei 1000€, cifra alla quale la Strato Americana è già alla portata. Citazione da David_Platt La vera domanda è se prendi una yamaha pacifica 112, che costa 250 euro, vale la pena spendere centinaia di euro per cambiare i pickup, per le meccaniche, e magari un altro po' per switch, controlli, o addirittura ponte, rettifica tastiera e regolazioni varie, per migliorarla? Praticamente si raddoppia il prezzo della chitarra per avere comunque uno strumento con limiti di materiali e qualità costruttiva insormontabili, per quanto Yamaha sia una ditta serissima, ma che non regala niente: se paghi 250 euro ottieni per 250 euro. :( Il problema si fa un po’ spinoso, perché non esiste una risposta: è vero che, verrebbe da dire, a quel punto, puoi prendere direttamente una chitarra da 400-500 euro, sicuramente costruite meglio, ma probabilmente, non esenti manco loro da magagne o punti deboli, per esempio, nei pickup o nell'elettronica. Nel catalogo Yamaha (uso questa marca per rendere più semplici i paragoni fra modelli economici, non certo per fare pubblicità) per avere uno scatto qualitativo oggettivo, bisognerebbe prendersi una Pacifica 611, che è chitarra di TUTT’altro livello… anche se costruita in cina Ma costa più del doppio: 600 euro, almeno, quindi rientra più o meno nella fascia delle Epiphone e PRS SE, citata prima... E non tutti i principianti hanno da spendere sull’unghia 600 euro, mentre è più facile spenderne 250 oggi, cambiare meccaniche fra 6 mesi, cambiare i pickup fra 1 anno, etc… Io credo che il principiante faccia bene a spendere 250€, o anche meno, per la sua prima chitarra. Ma di qui a dire che una chitarra da 250€, su cui spendi altrettanto dal liutaio, suona uguale a una chitarra made in USA, ce ne passa! Secondo me non vale la pena in generale fare piccoli aggiustamenti, di qualunque tipo essi siano, per i motivi citati sopra (risultato finale non sempre in linea con le aspettative, valore commerciale, rivendibilità). L'upgrade può avere senso farlo su strumenti di fascia media (500-700€), ed è quello che ho fatto anche io sulla mia Strato Mexico: ho preso un battipenna cablato con FAT50-CS69-SSL5 e ho fatto un bel salto in avanti sul suono, ma c'era già tanta sostanza, il livello costruttivo di base non era certo infimo come può essere quello di una Squier o di una Classic Vibe. Se sei un chitarrista un minimo smaliziato (ovvero: sai, ancor prima di comprare, che non appenderai la chitarra al chiodo tra 1 mese) e non hai 1000€ in saccoccia da spendere tutta in una volta, può essere una soluzione ragionevole. Citazione da David_Platt Senza contare che puoi anche avere dei PAF Throbak da 600 euro la coppia, ma se poi suoni su un amplificatore a transistor della behringer… Così come anche pickup mediocri, attaccati a un Mesa o un Fender come si deve, fanno comunque la loro porca figura (ragione in più per dubitare dei "sound samples che si trovano nei siti di pickup... Attaccato a un Mesa pure un tostapane, suona bene) mmmhh....su questo avrei qualcosa da ridire. I veri audiofili, i filosofi del suono, pensano che la base di partenza per un suono fedele e di qualità risieda nella sorgente: lettore CD per i moderni, testina del giradischi per gli amanti del vinile. Nel campo degli strumenti elettrici idem. Ok, l'amplificataore è importante, e non a caso è stata la prima cosa che ho cambiato del mio setup iniziale...prima di pensare a una nuova chitarra o ai pedali, ho preso un testata+cassa. Ma se dai pickup esce un suono stridulo e senza carattere, l'amplificatore non può fare miracoli neanche se si chiama Twin Reverb, JCM 800 o Mark V Citazione da Vigilius una volta le cose vecchie erano vecchie e basta, non vintage __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla David_Platt David_Platt Musicoff è la mia casa * Registrato dal: Aug 2006 * Post: 679 * __________________________________________________________________ #30 19-09-2015, 07:09 PM Re: Il topic del "Made in China" Citazione da VSmolsky Beh, le PRS SE sono l'equivalente delle Strato Messicane, strumenti che a molti fanno storcere il naso, ma comunque suonabilissimi e in grado di diventare belle chitarrozze con un cambio pickup e qualche regolazione, ma anche in questo caso ci si avvicina alla soglia dei 1000€, cifra alla quale la Strato Americana è già alla portata. Mah, una strato american standard costa circa 1300, ha buona liuteria di base, ma pickup ed elettroniche discutibili. Per farla suonare da vera Fender devi mettere in conto 200 euro di lavori e upgrade, quindi viaggiamo attorno ai 1500 € "veri". Alcuni modelli messicani, sono complessivamente paragonabili e costano quasi la metà. Sta un po' a te decidere se quei 6-700 euro che spendi in più per avere la Fender USA sono ben spesi o no. Comunque sono fasce di mercato chiaramente diverse. Facciamo un esempio storico che forse spiega meglio quello che intendo per "scelta commerciale" e "fasce di mercato" da parte delle case produttrici: negli anni 70-80 la Fender ha iniziato a produrre chitarre su licenza in Giappone. Alcuni produttori più di altri, in linea con la mentalità perfezionista nipponica, hanno preso molto sul serio la cosa e producevano chitarre allineate alla migliore produzione americana, a un prezzo inferiore. La cosa in realtà creò qualche grattacapo alla casa madre, visto che queste chitarre giapponesi non erano abbastanza economiche per aggredire il mercato di chi è alle prime armi, ma erano valide abbastanza per essere una reale concorrenza interna nel mercato di fascia media e medio-alta. In pratica se tenevi basso il prezzo, finivano col rubare mercato alle fender usa, se tenevi alto il prezzo, non le vendevi perchè, tanto valeva spendere qualche soldino in più e prendere una fender usa, anche solo per una questione di rivendibilità. Ora le cose sono un po' diverse, e se un modello di chitarra viene prodotto dalla casa madre E da fabbriche orientali, è commercialmente previsto che i due prodotti siano qualitativamente su due fasce di mercato chiaramente diverse. E' raro ci siano sovrapposizioni, come è successo nel passato. Per cui la PRS fa modelli che costano 2600 euro e altri che ne costano 700-800, che si rivolgono a mercati completamente diversi. Idem Gibson/Epiphone. Fender ha un approccio diverso, ma anche lei ha razionalizzato il catalogo a marchio Fender (nel passato addirittura c'erano delle sovrapposizioni fra Fender e Squier). Citazione da VSmolsky Io credo che il principiante faccia bene a spendere 250€, o anche meno, per la sua prima chitarra. Ma di qui a dire che una chitarra da 250€, su cui spendi altrettanto dal liutaio, suona uguale a una chitarra made in USA, ce ne passa! Secondo me non vale la pena in generale fare piccoli aggiustamenti, di qualunque tipo essi siano, per i motivi citati sopra (risultato finale non sempre in linea con le aspettative, valore commerciale, rivendibilità). Si ma qui confondi capre e cavoli: nessuno pensa che una chitarra da 250 euro + lavori valga una da 1500 €. Esattamente come una Panda, anche se gli metti sedili in pelle, non diventa una Jaguar Sono anche d'accordo che, se fai scuola guida, non ha molto senso usare una Jaguar. Però in altre fasce di prezzo e per altri marchi, le cose non sono così nette: la PRS SE non vale una PRS USA, ma ha carte da giocare contro una Les Paul Studio! LA Yamaha Pacifica 611 che ho citato è una signora chitarra, che senza spenderci un euro di modifiche se la gioca con chiunque nella fascia sotto i 1000 euro, costandone 600... Che poi una Fender da 1300 euro+ modifiche sia un altro strumento è ok, ma costa pure 2 volte e mezzo il prezzo... E la Yamaha, se la trovi usata, te la porti a casa a meno di 300 euro! Citazione da VSmolsky L'upgrade può avere senso farlo su strumenti di fascia media (500-700€), ed è quello che ho fatto anche io sulla mia Strato Mexico: ho preso un battipenna cablato con FAT50-CS69-SSL5 e ho fatto un bel salto in avanti sul suono, ma c'era già tanta sostanza, il livello costruttivo di base non era certo infimo come può essere quello di una Squier o di una Classic Vibe. Se sei un chitarrista un minimo smaliziato (ovvero: sai, ancor prima di comprare, che non appenderai la chitarra al chiodo tra 1 mese) e non hai 1000€ in saccoccia da spendere tutta in una volta, può essere una soluzione ragionevole. Perfettamente d'accordo. Oppure puoi fare upgrade mirati: una set di pickup da strato della wilkinson costa 45 euro e suonano infinitamente meglio di quelli di serie di una squier. Non avrai una super chitarra, ma con pochi soldi, il passo in avanti è sensibile. Montare un set di seymour Duncan su una chitarra da 200 euro, mi lascia un po' perplesso. Vabbè che li puoi sempre smontare e rimontare su una chitarra migliore in un secondo tempo, però sembrano un po' sprecati, ecco... Citazione da VSmolsky mmmhh....su questo avrei qualcosa da ridire. I veri audiofili, i filosofi del suono, pensano che la base di partenza per un suono fedele e di qualità risieda nella sorgente: lettore CD per i moderni, testina del giradischi per gli amanti del vinile. Nel campo degli strumenti elettrici idem. Ok, l'amplificataore è importante, e non a caso è stata la prima cosa che ho cambiato del mio setup iniziale...prima di pensare a una nuova chitarra o ai pedali, ho preso un testata+cassa. Ma se dai pickup esce un suono stridulo e senza carattere, l'amplificatore non può fare miracoli neanche se si chiama Twin Reverb, JCM 800 o Mark V Gli audiofili sono anche quelli che pagano 200 euro per un metro di cavo al rame sostenendo che cambi il suono, quando qualunque test di laboratorio dice esattamente il contrario. C'é molta approssimazione e autosuggestione in tuta la psicoacustica, comprese, nel campo chitarristico, persone che guirano che i PAF del 1959 siano il non plus ultra, menter, notoriamente, non esisteva alcuna specifica tencica nè riguardo i materiali, nè riguardo la tecnica costruttiva degli avvolgimenti In pratica venicvano fatti come capitava, con un tipo di rame e avvolgimenti praticamente casuale. Però, se tu dici così è perchè non hai mai sentito suonare un behringer Anche una Guild Artist Award, fatta a mano da missionarie vergini del Rhode Island con legni scelti apposta dal dio Apollo, e dal costo di 12.000$ 20 anni fa, suonerebbe una m****. Sono invece piuttosto convinto che un buon ampli, faccia molto al suono finale, anche di pickup non eccelsi. Non parliamo di pickup zanzara che si trovano ogni tanto su chitarre da 2 soldi, ma di pickup senza lode, un po' anonimi che, nell'amplificazione giusta, riescono a tirare fuori suoni, quantomeno decenti. In ogni caso... Ricordiamoci sempre che non è la chitarra che fa il chitarrista Fender Strato Reissue '62 del 1987 made in Japan; Ibanez RG 560 del 1987 made in Japan; Guild D4 dal 1994 made in USA; Yamaha FG350W del 1979 ; Yamaha FG410-12 (12 corde) del 1989; Ibanez Ak95 customizzata DiMarzio, PRS SE Santana, Laney LC30 Made in UK, che suonerebbe parecchio bene, ma che ha continuamente problemi!!! __________________________________________________________________ Commenta ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ (BUTTON) Invia (BUTTON) annulla Precedente 1 2 3 4 5 Succ. 240x200 Colonna destra - Post Comprimi 240x90 - Colonna Destra Comprimi IFRAME: https://www.musicoff.com/vb 240x480 - Colonna Destra Post Comprimi 240x48 Comprimi Tag Cloud Comprimi __________________________________________________________________ acustiche amplificatori beatles bob dylan chitarra coverville david bowie fender gibson jazz massimo varini microfoni naked track namm2017 note legali rolling stones secondary ticketing siae ukulele ukus in fabula 240x90 Comprimi 240x340 Comprimi Footer 728x90 Comprimi * Italiano (it_IT) + English (US) + Italiano (it_IT) * Aiuto * Contatta lo Staff * Vai su Powered by vBulletin™ Version 5.2.5 Copyright © 2018 vBulletin Solutions, Inc. 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Grazie segala gianni 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * TRICO 0 TRICO TRICO 0 * Senior Member * * TRICO * Industry * 0 * 2493 posts * * #2 Posted September 25, 2011 quote: Mi piacerebbe sapere se ai nostri giorni esistono elettroniche e diffusori che non abbiano al loro interno qualcosa di prodotto in Cina. Se esistono, mi fate qualche esempio per favore ? Grazie segala gianni _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Cosa intendi? Anche una vite? Trico oggi tutti conoscono il prezzo dei componenti hi fi e video, pochi conoscono il loro reale valore 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * giannisegala 11 giannisegala giannisegala 11 * Senior Member * * giannisegala * Members * 11 * 5444 posts * * #3 Posted September 25, 2011 No cavolo ,le viti no!!! Ma tutto il resti si! segala gianni 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * Member_0037 1 Member_0037 Member_0037 1 * Senior Member * * Member_0037 * Members * 1 * 5376 posts * * #4 Posted September 25, 2011 quote: Mi piacerebbe sapere se ai nostri giorni esistono elettroniche e diffusori che non abbiano al loro interno qualcosa di prodotto in Cina. Se esistono, mi fate qualche esempio per favore ? Grazie segala gianni _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Caro Gianni,come si fa a saperlo? Forse,scrivo forse,nei diffusori e piu' facile non trovare componenti made in China ! Sicuramente non nelle gomme delle mie racchette da ping-pong icon_smile_big.gif icon_smile_big.gif icon_smile_big.gif che se sono made in China e'in genere sinonimo di alta qualita'come pure l'abbigliamento sportivo da tennis tavolo della LI-NING !Ciao e grazie per la risposta nel mio post...Mauro 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * TRICO 0 TRICO TRICO 0 * Senior Member * * TRICO * Industry * 0 * 2493 posts * * #5 Posted September 25, 2011 quote: No cavolo ,le viti no!!! Ma tutto il resti si! segala gianni _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Allora i nostri diffusori delle serie maggiori. Trico oggi tutti conoscono il prezzo dei componenti hi fi e video, pochi conoscono il loro reale valore 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * gug74 6 gug74 gug74 6 * Senior Member * * gug74 * Members * 6 * 3224 posts * * #6 Posted September 25, 2011 Triste realta',io sono rimasto un po' male quando ho scoperto che le CM9 che mi avevano prestato erano made in China. 10ynjb9.jpg Giuliano 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * Member_0037 1 Member_0037 Member_0037 1 * Senior Member * * Member_0037 * Members * 1 * 5376 posts * * #7 Posted September 25, 2011 Gente,non vi siete accorti? Ormai la Cina ha nelle sue mani l'economia di tutto il mondo,USA compresi. Semo tutti cinesi... icon_smile_dissapprove.gif icon_smile_dissapprove.gif 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * gug74 6 gug74 gug74 6 * Senior Member * * gug74 * Members * 6 * 3224 posts * * #8 Posted September 25, 2011 quote: Gente,non vi siete accorti? Ormai la Cina ha nelle sue mani l'economia di tutto il mondo,USA compresi. Semo tutti cinesi... icon_smile_dissapprove.gif icon_smile_dissapprove.gif _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Pokoto pokoto icon_smile_big.gif 10ynjb9.jpg Giuliano 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * TRICO 0 TRICO TRICO 0 * Senior Member * * TRICO * Industry * 0 * 2493 posts * * #9 Posted September 25, 2011 quote: quote: No cavolo ,le viti no!!! Ma tutto il resti si! segala gianni _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Allora i nostri diffusori delle serie maggiori. Trico oggi tutti conoscono il prezzo dei componenti hi fi e video, pochi conoscono il loro reale valore _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Tutti i nostri diffusori sono realmente prodotti in italia, le componenti delle serie maggiori completamente realizzate con componenti che nulla hanno a che vedere con la Cina. Nelle serie minori i drivers sono realizzati su nostre specifiche a Taiwan. Nelle serie maggiori anche le viti non sono made in china. Sinceri saluti Trico oggi tutti conoscono il prezzo dei componenti hi fi e video, pochi conoscono il loro reale valore 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * TRICO 0 TRICO TRICO 0 * Senior Member * * TRICO * Industry * 0 * 2493 posts * * #10 Posted September 25, 2011 quote: quote: No cavolo ,le viti no!!! Ma tutto il resti si! segala gianni _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Allora i nostri diffusori delle serie maggiori. Trico oggi tutti conoscono il prezzo dei componenti hi fi e video, pochi conoscono il loro reale valore _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Tutti i nostri diffusori sono realmente prodotti in italia, le componenti delle serie maggiori completamente realizzate con componenti che nulla hanno a che vedere con la Cina. Nelle serie minori i drivers sono realizzati su nostre specifiche a Taiwan. Nelle serie maggiori anche le viti non sono made in china. Sinceri saluti Trico oggi tutti conoscono il prezzo dei componenti hi fi e video, pochi conoscono il loro reale valore 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * ginetto61 0 ginetto61 ginetto61 0 * Senior Member * * ginetto61 * Members * 0 * 3006 posts * * #11 Posted September 26, 2011 e noi basta ! solo vintage ! tiè ... icon_smile.gif Salutoni, Gino 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * giannisegala 11 giannisegala giannisegala 11 * Senior Member * * giannisegala * Members * 11 * 5444 posts * * #12 Posted September 26, 2011 Da quanto ne sò io, Sugden produce le sue elettroniche in England, sarà poi vero? Sonus Faber? Made in Italy? Almeno i legni? Legni che magari arrivano dall'oriente.Mah! Harbeth? Ho sempre saputo che tali diffusori erano completamente made in England, ne sapete qualcosa ? Grazie segala gianni 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * TRICO 0 TRICO TRICO 0 * Senior Member * * TRICO * Industry * 0 * 2493 posts * * #13 Posted September 26, 2011 Accuphase, Luxman, technical Brain, Lfd, Sonus Faber,ci sono ancora marchi che lascuano la Cina agli altri Trico oggi tutti conoscono il prezzo dei componenti hi fi e video, pochi conoscono il loro reale valore 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * ginetto61 0 ginetto61 ginetto61 0 * Senior Member * * ginetto61 * Members * 0 * 3006 posts * * #14 Posted September 26, 2011 ormai il mondo è così ... finchè dura tutti a costruire in cina e vendere di qua finchè dura ... ad un certo punto di qua bisognerà salvare i soldi per il pane ... e finirà il flusso ... Salutoni, Gino 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * danilo1 0 danilo1 danilo1 0 * Newbie * * danilo1 * Members * 0 * 33 posts * * #15 Posted September 26, 2011 credo che molte ditte europeee e non solo producano o montino pezzi made in Cjina forse solo qualche artigiano serio e...costoso riesce ad evitare... icon_smile_big.gif 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * argento 0 argento argento 0 * Member * * argento * Members * 0 * 459 posts * * #16 Posted September 26, 2011 E' un disonore produrre in Cina ? ... e se invece della Cina fosse Corea o Vietnam ? I Cinesi, quando richiesto, sono in grado di produrre con lo stesso livello qualitativo del resto del mondo produttivo ! ... ma per "cultura personale" ... viti escluse che mi pare di aver capito essere ammesse, condensatori, relais, interruttori, transistor, etc. etc. anche quelli creerebbero "psicodisagio" ? Cristian --------------------------- Modificato da - argento il 26/09/2011 00:40:58 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * giannisegala 11 giannisegala giannisegala 11 * Senior Member * * giannisegala * Members * 11 * 5444 posts * * #17 Posted September 26, 2011 Cristian, certo che non è un disonore produrre in Cina , ci mancherebbe . Sai cosa mi rompe? Il fatto che ci fanno pagare delle cose fatte in oriente con dei prezzi che puoi immaginare , ai prezzi occidentali. Cazzo !! Questa è la vera fregatura ! segala gianni 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * argento 0 argento argento 0 * Member * * argento * Members * 0 * 459 posts * * #18 Posted September 26, 2011 quote: Cristian, certo che non è un disonore produrre in Cina , ci mancherebbe . Sai cosa mi rompe? Il fatto che ci fanno pagare delle cose fatte in oriente con dei prezzi che puoi immaginare , ai prezzi occidentali. Cazzo !! Questa è la vera fregatura ! segala gianni _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Gianni purtroppo cosi' vuole l'economia dei nostri tempi. Tieni presente, comunque, che i costi dei prodotti non sono soltanto quelli di pura manifattura, ma essi comprendono: progettazione, ingegnerizzazione, marketing, logistica etc. etc. Inoltre quasi nessuna aziende cinese, per ovvi e comprensibili motivi e' disponibile a produrre piccoli lotti; i trasporti dalla Cina costano assai e cosi' via. Ovviamente i margini dei produttori (e' un discorso generale fatto, come si dice, con l'accetta e riferito ad imprese "serie" ... es. quelle che fanno ricerca e sviluppo veri) sono ottenibili soltanto riducendo i costi diretti produttivi ... da qui lo sfruttamento dei siti dove la manodopera e' quasi schiavismo. Purtroppo in tutto cio' ci navigano anche illustri e meno illustri profittatori ... ma non e' un fenomeno soltanto di questo settore. Cristian --------------------------- Modificato da - argento il 26/09/2011 00:45:54 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * zampex 0 zampex zampex 0 * Senior Member * * zampex * Members * 0 * 3296 posts * * #19 Posted September 26, 2011 quote: Allora i nostri diffusori delle serie maggiori. Trico _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Anche i componenti elettronici del crossover ? Saluti 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * argento 0 argento argento 0 * Member * * argento * Members * 0 * 459 posts * * #20 Posted September 26, 2011 quote: Accuphase, Luxman, technical Brain, Lfd, Sonus Faber,ci sono ancora marchi che lascuano la Cina agli altri Trico _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> compresi componenti elettrici, elettronici e chincaglierie simili ? mah ... auguri per la convinzione ! Cristian --------------------------- 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * nicolino 0 nicolino nicolino 0 * Senior Member * * nicolino * Members * 0 * 2189 posts * * #21 Posted September 26, 2011 Ci sono prodotti cinesi molto curati e validi comunque e non mi riferisco ad assemblaggi fatti per conto terzi.Io comunque mi sarei accontentato a fronte di un abbattimento dei costi della manodopera, che perlomeno si fosse mantenuta una certa omogeneita' con i listini precedenti al made in China.Invece si sono abbattuti i costi per i produttori ed in molti casi aumentati a dismisura i listini.In questi casi le cose sono due,o ti vogliono fregare o realmente le aziende produttrici vendono molto poco oggi,per cui il budget di fatturato è spalmato su pochissimi pezzi venduti.In uno degli ultimi TAV un operatore del settore mi confesso' che un diffusore,da loro distribuito,dal costo a listino di circa 8000 euro era come mobile interamente costruito in Cina ciao Nicolino 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * Goclenius 0 Goclenius Goclenius 0 * Member * * Goclenius * Members * 0 * 381 posts * * #22 Posted September 26, 2011 quote: quote: Accuphase, Luxman, technical Brain, Lfd, Sonus Faber,ci sono ancora marchi che lascuano la Cina agli altri Trico _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> compresi componenti elettrici, elettronici e chincaglierie simili ? mah ... auguri per la convinzione ! Cristian --------------------------- _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Luxman è stata acquistata dal gruppo cinese Iag http://www.internationalaudiogroup.com/luxman.php LFD audio non disdegna fornitori cinesi: http://www.made-in-china.com/traderoom/lfdaudio _____________________________ Rodolfo 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * Rossano.Marche 45 Rossano.Marche Rossano.Marche 45 * Senior Member * * Rossano.Marche * Members * 45 * 4307 posts * * #23 Posted September 26, 2011 il problema serio è che noi italiani ed europei stiamo insegnando hai cinesi come si lavora bene,quando passerà questa sfuriata di correre tutti a costruire in cina perchè la manodopera e tutto il resto si paga prezzi da schiavismo,le ditte per forza di cose ritorneranno al paese di origine quando non converrà più lavorare la,allora dopo si che viene il bello,perchè anno imparato tutto quello che c'era da imparare dagli europei e possono proporre prodotti(di ogni genere) e introdurre nel mercato mondiale a prezzi molto vantaggiosi quello che vogliono,è questo il guaio più grande che può ritorcersi contro secondo me...esempio...b&w costruisce la serie 800 in inghilterra (almeno spero) le restanti serie in cina...ora piace come suonano o non piace,questo non conta,però sulla tecnologia,sullo sviluppo.sulla ricerca di materiali,etc etc,c'è poco o nulla da eccepire di questo marchio straconosciuto in tutto il mondo...il punto per chiudere il discorso è questo...cosa succede se i cinesi dopo aver lavorato vicini vicini a tecnici inglesi(della b&w..kef..etc etc,per dire i primi che mi sono venuti in mente.) per 10-15 anni si mettessero in propio a costruire ottimi diffusori a prezzi stracciati ?..sarebbe la fine !!!!..i cinesi anno i soldi per pagarsi anche tecnici europei blasonati oramai,è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti purtroppo ! icon_smile_dissapprove.gif se invece di scappare dove la manodopera costa zero si erano risolti i problemi costruendo dove sempre,questo grave problema neanche ci sfiorava.. icon_smile_blush.gif nel mio campo lavorativo tutto quello che riguarda il finto,vasi,portavasi,fiori di plastica,vasetti particolari in vetro,carta per confezionare,ciotole da composizione,etc etc etc etc etc etc .....sono cinesi icon_smile_dissapprove.gif per fortuna sui fiori veri ancora non cianno messo le mani,altrimenti sarebbero guai seri...magari soffrono di allergie chissà icon_smile_big.gif icon_smile_big.gif icon_smile_big.gif . ps...ho parlato di b&w solo per fare un esempio,visto il blasone !..tutto qui icon_smile_wink.gif cordiali saluti. ottimi ascolti.rossano. (I SOLDI SONO COME I DOLORI CHI Cè L'Hà SI LI TIENE!!!) Modificato da - gosten84 il 26/09/2011 01:52:22 Modificato da - gosten84 il 26/09/2011 02:00:07 Modificato da - gosten84 il 26/09/2011 02:02:51 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * parehouse 136 parehouse parehouse 136 * Senior Member * * parehouse * Members * 136 * 3223 posts * * #24 Posted September 26, 2011 anche la mia ditta di merda che produce motori per piccoli elettrodomestici ha inviato un paio di anni fa alcuni operai in cina ad insegnare le nostre metodologie di lavoro. risultato? cassaintegrazione! vadaviaalcù! parehouse 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * TRICO 0 TRICO TRICO 0 * Senior Member * * TRICO * Industry * 0 * 2493 posts * * #25 Posted September 26, 2011 quote: quote: quote: Accuphase, Luxman, technical Brain, Lfd, Sonus Faber,ci sono ancora marchi che lascuano la Cina agli altri Trico _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> compresi componenti elettrici, elettronici e chincaglierie simili ? mah ... auguri per la convinzione ! Cristian --------------------------- _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Luxman è stata acquistata dal gruppo cinese Iag http://www.internationalaudiogroup.com/luxman.php LFD audio non disdegna fornitori cinesi: http://www.made-in-china.com/traderoom/lfdaudio _____________________________ Rodolfo _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Ciao Rodolfo. IAG ha acquistato Luxman e' vero, ma Luxman continua ad essere costruita in Giappone senza componenti cinesi. Sinceri saluti Trico oggi tutti conoscono il prezzo dei componenti hi fi e video, pochi conoscono il loro reale valore 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * TRICO 0 TRICO TRICO 0 * Senior Member * * TRICO * Industry * 0 * 2493 posts * * #26 Posted September 26, 2011 quote: quote: Accuphase, Luxman, technical Brain, Lfd, Sonus Faber,ci sono ancora marchi che lascuano la Cina agli altri Trico _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> compresi componenti elettrici, elettronici e chincaglierie simili ? mah ... auguri per la convinzione ! Cristian --------------------------- _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Grazie per gli auguri. Fanno sempre bene. Trico oggi tutti conoscono il prezzo dei componenti hi fi e video, pochi conoscono il loro reale valore 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * TRICO 0 TRICO TRICO 0 * Senior Member * * TRICO * Industry * 0 * 2493 posts * * #27 Posted September 26, 2011 quote: quote: Allora i nostri diffusori delle serie maggiori. Trico _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Anche i componenti elettronici del crossover ? Saluti _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Anche quelli Zampex. Sinceri saluti Trico oggi tutti conoscono il prezzo dei componenti hi fi e video, pochi conoscono il loro reale valore 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * ginetto61 0 ginetto61 ginetto61 0 * Senior Member * * ginetto61 * Members * 0 * 3006 posts * * #28 Posted September 26, 2011 quote: Ci sono prodotti cinesi molto curati e validi ... id=quote>id=quote> beh Apple come qualitå non e mai sta seconda a nessuno e credo che ormai produca tutto laggiu' no ? quote: ...In uno degli ultimi TAV un operatore del settore mi confesso' che un diffusore,da loro distribuito,dal costo a listino di circa 8000 euro era come mobile interamente costruito in Cina ciao Nicolino _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> e non ti ha detto quanto lo pagano ? un decimo ??? mi chiedo solo una cosa come andrå a finire ???? o meglio lo so ... noi cinesizzati, nel senso dello stile di vita e loro un pø occidentalizzati ... la storia dei vasi comunicanti decisamente piu poveri noi un po meglio loro .. visto che sono comunque 1,3 billion e la ricchezza non puø andare a tutti ... In pochi gestiscono le sorti della umanita' nasci male ... sei fottuto Oggi piu di ieri Salutoni, Gino 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * argento 0 argento argento 0 * Member * * argento * Members * 0 * 459 posts * * #29 Posted September 26, 2011 quote: Ciao Rodolfo. IAG ha acquistato Luxman e' vero, ma Luxman continua ad essere costruita in Giappone senza componenti cinesi. Sinceri saluti Trico oggi tutti conoscono il prezzo dei componenti hi fi e video, pochi conoscono il loro reale valore _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Trico, una affermazione del genere non è intellettualmente onesta. Apri un Luxman, ma anche Accuphase, attuale resterai sorpreso ... eppure suonano sorprendentemente bene. Cristian --------------------------- 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * TRICO 0 TRICO TRICO 0 * Senior Member * * TRICO * Industry * 0 * 2493 posts * * #30 Posted September 26, 2011 quote: quote: Ciao Rodolfo. IAG ha acquistato Luxman e' vero, ma Luxman continua ad essere costruita in Giappone senza componenti cinesi. Sinceri saluti Trico oggi tutti conoscono il prezzo dei componenti hi fi e video, pochi conoscono il loro reale valore _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Trico, una affermazione del genere non è intellettualmente onesta. Apri un Luxman, ma anche Accuphase, attuale resterai sorpreso ... eppure suonano sorprendentemente bene. Cristian --------------------------- _______________________________________________________________ id=quote>id=quote> Ciao Cristian. Non volevo essere poco onesto. Li ho aperti. Solo il lettore cd piu' piccolo in casa Luxman era chinese like. Fino a un anno fa. Ora anche quello e' japanese. Libero di credere o meno. Sinceri saluti Trico oggi tutti conoscono il prezzo dei componenti hi fi e video, pochi conoscono il loro reale valore 0 * Share this post __________________________________________________________________ Link to post https://melius.club/ Share on other sites * * * * Prev * 1 * 2 * 3 * Next * * Page 1 of 3 + ____________________ + Go Sign in to follow this Followers 0 Go To Topic Listing __________________________________________________________________ * * * Statistiche Forum 290884 Total Topics 6214650 Total Posts * All Activity * Home * Made in China? 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World of Tanks official forum 2. → European Community 3. → Comunità Italiana 4. → Forum 5. → Archivio del vecchio Forum 6. → Forum Italiano 7. → Discussioni sui carri [icon_users.png] 2 [photo-thumb-1945873.jpg?_r=0] made in china o made in GB ?!?!?!?!?!?!?!? Started by mc20, Jan 17 2013 10:13 AM * This topic is locked This topic is locked 8 replies to this topic mc20 #1 Posted 17 January 2013 - 10:13 AM Warrant Officer * [photo-thumb-1945873.jpg?_r=0] * Player * 20341 battles * 706 [message_img.png] * [MIW] MIW * Member since: 12-14-2011 questa domanda mi sembra d'obbligo, per voi sono meglio i carri cinesi(vabbè che sono usciti da un 1gg ma è la prima impressione quella che conta o no??) o quelli inglesi ????? P.S.:io personalmente sono contro ai carri cinesi ma vabbè l'unico carro interessante per me è quello giapponese .. * Back to top __________________________________________________________________ lComeInPeace #2 Posted 17 January 2013 - 11:21 AM Lieutenant Сolonel * [photo-500192170-582388ba.gif?_r=1478723774] * Player * 22029 battles * 3,225 [message_img.png] * [TKBS] TKBS * Member since: 11-08-2011 Apparte che mi piangono gli occhi per come hai scritto, i britannici sono decantati per far schifo. Sopratutto in fascia bassa. La mia opinione è che non sono molto paragonabili. Hanno un gameplay troppo diverso che può adattarsi più a un giocatore l' uno o più l' altro. Tutto sommato mi sto trovando meglio con i cinesi, ma sono al tier 3... * Back to top __________________________________________________________________ spakkio #3 Posted 17 January 2013 - 08:59 PM Major * [default_large.png] * Player * 10540 battles * 2,944 [message_img.png] * Member since: 09-21-2011 parlando ti t8 e superiori, tra i due scelgo gli inglesi e il motivo è solo uno: depressione cannone e loro precisione :Smile_Default: * Back to top __________________________________________________________________ Akamati #4 Posted 24 January 2013 - 11:31 AM Captain * [default_large.png] * Player * 25589 battles * 2,206 [message_img.png] * Member since: 11-17-2011 Come dice spakkio i britannici hanno carri decenti dal Tier 8 in su. Il resto sono cassoni non degni. * Back to top __________________________________________________________________ albasnake #5 Posted 24 January 2013 - 02:44 PM Brigadier * [photo-thumb-502109932-59070563.jpg?_r=1493632361] * Player * 63152 battles * 4,494 [message_img.png] * [TKBS] TKBS * Member since: 01-08-2012 Poi se hai un Type59 con 700 partite può tornare comodo avere già un equipaggio skillato da piantare sui cinesi, per gli inglesi invece si riparte da zero. * Back to top __________________________________________________________________ Whoppo_ #6 Posted 24 January 2013 - 05:45 PM Captain * [photo-thumb-770884.png?_r=1373894996] * Player * 28776 battles * 2,015 [message_img.png] * [TKBS] TKBS * Member since: 05-31-2011 Se riesci a giocare con carri con 5° di gun depression allora vai coi cinesi. * Back to top __________________________________________________________________ barbalberjaeger #7 Posted 04 February 2013 - 01:34 AM Captain * [photo-thumb-2183365.jpg?_r=1368790443] * Player * 12292 battles * 2,317 [message_img.png] * Member since: 01-16-2012 Gli inglesi, del ramo dei medi, mi sono piaciuti tutti finora, e il Cromwell attuale è buono anch'esso. Il Comet vedendolo in mano a compagni di plotone mi sembra carino pure lui... Non mi pare ci si possa lamentare, almeno dal mio punto di vista... Dei cinesi ho provato solo il Type T-34, ma poi ero stufo di avere in garage un T-34 color blu francese col quale perdevo tutte le partite... * Back to top __________________________________________________________________ mc20 #8 Posted 14 February 2013 - 11:57 AM Warrant Officer * [photo-thumb-1945873.jpg?_r=0] * Player * 20341 battles * 706 [message_img.png] * [MIW] MIW * Member since: 12-14-2011 ok non ce confronto mi sa che un gg mi pentirò di non aver fatto i cinesi * Back to top __________________________________________________________________ Z4rdoz #9 Posted 14 February 2013 - 12:30 PM Sergeant * [photo-thumb-1591096.jpg?_r=1352365167] * Player * 31338 battles * 268 [message_img.png] * Member since: 10-18-2011 View Post razierster, on 24 January 2013 - 11:31 AM, said: Come dice spakkio i britannici hanno carri decenti dal Tier 8 in su. Il resto sono cassoni non degni. esclusi i tier 10 :Smile_trollface-3: :Smile_trollface-3: che sono indecenti Edited by mordichiappe, 14 February 2013 - 12:30 PM. * Back to top __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ Back to Discussioni sui carri * [twitter.png] [reddit.png] 4 user(s) are reading this topic 0 members, 4 guests, 0 anonymous users Reply to quoted posts Clear 1. World of Tanks official forum 2. → European Community 3. → Comunità Italiana 4. → Forum 5. → Archivio del vecchio Forum 6. → Forum Italiano 7. → Discussioni sui carri * RSS Feed * Mobile Version * Mark Community Read + + Forums + Members + Mark all as read Community Forum Software by IP.Board © 2010 - 2018. 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Offline felix93 * Hero Member * * * * * * * * Post: 1.452 * Eta': 25 * Località : Genova * * MTB: In arrivo........... * Road Bike: NoBrain Made in china 650b........ VERNICIATO :-P « il: Febbraio 28, 2014, 07:08:00 pm » Passo passo comincio ad assemblarmi la bici per la nuova stagione, che per me comincerà ad aprile purtroppo.. Telaio arrivato direttamente dalla cina, peso 1250 gr, pesantuccio, ma almeno speriamo sia bello resistente :D come fattura mi sembra molto bello! Sembrerebbe essere anche abbastanza rigido... I componenti trapianterò quelli che avevo sulla flash ad eccezzione delle ruote ovviamente.. che devo ancora vedere se venderle oppure riciclare i mozzi tune per accoppiarli a dei cerchi da 27.5.. per adesso gli monto delle ruote kento comprate qua sul mercatino ;-) La parte migliore sarà la verniciatura........ :P visto che quest'anno vanno di moda le colorazioni home made tra meno di 1 settimana vi mostrerò il mio risultato... adesso sicuramente alle gare sarò riconoscibile! :D Nel frattempo che compro la vernice ho cominciato a sverniciare le pistre della lefty, per farla nero opaco e la forcella, dove darò una semplice passata di trasparente opaco.. ------------------------------------------------------------ 20/10/2014 Inviato dal mio GT-I9505 con Tapatalk 2 * uploadfromtaptalk1393610634112.jpg (140.97 kB, 1032x581 - visualizzato 2412 volte.) * uploadfromtaptalk1393610710277.jpg (134.68 kB, 581x1032 - visualizzato 2359 volte.) « Ultima modifica: Ottobre 20, 2014, 07:03:24 pm da felix93 » Connesso __________________________________________________________________ Offline Dream Bikes * Utente Sostenitore 2018 * Global Moderator * Hero Member * * * * * * * * Post: 11.007 * Eta': 44 * Località : Milan - Italy * Bike Jewellery * + Dream Bikes * MTB: SG Compositi Waraxe 2.0, Cannondale Scalpel SI Hi-Mod * Road Bike: SG Compositi Eris Re:Made in china 650b........work in progress « Risposta #1 il: Febbraio 28, 2014, 07:10:35 pm » Bella la "linea" :biggrin2: Connesso http://www.dream-bikes.it/shop/ __________________________________________________________________ Offline bike_tia * Hero Member * * * * * * * * Post: 1.093 * Eta': 32 * Re:Made in china 650b........work in progress « Risposta #2 il: Febbraio 28, 2014, 07:39:41 pm » Bella Simone......no sembra male anche se non è leggerissimo!!! Inviato dal mio HTC One utilizzando Tapatalk Connesso __________________________________________________________________ Offline felix93 * Hero Member * * * * * * * * Post: 1.452 * Eta': 25 * Località : Genova * * MTB: In arrivo........... * Road Bike: NoBrain Re:Made in china 650b........work in progress « Risposta #3 il: Febbraio 28, 2014, 07:47:35 pm » Che simone, mi chiamo Nicolò io! :P Grazie, è la linea che hanno molti telaio da 27.5 praticamente :D Io spero di riuscire a stare sotto i 9 kg.. ma la vedo dura, la flash pesava 8.7 kg con questa missa che mi dovrò accontentare di un 9.2 kg... Non so neanche quanto mi convenga assemblarmi le ruote, queste kento sono già sui 1400 gr! Quanto potranno pesare dei tune-trace xc21? 1300? :D Inviato dal mio GT-I9505 con Tapatalk 2 Connesso __________________________________________________________________ roby73 * Visitatore Re:Made in china 650b........work in progress « Risposta #4 il: Febbraio 28, 2014, 09:36:42 pm » Ciao felix ben tornato alla carica. Mu piace la linea e semnra veramente massiccio come telaio. Unico neo, i cavi del cambio sotto il carro posteriore....ma è sicuramente una mia fissa. Non vedo l'ora di vedere i preparativi. 😆 Connesso __________________________________________________________________ Online eliflap * Utente Sostenitore 2018 * Hero Member * * * * * * * * Post: 22.872 * Eta': 47 * Località : PV - VA - FI * il GHIBELLIN fuggiasco ... una LEFTY è per sempre * + ELIFLAP * MTB: Flash Di2 * Road Bike: LTK 027 Re:Made in china 650b........work in progress « Risposta #5 il: Febbraio 28, 2014, 10:13:33 pm » vai Simone :laughing1: Connesso http://eliflap.it/ __________________________________________________________________ Offline mgiaro * Utente Sostenitore 2013 * Hero Member * * * * * * * * Post: 1.669 * Eta': 43 * Località : genova * + gdmfoto * MTB: Chinnondale 29er fm036 * Road Bike: Chinalized FM098 Re:Made in china 650b........work in progress « Risposta #6 il: Febbraio 28, 2014, 10:37:51 pm » "Eccezione" con una zeta... si vede che non vai piu a studiare assiduamente come a giugno scorso... Connesso Più della voglia di vincere, conta la voglia di prepararsi a vincere __________________________________________________________________ Online pidev * Hero Member * * * * * * * * Post: 2.534 * Eta': 50 * Località : Nella nebbia! * * MTB: Cdale Scalpel 650b e/o 29er * Road Bike: w il bitume! Re:Made in china 650b........work in progress « Risposta #7 il: Febbraio 28, 2014, 10:40:08 pm » Citazione da: eliflap - Febbraio 28, 2014, 10:13:33 pm vai Simone :laughing1: Si, vai all'anagafre a farti cambiare nome ;) Complimenti per il nuovo acquisto. Connesso if(day == 7) thread.sleep(1000*60*60*24); :biggrin2: Life is like riding a bicycle. To keep your balance, you must keep moving. (Albert Einstein) __________________________________________________________________ Offline Geom * Utente Sostenitore 2015 * Sr. Member * * * * * * * Post: 481 * Eta': 42 * Località : FriuliVeneziaGiulia * * MTB: S-WORKS HT * Road Bike: SL3 Re:Made in china 650b........work in progress « Risposta #8 il: Febbraio 28, 2014, 10:43:00 pm » Vernice fluo??? :naughty: Connesso Ride your dream. __________________________________________________________________ Offline bike_tia * Hero Member * * * * * * * * Post: 1.093 * Eta': 32 * Re:Made in china 650b........work in progress « Risposta #9 il: Marzo 01, 2014, 12:12:41 am » Citazione da: felix93 - Febbraio 28, 2014, 07:47:35 pm Che simone, mi chiamo Nicolò io! :P Grazie, è la linea che hanno molti telaio da 27.5 praticamente :D Io spero di riuscire a stare sotto i 9 kg.. ma la vedo dura, la flash pesava 8.7 kg con questa missa che mi dovrò accontentare di un 9.2 kg... Non so neanche quanto mi convenga assemblarmi le ruote, queste kento sono già sui 1400 gr! Quanto potranno pesare dei tune-trace xc21? 1300? :D Inviato dal mio GT-I9505 con Tapatalk 2 Chiedo venia per il mio errore......oggi sono un po' sfasato con i nomi.....forse colpa dell'antibiotico che sto prendendo!!!😱 Inviato dal mio HTC One utilizzando Tapatalk Connesso __________________________________________________________________ Online eliflap * Utente Sostenitore 2018 * Hero Member * * * * * * * * Post: 22.872 * Eta': 47 * Località : PV - VA - FI * il GHIBELLIN fuggiasco ... una LEFTY è per sempre * + ELIFLAP * MTB: Flash Di2 * Road Bike: LTK 027 Re:Made in china 650b........work in progress « Risposta #10 il: Marzo 01, 2014, 09:08:10 pm » asse 142 ... Connesso http://eliflap.it/ __________________________________________________________________ Offline gio63 * Utente Sostenitore 2016 * Hero Member * * * * * * * * Post: 802 * Località : Ticino * * MTB: Epic FSR - Intense Recluse 650b * Road Bike: Pinarello GAN S Re:Made in china 650b........work in progress « Risposta #11 il: Marzo 01, 2014, 09:18:07 pm » Perché non lo lasci così come mamma l'ha fatto? È bellissimo! Connesso __________________________________________________________________ Offline felix93 * Hero Member * * * * * * * * Post: 1.452 * Eta': 25 * Località : Genova * * MTB: In arrivo........... * Road Bike: NoBrain Re:Made in china 650b........work in progress « Risposta #12 il: Marzo 02, 2014, 07:32:58 am » Citazione da: eliflap - Marzo 01, 2014, 09:08:10 pm asse 142 ... Esatto ;-) cercherò più avanti di montarla con componenti più rigidi possibili, con l'unico obbiettivo di stare sotto i 9 kg.. un bel trittico enve è il mio sogno.. ma solo lo stem lo pago come il telaio :D Cmq gio63, è bello così tutto nero, ma l'all black l'hanno proposto tutti e in tutte le salse.. io farò qualcosa di sicuramente più originalee non è una vernice fluorescente :-) :-) Domani si inizia con il dare il fondo :-) Inviato dal mio GT-I9505 con Tapatalk 2 Connesso __________________________________________________________________ Offline marcopelle75 * Hero Member * * * * * * * * Post: 6.318 * Eta': 43 * TITOLARE NEGOZIO SPACEBIKES * + * MTB: EPIC TEAM SPACEBIKES * Road Bike: KLEIN QUANTUM PRO XX Re:Made in china 650b........work in progress « Risposta #13 il: Marzo 02, 2014, 07:53:01 am » Citazione da: felix93 - Marzo 02, 2014, 07:32:58 am Citazione da: eliflap - Marzo 01, 2014, 09:08:10 pm asse 142 ... Esatto ;-) cercherò più avanti di montarla con componenti più rigidi possibili, con l'unico obbiettivo di stare sotto i 9 kg.. un bel trittico enve è il mio sogno.. ma solo lo stem lo pago come il telaio :D Cmq gio63, è bello così tutto nero, ma l'all black l'hanno proposto tutti e in tutte le salse.. io farò qualcosa di sicuramente più originalee non è una vernice fluorescente :-) :-) Domani si inizia con il dare il fondo :-) Inviato dal mio GT-I9505 con Tapatalk 2 Niccolo' ti stavo rispondendo alla domanda sulle ruote ma letto qui che cercherai di montare materiale il piu' rigido possibile mi sembra inutile risponderti su materiale della RIO MARE..... :laughing1: Connesso ODIO I GRATTACULO E GLI INVIDIOSI E NON MI PIACCCCCIONO GLI SMS... 392/9123871 rpm.marcopelle75@gmail.com __________________________________________________________________ Offline felix93 * Hero Member * * * * * * * * Post: 1.452 * Eta': 25 * Località : Genova * * MTB: In arrivo........... * Road Bike: NoBrain Re:Made in china 650b........work in progress « Risposta #14 il: Marzo 02, 2014, 08:36:01 am » Ahaha, ho capito :D quindi meglio i crest o altro? Mi era anche balenata l'idea di fare il posteriore a 36 raggi, ma non esistono cerchi da 27.5 con 36 raggi :-( Il carbonio non me lo posso permettere, al limite potrei fare un acquisto in cina, ma non so quanto mi convenga!! PS, Nicolò con una C !! Ce l'avete tutti col mio nome?? :P :P Inviato dal mio GT-I9505 con Tapatalk 2 Connesso __________________________________________________________________ * Stampa Pagine: [1] 2 3 4 5 6 ... 9 Vai su « precedente successivo » * Light Bikes Forum » * Gallery » * MTB Hardtail (Moderatori: Dream Bikes, -Guru Oiro-, alegen, ventiseidieci, X-trasgrilli, Matte X.0, Ueuezaza, franzanco, danibiker) » * Made in china 650b........ VERNICIATO :-P * SMF 2.0.13 | SMF © 2011, Simple Machines Simple Audio Video Embedder * Anecdota by, Crip * XHTML * WAP2 Pagina creata in 0.199 secondi con 21 interrogazioni al database. #Feed RSS per MTB MAG | Forum next alternate alternate * MAG * Forum + Cerca nel Forum + Ultimi Messaggi * Utenti + Utenti più attivi + Visitatori on-line + Ultime Attività + Nuovi messaggi personali * FOTO & VIDEO + Carica foto + Carica video + Foto/Video del giorno * MERCATINO + Inserzioni recenti * ITINERARI * TRAINING CAMP * BDC * EMTB * Pubblicità + Le tue pubblicità + Le tue fatture + Crea pubblicità Nome Utente o indirizzo e-mail: ____________________ Password: ____________________ Hai perso la password? 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Ricerche Utili o Ultimi Messaggi ____________________ * MTB MAG | Forum Forum > Tecnica > 29 pollici > 1. Abbonati gratuitamente al nostro canale Youtube, clicca qui. IFRAME: https://www.youtube.com/embed/BBFMd9HO_uA Chiudi Chiudi Questo sito utilizza cookies. Chiudendo questa finestra acconsenti all'utilizzo dei cookies e approvi la nostra informativa sulla privacy. Made in CHINA Discussione in '29 pollici' iniziata da Skrag72, 28/8/11. Tags: * carbonio * cina * ditta miracle * mtb * telaio 29 Pagina 1 di 94 1 ← 2 3 4 5 6 → 94 Successiva > 1. Skrag72 Skrag72 Biker ciceronis Registrato: 26/3/11 Messaggi: 1.414 Gira e rigira eccoli qui,.......mi sono imbattuto su questi telai di produzione cinese, ma state bene attenti, non assomigliano a qualcuno già noto con marchio diverso???? http://miracletrade.en.alibaba.com/...mountain_bicycle_frame_carbon_ bike_frame.html http://carbonal.en.alibaba.com/product/451441604-212420637/Carbon_Mo untain_Bike_Frame_29_.html http://www.alibaba.com/product-gs/473282587/29ER_Mountains_carbon_fr ames.html http://carbon-products.en.alibaba.com/product/318576959-200176927/29 er_carbon_MTB.html A parte l'ultimo con passacavi a vista e probabilmente un pò vecchiotto, credo che il terzo sia piuttosto carino, magari senza quelle scritte.......ma essendo un grandissimo IGNORANTE in materia, non so quanto siano azzeccate le geometrie.......... A questo punto chiedo a voi un'opinione in merito e soprattutto gradirei un giudizio da parte di Babylonboss26 che fornisce sempre giudizi molto obiettivi e per niente banali..... Ciauuuuuuuuuuuuu a tutti + Prodotti MTB scontati #1 Skrag72, 28/8/11 + 2. pepys pepys Biker serius Registrato: 27/3/11 Messaggi: 283 come mai la serie sterzo conica non è 1-1/8, 1-1/5 come ho sempre visto ma è 1-1/8, 1-1/2? o mi sbaglio!? :nunsacci: #2 pepys, 28/8/11 3. gas29 gas29 Aziende Registrato: 14/9/04 Messaggi: 5.210 pepys ha scritto: ↑ come mai la serie sterzo conica non è 1-1/8, 1-1/5 come ho sempre visto ma è 1-1/8, 1-1/2? o mi sbaglio!? :nunsacci: Clicca per allargare... Devi aver fatto confusione, corretto è: 1 e 1/8" alta 1 e 1/2" bassa ma la puoi trovare scritta anche 1.125" 1.5" oppure mischiata #3 gas29, 28/8/11 4. Skrag72 Skrag72 Biker ciceronis Registrato: 26/3/11 Messaggi: 1.414 ok,.............vostre impressioni in merito???? #4 Skrag72, 28/8/11 5. Disgraziau Disgraziau Biker augustus Registrato: 16/10/10 Messaggi: 9.864 Skrag72 ha scritto: ↑ Gira e rigira eccoli qui,.......mi sono imbattuto su questi telai di produzione cinese, ma state bene attenti, non assomigliano a qualcuno già noto con marchio diverso???? ciauuuuuuuuuuuuu a tutti Clicca per allargare... ... prima o poi !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! :omertà: :omertà: :omertà: #5 Disgraziau, 28/8/11 6. Oniriko77 Oniriko77 Biker augustus Registrato: 5/2/04 Messaggi: 9.563 ho già scritto sull'altro forum che mi piacciono il secondo e il terzo non hai linkato il più famoso LTbike che dovrebbe essere anche quello meno caro, e c'è anche con cannotto integrato http://ltbike.en.alibaba.com/produc...me_LTK023_ISP_.html?tracelog=c gsotherproduct1 però a me di questo non mi garbano le geometrie come geometrie ho visto che sono piuttosto "asian fit" nel senso che un 16" o 17" pur essendo da 29" ha un orizzontale tendenzialmente corto rispetto ad un telaio on one ad esempio o europeo o americano. tipo LT bike 16" ha un orizzontale virtuale di 57.1cm il gotobike è a 57.5cm. mentre on one scandal arriva a 58.4cm e il niner in taglia small è a 59cm. #6 Oniriko77, 28/8/11 7. Gepp1 Gepp1 Biker assatanatus Registrato: 27/5/08 Messaggi: 3.484 ma sul discorso geo bisognerebbe magari avere in mano le misurazioni di un biomeccanico no???io sono 192 cm ma la 21 di questi telai è perfetta per me perchè avendo cavallo alto (96cm) ho il busto corto perciò a detta del bio il mio OV è di 633mm perciò i 630 sono a posto....come vedi dipende tutto da li non tanto asian fit o perchè niner li fa da 59....ovviamente IMHO #7 Gepp1, 28/8/11 8. Skrag72 Skrag72 Biker ciceronis Registrato: 26/3/11 Messaggi: 1.414 Gepp1 ha scritto: ↑ ma sul discorso geo bisognerebbe magari avere in mano le misurazioni di un biomeccanico no???io sono 192 cm ma la 21 di questi telai è perfetta per me perchè avendo cavallo alto (96cm) ho il busto corto perciò a detta del bio il mio OV è di 633mm perciò i 630 sono a posto....come vedi dipende tutto da li non tanto asian fit o perchè niner li fa da 59....ovviamente IMHO Clicca per allargare... Ok, resta il fatto che i telai sopra citati costano più o meno intorno ai 400€ trasportati e dazi inclusi, cifra con la quale compri la metà del telaio in alluminio della niner nella versione più economica, senza considerare che anche i telai della Niner arrivano dall'est asiatico...........insomma il mio post è provocatorio, ovvero vuole far aprire gli occhi a tutti coloro che acquistano i grandi marchi con produzione cinese o taiwanese a prezzi 5 volte superiore al loro valore, quindi vi invito a prendere più in considerazione i prodotti MADE IN ITALYche hanno manodopera decisamente più cara, ma costo del telaio similare a quello cinese commercializzato dai grandi marchi............ #8 Skrag72, 29/8/11 + Mi piace Mi piace x 2 9. sembola sembola Moderatur cartesiano Membro dello Staff Moderatur Registrato: 27/2/03 Messaggi: 46.394 Bike: una nera e l'altra pure Skrag72 ha scritto: ↑ insomma il mio post è provocatorio, ovvero vuole far aprire gli occhi a tutti coloro che acquistano i grandi marchi con produzione cinese o taiwanese a prezzi 5 volte superiore al loro valore, quindi vi invito a prendere più in considerazione i prodotti MADE IN ITALYche hanno manodopera decisamente più cara, ma costo del telaio similare a quello cinese commercializzato dai grandi marchi............ Clicca per allargare... Provocazione per provocazione: mettiti tu a fare l'importatore di questi telai e vendili sul mercato italiano. Magari scopri che tra assicurazione per responsabilità civile del prodotto, certificazione UNI/EN, spese di trasporto, spese di magazzino, tasse e dazi e, vivaddiio, il tuo personale guadagno, il prezzo finale sarà "stranamente" molto differente. Paragonare un oggetto venduto ad un privato senza alcuna garanzia nè responsabilità ed uno venduto attraverso una rete commerciale e con tutte le garanzie della legge a mio parere non ha alcun senso. #9 sembola, 29/8/11 + Mi piace Mi piace x 5 10. Cyclon Cyclon Biker popularis Registrato: 11/7/11 Messaggi: 95 io posso solo aggiungere che ho avuto modo di PESARE alcuni telai tra loro identici esteticamente, alcuni di marca italiana (provenienza sicuro china), altri senza marca di provenienza china. ebbene i primi erano sempre attorno ai 1100gr, gli altri sempre attorno ai 1350-1400. insomma esteticamente erano identici ma DENTRO sicuramente non lo erano. il fatto è che le grandi aziende comprano da produttori di QUALITA' che garantiscono livelli elevati di performance e sicurezza. poi in china ci sono decine di fotocopie, con livelli di performance e sicurezza sconosciuti.... #10 Cyclon, 29/8/11 + Mi piace Mi piace x 3 + 11. bomb bomb Biker superis Registrato: 11/5/06 Messaggi: 432 sembola ha scritto: ↑ Provocazione per provocazione: mettiti tu a fare l'importatore di questi telai e vendili sul mercato italiano. Magari scopri che tra assicurazione per responsabilità civile del prodotto, certificazione UNI/EN, spese di trasporto, spese di magazzino, tasse e dazi e, vivaddiio, il tuo personale guadagno, il prezzo finale sarà "stranamente" molto differente. Paragonare un oggetto venduto ad un privato senza alcuna garanzia nè responsabilità ed uno venduto attraverso una rete commerciale e con tutte le garanzie della legge a mio parere non ha alcun senso. Clicca per allargare... Hia ragione sul fatto che per un 'azienda sommando tutti i costi che indichi tu i costi si alzano , però devi far conto che le aziende non pagano il telaio 400€ come un privato ma molto meno , e con certezza ti posso dire che è molto, ma molto meno il prezzo di acquisto di un telaio per loro . Per quanto riguarda la garanzia anche loro ti danno garanzie e certificati come tutti i marchi blasonati #11 bomb, 29/8/11 12. sembola sembola Moderatur cartesiano Membro dello Staff Moderatur Registrato: 27/2/03 Messaggi: 46.394 Bike: una nera e l'altra pure bomb ha scritto: ↑ Hia ragione sul fatto che per un 'azienda sommando tutti i costi che indichi tu i costi si alzano , però devi far conto che le aziende non pagano il telaio 400€ come un privato ma molto meno , e con certezza ti posso dire che è molto, ma molto meno il prezzo di acquisto di un telaio per loro . Clicca per allargare... Resta il fatto che paragonare il prezzo di un telaio comperato da un privato direttamente del produttore con quello di un telaio acquistato in negozio (quindi con almeno due passaggi ulteriori) è una cosa che non ha senso. Sempre che si stia parlando di prodotti analoghi e non di prodotti simili esteriormente ma differenti nelle caratteristiche. bomb ha scritto: ↑ Per quanto riguarda la garanzia anche loro ti danno garanzie e certificati come tutti i marchi blasonati Clicca per allargare... Trattandosi si produttore fuori dall'UE non è tenuto a rispettare nessuna delle leggi vigenti all' interno dell' UE, per esempio quelle sulla responsabilità dei prodotti. Immagino che risate fare causa ad una ditta cinese per responsabilità civile :medita: #12 sembola, 29/8/11 13. gas29 gas29 Aziende Registrato: 14/9/04 Messaggi: 5.210 sembola ha scritto: ↑ Immagino che risate fare causa ad una ditta cinese per responsabilità civile :medita: Clicca per allargare... Dirò di più: una polizza RC Prodotto costa X = 100 per prodotti fatti in Italia e Unione Europea e X = 800 circa per prodotti fatti in Cina... Una Certificazione UNI-EN fatta seriamente comporterebbe visite in stabilimento (in Cina...) con prelievo dei pezzi da testare direttamente dalla linea di produzione..... #13 gas29, 29/8/11 14. Gepp1 Gepp1 Biker assatanatus Registrato: 27/5/08 Messaggi: 3.484 non cerchiamo di travisare sempre il discorso la sostanza che fa incaxxare è perchè il prodotto palesemente made in china viene venduto come per ITALIANO? scusate ma a me qst fa incaxxare verso quei produttori seri come gas29 che produce effettivamente in italia e qnd non lo fa lo dichiara(va)....i telai pesano meno???chi mi dice che quelli di marca non abbiano meno resina?o meno trasparente/verniciatura perchè dover far causa??? nel mondo non sono tutti italiani, pronti ad inculare la gente...mi spiego sull'esperienza di altri acquisti in china (le ruote in carbonio per bdc) nei casi in cui c'è stato bisogno di sostituzione dopo accertamenti (a qlc addirittura solo con foto) non si sono mai e dico mai tirati indietro...in italia possiamo dire la stessa cosa? io non voglio aprire gli occhi a nessuno ma lasciatemi nella mia convinzione e nella mia scelta senza pontificare... tutti i discorsi riguardanti costi aggiuntivi assicurazioni e controlli qualità in linea teorica vi do ragione in pratica c'è da aprire un topic lungo chi sa quanto.... concludendo con questo OffTopic vi posso dire che a breve comincerò a montare e ad usare il mio ChinaFrame29er vi terrò aggiornati...con oggettività #14 Gepp1, 29/8/11 15. Ispettore Zenigata Ispettore Zenigata Biker forumensus Registrato: 2/8/07 Messaggi: 2.124 Immagino che risate fare causa ad una ditta cinese per responsabilità civile :medita: [/QUOTE] Le risate si fanno anche a fare causa ad un'italianissima o americanissima azienda...basta guardare i libretti di istruzioni (quando forniti) per vedere la montagna di clausole inserite che inficiano la garanzia e il fatto che non si assumono la responsabilità. Se ti va bene (e intendo dire molto bene) ti sostituiscono il componente, se ti fai male sono affari tuoi, (e comunque l'obbligo della prova spetta all' attore), morale un sacco di soldi spesi, tempi biblici e nessuna garanzia di aver ragione, la responsabilità civile non è un argomento convincente #15 Ispettore Zenigata, 29/8/11 + Mi piace Mi piace x 3 16. Oniriko77 Oniriko77 Biker augustus Registrato: 5/2/04 Messaggi: 9.563 Gepp1 ha scritto: ↑ nei casi in cui c'è stato bisogno di sostituzione dopo accertamenti (a qlc addirittura solo con foto) non si sono mai e dico mai tirati indietro... Clicca per allargare... penso anche che gli convenga così dato i loro costi minori di produzione e l'alta quantità di pezzi prodotti, non sono scemi e così facendo si fanno una buona pubblicità #16 Oniriko77, 29/8/11 17. Gepp1 Gepp1 Biker assatanatus Registrato: 27/5/08 Messaggi: 3.484 gas29 ha scritto: ↑ Una Certificazione UNI-EN fatta seriamente comporterebbe visite in stabilimento (in Cina...) con prelievo dei pezzi da testare direttamente dalla linea di produzione..... Clicca per allargare... non voglio metterti in difficoltà (anche perchè quando ho avuto bisogno dei tuoi preventivi sei sempre stato gentilissimo e disponibilissimo) però il sig. DeRosa, che ha risposto su BDC-forum che il prodotto di medio gamma è un cinese "taroccato" come italiano per motivi vari come fa ad averlo certificato??? lo chiedo per curiosità?o per mettervi la pulce? #17 Gepp1, 29/8/11 18. Skrag72 Skrag72 Biker ciceronis Registrato: 26/3/11 Messaggi: 1.414 gas29 ha scritto: ↑ Dirò di più: una polizza RC Prodotto costa X = 100 per prodotti fatti in Italia e Unione Europea e X = 800 circa per prodotti fatti in Cina... Una Certificazione UNI-EN fatta seriamente comporterebbe visite in stabilimento (in Cina...) con prelievo dei pezzi da testare direttamente dalla linea di produzione..... Clicca per allargare... Tutto vero, ma parliamo di conti veri e non ipotetici: costo telaio made in China 260€ circa costo polizza RC 80€ circa ( salvo convenzioni particolari che farebbero diminuire sensibilmente il prezzo) costo trasporto 20€ circa ( un importatore compra almeno 10 telai per volta, quindi il costo è decisamente più basso che non acquistare un telaio per volta) Totale spesa 360€, al quale va aggiunta l'IVA che spesso alla frontiera non è conteggiata per il valore reale, ma per l'importo che il fornitore dichiara e che spesso è inferiore al prezzo reale, ma in questo caso facciamo i conti esatti, quindi 20% di Iva e 4'5% di sdoganamento che a conti fatti sono: -telaio con polizza RC e trasporto: 360€ -IVA 72€ -sdoganamento 16,2€ TOTALE: 448,2€ di costo al distributore................. Peccato che a noi alla fine i 448,2€ diventano spesso 1.200 o talvolta anche 1.500.............un ricarico decisamente eccessivo per fare solo da tramite.... Ecco perchè sono un fautore del prodotto MADE IN ITALY, perchè i costidi produzione e della materia prima sono decisamente più alti.......e poi fa girare l'economia italiana che in un momento come questo non fa per niente male!!!! Morale della favola: compro Specialized o Gas29???........GAS29!!!!!!! almeno lascio i miei soldini a casa!!!!!!!! #18 Skrag72, 29/8/11 19. roby31 roby31 Biker serius Registrato: 26/4/11 Messaggi: 169 sembola ha scritto: ↑ Provocazione per provocazione: mettiti tu a fare l'importatore di questi telai e vendili sul mercato italiano. Magari scopri che tra assicurazione per responsabilità civile del prodotto, certificazione UNI/EN, spese di trasporto, spese di magazzino, tasse e dazi e, vivaddiio, il tuo personale guadagno, il prezzo finale sarà "stranamente" molto differente. Paragonare un oggetto venduto ad un privato senza alcuna garanzia nè responsabilità ed uno venduto attraverso una rete commerciale e con tutte le garanzie della legge a mio parere non ha alcun senso. Clicca per allargare... Mi hai tolto le parola dalla bocca! :il-saggi: #19 roby31, 30/8/11 20. gas29 gas29 Aziende Registrato: 14/9/04 Messaggi: 5.210 Gepp1 ha scritto: ↑ non voglio metterti in difficoltà (anche perchè quando ho avuto bisogno dei tuoi preventivi sei sempre stato gentilissimo e disponibilissimo) però il sig. DeRosa, che ha risposto su BDC-forum che il prodotto di medio gamma è un cinese "taroccato" come italiano per motivi vari come fa ad averlo certificato??? lo chiedo per curiosità?o per mettervi la pulce? Clicca per allargare... Diciamo che per convenzione i prelievi vengono fatti "a caso" all'apertura del container, una volta in Italia. + + Prodotti MTB scontati #20 gas29, 30/8/11 (Per scrivere messaggi devi entrare nel forum o registrarti.) Mostra Contenuto Ignorato Pagina 1 di 94 1 ← 2 3 4 5 6 → 94 Successiva > * IFRAME: https://media.mtb-mag.com/shop/iframe/1200 Sto caricando... Similar Threads - Made CHINA 1. mity93 Manubrio, pipetta e reggisella in carbonio, come distinguere made in china da cinesate? mity93, 11/6/17, nel forum: Altre parti Risposte: 8 Visite: 936 bikerlento 12/6/17 2. citrusgs gravel made in china..? citrusgs, 10/4/16, nel forum: Gravel Risposte: 7 Visite: 1.140 fignon 12/4/16 3. Cerbo Telaio Cube made in China Cerbo, 30/4/14, nel forum: Principianti MTB Risposte: 22 Visite: 3.944 ciclista411 1/5/14 4. DoctorFabio titanio made in china DoctorFabio, 24/10/13, nel forum: 29 pollici Risposte: 34 Visite: 6.060 eventhepopesmokesdope 29/11/13 5. Amuro_Rey 27,5' in carbonio ... solo made in China ?? 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Ricerche Utili o Ultimi Messaggi ____________________ * BDC MAG | Forum Home Forum > Tecnica > Archivio > Vecchi articoli > Visite > Chiudi Questo sito utilizza cookies. Chiudendo questa finestra acconsenti all'utilizzo dei cookies e approvi la nostra informativa sulla privacy. [Made in China] Visita a Create Carbon Leader, produttori di telai in carbonio Discussione in 'Visite' iniziata da marco, 12 Gennaio 2012. Pagina 5 di 6 < Prec. 1 2 3 4 5 6 Succ. > 1. Spartano Spartano Apprendista Velocista Registrato: 19 Aprile 2007 Messaggi: 1.551 Mi Piace Ricevuti: 46 Deciso ha scritto: ↑ All'amico pratese dico: i produttori pratesi sono vittima delle loro stesse "furberie"..farsi fare le stoffe e gli abiti dai cinesi invasori entrando dalla porta di servizio..e poi ritrovarsi a chiudere..imprenditoria italiana..? Mi vien da ridere! Clicca per allargare... La mia era solo una considerazione generale e un parallelo, penso anche io che prima o poi, il produttore terzista cinese di bici, si affaccerà direttamente sul mercato ed allora.... Il problema è che siamo un paese ingessato e fermo su posizioni e tabù di un altro mondo e che in generale non è più in grado di distinguere qualità e cura di un qualsiasi prodotto. in un report sul marchio Bianchi, avevo letto che la produzione di loro bici in carbonio era delegata ad un produttore francese, allora dico io che sarebbe ancora possibile in Europa produrre qualcosa in concorrenza con il far east, son convinto che in Italia abbiamo combattuto una guerra economica contro un nemico utilizzando armi spuntate. Saluti, Fabrizio. + Prodotti ciclismo scontati #81 Spartano, 15 Gennaio 2012 A orsoarcubo piace questo elemento. + [INS: :INS] 2. Deciso Deciso Apprendista Cronoman Registrato: 27 Settembre 2005 Messaggi: 3.631 Mi Piace Ricevuti: 106 Ti dò una mia particolare interpretazione sul fatto " dell'ingessamento dell'Italia" L'ingessamento è dovuto al fatto che l'imprenditoria italiana, in special modo, ha sempre cercato di fare impresa nel peggior modo possiBile : fare profitti delocalizzando le produzioni mantenedo inalterato il prezzo al consumatore. Questo giochino va avanti da decenni: prima è stata la Romania, poi la Polonia, etc etc..poi la Cina.. La cosa antipatica è che hanno sempre presentato il prodotto come Made in italy e ciò ovviamente per giustificare i prezzi elevati. Moda, auto, ceramica, meccanica, farmaceutica, cosmesi, legno, alimentare addirittura artigianato locale, tutti a delocalizzare. Se ciò è stato "digerito" ingenuamente dal consumatore italiano, che 30-40 anni fa forse si immaginava qualcosa ma non aveva grosse certezze, ora lo sa e gli girano le palle, parecchio. E allora nella fattispecie "ciclo", gli girano le palle se telai venduti a 2000 e passa E sono solo rimarchiati e stop. Imprenditori vittime della loro stessa miopia e dell'ingordigia di facili, alti guadagni..e a pagare sempre il consumatore. #82 Deciso, 15 Gennaio 2012 3. Ambatula Ambatula Apprendista Scalatore Registrato: 15 Marzo 2010 Messaggi: 1.802 Mi Piace Ricevuti: 148 Deciso ha scritto: ↑ Ti dò una mia particolare interpretazione sul fatto " dell'ingessamento dell'Italia" L'ingessamento è dovuto al fatto che l'imprenditoria italiana, in special modo, ha sempre cercato di fare impresa nel peggior modo possiBile : fare profitti delocalizzando le produzioni mantenedo inalterato il prezzo al consumatore. Questo giochino va avanti da decenni: prima è stata la Romania, poi la Polonia, etc etc..poi la Cina.. La cosa antipatica è che hanno sempre presentato il prodotto come Made in italy e ciò ovviamente per giustificare i prezzi elevati. Moda, auto, ceramica, meccanica, farmaceutica, cosmesi, legno, alimentare addirittura artigianato locale, tutti a delocalizzare. Se ciò è stato "digerito" ingenuamente dal consumatore italiano, che 30-40 anni fa forse si immaginava qualcosa ma non aveva grosse certezze, ora lo sa e gli girano le palle, parecchio. E allora nella fattispecie "ciclo", gli girano le palle se telai venduti a 2000 e passa E sono solo rimarchiati e stop. Imprenditori vittime della loro stessa miopia e dell'ingordigia di facili, alti guadagni..e a pagare sempre il consumatore. Clicca per allargare... Sono d'accordo sul giramento di palle :mrgreen: Non sono d'accordo sul fatto che sia solo il produttore italiano a delocalizzare, perchè la delocalizzazione è una prassi mondiale. Tu hai una Ridley e una BMC. Sai da dove provengano i telai? Lo chiedo senza polemica perchè effetivamente non so se i loro telai provengano dall'Oriente o meno #83 Ambatula, 15 Gennaio 2012 4. gattonero gattonero Princeps Mechanicorum Registrato: 2 Agosto 2004 Messaggi: 8.997 Mi Piace Ricevuti: 148 BMC é fatta (molto bene) in oriente, altroché #84 gattonero, 15 Gennaio 2012 5. orsoarcubo orsoarcubo Velocista Registrato: 29 Ottobre 2008 Messaggi: 5.000 Mi Piace Ricevuti: 331 ziopetro ha scritto: ↑ Ragazzi scusate,ma voi davvero pensate che basta vedere delle foto di centri di lavoro a controllo numerico di ultima generazione,per capire che eseguono lavorazioni a regola d'arte? Io ci lavoro tutti i giorni con macchianari moderni e vetusti,e vi posso assicurare che conta molto di più l'esperienza e la meticolosità umana!!! Clicca per allargare... Intervento giustissimo... o-o ! Coi soldi puoi comprare tutti i macchinari che vuoi...bisogna poi vedere se hai le conoscienze,la cultura del prodotto e l'esperienza per poter poi sfruttare queste macchine per creare un prodotto finito valido come la macchina che lo produce! Io ho lavorato vent'anni nel settore cnc e i 3 anni che facevo i pezzi ricavati dal pieno per Ducati Corse usavo 3 centri di lavoro vecchi di almeno 20-25 anni per fare sia i prototipi che i pezzi di produzione (sia per il telaio della Motogp che per tutti i componenti di forcellone e accessori),eppure nonostante fosse in una dittarella di 5 dipendenti a Casalecchio e facendo i pezzi con "vetusti" macchinari,la Ducati nel 2007 ha vinto il mondiale...non sempre a un grosso investimento corrisponde una grossa qualità. La ditta dove lavoro addesso,e per cui avevo lavorato anche prima di andare a Bologna,ha 400 dipendenti ed è una azienda leader nella produzione di trasmissioni di mezzi pesanti,al momento siamo stati comprati al 100% da una ditta indiana da 180.000 dipendenti (solo per il know-how e il marchio) e stà succedendo l'opposto che nel settore bici...cioè se la ditta che ci ha compreto vuole vendere i suoi milioni di ingranaggi prodotti in India,deve avere come testa d'ariete sul mercato il nostro nome e la produzione difficile,particolare e che fà la differenza sul mercato la fà fare a noi poveri sciagurati italianii che siamo si arretrati,cari,poco competitivi sul mercato,ma a livello di pratica,esperienza e caopacità di flessibilità mentale nell'affrontare i problemi produttivi adattando le macchine che abbiamo,siamo maestri insuperabili... Loro hanno comprato le macchine nuove e costose come nel servizio della fabbrica di telai,figurati che problemi abbia una ditta del genere...solo che noi con le nostre vecchie (relativamente in alcuni casi,a livello di archeologia meccanica in altri) macchine riusciamo a fare i lavori difficili con il semplice operaio specializzato che si prende carico di fare i programmi adattare l'attrezzatura e partire con la produzione,loro nonostante che per ogni isola produttiva abbiano assegnato 2 ingegneri,2 tecnici e 4 operai non cavano un ragno dal buco nonostante la tecnologia e le infinite risorse umane e monetarie. In fondo non svalutiamo troppo quello che anche in Italia sappiamo fare,soprattutto perchè in genere lo facciamo con mezzi e soldi nettamente inferiori a grossa parte del mondo...poi che far produrre all'estero su marchio sia una prassi comune per guadagnare (ingannando l'acquirente a livello anche legale secondo me...) purtroppo è un dato di fatto,bisognerebbe solo obbligare a far marchiare a questi produttori i prodotti come "costruiti in ...." e obbligarli o a venderli sul nostro mercato a una cifra proporzionata al prezzo di produzione+spese,o metterci sopra una bella sovratassa di importazione di materiale semilavorato prima di venderla che andrebbe nelle casse dello stato e che (in teoria) ci tornerebbe come cittadini sotto forma di servizi. Non mi sfagiola molto che la ditta che si fà fare i telai in China guadagni 100 su un telaio sfruttando il lavoro cinese che gli costa 5 e che il lauto guadagno se lo faccia ridendo integralmente alle spalle degli sciagurati acquirenti senza ripagarci sopra almeno una maggiorazione di tasse (noi l'iva la paghiamo comunque sul prezzo finito,non sul costo ridicolo del produttore cinese...). Vabbè,so che sono discorsi che lasciano il tempo che trovano,comunque un pò di amarezza di fondo mi rimane visto che i produttori nostrani usano il nome per vantarsi delle origini italiane e poi ce lo schiaffano dove non batte mai il sole vendendoci a peso d'oro prodotti fatti all'estero dove gli costano una sciocchezza e arriccchendosi allegramente alle nostre spalle.... :wacko: #85 orsoarcubo, 15 Gennaio 2012 A alan59 piace questo elemento. 6. Dario.Eirene Dario.Eirene Cronoman Registrato: 10 Luglio 2010 Messaggi: 756 Mi Piace Ricevuti: 10 micronauta ha scritto: ↑ Forse il fatto stesso che noi lo compriamo ugualmente? :asd2: Come si dice: "Una bici vale quel che sei disposto a pagarla". E' un'utopia, ma se TUTTI noi ad un certo punto smettessimo di comprare bici sopra i 2000 Euro, magari qualcosa cambierebbe. :vox: Clicca per allargare... è anche vero che a un certo prezzo corrisponde un certo grado di sicurezza (insieme ad altri fattori) che è proprio quello richiesto dal mercato, nè più (sarebbero troppo costose in quanto il maggior costo l'utente preferirebbe spenderlo in altre merci) nè meno (perchè l'utente non le comprerebbe perchè le riterebbe insicure) ps. notare che il livello di sicurezza percepito non corrisponda al vero livello di sicurezza.. per estremi un consumatore può consumare qualcosa che è risaputo essere pericoloso, sottostimando la pericolosità sulla sua persona (es. sigarette) pps. lezione di economia :mrgreen: #86 Dario.Eirene, 15 Gennaio 2012 7. Ambatula Ambatula Apprendista Scalatore Registrato: 15 Marzo 2010 Messaggi: 1.802 Mi Piace Ricevuti: 148 gattonero ha scritto: ↑ BMC é fatta (molto bene) in oriente, altroché Clicca per allargare... E si fa pagare salata se non sbaglio :mrgreen: #87 Ambatula, 15 Gennaio 2012 8. gattonero gattonero Princeps Mechanicorum Registrato: 2 Agosto 2004 Messaggi: 8.997 Mi Piace Ricevuti: 148 orsoarcubo ha scritto: ↑ Intervento giustissimo... o-o ! Coi soldi puoi comprare tutti i macchinari che vuoi...bisogna poi vedere se hai le conoscienze,la cultura del prodotto e l'esperienza per poter poi sfruttare queste macchine per creare un prodotto finito valido come la macchina che lo produce! Io ho lavorato vent'anni nel settore cnc e i 3 anni che facevo i pezzi ricavati dal pieno per Ducati Corse usavo 3 centri di lavoro vecchi di almeno 20-25 anni per fare sia i prototipi che i pezzi di produzione (sia per il telaio della Motogp che per tutti i componenti di forcellone e accessori),eppure nonostante fosse in una dittarella di 5 dipendenti a Casalecchio e facendo i pezzi con "vetusti" macchinari,la Ducati nel 2007 ha vinto il mondiale...non sempre a un grosso investimento corrisponde una grossa qualità. La ditta dove lavoro addesso,e per cui avevo lavorato anche prima di andare a Bologna,ha 400 dipendenti ed è una azienda leader nella produzione di trasmissioni di mezzi pesanti,al momento siamo stati comprati al 100% da una ditta indiana da 180.000 dipendenti (solo per il know-how e il marchio) e stà succedendo l'opposto che nel settore bici...cioè se la ditta che ci ha compreto vuole vendere i suoi milioni di ingranaggi prodotti in India,deve avere come testa d'ariete sul mercato il nostro nome e la produzione difficile,particolare e che fà la differenza sul mercato la fà fare a noi poveri sciagurati italianii che siamo si arretrati,cari,poco competitivi sul mercato,ma a livello di pratica,esperienza e caopacità di flessibilità mentale nell'affrontare i problemi produttivi adattando le macchine che abbiamo,siamo maestri insuperabili... Loro hanno comprato le macchine nuove e costose come nel servizio della fabbrica di telai,figurati che problemi abbia una ditta del genere...solo che noi con le nostre vecchie (relativamente in alcuni casi,a livello di archeologia meccanica in altri) macchine riusciamo a fare i lavori difficili con il semplice operaio specializzato che si prende carico di fare i programmi adattare l'attrezzatura e partire con la produzione,loro nonostante che per ogni isola produttiva abbiano assegnato 2 ingegneri,2 tecnici e 4 operai non cavano un ragno dal buco nonostante la tecnologia e le infinite risorse umane e monetarie..... Clicca per allargare... Vallo a dire a chi pensa che gli attrezzi ed i "diplomini" vadano prima di tutto. Esperienza, conoscenza, buon senso, sono le cose che distinguono il professionista vero e flessibile o-o #88 gattonero, 15 Gennaio 2012 9. gattonero gattonero Princeps Mechanicorum Registrato: 2 Agosto 2004 Messaggi: 8.997 Mi Piace Ricevuti: 148 Ambatula ha scritto: ↑ E si fa pagare salata se non sbaglio :mrgreen: Clicca per allargare... :bua: #89 gattonero, 15 Gennaio 2012 10. iroma2009 iroma2009 Apprendista Velocista Registrato: 12 Febbraio 2011 Messaggi: 1.309 Mi Piace Ricevuti: 34 gattonero ha scritto: ↑ Vallo a dire a chi pensa che gli attrezzi ed i "diplomini" vadano prima di tutto. Esperienza, conoscenza, buon senso, sono le cose che distinguono il professionista vero e flessibile o-o Clicca per allargare... Condivido. #90 iroma2009, 15 Gennaio 2012 + 11. luigi83 luigi83 Novellino Registrato: 9 Settembre 2011 Messaggi: 96 Mi Piace Ricevuti: 0 sapete qual'è il sito di questa ditta? oppure conoscete altre siti di ditte cinisi che siano affidabili produttori di telai in carbonio? #91 luigi83, 15 Gennaio 2012 12. sante pollastri sante pollastri via col vento Registrato: 25 Agosto 2011 Messaggi: 5.411 Mi Piace Ricevuti: 43 gattonero ha scritto: ↑ Vallo a dire a chi pensa che gli attrezzi ed i "diplomini" vadano prima di tutto. Esperienza, conoscenza, buon senso, sono le cose che distinguono il professionista vero e flessibile o-o Clicca per allargare... penso che a questi signori,ormai,non manca nemmeno una di queste qualità. una volta i giapponesi cominciarono copiando,ma gli oggetti in questione li dovevano prima comprare. qui la cosa è diversa,qui ricevono addirittura i progetti dai committenti,per me ne vedremo delle belle.... #92 sante pollastri, 16 Gennaio 2012 13. SoftMachine SoftMachine Maglia Amarillo Registrato: 10 Ottobre 2010 Messaggi: 8.989 Mi Piace Ricevuti: 1.646 sante pollastri ha scritto: ↑ penso che a questi signori,ormai,non manca nemmeno una di queste qualità. una volta i giapponesi cominciarono copiando,ma gli oggetti in questione li dovevano prima comprare. qui la cosa è diversa,qui ricevono addirittura i progetti dai committenti,per me ne vedremo delle belle.... Clicca per allargare... Ti quoto. Ricordo quando comparvero le prime chitarre giapponesi in un mondo dominato da Fender e Gibson. Le chiamavano semplicemente "imitazioni" e qualcuno predisse loro una breve vita adducendo come prova il fatto che "sapessero solo copiare" ma mancavano di know-how, fantasia e una serie di qualita' che dovevano non essere loro prerogative. Sappiamo ben come e' andata a finire...... o-o #93 SoftMachine, 16 Gennaio 2012 14. danysmart1972 danysmart1972 Pignone Registrato: 8 Agosto 2008 Messaggi: 247 Mi Piace Ricevuti: 12 orsoarcubo ha scritto: ↑ Intervento giustissimo... o-o ! Coi soldi puoi comprare tutti i macchinari che vuoi...bisogna poi vedere se hai le conoscienze,la cultura del prodotto e l'esperienza per poter poi sfruttare queste macchine per creare un prodotto finito valido come la macchina che lo produce! Io ho lavorato vent'anni nel settore cnc e i 3 anni che facevo i pezzi ricavati dal pieno per Ducati Corse usavo 3 centri di lavoro vecchi di almeno 20-25 anni per fare sia i prototipi che i pezzi di produzione (sia per il telaio della Motogp che per tutti i componenti di forcellone e accessori),eppure nonostante fosse in una dittarella di 5 dipendenti a Casalecchio e facendo i pezzi con "vetusti" macchinari,la Ducati nel 2007 ha vinto il mondiale...non sempre a un grosso investimento corrisponde una grossa qualità. La ditta dove lavoro addesso,e per cui avevo lavorato anche prima di andare a Bologna,ha 400 dipendenti ed è una azienda leader nella produzione di trasmissioni di mezzi pesanti,al momento siamo stati comprati al 100% da una ditta indiana da 180.000 dipendenti (solo per il know-how e il marchio) e stà succedendo l'opposto che nel settore bici...cioè se la ditta che ci ha compreto vuole vendere i suoi milioni di ingranaggi prodotti in India,deve avere come testa d'ariete sul mercato il nostro nome e la produzione difficile,particolare e che fà la differenza sul mercato la fà fare a noi poveri sciagurati italianii che siamo si arretrati,cari,poco competitivi sul mercato,ma a livello di pratica,esperienza e caopacità di flessibilità mentale nell'affrontare i problemi produttivi adattando le macchine che abbiamo,siamo maestri insuperabili... Loro hanno comprato le macchine nuove e costose come nel servizio della fabbrica di telai,figurati che problemi abbia una ditta del genere...solo che noi con le nostre vecchie (relativamente in alcuni casi,a livello di archeologia meccanica in altri) macchine riusciamo a fare i lavori difficili con il semplice operaio specializzato che si prende carico di fare i programmi adattare l'attrezzatura e partire con la produzione,loro nonostante che per ogni isola produttiva abbiano assegnato 2 ingegneri,2 tecnici e 4 operai non cavano un ragno dal buco nonostante la tecnologia e le infinite risorse umane e monetarie. In fondo non svalutiamo troppo quello che anche in Italia sappiamo fare,soprattutto perchè in genere lo facciamo con mezzi e soldi nettamente inferiori a grossa parte del mondo...poi che far produrre all'estero su marchio sia una prassi comune per guadagnare (ingannando l'acquirente a livello anche legale secondo me...) purtroppo è un dato di fatto,bisognerebbe solo obbligare a far marchiare a questi produttori i prodotti come "costruiti in ...." e obbligarli o a venderli sul nostro mercato a una cifra proporzionata al prezzo di produzione+spese,o metterci sopra una bella sovratassa di importazione di materiale semilavorato prima di venderla che andrebbe nelle casse dello stato e che (in teoria) ci tornerebbe come cittadini sotto forma di servizi. Non mi sfagiola molto che la ditta che si fà fare i telai in China guadagni 100 su un telaio sfruttando il lavoro cinese che gli costa 5 e che il lauto guadagno se lo faccia ridendo integralmente alle spalle degli sciagurati acquirenti senza ripagarci sopra almeno una maggiorazione di tasse (noi l'iva la paghiamo comunque sul prezzo finito,non sul costo ridicolo del produttore cinese...). Vabbè,so che sono discorsi che lasciano il tempo che trovano,comunque un pò di amarezza di fondo mi rimane visto che i produttori nostrani usano il nome per vantarsi delle origini italiane e poi ce lo schiaffano dove non batte mai il sole vendendoci a peso d'oro prodotti fatti all'estero dove gli costano una sciocchezza e arriccchendosi allegramente alle nostre spalle.... :wacko: Clicca per allargare... Quoto!! il problema è che se la ns. classe dirigente (politici/industriali) non credono più nella capacità degli italiani di creare "manufatti" ma preferiscono speculare con la finanza.. così facendo alla lunga diventeremo tutti succursali di ditte cinesi/indiane. I dirigenti nella mia azienda "MAI" si vedono nei reparti produttivi, impartiscono ordini con i loro IPAD IPHONE Ixxx e a noi schiavi ci tocca risolvere i problemi senza mezzi, con soluzioni ingegnose....però quando gli chiedi 50 euro in più ti dicono che l'operaio cinese costa un quarto.... Sembra che più incapaci sono e più carriera fanno.... I ns. geniali industriali e i ns. illuminati politici sembrano vivere in un altro mondo, non riescono a capire che il problema non siamo noi lavoratori ma loro, la loro visione distorta dell'economia. Come detto nell'altro intervento i tedeschi fanno manifattura con un costo della manodopera doppia, e non hanno problemi occupazionali... #94 danysmart1972, 16 Gennaio 2012 15. Granfondista Granfondista Apprendista Passista Registrato: 27 Agosto 2008 Messaggi: 997 Mi Piace Ricevuti: 82 danysmart1972 ha scritto: ↑ I ns. geniali industriali e i ns. illuminati politici sembrano vivere in un altro mondo, non riescono a capire che il problema non siamo noi lavoratori ma loro, la loro visione distorta dell'economia. Clicca per allargare... Su questo aspetto sono più pessimista di te: lo capiscono e lo sanno benissimo, ma se ne fottono. #95 Granfondista, 16 Gennaio 2012 16. POLVA73 POLVA73 Gregario Registrato: 13 Novembre 2009 Messaggi: 688 Mi Piace Ricevuti: 9 orsoarcubo ha scritto: ↑ Intervento giustissimo... o-o ! Coi soldi puoi comprare tutti i macchinari che vuoi...bisogna poi vedere se hai le conoscienze,la cultura del prodotto e l'esperienza per poter poi sfruttare queste macchine per creare un prodotto finito valido come la macchina che lo produce! Io ho lavorato vent'anni nel settore cnc e i 3 anni che facevo i pezzi ricavati dal pieno per Ducati Corse usavo 3 centri di lavoro vecchi di almeno 20-25 anni per fare sia i prototipi che i pezzi di produzione (sia per il telaio della Motogp che per tutti i componenti di forcellone e accessori),eppure nonostante fosse in una dittarella di 5 dipendenti a Casalecchio e facendo i pezzi con "vetusti" macchinari,la Ducati nel 2007 ha vinto il mondiale...non sempre a un grosso investimento corrisponde una grossa qualità. La ditta dove lavoro addesso,e per cui avevo lavorato anche prima di andare a Bologna,ha 400 dipendenti ed è una azienda leader nella produzione di trasmissioni di mezzi pesanti,al momento siamo stati comprati al 100% da una ditta indiana da 180.000 dipendenti (solo per il know-how e il marchio) e stà succedendo l'opposto che nel settore bici...cioè se la ditta che ci ha compreto vuole vendere i suoi milioni di ingranaggi prodotti in India,deve avere come testa d'ariete sul mercato il nostro nome e la produzione difficile,particolare e che fà la differenza sul mercato la fà fare a noi poveri sciagurati italianii che siamo si arretrati,cari,poco competitivi sul mercato,ma a livello di pratica,esperienza e caopacità di flessibilità mentale nell'affrontare i problemi produttivi adattando le macchine che abbiamo,siamo maestri insuperabili... Loro hanno comprato le macchine nuove e costose come nel servizio della fabbrica di telai,figurati che problemi abbia una ditta del genere...solo che noi con le nostre vecchie (relativamente in alcuni casi,a livello di archeologia meccanica in altri) macchine riusciamo a fare i lavori difficili con il semplice operaio specializzato che si prende carico di fare i programmi adattare l'attrezzatura e partire con la produzione,loro nonostante che per ogni isola produttiva abbiano assegnato 2 ingegneri,2 tecnici e 4 operai non cavano un ragno dal buco nonostante la tecnologia e le infinite risorse umane e monetarie. In fondo non svalutiamo troppo quello che anche in Italia sappiamo fare,soprattutto perchè in genere lo facciamo con mezzi e soldi nettamente inferiori a grossa parte del mondo...poi che far produrre all'estero su marchio sia una prassi comune per guadagnare (ingannando l'acquirente a livello anche legale secondo me...) purtroppo è un dato di fatto,bisognerebbe solo obbligare a far marchiare a questi produttori i prodotti come "costruiti in ...." e obbligarli o a venderli sul nostro mercato a una cifra proporzionata al prezzo di produzione+spese,o metterci sopra una bella sovratassa di importazione di materiale semilavorato prima di venderla che andrebbe nelle casse dello stato e che (in teoria) ci tornerebbe come cittadini sotto forma di servizi. Non mi sfagiola molto che la ditta che si fà fare i telai in China guadagni 100 su un telaio sfruttando il lavoro cinese che gli costa 5 e che il lauto guadagno se lo faccia ridendo integralmente alle spalle degli sciagurati acquirenti senza ripagarci sopra almeno una maggiorazione di tasse (noi l'iva la paghiamo comunque sul prezzo finito,non sul costo ridicolo del produttore cinese...). Vabbè,so che sono discorsi che lasciano il tempo che trovano,comunque un pò di amarezza di fondo mi rimane visto che i produttori nostrani usano il nome per vantarsi delle origini italiane e poi ce lo schiaffano dove non batte mai il sole vendendoci a peso d'oro prodotti fatti all'estero dove gli costano una sciocchezza e arriccchendosi allegramente alle nostre spalle.... :wacko: Clicca per allargare... danysmart1972 ha scritto: ↑ Quoto!! il problema è che se la ns. classe dirigente (politici/industriali) non credono più nella capacità degli italiani di creare "manufatti" ma preferiscono speculare con la finanza.. così facendo alla lunga diventeremo tutti succursali di ditte cinesi/indiane. I dirigenti nella mia azienda "MAI" si vedono nei reparti produttivi, impartiscono ordini con i loro IPAD IPHONE Ixxx e a noi schiavi ci tocca risolvere i problemi senza mezzi, con soluzioni ingegnose....però quando gli chiedi 50 euro in più ti dicono che l'operaio cinese costa un quarto.... Sembra che più incapaci sono e più carriera fanno.... I ns. geniali industriali e i ns. illuminati politici sembrano vivere in un altro mondo, non riescono a capire che il problema non siamo noi lavoratori ma loro, la loro visione distorta dell'economia. Come detto nell'altro intervento i tedeschi fanno manifattura con un costo della manodopera doppia, e non hanno problemi occupazionali... Clicca per allargare... ...io in questi due interventi ci riconosco molti dei nostri "problemi".....li straquoto e non aggiungo altro.....anzi che comprerò una bici tedesca progettata in germania, prodotta a taiwan, con componenti giapponesi, che ha un rapporto qualità prezzo imbattibile per i marchi italiani dove solo il nome fa valere un 25% in più la bici...mah!! #96 POLVA73, 16 Gennaio 2012 17. cicquetto cicquetto Apprendista Velocista Registrato: 14 Novembre 2006 Messaggi: 1.479 Mi Piace Ricevuti: 35 orsoarcubo ha scritto: ↑ Intervento giustissimo... o-o ! Coi soldi puoi comprare tutti i macchinari che vuoi...bisogna poi vedere se hai le conoscienze,la cultura del prodotto e l'esperienza per poter poi sfruttare queste macchine per creare un prodotto finito valido come la macchina che lo produce! Clicca per allargare... da quanto letto questi signori lavorano soprattutto conto terzi quindi la cultura la conoscenza e l'esperienza è quella italiana, loro la applicano soltanto. sarebbe poi anche da vedere se non ne hanno gia acquisita piu di noi. #97 cicquetto, 16 Gennaio 2012 18. orsoarcubo orsoarcubo Velocista Registrato: 29 Ottobre 2008 Messaggi: 5.000 Mi Piace Ricevuti: 331 cicquetto ha scritto: ↑ da quanto letto questi signori lavorano soprattutto conto terzi quindi la cultura la conoscenza e l'esperienza è quella italiana, loro la applicano soltanto. sarebbe poi anche da vedere se non ne hanno gia acquisita piu di noi. Clicca per allargare... Si ma usano esperienza "conto terzi",non direttamente loro...certo che anche se sono più macchine da produzione che progettisti estrosi alla fine qualcosa gli dovrebe rimanere a furia di lavorare per altri coi progetti e i cicli di lavorazione in mano...a meno che non siano proprio di gesso! Ma per fare concorrenza reale ai soliti marchi noti e vendere ai loro prezzi dovrebbero comprargli direttamente i marchi (come hanno fatto gli indiani con la ditta dove lavoro) e vendere sempre coi soliti marchi e non con la nomenclatura cinese,altrimenti col cacchio che vendono un De Rosa o un Pinarello "full made in China" a 4000 euro... #98 orsoarcubo, 16 Gennaio 2012 19. Ambatula Ambatula Apprendista Scalatore Registrato: 15 Marzo 2010 Messaggi: 1.802 Mi Piace Ricevuti: 148 POLVA73;3358986.....anzi che comprerò una bici tedesca progettata in germania ha scritto: Ma perchè continuate a prendervela con i marchi italiani, quando tutti producono in oriente e alzano i prezzi in modo incondizionato? Perchè nessuno dice che Trek, Cannondale, Specialized, BMC, Cervelo, producono in Oriente? Perchè nessuno parla di mercato globale, ma solo di mercato italiano? @Polva: compra pure dai crucchi.....ma sii coerente e non ti lamentare dell'economia italiana, non ti lamentare se i tedeschi comandano in Europa, non ti lamentare dei posti di lavoro, non ti lamentare dei prezzi del PIL del Governo ecc.. e non ti lamentare se qualcuno dovesse dirti che sei esterofilo. Clicca per allargare... #99 Ambatula, 16 Gennaio 2012 20. pietro1973 pietro1973 :angrymod: BDC Staff Registrato: 13 Aprile 2011 Messaggi: 5.975 Mi Piace Ricevuti: 526 orsoarcubo ha scritto: ↑ Si ma usano esperienza "conto terzi",non direttamente loro...certo che anche se sono più macchine da produzione che progettisti estrosi alla fine qualcosa gli dovrebe rimanere a furia di lavorare per altri coi progetti e i cicli di lavorazione in mano...a meno che non siano proprio di gesso! Ma per fare concorrenza reale ai soliti marchi noti e vendere ai loro prezzi dovrebbero comprargli direttamente i marchi (come hanno fatto gli indiani con la ditta dove lavoro) e vendere sempre coi soliti marchi e non con la nomenclatura cinese,altrimenti col cacchio che vendono un De Rosa o un Pinarello "full made in China" a 4000 euro... Clicca per allargare... esatto sino ad oggi la loro è stata solo mera "produzione industriale" ovvero l'arte del copia/incolla, ma in un futuro prossimo magari loro avranno anche la capacità e la forza di essere leader di mercato in tutti i sensi (produzione, innovazione, sviluppo e marketing), ma in questo caso bisognerà aggiungere al mero costo di produzione anche quello relativo agli altri ulteriori fattori sopra enunciati, facendo lievitare il costo di vendita. Oggi se vuoi il bene standardizzato compri in cina se vuoi altro devi spendere qualcosina in più e guardarti in giro. + Prodotti ciclismo scontati + #100 pietro1973, 16 Gennaio 2012 (Per scrivere messaggi devi entrare nel forum o registrarti.) Mostra Contenuto Ignorato Pagina 5 di 6 < Prec. 1 2 3 4 5 6 Succ. > * IFRAME: https://www.mtb-mag.com/d/de/shop/iframe/bdc/950/ Condividi questa Pagina Tweet * Connettiti con Facebook * Connettiti con Twitter * Connettiti con Google * Log in with Discord Nome Utente o e-mail: ____________________ Sei già registrato? + ( ) No, voglio registrarmi adesso. + (*) Si, la mia password è: + ____________________ Hai perso la password? 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Rispondi al messaggio Cerca Cerca qui...________ 57 messaggi • Pagina 3 di 3 • 1, 2, 3 Re: Camalot Black Diamond made in china Messaggio da Sbob » gio giu 11, 2009 11:41 am Vigorone ha scritto:ma la cosa divertente e' che quelli che conosco (non tantissimi, per la verita', ma qualcuno si) che hanno avuto a che fare con imprese cinesi dicono che il primo container arriva con tutte cose perfette e a capitolato alla virgola, poi magicamente man mano che passa il tempo la produzione arriva sempre piu' piena di errori e pasticci e se non fai piu' che attenzione finisci che te la prendi in [quel posto]. Ovvio che se li lasci fare tendono a fotterti, ma nelle aziende serie il controllo qualità è continuo sia per evitare che il fornitore sbraghi, sia per tenere sotto controllo eventuali variazioni della qualità dovute a macchinari che si starano, agenti esterni imprevedibili, etc... Avatar utente Sbob Messaggi: 6709 Images: 2 Iscritto il: ven set 14, 2007 12:49 pm Top __________________________________________________________________ Re: Camalot Black Diamond made in china Messaggio da Vigorone » gio giu 11, 2009 11:44 am Sbob ha scritto: Vigorone ha scritto:ma la cosa divertente e' che quelli che conosco (non tantissimi, per la verita', ma qualcuno si) che hanno avuto a che fare con imprese cinesi dicono che il primo container arriva con tutte cose perfette e a capitolato alla virgola, poi magicamente man mano che passa il tempo la produzione arriva sempre piu' piena di errori e pasticci e se non fai piu' che attenzione finisci che te la prendi in [quel posto]. Ovvio che se li lasci fare tendono a fotterti, ma nelle aziende serie il controllo qualità è continuo sia per evitare che il fornitore sbraghi, sia per tenere sotto controllo eventuali variazioni della qualità dovute a macchinari che si starano, agenti esterni imprevedibili, etc... ok, vero. se posso permettermi una battuta, speriamo che gli omini del controllo qualita' di BD abbiano gli occhi buoni... :lol: :lol: Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga fertile in avventure e in esperienze. Avatar utente Vigorone Messaggi: 3469 Images: 0 Iscritto il: lun giu 23, 2014 8:04 am Località: Una citta' multietnica ai piedi delle Alpi Top __________________________________________________________________ Re: Camalot Black Diamond made in china Messaggio da al-bi » gio giu 11, 2009 15:24 pm Vigorone ha scritto: Sbob ha scritto: Vigorone ha scritto:ma la cosa divertente e' che quelli che conosco (non tantissimi, per la verita', ma qualcuno si) che hanno avuto a che fare con imprese cinesi dicono che il primo container arriva con tutte cose perfette e a capitolato alla virgola, poi magicamente man mano che passa il tempo la produzione arriva sempre piu' piena di errori e pasticci e se non fai piu' che attenzione finisci che te la prendi in [quel posto]. Ovvio che se li lasci fare tendono a fotterti, ma nelle aziende serie il controllo qualità è continuo sia per evitare che il fornitore sbraghi, sia per tenere sotto controllo eventuali variazioni della qualità dovute a macchinari che si starano, agenti esterni imprevedibili, etc... ok, vero. se posso permettermi una battuta, speriamo che gli omini del controllo qualita' di BD abbiano gli occhi buoni... :lol: :lol: ...E speriamo che non siano come quelli delle aziende metalmeccaniche!! Io sono un subfornitore di una grossa azienda di macchine automatiche e in questi anni mi sono visto prima togliere le commesse perchè i Signori delocalizzavano, e poi mi vedo arrivare i particolari da agguistare perchè i loro stabilimenti ( I LORO!! ) li cannano regolarmente. Mammamia.. Avatar utente al-bi Messaggi: 404 Images: 1 Iscritto il: mer mar 04, 2009 16:17 pm Località: Bologna Top __________________________________________________________________ Messaggio da grizzly » gio giu 11, 2009 15:30 pm Va a finì che sono meglio il canapo legato in vita e i cunei di legno... :roll: ... :lol: Avatar utente grizzly Messaggi: 15165 Images: 117 Iscritto il: ven gen 16, 2004 19:57 pm Località: Nord-Ovest Top __________________________________________________________________ Messaggio da al-bi » gio giu 11, 2009 15:33 pm grizzly ha scritto:Va a finì che sono meglio il canapo legato in vita e i cunei di legno... :roll: ... :lol: dipende: da dove viene il legno dei cunei?? :lol: Avatar utente al-bi Messaggi: 404 Images: 1 Iscritto il: mer mar 04, 2009 16:17 pm Località: Bologna Top __________________________________________________________________ Messaggio da ravanator » gio giu 11, 2009 16:17 pm al-bi ha scritto: grizzly ha scritto:Va a finì che sono meglio il canapo legato in vita e i cunei di legno... :roll: ... :lol: dipende: da dove viene il legno dei cunei?? :lol: e la canapa per fare il canapo ? : :lol: :lol: :lol: Avatar utente ravanator Messaggi: 295 Images: 12 Iscritto il: ven ago 11, 2006 10:19 am Località: bassa pianura lombarda... Top __________________________________________________________________ Messaggio da Kinobi » mar ago 04, 2009 15:18 pm Mi sono preso la briga di controllare. Si Camalot chinesi e pure alcuni moschettoni ora a Taiwan. Livewire a Taiwan, Firewire in USA. Tutti i moschettoni vecchi sono USA, tutti i nuovi sono Taiwan. E Avatar utente Kinobi Messaggi: 5237 Iscritto il: gio apr 10, 2008 14:01 pm Top __________________________________________________________________ Messaggio da nuvolarossa » mar ago 04, 2009 16:20 pm Taiwan millemila volte meglio di China. Avatar utente nuvolarossa Messaggi: 2426 Images: 7 Iscritto il: ven ott 20, 2006 15:51 pm Località: wherever I lay my hat Top __________________________________________________________________ Messaggio da Kinobi » mar ago 04, 2009 16:38 pm nuvolarossa ha scritto:Taiwan millemila volte meglio di China. Quoto. Sempre una Repubblica di Cina. Anni luce da Repubblica Popolare di Cina. E Avatar utente Kinobi Messaggi: 5237 Iscritto il: gio apr 10, 2008 14:01 pm Top __________________________________________________________________ Messaggio da asalalp » mar ago 04, 2009 20:19 pm Cmq le attrezzature subacquee son tutte made in ITALY e non capisco perche quelle da alpinismo no :roll: Avatar utente asalalp Messaggi: 1793 Images: 4 Iscritto il: dom apr 08, 2007 17:28 pm Località: Ascoli Piceno + Sito web Top __________________________________________________________________ Messaggio da Sbob » mer ago 05, 2009 10:25 am asalalp ha scritto:Cmq le attrezzature subacquee son tutte made in ITALY e non capisco perche quelle da alpinismo no :roll: Made in Italy potrebbe non voler dire niente (puoi produrre tutti i componenti in Cina e poi assemblarli in Italia). Puo' darsi poi che in Cina non ci siano aziende che hanno le tecnologie necessarie per produrre attrezzature da sub, o che non sia economicamente conveniente produrle in Cina. Avatar utente Sbob Messaggi: 6709 Images: 2 Iscritto il: ven set 14, 2007 12:49 pm Top __________________________________________________________________ Messaggio da ste_car » mer ago 05, 2009 12:49 pm a mio avviso sono discorsi che oramai non si possono più fare a meno che non ci siamo motivazioni etiche tipo cina-tibet o lavori sottopagati etc etc. ci sono tecnologie che solo in cina fanno. e non perchè siano più bravi o meno bravi, ma perchè la sono nate e la continuano a crescere. ad oggi sarebbe un disastro per un'azienda un problema di immagine legata alla scarsa qualità del prodotto made in... o un'immagine legata al lavoro minorile o roba simile. per cui -le aziende serie- fanno le cose bene qui come in cina (o simili). solo costa meno. punto. ricordiamoci poi... che il mercato alpinistico è piiiiiiiiiiiiiicccccccccolissssssimo. non si vendono camelot come si vendono crocs.... se non vogliamo pagare ancor di più i camelot ad esempio, ben venga una produzione in cina (controllata). io sarei più incazzato per un crocs a 40EUR che per un camelot a 100EUR. mi sembra strano che Kinobi non abbia fatto questo discorso essendo "sul pezzo". sbaglio forse? "Tornate vivi, tornate rimanendo amici, salite in cima: in questo preciso ordine" Roger Baxter-Jones Avatar utente ste_car Messaggi: 459 Images: 5 Iscritto il: sab gen 27, 2007 19:01 pm Località: BS Top __________________________________________________________________ Messaggio da Kinobi » mer ago 05, 2009 13:07 pm ste_car ha scritto:ricordiamoci poi... che il mercato alpinistico è piiiiiiiiiiiiiicccccccccolissssssimo. non si vendono camelot come si vendono crocs.... se non vogliamo pagare ancor di più i camelot ad esempio, ben venga una produzione in cina (controllata). io sarei più incazzato per un crocs a 40EUR che per un camelot a 100EUR. mi sembra strano che Kinobi non abbia fatto questo discorso essendo "sul pezzo". sbaglio forse? Mi sono espresso "di là" molte, molte, molte volte su questo concetto. Sono contrario di principio a portare in Far East ogni genere di tecnologia possibile. Punto. Lo reputo corto, ottuso e menefreghista del futuro. Detto ciò, tante tecnologie sono possibili in Far Est perchè le regole che si applicano li, non sono le regole che si applicano qui. Punto. Ad esempio: Al costo dell'anodizzazione qui in Italia, compero il prodotto finito in China (anodizzato ovvio, e si parla di un moschettone assemblato e spedito e daziato). Non posso immaginare che nel Nord Est non ci sia un pirla capace di fare l'anoddizzazione a prezzi competitivi con il cinese. Non lo credo. Do per certo, che le regole siano diverse. A me i suggerimenti sentiti da una ditta certificata bollino verde "lei deve rivolgersi a piccole strutture, loro posso fare meglio, non certificati non ce la facciamo" mi fanno schifo. Atterrando a Busan (Korea), ho visto sulla costa koreana (vista con i miei occhi) cose che voi umani non potete nemmeno immaginare... Allora, sono contrario allo spostare tecnologia a costo zero in far east. E nei settori dove lo spostamento NON è irreversibile, spero vi sia una certa "difesa" etica delle industrie europee. Parliamoci chiaro: tra 5 anni, tutto il manifatturiero sarà fatto in Far East: ottima cosa aver a che discutere con i cinesi... Ciao, E Avatar utente Kinobi Messaggi: 5237 Iscritto il: gio apr 10, 2008 14:01 pm Top __________________________________________________________________ Messaggio da ste_car » mer ago 05, 2009 13:23 pm Kinobi ha scritto: Sono contrario di principio a portare in Far East ogni genere di tecnologia possibile. Punto. Lo reputo corto, ottuso e menefreghista del futuro. e qui sono con te.... Detto ciò, tante tecnologie sono possibili in Far Est perchè le regole che si applicano li, non sono le regole che si applicano qui. Punto. Ad esempio: Al costo dell'anodizzazione qui in Italia, compero il prodotto finito in China (anodizzato ovvio, e si parla di un moschettone assemblato e spedito e daziato). Non posso immaginare che nel Nord Est non ci sia un pirla capace di fare l'anoddizzazione a prezzi competitivi con il cinese. Non lo credo. Do per certo, che le regole siano diverse. A me i suggerimenti sentiti da una ditta certificata bollino verde "lei deve rivolgersi a piccole strutture, loro posso fare meglio, non certificati non ce la facciamo" mi fanno schifo. ...per questo ho fatto quel discorso.... Atterrando a Busan (Korea), ho visto sulla costa koreana (vista con i miei occhi) cose che voi umani non potete nemmeno immaginare... ....posso solo immaginare.... Allora, sono contrario allo spostare tecnologia a costo zero in far east. E nei settori dove lo spostamento NON è irreversibile, spero vi sia una certa "difesa" etica delle industrie europee. .....ma..... Parliamoci chiaro: tra 5 anni, tutto il manifatturiero sarà fatto in Far East: ottima cosa aver a che discutere con i cinesi... ...appunto. ora hanno un grosso potere di parola! "Tornate vivi, tornate rimanendo amici, salite in cima: in questo preciso ordine" Roger Baxter-Jones Avatar utente ste_car Messaggi: 459 Images: 5 Iscritto il: sab gen 27, 2007 19:01 pm Località: BS Top __________________________________________________________________ Messaggio da Kinobi » mer ago 05, 2009 13:57 pm ste_car ha scritto: Kinobi ha scritto: Parliamoci chiaro: tra 5 anni, tutto il manifatturiero sarà fatto in Far East: ottima cosa aver a che discutere con i cinesi... ...appunto. ora hanno un grosso potere di parola! Appunto, non mi sembra il caso di dargli ancora più potere. Comunque, per tornare a prima, me la sono messa da parte, vendo meno moschettoni "Made in Austria 100% incluso alluminio" e lascio l'onore, ed il guadagno, a chi li fa fare in Cina (o Taiwan). Au revoir. E Avatar utente Kinobi Messaggi: 5237 Iscritto il: gio apr 10, 2008 14:01 pm Top __________________________________________________________________ Messaggio da ste_car » mer ago 05, 2009 16:14 pm con il mio discorso non voglio dire "facciamo tutto in cina e dintorni e qui chissenefrega..." pero', e tu Kinobi lo sai meglio di me forse, per gli acquirentii dell'attrezzatura alpinistica, almeno qui da noi in Italia, è sempre e comuque tutto caro (montura a parte perchè di quella sembra che la gente non veda mai i prezzi o le differenze.....). a volte sembra che si voglia la botte piena (prezzi stracciati sempre) e la moglie ubriaca (solo roba made in Italy da italiani). non è purtroppo possibile. Da me vengono e mi fanno gli esempi di Report (la famosa trasmissione di rai3) che fa vedere La tal marca di moda che fa le borse in cina a 3dollari e le rivende qui a 300EUR. quindi chiedono sconti su sconti sempre perchè pensano che noi paghiamo la roba un c***o e la rivendiamo col 300% di ricarico minimo..... GENTE.... NON E' COSI' nell'outdoor purtroppo. e dico purtroppo per tutti.... poi è vero anche, che alcuni mantengono gli stessi prezzi sia col made in cina che col made in canada (ad esempio), magari stesso identico articolo. ma NON generalizziamo. sono io il primo che non vorrebbe il made in china, ma sono anche il primo che se lo tiene, se lo compra e in un certo senso se lo accetta. abbiamo (primo mondo) fatto i fighi anni fa.... ottimo. ora raccogliamo quello che abbiamo seminato. "Tornate vivi, tornate rimanendo amici, salite in cima: in questo preciso ordine" Roger Baxter-Jones Avatar utente ste_car Messaggi: 459 Images: 5 Iscritto il: sab gen 27, 2007 19:01 pm Località: BS Top __________________________________________________________________ Messaggio da ste_car » mer ago 05, 2009 16:19 pm perchè la VW golf costa 35.000EUR e va bene. ce la compriamo e non diciamo nulla, ma la giacca, il camelot, la scarpetta e la fettuccia sono sempre e comunque cari e li vogliamo sempre a meno. eccheccazzo! scusate lo sfogo. e chi di dovere se vuole cancellare il tutto puo' farlo. "Tornate vivi, tornate rimanendo amici, salite in cima: in questo preciso ordine" Roger Baxter-Jones Avatar utente ste_car Messaggi: 459 Images: 5 Iscritto il: sab gen 27, 2007 19:01 pm Località: BS Top __________________________________________________________________ Precedente Visualizza ultimi messaggi: [Tutti i messaggi] Ordina per [Ora di invio] [Crescente__] Vai __________________________________________________________________ Rispondi al messaggio 57 messaggi • Pagina 3 di 3 • 1, 2, 3 Torna a Tecniche e materiali Vai a: [ Tecniche e materiali____________________] Vai Chi c’è in linea Visitano il forum: Nessuno e 8 ospiti Forum.Planetmountain.com Il Forum è uno spazio d’incontro virtuale, aperto a tutti, che consente la circolazione e gli scambi di opinioni, idee, informazioni, esperienze sul mondo della montagna, dell’alpinismo, dell’arrampicata e dell’escursionismo. 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Come possiamo fidarci che i prodotti Nikon (anche di alta fascia) provenienti dalla Cina, rispettino gli standar di qualit e di accuratezza d'assemblaggio, quando la stragrande maggioranza del "made in China" lascia molto a desiderare? Skibridge1 MrFurlox May 3 2012, 12:23 AM QUOTE(skibridge1 @ May 3 2012, 01:19 AM) * Siamo passati da un confortante "made in Japan" a un preoccupante "made in Thailand", fino a un deprimente "made in China". Per ora ci che proviene dalla Cina (dalle auto, ai cellulari, a varie tecnologie) qualitativamente scadente rispetto a ci che proviene da altri paesi ( per non parlare dei prodotti taroccati). Come possiamo fidarci che i prodotti Nikon (anche di alta fascia) provenienti dalla Cina, rispettino gli standar di qualit e di accuratezza d'assemblaggio, quando la stragrande maggioranza del "made in China" lascia molto a desiderare? Skibridge1 che i prodotti top provenienti dalla cina siano scadenti tutto da dimostrare .... un' azienda seria ( come ritengo nikon ) controlla la sua linea produttiva rispettando certi standard dovunque avvenga la produzione Marco alvisecrovato May 3 2012, 12:33 AM Ciao, concordo in pieno con Mr Furlox. I cinesi poi hanno dimostrato nella storia che quando si mettono a fare le cose bene le fanno bene bene. FZFZ May 3 2012, 01:02 AM QUOTE(skibridge1 @ May 3 2012, 01:19 AM) * Siamo passati da un confortante "made in Japan" a un preoccupante "made in Thailand", fino a un deprimente "made in China". Per ora ci che proviene dalla Cina (dalle auto, ai cellulari, a varie tecnologie) qualitativamente scadente rispetto a ci che proviene da altri paesi ( per non parlare dei prodotti taroccati). Come possiamo fidarci che i prodotti Nikon (anche di alta fascia) provenienti dalla Cina, rispettino gli standar di qualit e di accuratezza d'assemblaggio, quando la stragrande maggioranza del "made in China" lascia molto a desiderare? Skibridge1 I prodotti top di gamma arrivano dal Giappone. E comunque le linee produttive in Cina rispettano ampiamente gli standard qualitativi della Nikon. Che il Made in China sia scadente oramai una leggenda metropolitana. Almeno per le linee ufficiali di aziende serie.... gianfranco357 May 3 2012, 03:39 AM QUOTE(FZFZ @ May 3 2012, 02:02 AM) * I prodotti top di gamma arrivano dal Giappone. E comunque le linee produttive in Cina rispettano ampiamente gli standard qualitativi della Nikon. Che il Made in China sia scadente oramai una leggenda metropolitana. Almeno per le linee ufficiali di aziende serie.... vivo in Usa e gran parte di tutti i prodotti tecnologici venduti in questo paese sono prodotti in Cina con specifiche produttive che vengono fornite dalle case madre ovunque siano, dagli obiettivi ai corpi macchina dagli amplificatori ai videoproiettori . l'importante e' che il fornitore abbia seri controlli di qualita in quel paese dopofiche la qualita' dei prodotti e' assicurata . i prodotti scadenti sono in gran parte costriuti da produttori cinesi che non hanno parametri qualitativi sufficentemente validi . Nikon sicuramente non fa parte di questi . Gianfranvo Cesare44 May 3 2012, 07:57 AM la Cina, quando vuole, ha le competenze per produrre tecnologia ad alto contenuto qualitativo, e sicuramente Nikon controlla tutta la filiera produttiva prima di mettere un commercio un qualsiasi prodotto con il suo marchio. C' da dire che fino ad oggi, come gi riferito da FZFZ, i prodotti Nikon top di gamma, sono ancora made in Japan. ciao francesco spighi May 3 2012, 08:00 AM QUOTE(skibridge1 @ May 3 2012, 01:19 AM) * Siamo passati da un confortante "made in Japan" a un preoccupante "made in Thailand", fino a un deprimente "made in China". Per ora ci che proviene dalla Cina (dalle auto, ai cellulari, a varie tecnologie) qualitativamente scadente rispetto a ci che proviene da altri paesi Fattelo dire da un ingegnere che con i cinesi ci lavora, ahilui, 365giorni l'anno: il problema della roba cinese dipende da chi fa il controllo di qualit. La BMW ci produce anche i motori di alcune moto, eppure sono i migliori in assoluto. La Apple fa fare tutto alla Foxon, che cinese ed ha una roba tipo 1,5 milioni di dipendenti. 400000 a Shenzhen, di fronte ad HK. Eppure sembra che meglio dell'aifon o dell'aipad non ci sia nulla! wink.gif GOditi la tua attrezzatura, e non te la menare sulla sua provenienza. Io ho un fantastico 16-35 made in japan che ha una resa ai bordi asimmetrica... :\ Antonio Canetti May 3 2012, 08:24 AM della qualit cinese non la metto indubbio soprattutto per i prodotti progettati da marchi esteni dalla Cina, sono solo degli esecutori la qualit dipende dal committente e non dal costruttore finale, quello che mi preoccupa invece il problema Politco/Economico, ormai in occidente tutto quello che compriamo costruito in Cina, ne deriva che i nostri euro, i nostri dollari se ne vanno in Cina, ne consegue un lento imporivemento del denaro circolante nei paesi occidentali. Antonio Manuel_MKII May 3 2012, 08:28 AM QUOTE(cexco @ May 3 2012, 09:00 AM) * Fattelo dire da un ingegnere che con i cinesi ci lavora, ahilui, 365giorni l'anno: il problema della roba cinese dipende da chi fa il controllo di qualit. La BMW ci produce anche i motori di alcune moto, eppure sono i migliori in assoluto. La Apple fa fare tutto alla Foxon, che cinese ed ha una roba tipo 1,5 milioni di dipendenti. 400000 a Shenzhen, di fronte ad HK. Eppure sembra che meglio dell'aifon o dell'aipad non ci sia nulla! wink.gif GOditi la tua attrezzatura, e non te la menare sulla sua provenienza. Io ho un fantastico 16-35 made in japan che ha una resa ai bordi asimmetrica... :\ E con che logica allora la fascia pro delle ammiraglie e delle ottiche top hanno scritto sotto made in japan? Se fosse davvero tutto uguale, anche in giappone potrebbero produrre D700 o D3100 e magari in cina anche le D3s. Non e' quantomeno strano che le linee produttive siano molto ben differenziate su questi tipi di prodotto con target differente? francesco spighi May 3 2012, 08:49 AM QUOTE(Manuel_MKII @ May 3 2012, 09:28 AM) * Se fosse davvero tutto uguale, anche in giappone potrebbero produrre D700 o D3100 e magari in cina anche le D3s. Non e' quantomeno strano che le linee produttive siano molto ben differenziate su questi tipi di prodotto con target differente? Beh, certo che qualche differenza c'. Come c' differenza fra le semi-pro che le montano su linee automatizzate, e le pro che le montano a mano. Diciamo che ci sono comunque anche differenze non legate strettamente alla qualit: - prestigio (se su una "pro" ci scrivi made in china sei finito. Risparmi in produzione ma ti dai una zappata sui piedi a livello commerciale) - Nuove tecnologie: i cinesi copiano. Gli si fa produrre solo prodotti di fascia bassa o fasce alte (tipo il 50 AFS) ma con tecnologie "assodate". Specie quando in gioco c' la meccanica o l'letromeccanica, e non solo il SW. Per, ti ripeto, il mio 16-35 made in japan ed ha una resa molto pi schifosa del 50one 1,4 made in china! wink.gif Manuel_MKII May 3 2012, 08:53 AM QUOTE(cexco @ May 3 2012, 09:49 AM) * Per, ti ripeto, il mio 16-35 made in japan ed ha una resa molto pi schifosa del 50one 1,4 made in china! wink.gif Beh dai....la perfezione non e' di questo mondo....nemmeno dio e' nato in Giappone ehehhehe Scherzi a parte, puo' essere frutto di un progetto sbagliato o un difetto di costruzione/assemblaggio nel tuo obbiettivo specifico secondo te? grazianoguerini May 3 2012, 08:59 AM QUOTE(cexco @ May 3 2012, 09:49 AM) * ...il mio 16-35 made in japan ed ha una resa molto pi schifosa del 50one 1,4 made in china! wink.gif E' un falso, lo han fatto in Cina in una fabbrica di bicchieri e ci han scritto made in japan messicano.gif A parte gli scherzi, le lenti pro le fanno in giappone e ci possiamo fidare (ne ho tre, tra l'altro tutte import, e sono perfettissime....cacchio, fatemi toccare! biggrin.gif ), mentre le made in China, tipo il mio 50ino 1.8, sono economiche e se la cavano bene....dov' il problema con Nikon?! biggrin.gif francesco spighi May 3 2012, 08:59 AM QUOTE(Manuel_MKII @ May 3 2012, 09:53 AM) * Scherzi a parte, puo' essere frutto di un progetto sbagliato o un difetto di costruzione/assemblaggio nel tuo obbiettivo specifico secondo te? Dalle foto che ho visto nel club della D800 non mi pare ce ne siano altri che vanno cos male. Poi strano, solo sul bordo destro...mah. Antonio Canetti May 3 2012, 09:12 AM QUOTE(Manuel_MKII @ May 3 2012, 09:28 AM) * Non e' quantomeno strano che le linee produttive siano molto ben differenziate su questi tipi di prodotto con target differente? la qualit dipende dal committente che da le direttive di come costruire il prodotto e dai relativi controlli che il commitente esegue, i contratti tra commitente e produttore sono molto severi (non giocano, fanno bussiness) dove chi sgarra paga da ambedue le parti il committente trova tutte le scuse per pagare di meno e costruttore fa di tutto che questo non accade. un esempio: una mia amica faceva la magliaia e aveva contatto dei cinesi per eseguire una serie di maglion,i fanno tutti gli accordi per la produzione e diedero anche il campione fatta dalla mia amica di come doveva essere il maglione finale, bene i cinesi eseguirono cosegnarono i maglioni, l mia amica quando controllo il lavoro consegnato noto che c'ra u n piccolo difetto e protesto con il laboratorio cinese, questi non accettarono il reclamo perche quel piccolo difetto era nel maglione campione e loro lo riprodussero tutti i maglioni, i maglioni erano confermi al maglione campione. questo un piccolo esempio su un semplice maglione figuriamoci su prodotti ad alta tecnologia d'altronde stiamo parlando di Grandi Marchi e cinesi ci tengono a fare un ottima figura verso l'occidente e rispettano i Grandi Marchi, mentre tutto un altro discorso loro produzione locale fatte con le loro norme e proposta in occidente, qua l'attenzione deve essere elevata da parte degli organi di Stato e dal singolo cittadino. Antonio Manuel_MKII May 3 2012, 10:03 AM Se si delocalizza per contenere i costi va da se che anche la qualita' della manodopera sara' differente. Qualcuno prima ha scritto che c'e la BMW che fa costruire i motori di alcune moto in cina....pero' poi perche' le moto le assembla in germania? Un conto e' da dove arriva un pezzo, l'altro e' dove lo assembli perche' e' in quest'ultimo stabilimento che puoi decidere se montare o no un pezzo che pensi possa essere piu' o meno difettoso. Perche' Nikon non fa lo stesso sui prodotti di fascia piu' economica, ossia si fa costruire i componenti altrove dove costa meno e li assembla negli sbabilimenti in giappone lasciando oltretutto un bel made in japan stampato sui suoi prodotti? Fino a un decennio fa riusciva ad assemblare tutto in casa propria e non credo che tutti tutti tutti i componenti siano sempre stati fabbricati in Giappone anche allora. ANTERIORECHIUSO May 3 2012, 10:43 AM Made in China, made in Japan, che problema c'e', tanto il prezzo e' sempre alla made in Japan, quello non lo delocalizzano!!!!!! dry.gif Antonio Canetti May 3 2012, 10:49 AM QUOTE(Manuel_MKII @ May 3 2012, 11:03 AM) * Se si delocalizza per contenere i costi va da se che anche la qualita' della manodopera sara' differente. . scusa Manuel, ma dipende dalla formazione che il committente richiede, molto spesso, chi decolizza manda personale qualificato a formare il personale locale, e una volta formato credo che non ci siano molte diferenze tra personale di differenti nazionalit. Antonio QUOTE(ANTERIORECHIUSO @ May 3 2012, 11:43 AM) * Made in China, made in Japan, che problema c'e', tanto il prezzo e' sempre alla made in Japan, quello non lo delocalizzano!!!!!! dry.gif parzialmente!! Antonio robermaga May 3 2012, 02:29 PM Il problema non solo il produrre in Cina Thailandia o Giappone, un problema pure la qualit complessiva dell'oggetto e in particolare la sua costruzione: prendete un AIS 50 f1,2, ma pure un 50 1,4 o addirittura il vecchio AI 50 f2 e confrontatelo con un qualsiasi attuale 50. Per non parlare di vere e proprie perle costruttive come gli AIS 85 f1,4 e 135 f2: costruzione impeccabile, resa impeccabile e forma da vera opera d'arte. Quelli di oggi se li sognano.... Ciao Roberto Antonio Canetti May 3 2012, 02:55 PM QUOTE(robermaga @ May 3 2012, 03:29 PM) * Il problema non solo il produrre in Cina Thailandia o Giappone,... ....costruzione impeccabile, resa impeccabile e forma da vera opera d'arte. Quelli di oggi se li sognano.... se il progetto dice plastica...il costruttore finale non mette certamente ottone!! economizzare, economizzare, economizzare!! le opere d'arte, si pagano. Antonio robermaga May 3 2012, 02:57 PM QUOTE(Antonio Canetti @ May 3 2012, 03:55 PM) * se il progetto dice plastica...il costruttore finale non mette certamente ottone!! economizzare, economizzare, economizzare!! le opere d'arte, si pagano. Antonio Hai ragione Antonio, ma io ho una certa et.... e la penso cos! tongue.gif Ciao R. aleme May 3 2012, 04:08 PM QUOTE(Manuel_MKII @ May 3 2012, 09:28 AM) * E con che logica allora la fascia pro delle ammiraglie e delle ottiche top hanno scritto sotto made in japan? Se fosse davvero tutto uguale, anche in giappone potrebbero produrre D700 o D3100 e magari in cina anche le D3s. Non e' quantomeno strano che le linee produttive siano molto ben differenziate su questi tipi di prodotto con target differente? forse volevi dire D7000, la D700 Jap wink.gif Alessandro cranb25 May 3 2012, 05:05 PM QUOTE(robermaga @ May 3 2012, 03:29 PM) * Il problema non solo il produrre in Cina Thailandia o Giappone, un problema pure la qualit complessiva dell'oggetto e in particolare la sua costruzione: prendete un AIS 50 f1,2, ma pure un 50 1,4 o addirittura il vecchio AI 50 f2 e confrontatelo con un qualsiasi attuale 50. Per non parlare di vere e proprie perle costruttive come gli AIS 85 f1,4 e 135 f2: costruzione impeccabile, resa impeccabile e forma da vera opera d'arte. Quelli di oggi se li sognano.... Ciao Roberto e purtroppo non succede solo col materiale forografico ma con tutto! marce956 May 3 2012, 07:49 PM QUOTE(FZFZ @ May 3 2012, 02:02 AM) * ...E comunque le linee produttive in Cina rispettano ampiamente gli standard qualitativi della Nikon. Che il Made in China sia scadente oramai una leggenda metropolitana. Almeno per le linee ufficiali di aziende serie.... Quoto al 100% Pollice.gif ... Gian Carlo F May 3 2012, 09:11 PM QUOTE(skibridge1 @ May 3 2012, 01:19 AM) * Siamo passati da un confortante "made in Japan" a un preoccupante "made in Thailand", fino a un deprimente "made in China". Per ora ci che proviene dalla Cina (dalle auto, ai cellulari, a varie tecnologie) qualitativamente scadente rispetto a ci che proviene da altri paesi ( per non parlare dei prodotti taroccati). Come possiamo fidarci che i prodotti Nikon (anche di alta fascia) provenienti dalla Cina, rispettino gli standar di qualit e di accuratezza d'assemblaggio, quando la stragrande maggioranza del "made in China" lascia molto a desiderare? Skibridge1 Scusa se te lo dico, anche se qu il discorso un po' diverso, mi sembra di tornare alla fine degli anni 60 / inizio anni 70 quando in molti guardavano schifati le Nikon, Canon, Asahi Pentax, Topcon, ecc. perch costruite in Giappone e non in Germania.... poi il tempo ha fatto s che Cosina comprasse il marchio Zeiss.... Yashica Contax e cos via... I cinesi sono in grado di produrre qualsiasi cosa e nel migliore dei modi possibili: sono un popolo giovane, intelligente, saggio, con quel bricciolo di fame nelle ossa che li fa essere intraprendenti... Se noi italiani avessimo solo met di quelle doti non saremmo ridotti in questo stato penoso (mi riferisco alla nostra situazione economica). Recentemente ho acquistato molti prodotti fotografici cinesi: anelli adattatori, paraluce, trigger, filtri, battery pack, custodie , ecc. e ti assicuro che, nonostante li abbia pagati 10 volte meno che i giapponesi, erano tutti di buona/ottima qualit. Mdzone May 6 2012, 10:58 AM Concordo con Gian Carlo... nel mio piccolo ho acquistato un treppiedi Benro in carbonio recentemente. Quindi marca cinese, made in China, su ebay da rivenditore cinese... ebbene qualit ottima (chiaramente non a prezzi stracciati ma cmq concorrenziali), velocit allucinante di spedizione e cortesia al top del venditore con tanto di biglietto di ringraziamenti scritto di pugno (e trattasi di un venditore da migliaia di spedizioni!!!). Quindi metabolizziamo il fatto che gli ex "paesi emergenti" sono ormai emersi da un bel p e piuttosto preoccupiamoci che Nikon mantenga ai livelli a cui siamo abituati la qualit dei suoi prodotti. Ciao a tutti MaxIrato May 6 2012, 02:06 PM E' un falso problema. E' talmente un falso problema che non capisco se si tratti di una provocazione (a me personalmente le provocazioni spesso piacciono) o se davvero lo pensi veramente. Della qualit dei prodotti Nikon ne possiamo parlare, ovviamente da Nikonista trovo pi pregi che difetti. Il punto non se il prodotto viene costruito in Cina, Thailand o Japan, certo, se c' un problema specifico come in questo esatto momento stato riscontrato in alcune batterie per D7000-D800 e Nikon 1 una cosa che pu accadere in qualsiasi stabilimento a cui fanno tempestivamente rimedio. Se il prossimo problema ed anche quello seguente e quello seguente ancora si perpetua sempre nello stesso stabilimento forse il sospetto che ci sia qualche cosa da "avvitare" nel controllo qualit e nella catena produttiva di quello specifico stabilimento ci deve essere, sostituiranno il responsabile ecc... ma questo indipendentemente dal paese in qui si verifica. Se per ipotesi in tutte le macchine dalla D3000 alla D4 dopo qualche anno si scolla il rivestimento in gomma in percentuali importanti non un problema di stabilimento ma di soluzione realizzativa al progetto, quindi una carente qualit del prodotto Nikon in genere e non dal luogo ove stato fabbricato. Poi che i prodotti di pi alto profilo vengano realizzati in Japan e non in altri luoghi anche vero ma pi per un discorso di struttura gi consolidata per controllo qualit ed altri tecnicismi pi che per il paese in se. Anche Apple produce i suoi prodotti in varie parti del mondo ma la qualit uniforme indipendentemente da dove il prodotto sia stato assemblato. Sarebbe come dire che se acquisti una Mercedes (o Lexus o qualsiasi altra marca di prestigio) varia la qualit della vettura se l'operaio che ha montato il motore o qualsiasi altro componente fosse magrebino, peruviano o italiano. zonaradioattiva May 8 2012, 09:31 AM QUOTE(Mdzone @ May 6 2012, 11:58 AM) * Concordo con Gian Carlo... nel mio piccolo ho acquistato un treppiedi Benro in carbonio recentemente. Quindi marca cinese, made in China, su ebay da rivenditore cinese... ebbene qualit ottima (chiaramente non a prezzi stracciati ma cmq concorrenziali), velocit allucinante di spedizione e cortesia al top del venditore con tanto di biglietto di ringraziamenti scritto di pugno (e trattasi di un venditore da migliaia di spedizioni!!!). Quindi metabolizziamo il fatto che gli ex "paesi emergenti" sono ormai emersi da un bel p e piuttosto preoccupiamoci che Nikon mantenga ai livelli a cui siamo abituati la qualit dei suoi prodotti. Ciao a tutti anch'io acquisto periodicamente in cina da produttori cinesi e con marchi loro.... sulla qualita' non mi sento proprio di discutere.... tutta ottima merce affidabile e di ottima costruzione velocita' sulle consegne....e cortesia....(cosa ormai obsoleta da noi) per i prezzi diciamo circa la meta' ma forse meno della loro controparte japan o europea .... per quanto riguarda qualita' nikon?? bha' io avrei molto da dissentire e' vero che tutto non e' eterno..... ma prendiamo un 18-55 vr....quello che danno in dotazione kit con i corpi macchina entry level tipo d 3000-3100...... concordo che non sia eccelso.....anzi.....ma all'inizio permette ad un amatore di poter fare foto decenti... bene questi obiettivi hanno tutti la baionetta in plastica che dopo 2 dico 2 volte che lo levi inizia a fare un po' di ricciolo strusciando con il corpo macchina....levi il ricciolo perche'altrimenti non si blocca...e puntualmente dopo un po' si riforma...e alla fine si rompe l'innesto.....ora io non discuto sulla qualita' delle immagini.... ma che dopo poco mi rimanga in mano ....mi fa' girare un po' le P...E ....stessa storia quando sono passato alla piu' sofisticata D7000...con 18-105 ora non tutti si possono permettere obiettivi pro...e cmq circa 100 � per un 18-55 non sono pochi... se dio ne guardi mi si rompe e lo spedisco in LTR mi fanno un preventivo che mi metto a piangere ...ora questa non e' ne qualita' ne serieta'....... tempo fa' acquistai un 50 f/1.4 Ai-s completamente manuale a circa 60� TIPO QUESTO......ci puoi passare sopra con un carroarmato questa per me e' qualita' poi fate voi Antonio Canetti May 8 2012, 10:01 AM QUOTE(zonaradioattiva @ May 8 2012, 10:31 AM) * .... per quanto riguarda qualita' nikon?? ...ora questa non e' ne qualita' ne serieta'....... ma in questo caso non dipende dal costruttore cinese, ma dal committente che dice se usare plastica o no e che qualit di materiale. Antonio grazianoguerini May 8 2012, 10:07 AM c' crisi e bisogna vendere....se ci che compri dura in eterno, dov' il guadagno per l'azienda? smile.gif E non dicano che non c' alternativa per via dei costi, perch se appunto i vecchi modelli costavano cos ed erano in metallo..... Ma che vuoi farci, o li boicotti e non fai foto, o prendi quel che c', almeno finch non hai i soldi per una Leica o Hasselblad e degli Zeiss smile.gif sicuramente li prender sempre al prezzo pi basso possibile, quindi import forever! Patrizio Gattabria May 8 2012, 10:27 AM QUOTE(skibridge1 @ May 3 2012, 01:19 AM) * Siamo passati da un confortante "made in Japan" a un preoccupante "made in Thailand", fino a un deprimente "made in China". Per ora ci che proviene dalla Cina (dalle auto, ai cellulari, a varie tecnologie) qualitativamente scadente rispetto a ci che proviene da altri paesi ( per non parlare dei prodotti taroccati). Come possiamo fidarci che i prodotti Nikon (anche di alta fascia) provenienti dalla Cina, rispettino gli standar di qualit e di accuratezza d'assemblaggio, quando la stragrande maggioranza del "made in China" lascia molto a desiderare? Skibridge1 Non penso possa essere sempre vero, ed in molti casi bisogna fari dei 'distinguo'.. .....possono esserci anche prodotti made in Japan' non all'altezza del prezzo e delle caratteristiche.. come anche prodotti 'made in China' ottimi.... ...cito due esempi di oggetti, Made in China, da me posseduti: il 50mm Af Nikkor D ( una 'spada'..al punto tale che bisogna stare attenti a 'non tagliarsi'!! laugh.gif )e un cellulare HTC HD2 che di una qualit inimmaginabile, e confrontato, sempre al mio i-phone, non certo inferiore.. Un saluto Patrizio Max2012 May 8 2012, 11:39 AM Nikon, Canon, reebok, adidas, louis vuitton, prada, bmw, sony, lacoste, lego....devo continuare? fosse solo nikon smile.gif A mio avviso non cambia nulla, se la casa madre fa rispettare gli standard qualitativi. E' questo il vero problema, gli standard qualitativi sono sempre pi bassi e non per colpa di chi materialmente produce l'oggetto... Nickfuji May 8 2012, 01:40 PM Certo che htc e iPhone hanno la stessa qualita' anche Apple produce in Cina....... VOGLIO_IL_TREDICI May 8 2012, 07:57 PM Concordo pienamente con chi ha sottolineato che NOI paghiamo il made In China, e per made in China (non nascondiamoci dietro un dito) vogliamo intendere costruito in maniera approssimativa e con materiali scadenti, e lo paghiamo per un Made In Japan...ma potrebbe essere anche made in Germany o made in Italy. Non giudico il paese, giudico chi commissiona e chi importa dal paese. Giudico chi vende nel 2012 il solito prodotto del 1972 (per esempio un ottica 50mm), lo fa pagare in rapporto il solito prezzo del 72, ma il livello di qualit abissale. St cercando di riparare un 18-135mm, mi sono detto, ne cerco uno rotto sulla baia e di 2 ne faccio uno...risultato? una valanga di 18-135 con il solito problema, tutti rotti. C' qualcosa che non va. Quotidianamente leggo sul forum di utenti che si lagnano di vari pacchi batteria che non escono dalle fotocamere (fascia alta), di utenti che portano ottiche all'assistenza e si sentono dire che il costo di riparazione sorpassa quello di acquisto, di ottiche cadute da 50 cm che si sfracellano irrimediabilmente, eserciti di baionette di plastica che si sbriciolano. La Cina f quello che gli chiediamo. Stiamo assistendo ad una involuzione industriale, passivamente, come se fosse un assunto...oramai cos A me non piace, mi aggiungo al coro di chi si "lagna" Amedeo-La Spezia Patrizio Gattabria May 8 2012, 08:31 PM QUOTE(Nickfuji @ May 8 2012, 02:40 PM) * Certo che htc e iPhone hanno la stessa qualita' anche Apple produce in Cina....... Sicuramente!!..ma non per questo sono scadenti!.. per non parlare poi, e l'avevo gi scritto, del 50mm Nikkor D f1,8 rapporto qualit(eccezionale)/prezzo imbattibile, prodotto anch'esso in Cina? Patrizio Salta a inizio pagina | Per vedere la versione completa del forum Clicca qui. #Come Don Chisciotte - Controinformazione - Informazione alternativa » Feed Come Don Chisciotte - Controinformazione - Informazione alternativa » Feed dei commenti alternate alternate (Cerca) Cerca_______________ lunedì 31 dicembre 2018 * Come Don Chisciotte * La Netiquette * Condizioni d’uso del sito * F.A.Q. – Domande Frequenti * Cerchiamo collaboratori * Contatti Come Don Chisciotte – Controinformazione – Informazione alternativa Come Don Chisciotte – Controinformazione – Informazione alternativa Arm Yoursel With Information Come Don Chisciotte – Controinformazione – Informazione alternativa * Home * Forum * News + Attualità + Notizie dall’Italia + Notizie dall’Europa + Notizie dal Mondo + Opinione + Politica + Economia + Europa + Società + Scienza + Medicina + Ambiente + Intervista + Libri + Musica + Cinema + Costume + Fumetti + Spazio utenti + Generale (dal vecchio sito) * Archivio * Contatti * Problemi di login? vuoi registrarti? clicca qui da non perdere * Oggi come 200 anni fa, C’est Toujours la Même Chose * Riforma BCC – Cronaca di una morte annunciata * Trump si ritira dalla Siria nel disperato tentativo di salvare la presidenza, causando un terremoto geopolitico * Un’omelia di stagione: gratitudine e gioia! * Gli scienziati avvertono le Nazioni Unite dell’imminente fallimento del capitalismo * Cipro – Micidiali basi inglesi, campi profughi e… turisti * Vivere positivo * Perché amo il ministro Bonafede * DIRITTI E DOVERI, UNA RIFLESSIONE INTEGRATIVA * Uno studio mostra che il 60% dei britannici crede alle teorie del complotto Siamo su Facebook facebook-like-pagina @Seguici su Twitter * Il debito pubblico non può essere ripagato, a maggior ragione con l’economia in recessione. 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Proseguendo la navigazione, dichiari di esserne consapevole e di accettarlo Ulteriori informazioni sui cookies (BUTTON) OK, chiudi questo avviso Aiuto - Cerca - Utenti - Calendario - Salta a fondo pagina - Versione completa [logo_nikonclub_iphone.jpg] Forum NikonClub.it > PRODOTTI NIKON > OBIETTIVI Nikkor Pagine: 1, 2 a_deias Feb 8 2017, 09:14 AM Ottica dalle prestazioni stellari, 2500 euro, tanti ma non cos tanti se rapportati alle prestazioni. Per ... per ... made in China ... Cosa ne pensate? 1Ale82 Feb 8 2017, 11:44 AM Prezzo aumentato di molto , fatto in plastica e con costi di produzione abbattuti... saranno contenti gli azionisti! t_raffaele Feb 8 2017, 12:21 PM QUOTE(a_deias @ Feb 8 2017, 09:14 AM) * Ottica dalle prestazioni stellari, 2500 euro, tanti ma non cos tanti se rapportati alle prestazioni. Per ... per ... made in China ... Cosa ne pensate? Il made in China, non dovrebbe pi fare testo. Fanno tutto loro, e non sempre detto che lo facciano male. L'incidente alla centrale nucleare che, ancora oggi sta dando grossi problemi, potrebbe essere uno dei validi motivi. Insomma, se funziona bene ed ben costruito, sempre un prodotto nikon. Saluti@Cordialit Antonio Canetti Feb 8 2017, 01:13 PM QUOTE(a_deias @ Feb 8 2017, 09:14 AM) * Cosa ne pensate? dal punto di vista tecnico, non dovrebbero esserci problemi, le specifiche sono dettate dalla Nikon, perci il luogo dove viene fabbricato non ha importanza. (ma gli AI-S made in Japan, un altra atmosfera o sensazione) dal punto di vista finanziario e politico si potrebbe parlare tanto, ma non questa la sede per questi argomenti. Antonio t_raffaele Feb 8 2017, 01:39 PM QUOTE(Antonio Canetti @ Feb 8 2017, 01:13 PM) * dal punto di vista tecnico, non dovrebbero esserci problemi, le specifiche sono dettate dalla Nikon, perci il luogo dove viene fabbricato non ha importanza. (ma gli AI-S made in Japan, un altra atmosfera o sensazione) dal punto di vista finanziario e politico si potrebbe parlare tanto, ma non questa la sede per questi argomenti. Antonio Pollice.gif wink.gif Banci90 Feb 8 2017, 01:58 PM Per quanto ne so il paese di fabbricazione non incide sulla qualit dell'ottica.. pes084k1 Feb 8 2017, 02:02 PM QUOTE(Andrea_Bianchi @ Feb 8 2017, 01:58 PM) * Per quanto ne so il paese di fabbricazione non incide sulla qualit dell'ottica.. La messa a punto e il QC generale ne soffrono. A presto telefono.gif Elio umbertomonno Feb 8 2017, 02:09 PM Per me conta eccome... I tedeschi scrivevano sui loro prodotti "Made West Germany".. chiss perch? wink.gif 1berto federico777 Feb 8 2017, 02:22 PM E continuano a scriverlo ancora, senza il "west" ovviamente biggrin.gif lexio Feb 8 2017, 02:48 PM La storia vecchia di decenni, far fare un prodotto in Italia con le specifiche adatte ed essere sicuri che fosse perfetto, o farne fare 10 in China e poi selezionare il migliore che rispondesse alle caratteristiche e buttare il resto, costava meno gi 20 anni fa su tanti oggetti. Credo che lo stesso si possa dire per la produzione giapponese. sarogriso Feb 8 2017, 02:57 PM QUOTE(a_deias @ Feb 8 2017, 09:14 AM) * Ottica dalle prestazioni stellari, 2500 euro, tanti ma non cos tanti se rapportati alle prestazioni. Esatto, anche per me 2500 sono pochi e io alzerei ancora di un 50%, ragazzi non possiamo pretendere che il nebbione allo zolfo ce lo facciano a gratis per cui io direi comperare tutto made in China in modo da incentivare ulteriormente "il trattamento", qualche anno fa girava la voce di grossissimi investimenti cinesi nel mondo delle energie rinnovabili e lotta all'inquinamento che poi per fortuna si rilevata solo una mossa di mascheratura e quindi il "fumo giallo" ha continuato a salire imperterrito ed espandersi un po' di qua e un po' di la, per non parlare dei giocattoli per i nostri bimbi piccoli, consigliatissimi come pure i vestitini. .............^@�*[#+]........ ph34r.gif giulysabry Feb 8 2017, 03:13 PM Che le norme anti-inquinamento ecc.... in Cina boh? Poi ci sono prodotti e prodotti,se compri ,iPhone o Win o Android li fanno tutti la,oppure Benro che fa ottimi tripod al giusto prezzo. Giuliano lupaccio58 Feb 8 2017, 04:27 PM QUOTE(Andrea_Bianchi @ Feb 8 2017, 01:58 PM) * Per quanto ne so il paese di fabbricazione non incide sulla qualit dell'ottica.. No, ma incide di molto sulla quantit di money che va in tasca al produttore. Nulla di male, per carit, ma per quale motivo tu produttore risparmi il 70% sulla manodopera mentre io consumatore vado a pagare una roba del genere 2500 euro? E' questa la madre di tutte le domande.... marmo Feb 8 2017, 04:36 PM QUOTE(lupaccio58 @ Feb 8 2017, 04:27 PM) * No, ma incide di molto sulla quantit di money che va in tasca al produttore. Nulla di male, per carit, ma per quale motivo tu produttore risparmi il 70% sulla manodopera mentre io consumatore vado a pagare una roba del genere 2500 euro? E' questa la madre di tutte le domande.... Per i prodotti come fotocamere, cellulari, pc automobili etc il prezzo non direttamente proporzionale ai costi ma viene dal mercato. Un'auto che a listino costa 50.000 non costa al produttore il doppio del modello che lo stesso produttore vende a 25.000 Lo stesso dicasi per una casa costruita in una grande citt oppure in provincia Banci90 Feb 8 2017, 04:48 PM QUOTE(lupaccio58 @ Feb 8 2017, 04:27 PM) * No, ma incide di molto sulla quantit di money che va in tasca al produttore. Nulla di male, per carit, ma per quale motivo tu produttore risparmi il 70% sulla manodopera mentre io consumatore vado a pagare una roba del genere 2500 euro? E' questa la madre di tutte le domande.... Allora il problema non sta nell'obiettivo, il quale rimane ottimo, ma nella politica commerciale Nikon.. Purtroppo.. Cesare44 Feb 8 2017, 05:23 PM QUOTE(a_deias @ Feb 8 2017, 09:14 AM) * Ottica dalle prestazioni stellari, 2500 euro, tanti ma non cos tanti se rapportati alle prestazioni. Per ... per ... made in China ... Cosa ne pensate? provato una mezzora ad un Nikon day, sicuramente un'ottima realizzazione sotto l'aspetto ottico, ma 2500 � sono veramente tanti. my two cents ciao Mauro Villa Feb 8 2017, 06:27 PM Accidenti sti cinesi, sono capaci solo di fare cinesate, che importate in Italia e non solo, e marchiate a modo vengono stravendute a prezzi esorbitanti dalle grandi case di moda. Accidenti a sti cinesi che hanno una storia millenaria ed hanno inventato quasi tutto prima di noi ma mangiano i cani. E poi ci vendono di tutto celluari pc tv insomma ogni sorta di elettrodomenstico e non solo e noi compriamo di tutto da loro, am gli obiettivi no quelli sono sacri e devono essere rigorosamente made in japan, anche i tedeschi; al massimo made in canada per i leitz. Anche a me danno fastidio le ottiche made in china poi mi ricordo del periodo in cui in Cina ci ho vissuto e lavorato( Nanchino), in officina con gli operai cinesi tutti con la medesima tuta verde, vi assicuro, per quello che valgono le mie parole, che gente molto collaborativa e disponibile l'importante farsi apprezzare, personalmente lavoravo con loro anche senza interprete e non ho mai avuto problemi, questi ricordi mi fanno apprezzare le mie ottiche "gialle". Ho avuto modo di rimpinagere i cinesi quando ho dovuto lavorare negli Usa, sempre nelle stesse condizioni, in officina. Comunque concordo che il made in cina dovrebbe portare dei vantaggi anche al consumatore finale visti i costi realmente minori della manodopera cinese ma cos non , forse i costi lievitano nel viaggio messicano.gif pes084k1 Feb 8 2017, 06:32 PM QUOTE(lexio @ Feb 8 2017, 02:48 PM) * La storia vecchia di decenni, far fare un prodotto in Italia con le specifiche adatte ed essere sicuri che fosse perfetto, o farne fare 10 in China e poi selezionare il migliore che rispondesse alle caratteristiche e buttare il resto, costava meno gi 20 anni fa su tanti oggetti. Credo che lo stesso si possa dire per la produzione giapponese. Il Voigtlander Ultron 50/2 degli anni '50 aveva ottiche speciali (che non sono ingiallite!) e tolleranze talmente ristrette che la resa produttiva era del 10% per gruppo. I due semi-Gauss erano fatti separatamente (e smontabili dall'utente) per ridurre gli scarti e manutenere diaframma e otturatore centrale. Se hai macchine automatiche e scarti, lo fai un USA, Germania, Cina, Vietnam..., circa allo stesso prezzo. Questi obiettivi a volte hanno costi elevati per i vetri (un caso di grandi vetri con guadagni risicati l'85/1.4 AFD, al contrario del moderno AFS) e non puoi buttarli a cuor leggero e un robot non lo fa. Il 105/1.4, dai dati su diversi esemplari (non mi interessa il livello prestazionale qui), ha certamente buoni vetri, ma anche un disegno che ammette tolleranze elevate di montaggio (progetto robusto) e ha lenti non particolarmente difficili da lavorare, poco curvate. In Cina va bene cos, ma un 55/2.8 o un 105/2.5 o uno ZF 50/1.4 o uno ZM 25/2.8 o un Ultron 40/2 o un Leica M o un Heliar 15 o anche un Sigma ART non lo puoi fare cos. Resta da dire che 2500 cocuzze sono tante, ma lo ZF 100/2 (Milvus) sta l vicino a f/2 e 62 mm di attacco filtri! Chiaramente il 105/1.4 tarabile accettabilmente da un "cinese", che altra cosa, in peggio di un tecnico Zeiss o Cosina o Nikon stessa in Japan. Personalmente avrei preferito un 105/1.8 a 1200 � AF fatto bene (meglio...) e comunque ricordo che un AF-S tra 10 anni ha il 60% di probabilit di essere un rottame inusabile o smaltito. A presto telefono.gif Elio sarogriso Feb 8 2017, 08:33 PM QUOTE(Mauro Villa @ Feb 8 2017, 06:27 PM) * Anche a me danno fastidio le ottiche made in china poi mi ricordo del periodo in cui in Cina ci ho vissuto e lavorato( Nanchino), in officina con gli operai cinesi tutti con la medesima tuta verde, vi assicuro, per quello che valgono le mie parole, che gente molto collaborativa e disponibile l'importante farsi apprezzare, personalmente lavoravo con loro anche senza interprete e non ho mai avuto problemi, questi ricordi mi fanno apprezzare le mie ottiche "gialle". Mauro, per li esistono due pianeti completamente diversi con da una parte gli operai e gente comune come quelli che hai descritto e dall'altra le potenze enormi che senza scrupoli estorcono senza scrupoli una resa ben diversa dai ritmi europei e anche in condizioni molto diverse, rese che poi per puro divertimento possono venire utilizzate con buona dose di rischio per ricoprire d'oro qualche allenatore che rientra a Milano dalla premier league allegando un bel porcellino con dentre 1/2 miliardo di euro per qualche nuovo "idolo", credo che lo stesso valga sulla costruzione dei nostri amati obiettivi poi venduti a noi non certo a "tariffa cinese" cool.gif 1Ale82 Feb 8 2017, 10:43 PM QUOTE(lupaccio58 @ Feb 8 2017, 04:27 PM) * No, ma incide di molto sulla quantit di money che va in tasca al produttore. Nulla di male, per carit, ma per quale motivo tu produttore risparmi il 70% sulla manodopera mentre io consumatore vado a pagare una roba del genere 2500 euro? E' questa la madre di tutte le domande.... Domanda lecita ancor pi se si considera che il 105 DC costa meno della met e immagino pi difficile (e costoso) da fabbricare. fullerenium2 Feb 8 2017, 10:50 PM I miei migliori clienti sono cinesi ed una cosa posso dirla, lavorano sodo, hanno competenze pi di quanto possiate immaginare. Le normative sul controllo ambientale stanno diventando molto pi severe ed osservano molto cosa fanno gli altri paesi sul controllo ambientale. Inoltre sono molto ospitali e rispettano le regole del gioco. Molti produttori famosi producono in Cina, compreso questo iphone7 da 900 euro e pi fatto in Cina ma pensato in California. Li vale 900 euro? Certo che no, per acceso 24H, lo uso per qualsiasi cosa e non si pianta mai, come non si piantava il vecchio 5. Nikon concepisce in Giappone e poi realizza in Cina. Stesso discorso di prima. Macchine ed operatori sono stati impiantati e formati da Nikon. Le sapiente manine piccole di qualche cinesina sa accomodare con pi dolcezza i delicati vetri, meglio di un panzone tedesco intriso di birra e wrstel :-P Il prezzo lo fa il mercato non il valore intrinseco del prodotto. Almeno su questi prodotti commerciali da negozio. QUOTE(1Ale82 @ Feb 8 2017, 10:43 PM) * Domanda lecita ancor pi se si considera che il 105 DC costa meno della met e immagino pi difficile (e costoso) da fabbricare. Ho il 105 DC che in effetti da nuovo costa la met del 1.4. bello e piacevole, ma come resa in lpm vale esattamente la met. Non ha la stessa definizione e in merito allo sfuocato, un 1.4 sempre un 1.4 (ed in questo caso pure gi molto definito a TA). lupaccio58 Feb 9 2017, 07:44 AM QUOTE(fullerenium2 @ Feb 8 2017, 10:50 PM) * ...osservano molto cosa fanno gli altri paesi sul controllo ambientale. ...gi, ma si limitano ad osservare! messicano.gif Chi stato recentemente a Pechino ovvero Hong Kong sa benissimo che bisogna passeggiare con i fendinebbia attaccati alle orecchie, c' una nebbia di smog che la met basta, tre settimane da quelle parti possono essere letali per un occidentale. A prescindere, le major come apple e nikon producono in Cina perch in manodopera spendono un quarto di quello che spenderebbero in patria, risparmio feroce allo stato puro, punto. Se ne strafottono degli operai ridotti in semi schiavit (chi segue la cronaca sa che i suicidi sono all'ordine del giorno) nella provincia di Shenzen o similari, conta solo il profitto. Personalmente sono (anzi, ero...) discretamente altospendente per quel che riguarda il mio hobby tuttavia ho un grosso difetto, non mi piace essere preso per il c..o. Quindi 2500 euro per il 105 non glieli do neanche sotto minaccia armata. A proposito, immagino abbiate visto su dxo le prestazioni dell'Art 85 f 1,4, decisamente un'altra storia. E parliamo di ottica costruita in Giappone e per giunta con ben altri materiali. Dimenticavo, si porta a casa a 1200 euro.... rolleyes.gif rolleyes.gif Mauro Villa Feb 9 2017, 09:11 AM QUOTE(sarogriso @ Feb 8 2017, 08:33 PM) * Mauro, per li esistono due pianeti completamente diversi con da una parte gli operai e gente comune come quelli che hai descritto e dall'altra le potenze enormi che senza scrupoli estorcono senza scrupoli una resa ben diversa dai ritmi europei e anche in condizioni molto diverse, rese che poi per puro divertimento possono venire utilizzate con buona dose di rischio per ricoprire d'oro qualche allenatore che rientra a Milano dalla premier league allegando un bel porcellino con dentre 1/2 miliardo di euro per qualche nuovo "idolo", credo che lo stesso valga sulla costruzione dei nostri amati obiettivi poi venduti a noi non certo a "tariffa cinese" cool.gif Saro la mia esperienza risale al 2005/6 le fabbriche occidentali erano in societ con il governo cinese e ti posso assicurare che ben facevano rispettare mansioni e orari, lo stipendio era chiaramente cinese. Quelli che sfruttavano i lavoratori erano gli imprenditore cinesi che lavoravano "per noi". A Nanchino ci ho trovato di tutto e originale compresi i modellini della Ducati. Riguardo al calcio ti posso assicurare che allora i ragazzi in officina mi recitavano a memoria le formazioni di Inter e Milan, riverve comprese; credo che anche qui vinceranno loro con il giro commerciale delle magliette, il vero problema l'inquinamento se non si daranno regole il pianeta ne subir delle conseguenze irreversibili, sempre che questo non sia gi avvenuto. Che piaccia o no bisogna mettersi in testa che i cinesi sanno lavorare bene e con qualit, in caso contrario potremmo fare la fine dell'industria inglese rimanendo sul trono a pensare che gli altri non siano all'altezza. sarogriso Feb 9 2017, 09:16 AM QUOTE(fullerenium2 @ Feb 8 2017, 10:50 PM) * I miei migliori clienti sono cinesi ed una cosa posso dirla, lavorano sodo, hanno competenze pi di quanto possiate immaginare. Le normative sul controllo ambientale stanno diventando molto pi severe ed osservano molto cosa fanno gli altri paesi sul controllo ambientale. Inoltre sono molto ospitali e rispettano le regole del gioco. Punti di vista: Uno dei tanti : http://www.slowfood.it/scandali-pesticidi-...velena-la-cina/ fullerenium2 Feb 9 2017, 09:28 AM QUOTE(sarogriso @ Feb 9 2017, 09:16 AM) * Punti di vista: Uno dei tanti : http://www.slowfood.it/scandali-pesticidi-...velena-la-cina/ Cosa facevamo noi negli anni 70? Cosa facciamo oggi? Uguale a loro e siamo uno stato pi piccolo e con meno abitanti. In CAMPANIA, in ABRUZZO ed altrove, quanti scandali ci sono su falde acquifere inquinate da impianti industriali che aversano o hanno svernato tonnellate di scorie? La normativa ambientale sta cambiando. Ci sono norme che diventano sempre pi severe e stringenti. Acquistano dall'Europa analizzatori per controllare gli inquinanti. Fino a 2 anni fa non era cos. Oggi le cose sono gi cambiate. Non vado in Cina per turismo ma per lavoro ed osservo e parlo con gente del posto per capire. Riguardo il 105 anche a me non va gi il prezzo visto il costo della manodopera specie se poi un Sigma altrettanto valido costa meno della met. Sul mercato parallelo il Nikon costa 1800 ed il Sigma 900. Quindi sempre di met si parla! Otticamente e costruttivamente il Sigma non vale la met o detto in altro modo il Nikon non vale il doppio. Questo quello che non mi va gi, non perch stato assemblato da un cinese. a_deias Feb 9 2017, 10:21 AM Leggo diversi interventi piuttosto pragmatici.Certo una fabbrica in Cina dovrebbe garantire gli stessi standard rispetto al Giappone, magari con personale Made in Japan a controllare il processo. Mi domando per se i pragmatici si ritrovassero la targhetta Made in China sul fondello della agognata D5 o su un 24-70 .... Se non erro il 105mm l'unico f1.4 Made in China insieme al 50mm ..... Perch? Potrei forse accettarlo,e sottolineo forse, se il prezzo fosse stato d'attacco per un obiettivo come questo, tipo 1200 euro .... Qui si tenta di massimizzare il profitto con poco senno ... a 2500 euro di obiettivi ne venderanno pochi ... a che serve? Canon produce in Giappone anche le reflex di fascia media e a Taiwan solo le ultra economiche quando Nikon ha spostato la produzione in Thailandia pure della D810 .... Evidentemente se vendono di pi sono pi bravi, fanno grandi numeri e non hanno bisogno di andare in Cina per recuperare profitti. Canon ha la sua ottica base che eccellente, il 24-70, senza profusione inutile di metallo e dal giusto ingombro e peso .... Nikon cosa fa? Rinnova il 24-70 rendendolo pi pesante e ingombrante.Praticamente una bottiglia di acqua minerale da un litro attaccata al bocchettone. E poi dicono che Canon la fa da padrone tra i professionisti ... La questione che Nikon pensa di coltivare al meglio il mercato dei fotoamatori che vogliono incudini da portare al collo che fa tanto profesciunal .... fullerenium2 Feb 9 2017, 10:33 AM QUOTE(a_deias @ Feb 9 2017, 10:21 AM) * Leggo diversi interventi piuttosto pragmatici.Certo una fabbrica in Cina dovrebbe garantire gli stessi standard rispetto al Giappone, magari con personale Made in Japan a controllare il processo. Mi domando per se i pragmatici si ritrovassero la targhetta Made in China sul fondello della agognata D5 o su un 24-70 .... Se non erro il 105mm l'unico f1.4 Made in China insieme al 50mm ..... Perch? Potrei forse accettarlo,e sottolineo forse, se il prezzo fosse stato d'attacco per un obiettivo come questo, tipo 1200 euro .... Qui si tenta di massimizzare il profitto con poco senno ... a 2500 euro di obiettivi ne venderanno pochi ... a che serve? Canon produce in Giappone anche le reflex di fascia media e a Taiwan solo le ultra economiche quando Nikon ha spostato la produzione in Thailandia pure della D810 .... Evidentemente se vendono di pi sono pi bravi, fanno grandi numeri e non hanno bisogno di andare in Cina per recuperare profitti. Canon ha la sua ottica base che eccellente, il 24-70, senza profusione inutile di metallo e dal giusto ingombro e peso .... Nikon cosa fa? Rinnova il 24-70 rendendolo pi pesante e ingombrante.Praticamente una bottiglia di acqua minerale da un litro attaccata al bocchettone. E poi dicono che Canon la fa da padrone tra i professionisti ... La questione che Nikon pensa di coltivare al meglio il mercato dei fotoamatori che vogliono incudini da portare al collo che fa tanto profesciunal .... Ed il Sigma che solo 85mm e neanche zoom e pesa 1.1Kg?? Non solo a Nikon piace fare ottiche pesanti! Anche ai pragmatici sta sullo stomaco questi 2500 euro. Tutti dicono che il prezzo non congruo anche per chi non teme l'assemblaggio di un cinese. Il problema che il Nikkor 85 1.4 costa sui 1600 quindi va da se che un 105 che lavora anche meglio deve stare sui 2000. Quindi se proprio vogliamo, posizionato male il prezzo del 85G o pi in generale i prezzi Nikon sono un po' spostati verso l'alto. Non diamo quindi solo la colpa al povero 105 :-) Ora Tamron ha tirato fuori un nuovo 70-200. Costa di pi del precedente VC ma molto meno del nuovo equivalente Nikkor che sostituisce il VRII. Sar bello vedere a breve un confronto. Tutti preferiamo i Nikkor per ragioni di compatibilit con i corpi Nikon. Ma per chi non un professionista e non si aggiorna ad ogni nuova uscita, guarda con piacere anche ottiche di terze parti. a_deias Feb 9 2017, 11:01 AM QUOTE(fullerenium2 @ Feb 9 2017, 10:33 AM) * Ed il Sigma che solo 85mm e neanche zoom e pesa 1.1Kg?? Non solo a Nikon piace fare ottiche pesanti! Anche ai pragmatici sta sullo stomaco questi 2500 euro. Tutti dicono che il prezzo non congruo anche per chi non teme l'assemblaggio di un cinese. Il problema che il Nikkor 85 1.4 costa sui 1600 quindi va da se che un 105 che lavora anche meglio deve stare sui 2000. Quindi se proprio vogliamo, posizionato male il prezzo del 85G o pi in generale i prezzi Nikon sono un po' spostati verso l'alto. Non diamo quindi solo la colpa al povero 105 :-) Ora Tamron ha tirato fuori un nuovo 70-200. Costa di pi del precedente VC ma molto meno del nuovo equivalente Nikkor che sostituisce il VRII. Sar bello vedere a breve un confronto. Tutti preferiamo i Nikkor per ragioni di compatibilit con i corpi Nikon. Ma per chi non un professionista e non si aggiorna ad ogni nuova uscita, guarda con piacere anche ottiche di terze parti. Concordo assolutamente, anche Sigma insegue gli amanti delle incudini al collo. Obiettivi inutilmente ingomgranti e pesanti che mai comprerei. 1Ale82 Feb 10 2017, 10:00 AM QUOTE(a_deias @ Feb 9 2017, 10:21 AM) * Leggo diversi interventi piuttosto pragmatici.Certo una fabbrica in Cina dovrebbe garantire gli stessi standard rispetto al Giappone, magari con personale Made in Japan a controllare il processo. Mi domando per se i pragmatici si ritrovassero la targhetta Made in China sul fondello della agognata D5 o su un 24-70 .... Non questo il punto. Fabbricare in Cina non implica automaticamente che sia una ciofeca. Come mi aveva detto una volta un ragazzo uiguro, in Cina le cose di qualit alta se le prende il governo, quelle di qualit medio alta ve le prendete voi laowei (=occidentali), quelle di qualit medio bassa se le prendono i cinesi e quelle di qualit bassa se le prendono uiguri, tibetani, mongoli e minoranze varie. Ci sono un sacco di cose fatte in Cina che vanno benissimo e altre che sono delle schifezze (cosa molto pi probabile se la produzione stata spostata in Cina di punto e in bianco solo allo scopo di abbassare i costi di produzione). Il fatto che se hai una lente, il 105 DC, fabbricato in Giappone e con una meccanica pi complessa venduto a tot e poi hai un altro obiettivo, fatto in Cina a costi minori con una meccanica meno complessa e venduto a 2x tot, allora qualche dubbio viene. Cobaltatore Feb 10 2017, 11:40 AM All'atto pratico made in China o Japan non dovrebbe fare differenza. Un dubbio per sovviene poich,se un'azienda che propone un prodotto come d'elite al top del prezzo e prestazioni, lo fa produrre con un occhio attento alla riduzione costi di manodopera (motivo certo per spostare la costruzione in Cina), viene da pensare che la riduzione costi possa essere anche sui materiali. Del resto una Ferrari o una Lamborghini costruita in Polonia o in Brasile, suonerebbe sinistramente male, ecco quella la sensazione. lupaccio58 Feb 10 2017, 12:55 PM QUOTE(Cobaltatore @ Feb 10 2017, 11:40 AM) * Del resto una Ferrari o una Lamborghini costruita in Polonia o in Brasile, suonerebbe sinistramente male, ecco quella la sensazione. Parole sante... guru.gif t_raffaele Feb 10 2017, 12:58 PM QUOTE(Cobaltatore @ Feb 10 2017, 11:40 AM) * All'atto pratico made in China o Japan non dovrebbe fare differenza. Un dubbio per sovviene poich,se un'azienda che propone un prodotto come d'elite al top del prezzo e prestazioni, lo fa produrre con un occhio attento alla riduzione costi di manodopera (motivo certo per spostare la costruzione in Cina), viene da pensare che la riduzione costi possa essere anche sui materiali. Del resto una Ferrari o una Lamborghini costruita in Polonia o in Brasile, suonerebbe sinistramente male, ecco quella la sensazione. Probabilmente, sempre se... come ho gi detto, non sia legato a problematiche di produzione, per via dell'incidente alla centrale atomica. Dicevo... probabilmente se, fosse stato prodotto in Giappone, il prezzo potrebbe essere stato diverso. Pi alto o uguale.Chi ci dice il contrario?? Saluti@Cordialit robermaga Feb 10 2017, 01:33 PM QUOTE(Cobaltatore @ Feb 10 2017, 11:40 AM) * All'atto pratico made in China o Japan non dovrebbe fare differenza. Un dubbio per sovviene poich,se un'azienda che propone un prodotto come d'elite al top del prezzo e prestazioni, lo fa produrre con un occhio attento alla riduzione costi di manodopera (motivo certo per spostare la costruzione in Cina), viene da pensare che la riduzione costi possa essere anche sui materiali. Del resto una Ferrari o una Lamborghini costruita in Polonia o in Brasile, suonerebbe sinistramente male, ecco quella la sensazione. Non mi sembra questo un paragone giusto, una Ferrari non pu essere prodotta fuori da Modena (ma la componentistica?) come un Brunello o un Sassicaia fuori di Toscana. Queste sono cose che giocano un altro campionato. Il problema che l'ottica in questione costa veramente troppo, anche se da quello che si legge e si vede, sembra straordinaria. Sicuramente la produzione in Cina risponde all'esigenza di risparmio sulla mano d'opera, esigenza dovuta al fatto che Nikon , ed inutile negarlo, un'azienda in crisi. Ma non penso a un risparmio sui materiali anzi, una maggior leggerezza rispetto ad esempio ai Sigma Art, che hanno dei pesi da dinosauri, credo sia dovuto a una maggior ricerca proprio su questi. In fondo non si vedono differenze nei materiali fra la D800 (Giappone) e la 810 (Thailandia) cosi come fra i 105 micro dei quali esistono 2 versioni, una Made in China e una Made in Japan. Roberto lupaccio58 Feb 10 2017, 02:33 PM QUOTE(robermaga @ Feb 10 2017, 01:33 PM) * In fondo non si vedono differenze nei materiali fra la D800 (Giappone) e la 810 (Thailandia) Roberto, mi dispiace contraddirti ma non cos. Ho avuto 800 e 800E, macchine robuste costruite con perizia e profusione di materiali, e da un paio d'anni gioco con la 810 che decisamente un'altra cosa. Per dirne una le viti del bocchettone ottiche (componente decisamente importante su una reflex, non a caso in assistenza spesso ritengono di doverlo sostituire) sono avvitate al corpo su plastica anzich su lega metallica, proprio lo scorso anno un utente qui sul forum lament che, a seguito di caduta della reflex, il 14-24 montato si stacc portandosi dietro la baionetta la quale aveva strappato i supporti in plastica, ricordo ancora con terrore le foto. Non inventiamoci nulla, alluvioni o perdite di centrali nucleari sono boutade buone per che ci crede. Oggi il verbo "meno metallo e pi plastica (per darsi un tono la chiamano polimero ma sempre plastica ...) e abbattimento feroce dei costi di produzione tramite delocalizzazione della stessa in paesi dove la semi-schiavit sommessamente sopportata". Intendiamoci, io non ho nulla contro il risparmio. Ma se risparmi tu produttore perch io consumatore devo continuare a pagare come se un oggetto fosse prodotto a Ginza e per giunta con materiali nobili? PS: Ginza il quartiere pi esclusivo di Tokio PPS: non vorrei aver dato l'impressione di essere quello che sputa sulla 810, che senz'altro la macchina pi prestazionale che mi sia mai capitata fra le mani. Ma passare per scemo non mi sta neanche bene, so perfettamente che non mi durer la met di quanto mi sarebbe durata una 800, e un quarto di una bella 700 dry.gif robermaga Feb 10 2017, 04:12 PM Lupo, sfondi una porta aperta, come sai sono un amante del vintage e ho una 10cina di AIS nei miei cassetti, che un po per le dimensioni e pesi, un po per il metallo vero, qualcuno pure un ricordo, amo pi dei pochi AFS che ho e essendo abituato per et, tranne rare eccezioni a "chiudere" un po, ne apprezzo pure la buona qualit. Detto questo confesso di aver solo preso in mano una D810 che mi apparsa assolutamente uguale alla mia 800, tuttavia non ho motivo di dubitare di quanto dici e ricordo pure io dell'utente che denunci quel grave danno. Per secondo te quel "peggioramento" dovuto alla "delocalizzazione" o COMUNQUE il produttore avrebbe introdotto quelle modifiche indipendentemente dal luogo di produzione per una esigenza di risparmio pure sui materiali. Se cos questo esula dal paese di produzione poich credo che se polimero di qualit X viene scelto, che sia prodotto in Cina o Giappone questo non faccia differenza. Ne testimonia il fatto che la Apple produca in Cina tablet e smart. Probabilmente il brand che abbiamo scelto e che amiamo o comunque che consideriamo migliore, versa e non da ora in un periodo che non si pu definire aureo. Lo pu dire bene chi come me ha cominciato a scattare con Nikkormat e F2 e poi l'epoca d'oro degli anni 80. C' solo da augurarsi che resti e resista quella che tutto sommato, considero ancora una grandissima qualit generale e nelle camere e nelle ottiche. Roberto Cobaltatore Feb 10 2017, 04:21 PM QUOTE(robermaga @ Feb 10 2017, 01:33 PM) * Non mi sembra questo un paragone giusto, una Ferrari non pu essere prodotta fuori da Modena (ma la componentistica?) come un Brunello o un Sassicaia fuori di Toscana. Queste sono cose che giocano un altro campionato. Roberto Dipende sempre dalle ambizioni di prezzo e posizionamento, ci sono certe cose in cui il pedigree conta, sopratutto per chi sborsa. lupaccio58 Feb 10 2017, 08:18 PM QUOTE(robermaga @ Feb 10 2017, 04:12 PM) * ...secondo te quel "peggioramento" dovuto alla "delocalizzazione" o COMUNQUE il produttore avrebbe introdotto quelle modifiche indipendentemente dal luogo di produzione Secondo me quando subentra la voglia di guadagnare di pi si delocalizza e contestualmente si risparmia sui materiali. Dove porti una strada del genere possiamo immaginarlo tutti. Per inciso Apple finora ha solo delocalizzato, ma i materiali sono quelli nobili di sempre wink.gif maxter Feb 11 2017, 07:17 AM QUOTE(pes084k1 @ Feb 8 2017, 06:32 PM) * ....e comunque ricordo che un AF-S tra 10 anni ha il 60% di probabilit di essere un rottame inusabile o smaltito. Elio Perch? sarogriso Feb 11 2017, 01:31 PM QUOTE(maxter @ Feb 11 2017, 07:17 AM) * Perch? Fratello, tu hai perso la fede laugh.gif pes084k1 Feb 11 2017, 03:07 PM QUOTE(maxter @ Feb 11 2017, 07:17 AM) * Perch? Si tratta di calcoli probabilistici, basati sulla frequenza dei guasti incontrata da questi dispositivi. L'AF-S ha molte strutture soggette a usura (parti auto-lubrificate, motori, attuatori elettrici non collaudati), a guasti killer (es. deformazione da calore, quanti lasciano la macchina in bagagliaio, sul cruscotto o portano un obiettivo nero sotto il sole?) che richiedono sostituzioni, a starature progressive dovute alla struttura o all'incapsulamento degli elicoidi (l'AF causa una piegatura del piano focale nel tempo, evidente con obiettivi corti), al peso (tele, zoom...). Vedo diversi danni e malfunzionamenti a 4-5 anni di vita, sistematici, poi deterioramenti che richiedono grossa manutenzione a 10 anni e controllo il decadimento delle ottiche in mio possesso. Con una "distribuzione di Poissan" possiamo concludere una MTBF proprio di dieci anni per gli AF-S e di una ventina per gli AF-D. A quella MTBF quindi 2/3 degli obiettivi saranno rotti e la loro sopravvivibilit dpende da possibilit e costo delle riparazioni. Ora una lente di 10 anni tecnicamente NUOVA, il resto dipende da santa LTR, che spesso sbuffa, a cui giriamo la domanda (non posso sentirmi gentilmente obiettare, come accadde nel 1997, che un obiettivo da "revisionare" ha "dieci anni" nel consuntivo di riparazione, quando era evidente che sarebbe stato comunque possibile riportarlo in piena specifica...). Papale, papale, durata e riutilizzabilit di realizzazioni "delle eterne equazioni di Maxwell" (le ottiche) guidano le mie scelte. Del processore interno delle fotocamere, se posso bypassarlo con il raw o se mi esce un formato video standard, non mi importa nulla! A presto telefono.gif Elio marmo Feb 11 2017, 04:55 PM Sono a dieta per cui niente popcorn e neppure birretta....... lupaccio58 Feb 11 2017, 08:44 PM QUOTE(pes084k1 @ Feb 11 2017, 03:07 PM) * Con una "distribuzione di Poissan" possiamo concludere una MTBF proprio di dieci anni per gli AF-S e di una ventina per gli AF-D. Strano, perch mi sembra di ricordare che l'unica lente che hai buttato proprio un afd, nello specifico il 20 mm, per l'insorgere di muffa. Perlomeno cos hai scritto... rolleyes.gif Lampadina.gif QUOTE(pes084k1 @ Feb 11 2017, 03:07 PM) * Con una "distribuzione di Poissan" possiamo concludere una MTBF proprio di dieci anni per gli AF-S e di una ventina per gli AF-D. A quella MTBF quindi 2/3 degli obiettivi saranno rotti sgrat sgrat unsure.gif QUOTE(pes084k1 @ Feb 11 2017, 03:07 PM) * Papale, papale, durata e riutilizzabilit di realizzazioni "delle eterne equazioni di Maxwell" (le ottiche) guidano le mie scelte. Non ho capito una ceppa come quasi sempre accade, ma sicuramente colpa mia... maxter Feb 11 2017, 09:05 PM QUOTE(pes084k1 @ Feb 11 2017, 03:07 PM) * Si tratta di calcoli probabilistici, basati sulla frequenza dei guasti incontrata da questi dispositivi. L'AF-S ha molte strutture soggette a usura (parti auto-lubrificate, motori, attuatori elettrici non collaudati), a guasti killer (es. deformazione da calore, quanti lasciano la macchina in bagagliaio, sul cruscotto o portano un obiettivo nero sotto il sole?) che richiedono sostituzioni, a starature progressive dovute alla struttura o all'incapsulamento degli elicoidi (l'AF causa una piegatura del piano focale nel tempo, evidente con obiettivi corti), al peso (tele, zoom...). Vedo diversi danni e malfunzionamenti a 4-5 anni di vita, sistematici, poi deterioramenti che richiedono grossa manutenzione a 10 anni e controllo il decadimento delle ottiche in mio possesso. Con una "distribuzione di Poissan" possiamo concludere una MTBF proprio di dieci anni per gli AF-S e di una ventina per gli AF-D. A quella MTBF quindi 2/3 degli obiettivi saranno rotti e la loro sopravvivibilit dpende da possibilit e costo delle riparazioni. Ora una lente di 10 anni tecnicamente NUOVA, il resto dipende da santa LTR, che spesso sbuffa, a cui giriamo la domanda (non posso sentirmi gentilmente obiettare, come accadde nel 1997, che un obiettivo da "revisionare" ha "dieci anni" nel consuntivo di riparazione, quando era evidente che sarebbe stato comunque possibile riportarlo in piena specifica...). Papale, papale, durata e riutilizzabilit di realizzazioni "delle eterne equazioni di Maxwell" (le ottiche) guidano le mie scelte. Del processore interno delle fotocamere, se posso bypassarlo con il raw o se mi esce un formato video standard, non mi importa nulla! A presto telefono.gif Elio Grazie per la risposta, non ho capito granch ma la sostanza penso di si. Speriamo pero' che non sia proprio cosi'.😁 Banci90 Feb 11 2017, 09:50 PM QUOTE(maxter @ Feb 11 2017, 09:05 PM) * Grazie per la risposta, non ho capito granch ma la sostanza penso di si. Speriamo pero' che non sia proprio cosi'.😁 Tanti paroloni che potrebbero tradursi in: Prima gli obiettivi erano completamente meccanici e bastava tenerli con cura e non lasciarli fermi affinch funzionassero a vita, oggi abbiamo introdotto la tecnologia, la quale ha portato innumerevoli vantaggi ma ha anche un ciclo vitale estremamente variabile e pu dare molti pi problemi. fullerenium2 Feb 11 2017, 10:30 PM E per che si dovrebbe rompere un AFD? tutto meccanico, vetro ed ingranaggi. Elettrica molto molto poca. Se poi si rompe un AFS, si romper un Canon, un Sigma, un Tamron, un Sony e tutti quelli che montano motori interni in tutte le loro declinazioni. Quindi nessuno escluso. Solo i MF potrebbero salvarsi sempre che lasciati sotto il sole non si scolli qualche doppietto o qualche fungo trova terreno fertile per proliferare. Ma alla sfiga non si comanda e spesso non un evento raro. Per scegliere un obiettivo manuale solo perch durer pi a lungo ma nel frattempo ci siamo persi la corsa di un bambino perch stavamo cercando di mettere a fuoco, beh mi pare un po' eccessivo. Ed io sono uno di quelli che ha pi obiettivi manuali che AF. sarogriso Feb 11 2017, 10:45 PM QUOTE(lupaccio58 @ Feb 11 2017, 08:44 PM) * sgrat sgrat unsure.gif Mi sa che questa sera ci saranno delle autentiche "deforestazioni scrotali" a carico degli amanti di ottiche AF-S .......una diagnosi assai infausta con questo anatema lanciato a 360� cerotto.gif messicano.gif pes084k1 Feb 11 2017, 11:50 PM QUOTE(fullerenium2 @ Feb 11 2017, 10:30 PM) * E per che si dovrebbe rompere un AFD? tutto meccanico, vetro ed ingranaggi. Elettrica molto molto poca. Se poi si rompe un AFS, si romper un Canon, un Sigma, un Tamron, un Sony e tutti quelli che montano motori interni in tutte le loro declinazioni. Quindi nessuno escluso. Solo i MF potrebbero salvarsi sempre che lasciati sotto il sole non si scolli qualche doppietto o qualche fungo trova terreno fertile per proliferare. Ma alla sfiga non si comanda e spesso non un evento raro. Per scegliere un obiettivo manuale solo perch durer pi a lungo ma nel frattempo ci siamo persi la corsa di un bambino perch stavamo cercando di mettere a fuoco, beh mi pare un po' eccessivo. Ed io sono uno di quelli che ha pi obiettivi manuali che AF. Gli AF sono tutti vulnerabili, ci mancherebbe, da Nikon a Sony a Sigma a Zeiss! I problemi sono: 1) Parti meccaniche lubrificate e autolubrificate che si deformano sotto il peso/sforzo delle lenti (specie in macro, zoom e cannoni) e con il calore (scorrimenti plastici); 2) Motori rotti (in caso di deformazioni gli attriti vanno alle stelle, poi usura delle rotelline di trascinamento). 3) Struttura in policarbonato che si deforma diversamente dalle parti metalliche e ottiche con tilt del piano focale e simili amenit, pure difficilmente giustificabili); 4) Deformazioni che creano pressioni sulle lenti a bassa tolleranza (il mio 20 AFD) con spostamenti di lenti sottili e crack dei doppietti spessi; 5) Usura delle camme (definitiva per tanti zoom). 6) Rottura parti elettroniche (minima per le CPU, alta per piattine, contatti striscianti, relais, interruttori e commutatori). In pi ci sono i danni "soft" riparabili, polvere, olio sulle lamelle e grasso sugli elicoidi e quelli irreparabili per tutti, a partire dai funghi, fino a cadute con deformazioni tali da richiedere ricostruzioni non convenienti. Gli AFD mancano del motore, hanno struttura pi compatta e robusta e meno tolleranze laterali, specie sui tele, ma gli zoom che ho visto sono tutti andati in revisione dopo una decina d'anni, gli AF sono raramente a posto, per interpolazione ottieni i miei valori. Se non te li riparano... MF come Samyang sembrano invece pi stabili (costruzione assiale e simmetrica, spessore elevato, lenti sottili e in media poco curvate), certo non sono AIS veri (il 55/2.8 in lega, per..., e ne ho visti diversi con i tubi interni grippati) o ZF vari. I manuali possono uscire di specifica (da soli) per pochi motivi, gli anelli elastici di montaggio delle lenti evitano scollamenti, il resto si ripara, a meno di non aver consumato elicoidi praticamente privi di grasso. Qualche ghiera allentata si trova comunque, ma pi spesso la fine arriva per urti, funghi e corrosione montatura (l'alluminio...). Proprio ieri paragonavo il Color Ultron Rollei/Voigt da 30-35 anni (ricuperato da un kit demolito, senza tappi, ma perfetto otticamente) e il mio SEL50F18F da battaglia (per va bene al primo e al secondo ordine sulla scala dei commerciali, ma non lo stessa cosa a livello "leicista"...). Il primo piano, sta in tolleranza, lamelle pulite, interno pulito, ghiera quasi perfettamente scorrevole (all'inizio avevo un lieve indurimento della camma in un punto, tipico degli Zeiss e Voigtlander). Se non prende urti il secondo, quanto camper? Per lo meno manca di certe parti critiche dei Canikon. Lo stesso vale tra 20/1.8 G e ZF 18, ci voleva coraggio o necessit per prendere il primo, pur con una resa ben paragonabile. Non che non uso AF, specie sui tele, ma un AF veloce fa attriti e consuma potenza e quindi accelera l'exitus. Se noti, non prendo "fulmini di guerra", ma ottiche abbastanza demoltiplicate, sono anche migliori come resa pratica, in quanto non fanno "overshoot" nell'AF e riducono il rischio della "quantizzazione" del fuoco dovuta a ingranaggi e altro. A presto telefono.gif Elio Banci90 Feb 12 2017, 01:28 AM QUOTE(fullerenium2 @ Feb 11 2017, 10:30 PM) * E per che si dovrebbe rompere un AFD? tutto meccanico, vetro ed ingranaggi. Elettrica molto molto poca. Se poi si rompe un AFS, si romper un Canon, un Sigma, un Tamron, un Sony e tutti quelli che montano motori interni in tutte le loro declinazioni. Quindi nessuno escluso. Solo i MF potrebbero salvarsi sempre che lasciati sotto il sole non si scolli qualche doppietto o qualche fungo trova terreno fertile per proliferare. Ma alla sfiga non si comanda e spesso non un evento raro. Per scegliere un obiettivo manuale solo perch durer pi a lungo ma nel frattempo ci siamo persi la corsa di un bambino perch stavamo cercando di mettere a fuoco, beh mi pare un po' eccessivo. Ed io sono uno di quelli che ha pi obiettivi manuali che AF. Non ho detto che si debba necessariamente rompere qualcosa ma scontato dire che qualsiasi componente elettronica, seppur in minima parte, pi soggetta ai guasti rispetto ad una componente meccanica. La mia Fm2 ha pi di 20 anni e non perde uno scatto, l'M3 che ho in casa dopo una revisione qualche anno fa tornata a nuovo; la D610 non ha fatto in tempo ad uscire dalla casa di produzione che gi era difettosa.. "e grazie al ca**o" mi risponderai, quello che non c' di certo non si rompe, sono macchine meccaniche ma proprio questo il punto della discussione. Amo la tecnologia e tutti i cambiamenti che essa apporta alla vita di tutti i giorni e non smetter mai di amarla ma si persa la totale affidabilit che un tempo si poteva dare al proprio mezzo, nella fotografia cos come in molte altre discipline, e questo un dato di fatto. Non sto dicendo di scegliere un obiettivo manuale perch durer di pi, sto solo facendo una constatazione oggettiva. pes084k1 Feb 12 2017, 01:41 AM QUOTE(Andrea_Bianchi @ Feb 12 2017, 01:28 AM) * Non ho detto che si debba necessariamente rompere qualcosa ma scontato dire che qualsiasi componente elettronica, seppur in minima parte, pi soggetta ai guasti rispetto ad una componente meccanica. La mia Fm2 ha pi di 20 anni e non perde uno scatto, l'M3 che ho in casa dopo una revisione qualche anno fa tornata a nuovo; la D610 non ha fatto in tempo ad uscire dalla casa di produzione che gi era difettosa.. "e grazie al ca**o" mi risponderai, quello che non c' di certo non si rompe, sono macchine meccaniche ma proprio questo il punto della discussione. Amo la tecnologia e tutti i cambiamenti che essa apporta alla vita di tutti i giorni e non smetter mai di amarla ma si persa la totale affidabilit che un tempo si poteva dare al proprio mezzo, nella fotografia cos come in molte altre discipline, e questo un dato di fatto. Non sto dicendo di scegliere un obiettivo manuale perch durer di pi, sto solo facendo una constatazione oggettiva. Le statistiche sui guasti dicono invece che le parti elettroniche o si rompono subito o hanno un tasso di guasti infimo (FE ed FA hanno otturatori pi consistenti e duraturi delle FM, il Copal elettrico super 600K scatti a 5 fps in una mostra). Se mai l'elettronica non riparabile senza sostituzione del componente avariato. La tua D610 era difettosa di progetto, di costruzione o era una normale mortalit infantile, che dava fastidio anche alla Leica M. Non conta. Per non puoi confrontare oggetti commerciali come la D610 con oggetti che avevano una costruzione "militare" (gli ibridi e i cuscinetti della FE, i leveraggi della M3...) e che sono restati in servizio con minime modifiche per decine di anni. Ancora oggi, se devo fare un test di risolvenza o scatto in viaggio, vado di FE, FM3a o Zeiss Ikon (stretta parente). Un AF si rompe perch ha parti in movimento sottodimensionate o che possono diventarlo per attriti o imperfetta lubrificazione, ha canotti che devono muoversi con spinte interne, ha lenti pesanti per la struttura (e questo tappa anche la risoluzione che puoi spremere). In pi fatto di policarbonato, che non una lega di magnesio o perfino di ottone. Lo metti al Sole, basta una volta per fare danni irrimediabili, anche montato su treppiede! E' pure nero! A presto telefono.gif Elio fullerenium2 Feb 12 2017, 08:32 AM Solo una considerazione (ma siamo OT). Ipotizzando la vita di un banale otturatore moderno che potrebbe essere di 100.000 scatti, riportato in un'epoca in cui si usava solo la pellicola rullini da 36 pose, dovremmo in pratica consumare circa 2800 rullini. Non per questo che FM, FE e Leica duravano di pi? Pagine: 1, 2 Salta a inizio pagina | Per vedere la versione completa del forum Clicca qui. Forum Album alfemminile Cerca * Home * Bellezza * Moda * Mamma * Amore e Psicologia * Sana e in forma * Oroscopo * Matrimonio * News & Gossip * Cucina * Provato da Voi * Lifestyle * Video * Giochi * Forum * Albums Home / Forum / Società / In tema "natale" il made in china è ormai in tutti i settori...polemica In tema "natale" il made in china è ormai in tutti i settori...polemica Augusta23474121 28 dicembre 2005 alle 14:20 prendo spunto da un post, di un altro forum, che parla dei giochi prodotti in cina, che hanno invaso i negozi e i supermercati italiani, e che sono poco sicuri, per polemizzare sul fenomeno made in China, ma quando si deciderà il governo italiano a mettere un limite alle impoertazioni, per i vari settori, dei prodotti made in China?, ormai è risaputo che la disoccupazione è aumentata, anche a causa di questo fenomeno, ormai anche benetton, sisley, e altre marche del settore abbigliamento, e chicco per il settore giochi, e tutti gli altri settori, vendono prodotti "made in cina", e l'industria Italiana andrà pian pianino a scomparire, per non parlare del fatto che, nonostante le marche conosciute fabrichino i prodotti in cina, (e quindi manodopera a bassissimo prezzo, venda poi i prodotti in Italia a prezzi alti, facendoci pagare solo ed esclusivamente la marca, andando in giro per i negozi ho notato inoltre che i negozi cinesi, vendono capi "made in Italy" non è un controsenso? perchè il governo Italiano non mette un limite, a tutto ci, e favorisce le industrie che producono in Italia? ulisse Vedi altro Il tuo browser non può visualizzare questo video Augusta23474121 28 dicembre 2005 alle 16:41 Da quello che ho capito Non sei per niente daccordo con me! In Economia sono completamente zero ti ringrazio quindi per avermi fatto una bella lezione su dazi, e protezionismo, mi rendo conto inoltre che litalia, come produttore, ormai non è in grado di competere con la grande Cina, e questo sempre per colpa nostra, ma dal basso della mia ignoranza permettimi di preoccuparmi un pochino, siamo completamente dipendenti da lei, mi dici come andrebbe a finire se la Cina si dovesse rifiutare di produrre per noi? Potrebbe un giorno o laltro approfittare del fatto che, noi ormai pendiamo dalle loro.mani, o meglio dalle mani dei milioni di Cinesi, stacanovisti che lavorano per una miseria? , il mio ragionamento è molto terra terra, ti faccio quindi un esempio alla mia portata, mia madre lavorava da quando aveva 14 anni, si è sposata e ha avuto 4 figli, lasci il lavoro su richiesta di mio padre, era infatti che si occupava di portare il pane in casa, ma morì a soli 35 anni, lasciando mia madre da sola, con 4 figli e senza lavoro, il nostro tenore di vita è calato notevolmente, e mia madre ci ha messo anni prima di riprendersi, trovare un lavoro e far risalire il nostro tenore di vita, ora, io sono sposata e lavoro da quando avevo 24 anni, mio marito mi ha detto che, se volevo, potevo lasciare il lavoro, perché ci avrebbe pensato lui a me e a mio figlio, ma io non ci penso nemmeno, È anche vero il discorso che, non si pu fare tutto sempre da soli, ma credo che sia anche sbagliato, eccedere nel delegare troppo agli altri...che ne dici?? ulisse Mi piace ele170 28 dicembre 2005 alle 18:30 Solo una cosa una bella comitiva di cgl cisl e uil...e via..ehehehe vedi come si svegliano fuori! ele Mi piace Kramer 29 dicembre 2005 alle 0:15 Io sono super pro-china più per cuore che per altro ahaha Comunque, la questione è molto più complessa Tu mi parli di economia in crisi e poi mi dici di aziende che vanno a produrre in cina. Ebbene...i redditi di queste aziende che hanno SEDE IN ITALIA..in quale conteggio del PIL vanno inserite? eheh Oltre a questa piccola precisazione..mi spiace, ma l'economia funziona così...efficienza ed efficacia. I costi vanno tenuti costantemente sotto controllo...d'altronde l'obiettivo primario dell'impresa non è la massimizzazione dei profitti? Evidentemente, se non siamo in grado di puntare sui costi bassissimi..dobbiamo puntare su altro. P.S. tutti parlano dell'incubo CINA per l'economia...ma io vedo un altro incubo mooooltooo più vicino per le aziende produttrici in italia...ossia...la distribuzione commerciale...ehehehe Mi piace Kramer 29 dicembre 2005 alle 0:17 In risposta a Kramer Io sono super pro-china più per cuore che per altro ahaha Comunque, la questione è molto più complessa Tu mi parli di economia in crisi e poi mi dici di aziende che vanno a produrre in cina. Ebbene...i redditi di queste aziende che hanno SEDE IN ITALIA..in quale conteggio del PIL vanno inserite? eheh Oltre a questa piccola precisazione..mi spiace, ma l'economia funziona così...efficienza ed efficacia. I costi vanno tenuti costantemente sotto controllo...d'altronde l'obiettivo primario dell'impresa non è la massimizzazione dei profitti? Evidentemente, se non siamo in grado di puntare sui costi bassissimi..dobbiamo puntare su altro. P.S. tutti parlano dell'incubo CINA per l'economia...ma io vedo un altro incubo mooooltooo più vicino per le aziende produttrici in italia...ossia...la distribuzione commerciale...ehehehe Ma poi il discorso dei dazi..è un controsenso.. ..dal punto di vista del consumatore.. Perchè noi consumatori dovremo pagare di più dei prodotti quando abbiamo la possibilità di acquistarli a meno????!!!! (esistono per tipologie di prodotti per cui questo discorso non vale o vale in minima parte) Poi da un punto di vista economico con i dazi si "guadagna" ben poco...se avessi lo scanner ti manderei il modello che lo dimostra..ma vabbè fidati a parole! Mi piace Denis60525512 29 dicembre 2005 alle 2:41 La cina è vicina, anzi vicinissima Il governo italiano è parte della comunità europea e pochi giorni fa Silvio Berlusconi ha buttato sul lavoro europeo l'idea che la cina possa esportare in europa in ragione di quanto l'europa esporta in cina. Io acquisto in cina e i prodotti cinesi son sempre più sofisticati e chi pensa siano solo di bassa tecnologia prende lucciole per lanterne. Se l'europa non fa qualcosa (come italia sarebbe un suicidio... i cinesi ci bloccherebbero le già poche esportazioni e buonanotte al secchio) entro breve tempo noi italiani potremo contare forse sul turismo e sui servizi. Le aziende manifatturiere spariranno. Ma se chiedi a Prodi e non solo a Prodi ti dice che la cina è una grandissima opportunità e quando Tremonti dice che Prodi fa il rappresentante cinese in italia, viene deriso. E di Prodi in europa, purtroppo, ce n'è più d'uno, tutta gente che non ha mai avuto un'azienda sua, che non sa esattamente cosa valga il danaro. Mi piace Augusta23474121 29 dicembre 2005 alle 14:16 In risposta a Denis60525512 La cina è vicina, anzi vicinissima Il governo italiano è parte della comunità europea e pochi giorni fa Silvio Berlusconi ha buttato sul lavoro europeo l'idea che la cina possa esportare in europa in ragione di quanto l'europa esporta in cina. Io acquisto in cina e i prodotti cinesi son sempre più sofisticati e chi pensa siano solo di bassa tecnologia prende lucciole per lanterne. Se l'europa non fa qualcosa (come italia sarebbe un suicidio... i cinesi ci bloccherebbero le già poche esportazioni e buonanotte al secchio) entro breve tempo noi italiani potremo contare forse sul turismo e sui servizi. Le aziende manifatturiere spariranno. Ma se chiedi a Prodi e non solo a Prodi ti dice che la cina è una grandissima opportunità e quando Tremonti dice che Prodi fa il rappresentante cinese in italia, viene deriso. E di Prodi in europa, purtroppo, ce n'è più d'uno, tutta gente che non ha mai avuto un'azienda sua, che non sa esattamente cosa valga il danaro. Io non ne faccio una questione politica... perchè non sono ne di destra ne di sinistra ne di centro ne di chi sa quale partito....per concordo con te ulisse Mi piace Torna al forum Thread precedenti Numero di risposte Ultimo post Un mio conoscente è stato arrestato per spaccio di: nehira 13 risposte 13 29 dicembre 2005 alle 9:03 Proposta di legge di iniziativa popolare: 8x1000 alla ricerca scientifica di: nasissimo 1 risposte 1 29 dicembre 2005 alle 4:31 Rivolto a tutte le menti aperte di: mauro1979 13 risposte 13 29 dicembre 2005 alle 4:23 Sondaggio:come si vive nelle carceri italiane? di: dav7632446 8 risposte 8 23 dicembre 2005 alle 9:06 il "benessere" di d'alema.. di: cicci11614990 2 risposte 2 22 dicembre 2005 alle 16:41 Sara dura di: kostana87387084 1 risposte 1 22 dicembre 2005 alle 14:47 Rivera:''il calcio e' un gioco troppo maschio per i gay'' di: anticomunista 2 risposte 2 20 dicembre 2005 alle 13:12 Porto d'armi di: ely44201660 9 risposte 9 20 dicembre 2005 alle 3:49 Si pu prevenire la vecchiaia ? di: nico47290039 1 risposte 1 19 dicembre 2005 alle 20:41 per l'educatrici di: Rosetta61227416 8 risposte 8 17 dicembre 2005 alle 12:23 Ultimi thread dell'utente Thread più attivi * Ex ossessiva thjnz 31 dicembre alle 9:34 * Sentirsi soli o essere soli? user261522 30 dicembre alle 20:41 * Non so cosa fare nella vita crystal3500 28 dicembre alle 17:14 * Che giornata! ilsolesorge 28 dicembre alle 13:45 * non ricambia mail il bacio lovy79 28 dicembre alle 11:17 * Amici ormai persi, solitudine e basta michaeljordan 25 dicembre alle 8:28 Silk-épil 9 SkinSpa Condividi Video irresistibili, notizie e tanto divertimento: il meglio di Alfemminile è anche su Facebook! facebook Cercaci su Facebook! 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Pagina 1 di 2 1 2 Successiva > 1. thailand83 thailand83 Tribe Newbie Registrato: 6 Novembre 2008 Messaggi: 11 "Mi Piace" ricevuti: 0 Punteggio: 0 salve a tutti,spero davvero di postare questo mio dubbio nella gusta sezione nel caso di errore cheiedo scusa anticipatamente perche non saprei davvero dove postarlo... mi ero finalmente deciso ad acquistare una ps3 quando mi e sorto in testa un dubbio che mi preoccupava non poco, io vivo in tailandia quindi la versione di ps3 che comprerei sarebbe obbligatoriamente quella jap e fino a qui non ci sono problemi ,il problema e nato dal momento in cui sembra impossibile trovare un ps3 80 giga che sia made in jap!! pur avendo cercato in molti posti ho solo trovato ps3da 40 o 60 giga che sono made in jap quindi assemblate in giappone ma quelle da 80 che dovrebbero anche montare il nuovo lettore esente dalle vecchie problematiche sono tutte versione jap ma made in china quindi fabbricate in cina....ora ho sentito dire che in tutti i modi al giorno doggi tutto ormai viene fabbricato in cina per ridurre i costi... ma vorrei sapere da qualcuno di voi che sicuramente ha piu esperienza di me se conviene comprarla anche se made in china o e meglio perdere tanto tempo per trovarne una made in jap.... potrebbe sembrare un problema stupido ma ce anche gente che sostiene che il processo di assemblamenteo che si fa in cina e molto meno affidable di quello giaponese... ma poi vai a sapere queale e la verta.... con l occasione vorrrei chiedere a voi che siete in italia di controllare se vi e possile da dove vengono le vostre ps3... grazie anticipatamente a tutti voi:roll: thailand83, 9 Novembre 2008 #1 2. Dreamworx Dreamworx Tribe Member Registrato: 24 Marzo 2008 Messaggi: 2.495 "Mi Piace" ricevuti: 8 Punteggio: 36 Località: Venezia .....la mia PS3 40Gb .. sul retro sta scritto ''made in cina'' ...ha quasi un anno di vita e finno adesso non ho avuto nessun problema :) Dreamworx, 9 Novembre 2008 #2 3. thailand83 thailand83 Tribe Newbie Registrato: 6 Novembre 2008 Messaggi: 11 "Mi Piace" ricevuti: 0 Punteggio: 0 Dreamworx ha scritto: ↑ .....la mia PS3 40Gb .. sul retro sta scritto ''made in cina'' ...ha quasi un anno di vita e finno adesso non ho avuto nessun problema :) Clicca per allargare... ciao e grazie mille per la tua risposta :) buono a sapersi!!! io 2 anni fa comprai una ps2 slim sempre in tailandia in quel caso il negoziante aveva 2 modelli 1 made in jab 130 euro e laltro made in china 100 euro.. lui mi disse che con la cansole cinese avrei potuto incontrare qualche problema a leggere alcune copie mentre con la giaponese non avrei avuto nessun problema... ma la cosa piu strana e che guardandole a fondo entrambe notai la qualita della plastica esterna della cinese era indferiore a quella jap!! e quando le presi in mano entrambe... be qui viene il bello... la cinese pesava moooolto meno della jap e cosi scelsi la japonese che fino ad ora non mi ha dato nesun problema... credetemi il fatto del peso differente ancora non me lo spiego una dfferenza di peso davvero notevole oltretutto!!! pagherei per sapere che cera sotto!!! thailand83, 9 Novembre 2008 #3 4. bertoku bertoku Tribe Member Registrato: 21 Marzo 2007 Messaggi: 2.543 "Mi Piace" ricevuti: 1 Punteggio: 36 pure la mia nuova ps3 rigenerata è made in china ( così come quella vecchia che dopo 10 mesi gli si è rotto il lettore blu-ray). Comunque made in china o made in japan è la stessa cosa fidati, non farti inutili seghe mentali. I lettori bluray nuovi li dovrebbero montare pure sulle ultime 40gb oltre che sulle 80. Il problema più comune è infatti il guasto del vecchio modello di lettore bluray, non capita a tutte le ps3 che lo montano ma ad una buona percentuale, per cui gioca e divertiti, mal che vada la porterai in assistenza e nel giro di 2 settimane te la cambieranno in garanzia p.s. la ps3 dovrebbe essere region free Ultima modifica: 9 Novembre 2008 bertoku, 9 Novembre 2008 #4 5. Evil_Sephiroth Evil_Sephiroth Tribe Active Member Registrato: 5 Novembre 2006 Messaggi: 28.252 "Mi Piace" ricevuti: 4.128 Punteggio: 4.838 Località: L'isola maledetta di Lodoss ma pigliati le jap 40-60 che sono le ps migliori a livello completezza hardware Evil_Sephiroth, 9 Novembre 2008 #5 6. rewrew rewrew Administrator Registrato: 10 Febbraio 2007 Messaggi: 21.180 "Mi Piace" ricevuti: 8.078 Punteggio: 4.042 Località: Milano PSN Tag: rewrew Xbox Live Tag: DoubleREW Evil_Sephiroth ha scritto: ↑ ma pigliati le jap 40-60 che sono le ps migliori a livello completezza hardware Clicca per allargare... Fra 40gb e 80gb non vedo nessuna differenza in favore della 40gb. l'unica differenza è la nand che a noi poco interessa. P.S. La mia 60gb è stata costruita in cina rewrew, 9 Novembre 2008 #6 7. Evil_Sephiroth Evil_Sephiroth Tribe Active Member Registrato: 5 Novembre 2006 Messaggi: 28.252 "Mi Piace" ricevuti: 4.128 Punteggio: 4.838 Località: L'isola maledetta di Lodoss 40-60 jap ----> retrocompatibilità hardware, sono i veri modelli top di gamma ^^ in quel senso + complete fra l'altro le rotture delle ps3 jap sono molto minori rispetto alle nostre ^^ Evil_Sephiroth, 9 Novembre 2008 #7 8. Priscillo Priscillo Tribe Member Registrato: 11 Aprile 2008 Messaggi: 761 "Mi Piace" ricevuti: 0 Punteggio: 16 Evil_Sephiroth ha scritto: ↑ 40-60 jap ----> retrocompatibilità hardware, sono i veri modelli top di gamma ^^ in quel senso + complete fra l'altro le rotture delle ps3 jap sono molto minori rispetto alle nostre ^^ Clicca per allargare... Ma le 40gb jap non son mica come le nostre (messe in commercio verso mgs4)? Le loro retrocompatibili non eran le 60g e vecchie 80g? Priscillo, 9 Novembre 2008 #8 9. thelegendofpiter thelegendofpiter Tribe Member Registrato: 25 Aprile 2007 Messaggi: 580 "Mi Piace" ricevuti: 0 Punteggio: 16 guardate che non sempre made in china vuol dire fatto male eh, non tutte le azinede lavorano allo stesso livello, non è che la fabbrica che pruduce i giochini che si vedono al mercato per 1 euro sia la stessa a cui si affida la sony, quindi tranquillo che vai comunque sul sicuro riguardo la finzionalità dell' hardware in questo caso thelegendofpiter, 9 Novembre 2008 #9 10. kennuz kennuz Tribe Member Registrato: 23 Giugno 2008 Messaggi: 9.648 "Mi Piace" ricevuti: 3.065 Punteggio: 990 Località: Monopoli(BA) PSN Tag: kennuz Xbox Live Tag: kennuz Io ho una 60gb che il 20 dicembre fa 1 anno...a parte 2o3 freeze nessun tipo di porblema...a dietro sta scritto MADE IN CHINA.... :asd: :asd: . Mi dvevo ritenere fortunato che non è usccesso niente per mo??? :O kennuz, 9 Novembre 2008 #10 11. TRIP3 TRIP3 Tribe Newbie Registrato: 29 Dicembre 2002 Messaggi: 8.676 "Mi Piace" ricevuti: 6 Punteggio: 0 Località: Repubblica di Pisa Vi ricordo che in cinesi vanno nello spazio mentre noi siamo ancora a terra. TRIP3, 9 Novembre 2008 #11 12. gian90PES gian90PES Tribe Member Registrato: 14 Settembre 2007 Messaggi: 287 "Mi Piace" ricevuti: 0 Punteggio: 16 Località: Padova io ho la play 60 giga da un anno e qualche mese...e ho notato che il lettore fa più rumore ora di quando era nuova...è normale?? cmq tutto funzionante per ora!! mi tocco.... :asd: gian90PES, 9 Novembre 2008 #12 13. vergil87 vergil87 The Joker Registrato: 25 Febbraio 2006 Messaggi: 14.745 "Mi Piace" ricevuti: 31 Punteggio: 707 Località: No Vai tranquillo, non dovresti avere alcun tipo di problema. Anzi, come evidenziato da alcuni utenti, le 40/60 jap sono tutt'altro che uinaffidabili, peraltro hanno entrambe la retrocompatibilità. ;) ;) vergil87, 10 Novembre 2008 #13 14. giuseppe.distefano2 giuseppe.distefano2 Tribe Member Registrato: 5 Ottobre 2007 Messaggi: 648 "Mi Piace" ricevuti: 1 Punteggio: 16 Località: A casa mia. non sapevo che ci fossero ps3 made in china. La mia 60 è made in japan. non sò (mia sensazione) ma le cose fatte in Cina mi sembrano meno affidabili. giuseppe.distefano2, 10 Novembre 2008 #14 15. ramone901 ramone901 Tribe Member Registrato: 21 Febbraio 2007 Messaggi: 2.622 "Mi Piace" ricevuti: 2 Punteggio: 147 Località: Nino...per sempre nel mio cuore..addio amico! la mia PS3 60Gb e' MADE IN CHINA.....nn mi pronuncio sull' affidabilita' perke' sono molto scaramantico :D ramone901, 10 Novembre 2008 #15 16. hummerstyle hummerstyle GIF Guru (Aprite la porta!!!) Registrato: 18 Dicembre 2006 Messaggi: 13.773 "Mi Piace" ricevuti: 5.515 Punteggio: 1.785 Località: HAAAAHNNN La mia prima PS3 (che si è rotta dopo una settimana esatta) era made in china. La mia seconda PS3 (che funziona perfettamente da un anno circa) è sempre made in china :p hummerstyle, 10 Novembre 2008 #16 17. TRIP3 TRIP3 Tribe Newbie Registrato: 29 Dicembre 2002 Messaggi: 8.676 "Mi Piace" ricevuti: 6 Punteggio: 0 Località: Repubblica di Pisa gian90PES ha scritto: ↑ io ho la play 60 giga da un anno e qualche mese...e ho notato che il lettore fa più rumore ora di quando era nuova...è normale?? cmq tutto funzionante per ora!! mi tocco.... :asd: Clicca per allargare... Toccati a 2 mani perche' se si rompe e' meglio che cerchi si aggiustarlo da solo che con l'assistenza volgiono 250. Con un po di fortuna trovi il pezzo di ricambio. TRIP3, 10 Novembre 2008 #17 18. Evil_Sephiroth Evil_Sephiroth Tribe Active Member Registrato: 5 Novembre 2006 Messaggi: 28.252 "Mi Piace" ricevuti: 4.128 Punteggio: 4.838 Località: L'isola maledetta di Lodoss TRIP3 la finiamo di dire inesattezze se gli si rompe prima dei due anni va in assistenza da chi la ha comprata ANZI fino a 18 mesi sulle 60 GIGA va dal centro assistenza sony ed è GRATIS 18 MESI ora se ti diverti a dare informazioni errate sull'assistenza PS3 per far paura agli utenti DILLO. Evil_Sephiroth, 10 Novembre 2008 #18 19. gian90PES gian90PES Tribe Member Registrato: 14 Settembre 2007 Messaggi: 287 "Mi Piace" ricevuti: 0 Punteggio: 16 Località: Padova Evil_Sephiroth ha scritto: ↑ TRIP3 la finiamo di dire inesattezze se gli si rompe prima dei due anni va in assistenza da chi la ha comprata ANZI fino a 18 mesi sulle 60 GIGA va dal centro assistenza sony ed è GRATIS 18 MESI ora se ti diverti a dare informazioni errate sull'assistenza PS3 per far paura agli utenti DILLO. Clicca per allargare... infatti....nn vedo perchè dovrei pagare...e poi se così fosse...con quelli mi prendo una 360 con modifica.... hahahahahha :asd: cmq che dite per il lettore? che mi preoccupi? fa più rumore di quando era nuova nel leggere i dischi in generale...ditemi voi che magari avete più conoscenze...mi tocco... gian90PES, 10 Novembre 2008 #19 20. Evil_Sephiroth Evil_Sephiroth Tribe Active Member Registrato: 5 Novembre 2006 Messaggi: 28.252 "Mi Piace" ricevuti: 4.128 Punteggio: 4.838 Località: L'isola maledetta di Lodoss dipende con rumore cosa intendi se sono dei rumori tipo rotti o di attrito allora potresti gia chiamare l'assistenza in via preventiva. se invece è solo un sibilo + alto o dei rumori della meccanica + marcati è normale visto che è la normale usura (attenzione non intesa come eccessivo consumo dei pezzi)ma con limature leggere e fisiologico aumento dei giochi verso la stabilità dell'età adulta dei pezzi) qualsiasi meccanica ha inizialmente un consumo accelerato, per poi stabilizzarsi per parecchio tempo, e poi deteriorarsi nuovamente in modo veloce quando diventa vecchia. quindi a meno che non siano rumori di rotto nessun problema Evil_Sephiroth, 10 Novembre 2008 #20 (Per rispondere devi entrare o registrarti.) 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Home » Forum » Universo Megabass » Discussioni a 360° La data di oggi è Lun 31 Dic, 2018 11:52 • Tutti i fusi orari sono UTC + 1 Ora Precedente Argomenti Recenti Attiva versione KB Download Discussione Versione Stampabile Segnala via email Successivo Chitarre Made In China Nuova Discussione Rispondi alla Discussione Pagina 1 di 1 Cerca in questo argo Cerca Chitarre Made In China Autore Messaggio Offline Chaos Uomo Membri Attivi avatar Registrato: Settembre 2007 Messaggi: 211 Età: 41 Residenza: madagascar.png Nosy Iranja Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Chitarre Made In China Premetto non ho mai voluto prendere in mano una chitarra, suono da sempre il basso.... Ultimamente per? ho deciso di farmi passare lo sfizio di avere una chitarra elettrica.... volevo spendere sotto i 200... in un negozio ho trovato una SG della epiphone a 150 euro, nera, molto bella... la provo e mi dico "vabbe per 150 ero vomitare proprio non fa, vorrei un suono di questo tipo in fondo, magari con un pedale migliora..."... la rigiro e noto un "made in china" che mi fa rabbrividire.... che fareste??? per me si scassa subito.... Io uso: solo il plettro #1 Ven 14 Dic, 2007 09:57 Chaos Invia Messaggio Privato Torna in cima Vai a fondo pagina Sponsors Sicuro di aver cercato bene? _________________________ Cerca Offline Micolao Uomo Stefano Contributor Contributor avatar Registrato: Dicembre 2004 Messaggi: 11459 Età: 39 Residenza: venezuela.png Lanciano (CH) Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China pregiudizio insensato. Io uso: plettro e dita ____________________ L' esperienza è una maestra severa.. prima ti fa l'esame, poi ti fa la lezione... (stepuc78) Non discutere con l'imbecille...prima ti porta al suo livello e poi ti frega con l'esperienza!!! The Marigold facebook #2 Ven 14 Dic, 2007 10:03 Micolao Invia Messaggio Privato Torna in cima Vai a fondo pagina Offline jimmybillo Uomo Membri Attivi avatar Registrato: Dicembre 2006 Messaggi: 356 Residenza: italia.png Firenze Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China Ho visto vari strumenti made in China e direi che non sono fatti male anzi,abbiamo molti pregiudizzi che con il tempo passeranno come per altre nazioni che ora vanno per la maggiore,vedi Japan,Corea,Mexico ecc. Anche loro hanno necessit? di farsi esperienza. Io uso: solo le dita #3 Ven 14 Dic, 2007 10:12 jimmybillo Invia Messaggio Privato Torna in cima Vai a fondo pagina Offline Chaos Uomo Membri Attivi avatar Registrato: Settembre 2007 Messaggi: 211 Età: 41 Residenza: madagascar.png Nosy Iranja Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China beh si sa che gli standard qualitativi non sono sempre eccezionali... si riflette anche a livello strumenti musicali questo discorso???? Io uso: solo il plettro #4 Ven 14 Dic, 2007 10:15 Chaos Invia Messaggio Privato Torna in cima Vai a fondo pagina Offline ganesh Uomo Gospel Quaggia MegabassAdmin MegabassAdmin avatar Registrato: Gennaio 2006 Messaggi: 26539 Età: 47 Residenza: blank.gif Milano Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China Si sa da parte di chi? Varr? quello che costa. L'hai provata? Ti piace? Tutto il resto ? un pregiudizio. Io uso: plettro e dita ____________________ Galleria Fotografica ad uso e consumo della Community Prima di suonare due note, impara a suonarne una. E prima di suonarne una pensa se ha senso suonarla. Farla semplice è difficile. Farla facile è più difficile. Farla invisibile è la cosa più difficile di tutte. #5 Ven 14 Dic, 2007 10:21 ganesh Invia Messaggio Privato HomePage Torna in cima Vai a fondo pagina Offline Darsti Uomo Membri Attivi avatar Registrato: Settembre 2005 Messaggi: 14722 Età: 36 Residenza: italia.png Ai confini della Brianza... Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China Chaos, Guarda che gli standard non li fa mica il paese di produzione, ma la societ? che produce il bene. Altrimenti sai quanti pc, lettori DVD, hi-fi, ecc si dovrebbero rompere solo a guardarli? Io ho avuto parecchie Epiphone cinesi e t'assicuro che non si rompono. Molla i pregiudizi e goditi la chitarra. Io uso: plettro e dita ____________________ ...un riff per basso Rock deve essere una minchiata...devi solo spappolare le budella a chi ti ascolta... Inside My Fault - il mio gruppo www.Megabass.it - Megabass - Il Sito - Wiki Megabass L'impedenza:questa sconosciuta. E questo che tipo di cavo ?? #6 Ven 14 Dic, 2007 10:35 Darsti Invia Messaggio Privato Invia Email Torna in cima Vai a fondo pagina Offline Claudio Cardia Uomo Membri Attivi avatar Registrato: Novembre 2004 Messaggi: 1420 Età: 34 Residenza: spain.png Madrid Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China In base a questo tuo discorso tutte le aziende dovrebbero chiudere. A parte il fatto che per 200 euro ? ormai ovvio che la produzione dev'essere per forza orientale, e poi in rapporto qualit?/prezzo paghi quello che hai (rispetto alle fascie pi? alte), anche se ci sono strumenti fatti in oriente che sono di ottimo livello. Ci dovremo abituare a leggere un p? ovunque Made in China, se consideri che anche marche gloriose come per esempio Vox, Ampeg, Ashdown e compagnia bella producono l? c'? da aspettarsi di tutto. Ci? non vuol dire che tutto si rompe subito, ci sono testate cinesi che durano anche 2-3 anni! Io uso: solo il plettro ____________________ Sono un giovane bassista in erba. #7 Ven 14 Dic, 2007 10:42 Claudio Cardia Invia Messaggio Privato HomePage Torna in cima Vai a fondo pagina Offline kranio Uomo Andrea Folli Membri Attivi avatar Registrato: Agosto 2007 Messaggi: 849 Età: 47 Residenza: western_samoa.png Paullo (MI) Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China dei miei 6 bassi almeno 3 sono stati costruiti in Cina e Indonesia, uno dei quali ? il celeberrimo Squier Jazz Fretless Vintage etc etc.... suonano tutti e per quello che li ho pagati vanno pi? che bene... del resto i Rockbass da dove arrivano? Io uso: plettro e dita #8 Ven 14 Dic, 2007 11:44 kranio Invia Messaggio Privato Torna in cima Vai a fondo pagina Offline Fagyo Uomo Marco Fagioli MegabassStaff MegabassStaff avatar Registrato: Settembre 2005 Messaggi: 24613 Età: 53 Residenza: italia.png Troghi (Firenze) Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China Lascia perdere da dove arriva. Valuta Prova Fattela Piacere Suona. Aneddoto...Siena. Ero in cerca di un 5 corde. Ne avevo uno scrauso per iniziare, ne volevo uno abbastanza buono per proseguire. Ero affetto anche io da preconcetti... sbagliatissimi. Antonio mi consiglia un Lakland 55-02 - Made in Korea Io... mavvaia?... Lui.. guarda che suona bene... No no... non mi interessa, manco lo provo. Anzi.. cambio negozio... Niccolai a Firenze/scandicci. Prendo un GL L2500 USA...La storia mi pare di averla detta 500 Volte sul Forum Uno dei peggiori strumenti liuteristicamente meno riusciti che ho avuto. Peccato, perch? non ho mai avuto problemi con GL. Ancora piango per aver venduto il mio GL L2000 del 1985... Ma questo strumento USA era uscito forse sfigato...Quindi mi trovo a doverlo rendere...non lo rivogliono...lo vendo. Torno a Siena dopo averlo venduto... "fammi provare il Koreano..." E' il mio basso da molto tempo. Alte vicissitudini mi portano a comprare anche un roscoe beck a 5 corde... Ma il lakland per certe cose rimane il mio preferito. Inosmma li amo tutti e due... Dico.. ma cost? 1400 Euro il 55-02... E va da dio. Qui invece stiamo parlando di strumenti da 200 Euro massimo, quindi direi che puoi andare sul sicuro. Certamente la differenza fra un 1400 e un 200 Euro c'? tutta per carit?... Ma non direi di portare pregiudizi... Devi solo accuratamente scegliere, valutare e provare... Suona? ... Vai.. ? la tua chitarra Io uso: plettro e dita ____________________ Ecco. #9 Ven 14 Dic, 2007 12:18 Fagyo Invia Messaggio Privato Invia Email HomePage Torna in cima Vai a fondo pagina Offline Jacker Uomo Membri Attivi avatar Registrato: Agosto 2004 Messaggi: 7573 Età: 37 Residenza: blank.gif Bassano del Grappa Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China Darsti ha scritto: Io ho avuto parecchie Epiphone cinesi e t'assicuro che non si rompono. Se ne hai avute PARECCHIE o le sfasciavi a fine live oppure forse non erano proprio resistentissime Io uso: plettro e dita #10 Ven 14 Dic, 2007 15:13 Jacker Invia Messaggio Privato Torna in cima Vai a fondo pagina Offline marcinkus Uomo Contributor Contributor avatar Registrato: Settembre 2004 Messaggi: 21814 Età: 37 Residenza: italia.png Palermo city Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China Il mio vecchio Peavey made in Korea dopo 14 anni ? ancora in ottime condizioni. Penso che vista la qualit? (ora non ? che suoni come il mio jazz americano) durer? altri 40 anni Io uso: plettro e dita ____________________ ric_logo_s ampeg_logo #11 Ven 14 Dic, 2007 15:46 marcinkus Invia Messaggio Privato Invia Email Torna in cima Vai a fondo pagina Offline Chaos Uomo Membri Attivi avatar Registrato: Settembre 2007 Messaggi: 211 Età: 41 Residenza: madagascar.png Nosy Iranja Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China a me ? piaciuta confrontando altre chitarre dello stesso prezzo (a parte le ibanez che non mi piacciono esteticamente, e conta people, voglio uno sguardo soddisfatto sul mio strumento) ma, qualcuno ce l'ha una epiphone made in china????? Ma premetto che non sono abituato ne pratico di chitarre magari prendo una cagata senza saperlo voglio fare chitarra epiphone sg + ampli fender che me la renda squillante al massimo, ho un compressore boss cs2 che uso x il basso chi sa come me la rende?..... Io uso: solo il plettro #12 Ven 14 Dic, 2007 16:56 Chaos Invia Messaggio Privato Torna in cima Vai a fondo pagina Offline marcinkus Uomo Contributor Contributor avatar Registrato: Settembre 2004 Messaggi: 21814 Età: 37 Residenza: italia.png Palermo city Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China Chaos, peraltro il CS-2 ? un pedale per chitarra... Io uso: plettro e dita ____________________ ric_logo_s ampeg_logo #13 Ven 14 Dic, 2007 17:24 marcinkus Invia Messaggio Privato Invia Email Torna in cima Vai a fondo pagina Offline LucaG Uomo Luca Girotti Contributor Contributor avatar Registrato: Novembre 2003 Messaggi: 4628 Età: 41 Residenza: uzbekistan.png Poggio a Caiano (PO) Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China Tutto vero. Oltretutto vorrei farvi notare una cosa... Gran parte del cosiddetto "Made in Japan" o "Made in Korea", ? in realt? merce realizzata in Cina da societ? dei rispettivi paesi. Lo so per esperienza diretta per quello che riguarda il mio settore (abbigliamento) ma anche per altri prodotti (ho visto personalmente in Cina la fabbrica di condizionatori di un noto marchio Coreano). La merce viene completamente realizzata in Cina, poi se ne va in Corea o in Giappone dove subisce minimi interventi (controllo qualit?, packaging, etc..). Il processo produttivo viene comunque realizzato con la supervisione di maestranze del paese d'origine e ovviamente con tutto il know-how necessario. Il che ? comunque una forte garanzia di qualit?. Non so se succede anche per gli strumenti, ma non mi stupirebbe. Io uso: plettro e dita ____________________ http://www.megabass.it/ http://forum.megabass.it/ http://wiki.megabass.it/ LucaG YouTube Channel Ekoes Il Comune Senso Del Rumore LucaG Blog #14 Ven 14 Dic, 2007 17:34 LucaG Invia Messaggio Privato HomePage Torna in cima Vai a fondo pagina Offline fabri74 Uomo Membri Attivi avatar Registrato: Gennaio 2007 Messaggi: 241 Età: 44 Residenza: sardinia.png Sardegna Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China Comprai circa tre anni e mezzo fa una chitarra acustica Ibanez per meno di ?200 made in Cina, ? una chitarra favolosa per quello che l'ho pagata, esiste tutt'ora e spero che possa suonare ancora per tanto tempo. Fidati, il made in Cina sar? una realt? sempre pi? presente nelle nostre vite, basta guardarsi intorno. Se la chitarra che hai preso suona bene e ti piace il resto conta poco Io uso: solo le dita #15 Sab 15 Dic, 2007 10:08 fabri74 Invia Messaggio Privato Torna in cima Vai a fondo pagina Offline Claudio Cardia Uomo Membri Attivi avatar Registrato: Novembre 2004 Messaggi: 1420 Età: 34 Residenza: spain.png Madrid Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China LucaG ha scritto: La merce viene completamente realizzata in Cina, poi se ne va in Corea o in Giappone dove subisce minimi interventi (controllo qualit?, packaging, etc..). E ci aggiungono il Made in... paese pi? figo. Succede la stessa cosa molto spesso anche per il tanto blasonato Made in Italy (vedi occhiali da sole, abbigliamento, etc..), giri 4 viti e via... Io uso: solo il plettro ____________________ Sono un giovane bassista in erba. #16 Sab 15 Dic, 2007 12:29 Claudio Cardia Invia Messaggio Privato HomePage Torna in cima Vai a fondo pagina Offline OMR Uomo OMAR Membri Attivi avatar Registrato: Mag 2006 Messaggi: 2088 Età: 37 Residenza: switzerland.png Ginevra (Svizzera) Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China Claudio Cardia ha scritto: E ci aggiungono il Made in... paese pi? figo. Succede la stessa cosa molto spesso anche per il tanto blasonato Made in Italy (vedi occhiali da sole, abbigliamento, etc..), giri 4 viti e via... Non ? proprio cos?. Dipende dalla percentuale. Se il prodotto ? stato fatto per tot % in un paese, allora ? made in X, se non arriva a quella soglia, allora ? made in Y in relazione al paese di da dove proviene. Io uso: plettro e dita ____________________ ?I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se pac-man avesse influenzato la nostra generazione, staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva? (Kristian Wilson, Nintendo Inc, 1989.) #17 Lun 17 Dic, 2007 00:39 OMR Invia Messaggio Privato HomePage Torna in cima Vai a fondo pagina Offline Chaos Uomo Membri Attivi avatar Registrato: Settembre 2007 Messaggi: 211 Età: 41 Residenza: madagascar.png Nosy Iranja Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China x la cronaca alla fine ho preso una estwood made in USA ad un ottimo prezzo e mi piace anche molto in generale, era in ballottaggio con una telecaster blade (dicono che sono favolose) ma costava un p? di +... la diavoletto epiphone made in cina la comprerei lo stesso 150 ? davvero un gran prezzo, ma vabbe so bassista! Io uso: solo il plettro #18 Gio 20 Dic, 2007 09:41 Chaos Invia Messaggio Privato Torna in cima Vai a fondo pagina Offline LucaG Uomo Luca Girotti Contributor Contributor avatar Registrato: Novembre 2003 Messaggi: 4628 Età: 41 Residenza: uzbekistan.png Poggio a Caiano (PO) Rispondi Citando Download Messaggio Messaggio Re: Chitarre Made In China OMR, Ti garantisco che l'abbigliamento "Made in Korea" e al 100% realizzato in Cina. I container arrivano in Korea e ripartono da li. Se poi su altri articoli ? diverso me ne sto zitto. Io uso: plettro e dita ____________________ http://www.megabass.it/ http://forum.megabass.it/ http://wiki.megabass.it/ LucaG YouTube Channel Ekoes Il Comune Senso Del Rumore LucaG Blog #19 Gio 20 Dic, 2007 09:57 LucaG Invia Messaggio Privato HomePage Torna in cima Vai a fondo pagina Mostra prima i messaggi di: [Tutti i messaggi] [Data__] [Crescente__] Vai Nuova Discussione Rispondi alla Discussione Pagina 1 di 1 Mostra Questo argomento è stato utile? 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Paul McCartney Bassi&Co. 21 Mer 10 Ott, 2007 11:43 Leggi gli ultimi Messaggi fede162162 No Nuovi Messaggi Provenienza...made In????AHSDOWN, Hartke jacks Ampli&Co. 21 Mer 19 Dic, 2007 18:07 Leggi gli ultimi Messaggi StudioBass No Nuovi Messaggi Tobias Killer B 5 made in USA jaco_pastorius Bassi&Co. 29 Dom 02 Mar, 2008 14:40 Leggi gli ultimi Messaggi difiancu No Nuovi Messaggi Plettri Home-made Supersimo BassBuilding© 18 Mar 26 Lug, 2011 23:04 Leggi gli ultimi Messaggi manu_me Home » Forum » Universo Megabass » Discussioni a 360° La data di oggi è Lun 31 Dic, 2018 11:52 • Tutti i fusi orari sono UTC + 1 Ora Precedente Argomenti Recenti Attiva versione KB Download Discussione Versione Stampabile Segnala via email Successivo Lista Permessi Lista Permessi Non puoi inserire nuovi Argomenti Non puoi rispondere ai Messaggi Non puoi modificare i tuoi Messaggi Non puoi cancellare i tuoi Messaggi Non puoi votare nei Sondaggi Non puoi allegare files Non puoi scaricare gli allegati Non puoi inserire eventi calendario [| ______________________________] Vai Powered by Icy Phoenix based on phpBB Visualizzazione Lo-Fi - Privacy Policy - Cookie Policy Tempo Generazione: 0.2611s (PHP: -66% SQL: 166%) SQL queries: 31 - Debug On - GZIP Abilitato Design by Mighty Gorgon Forum di AV Magazine > Home Theater & Audio multicanale > Diffusori ed altoparlanti MCH > Chi non è "made in China"? __________________________________________________________________ PDA Visualizza Versione Completa : Chi non è "made in China"? __________________________________________________________________ Akassios 17-02-2011, 12:19 Qualcuno mi sa dire quali delle principali case produttrici fabbricano interamente i loro diffusori in Europa o negli Usa? So che Canton, System Audio, Cambridge e Mordaunt Short (ad esempio) sono esclusivamente "made in Europe", mentre Kef e Wharfedale ormai sono diventate "gialle", ma le altre? Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!! __________________________________________________________________ andrea.illegal 17-02-2011, 21:13 ciao! anche le b&w dm 600 sono made in china! :( uffi __________________________________________________________________ antonio leone 17-02-2011, 21:15 non mi risultano che quelle aziende siano esclusivamente made in europe __________________________________________________________________ massimo821 17-02-2011, 21:51 Le mie Mordaunt Short serie Mezzo sono made in England __________________________________________________________________ andrea.illegal 17-02-2011, 22:03 mi sà che tutte le ditte costruiscono in china le casse entry level! no? __________________________________________________________________ zaragos 17-02-2011, 22:17 Le mie Mordaunt Short serie Mezzo sono made in England ....molte aziende producono in cina,poi magari mettono anche solo l'ultima vite in europa ,e ci mettono la scritta made in .....diversamente dalla realtà, ormai tutto è fatto in cina.... purtroppo __________________________________________________________________ Pistoccu 17-02-2011, 22:59 Non vorrei sbagliare ma Paradigm dovrebbe tuttora essere fatta in Canada __________________________________________________________________ Seba77 17-02-2011, 23:17 Focal made in France __________________________________________________________________ flyningeagle 18-02-2011, 00:32 le nostre amate focal sono only made in francia __________________________________________________________________ markko8 18-02-2011, 08:52 B&W CM i cabinet sono fatti in Cina, mentre i driver dovrebbero essere fatti in Inghilterra, ma non sono sicuro. Cabasse cabinet in Cina, driver in Francia. __________________________________________________________________ greco 18-02-2011, 09:34 Le Totem sono prodotte interamente in Canada. __________________________________________________________________ antonio leone 18-02-2011, 10:06 x Markko88 è proprio così __________________________________________________________________ Akassios 18-02-2011, 10:10 E' assolutamente falso che tutti producono in Cina. Ripeto: Canton, System Audio, Cambridge e Mordaunt Short hanno la fabbrica e la sede dell'azienda nel paese di origine e non hanno alcuno stabilimento in estremo oriente. Boston Acoustics ha la progettazione in Usa, ma tutta la manodopera in Malesia. Le Wharfedale vengono prodotte a Shenzen. Lo chiedo perché è pazzesco pagare prezzi al top sapendo che loro hanno ridotto di tre quarti le spese. Tra l'altro ho avuto una pessima esperienza personale: per lavoro ho dovuto acquistare un partita di 20 cuffie microfoniche AKG HSC 171 (ormai AKG è made in China) e - al di là dei mostruosi tempi di attesa - alcune ci sono arrivate senza cavi! Non vi dico cosa abbiamo dovuto fare per farli arrivare dalla Cina... Altre case che producono in Europa o negli Usa? Grazieeeeeeeeeeeee!! __________________________________________________________________ antonio leone 18-02-2011, 10:54 Insisti senza documentarti secondo me......il primo a caso..... http://www.cambridgeaudio.com/assets/documents/650BD-rear.jpg __________________________________________________________________ andrea.illegal 18-02-2011, 11:01 haha! in pratica tutti producono in china! chi tutto il prodotto chi quasi tutto! che disastro! e qui chiudono le fabbriche! e la roba costa sempre di più! e si rompe prima! :( __________________________________________________________________ antonio leone 18-02-2011, 11:19 in Cina, le grandi aziende, quelle vere, ci vanno con le proprie strutture in primis per penetrare nei mercati emergenti dove ci sono 2,5 miliardi di potenziali consumatori contro 500 milioni di potenziali esauriti negli acquisti visto che hanno un pò tutti tutto __________________________________________________________________ Akassios 18-02-2011, 11:27 Cosa c'entra un lettore BD? Ti sei accorto che questo è il forum dedicato agli speaker e che nella mia domanda parlavo di diffusori? A volte basta leggere con attenzione prima di essere scortese con gli altri utenti del forum. I diffusori Cambridge (S-Series per capirci) non sono prodotti in oriente. Non è vero che tutti producono in Cina. __________________________________________________________________ Akassios 18-02-2011, 11:35 E' possibile tornare alla domanda iniziale ed evitare off-topic? Sapete oltre ai marchi che ho segnalato chi produce diffusori in Europa? B&W produce interamente in UK sia la serie Nautilus che la serie 800. Tutte le altre sono progettate in UK, ma prodotte in Cina. Il fatto che le serie più prestigiose vengano prodotte in Europa dovrebbe far riflettere... __________________________________________________________________ grezzo72 18-02-2011, 12:35 quoto Antonio Leone! produrre in cina non è necessariamente sinonimo di cattiva qualità.....sui costi potremmo stare qui a parlare all'infinito ma senza vedere i bilanci di queste società non si può capire il perchè di questa scelta!;) comunque: NEAT sono prodotte totalmente in UK, paradigm totalmente in canada, e se non vado errato chario, sonus faber e zingali sono prodotte interamente in Italia __________________________________________________________________ antonio leone 18-02-2011, 12:54 questo . I diffusori Cambridge (S-Series per capirci) non sono prodotti in oriente. Non è vero che tutti producono in Cina. il sub....per esempio....è made in China....tanto per citarne un altro a volo Comunque dietro ai diffusori c'è scritto Designed in England e non manufactured il chè la dice già ababstanza lunga.......poi non è un'azienda di diffusori quindi non farebbe neppure testo più di tanto;) __________________________________________________________________ petshopboy 18-02-2011, 13:20 Ogni diffusore è realizzato interamente a mano ed in numero limitatissimo. Anche i meno costosi. Progettati da un ingegnere italiano trasferitosi a Praga nel 1995. Non sono una industria e non vogliono diventarlo. 100% Handmade in Czech Republic. www.xavian.cz __________________________________________________________________ Akassios 18-02-2011, 14:10 il sub....per esempio....è made in China....tanto per citarne un altro a volo Comunque dietro ai diffusori c'è scritto Designed in England e non manufactured il chè la dice già ababstanza lunga.......poi non è un'azienda di diffusori quindi non farebbe neppure testo più di tanto;) Ancora? Sto parlando di diffusori! Il sub non mi interessa. Ripeto, la S-series non è prodotta in oriente. E che vuol dire che non è un'azienda di diffusori? Nel mio topic chiedo se c'è qualcuno che conosce aziende che producono diffusori NON made in China semplicemente perché non mi va di pagare prezzi europei a chi produce a basso costo e a bassa qualità (altrimenti non si spiega perché i prodotti di alta qualità continuano a produrli in Europa come fa B&W). Senza poi ragionare delle garanzie sociali che ha chi produce in Uk rispetto a chi produce in Cina, ma questo è off-topic. Possiamo ritornare all'argomento? Grazie. __________________________________________________________________ Akassios 18-02-2011, 14:13 Ogni diffusore è realizzato interamente a mano ed in numero limitatissimo. Anche i meno costosi. Progettati da un ingegnere italiano trasferitosi a Praga nel 1995. Non sono una industria e non vogliono diventarlo. 100% Handmade in Czech Republic. www.xavian.cz Cazzarola, bellissime! Grazie! Gli scrivo per sapere se e dove si possono sentire a Roma. __________________________________________________________________ petshopboy 18-02-2011, 14:24 bellissime! Grazie! Gli scrivo per sapere se e dove si possono sentire a Roma. Purtroppo per ora le puoi ascoltare solo a Milano, qui: http://www.spinelliht.com/index.php?main_page=index&manufacturers_id=77 Nessun altro le ha in Italia. Come ti dicevo la produzione e quindi la distribuzione è limitatissima. Su AF Digitale di ottobre trovi una prova molto lusinghiera dei diffusori Xavian Duetto, che posseggo con estrema soddisfazione. Se vuoi saperne di più contattami con un PM. __________________________________________________________________ Akassios 18-02-2011, 18:25 Per avere un'idea, di che fascia di prezzo stiamo parlando? Certo che andare a Milano a comprare delle casse... __________________________________________________________________ petshopboy 18-02-2011, 19:44 se clicchi sul link del mio msg precedente vedrai anche i prezzi __________________________________________________________________ Goldino 18-02-2011, 21:23 bellissime le xavian, io ti suggerirei anche le audel che esteticamente sono stupende, made in italy e vero legno.. __________________________________________________________________ petshopboy 18-02-2011, 21:49 tanto per far notare le rifiniture, con scritto a mano il nome dell'operatore che le costruite ed il numero di serie. roba d'altri tempi http://i51.tinypic.com/2q1rjh1.jpg __________________________________________________________________ zaragos 18-02-2011, 23:16 Ancora? Sto parlando di diffusori! Il sub non mi interessa. Ripeto, la S-series non è prodotta in oriente. E che vuol dire che non è un'azienda di diffusori? Nel mio topic chiedo se c'è qualcuno che conosce aziende che producono diffusori NON made in China sub = diffusore. comunque se esiste ancora un'azienda che produce nel ''paese di origine'' usa comunque al 99 % componenti che provengono da paesi dove la manodopera costa meno. ps.vedi fiat.anche la romania è in europa,quindi per te un prodotto non cinese vale l'altro? poi ripeto la legge del ''made in''è facilmente aggirabile,perchè basta l'ultimo assemblaggio in Italia (ipotesi) ed il prodotto diventa Italiano, __________________________________________________________________ antonio leone 19-02-2011, 10:26 nei paesi come l'europa o il jap ci restano o le produzioni high level o le aziende che al massimo producono e possono vendere 100 casse al mese...se le vendono pure Sarebbe bello sapere di preciso dove le fanno queste serie S........cambridge __________________________________________________________________ nano70 19-02-2011, 11:04 E' assolutamente falso che tutti producono in Cina. Ripeto: Cambridge hanno la fabbrica e la sede dell'azienda nel paese di origine e non hanno alcuno stabilimento in estremo oriente. Mi spiace ma Cambridge produce in Cina. Così come Arcam, Nad, Rotel, Kef, B&W. Exposure è 100% inglese, Dali, Dynaudio e System Audio sono 100% danesi, Focal è 100% francese, Linn 100% scozzese, Totem 100% canadese. Anche i marchi nostrani sono 100% italiani come Sonus Faber o Chario per fare un paio di nomi. Quello che mi ha fatto scendere un pò la catena è Krell che ha iniziato a fare qualcosa in Cina (roba da matti!!!). :( __________________________________________________________________ mbmf 19-02-2011, 11:05 Paradigm dovrebbe tuttora essere fatta in Canada Confermo sul mio Sub c'è riportato made in Canada... __________________________________________________________________ Akassios 19-02-2011, 11:57 Ho visto, grazie! __________________________________________________________________ Akassios 19-02-2011, 12:14 Sub=basso, non diffusore. In questo topic vorrei che si parlasse di casse, grazie. Quindi zaragos mi stai dicendo che il cabinet in legno della 800 Series Bowers & Wilkins viene dalla Cina? Accidenti... __________________________________________________________________ zaragos 19-02-2011, 13:26 Quindi zaragos mi stai dicendo che il cabinet in legno della 800 Series Bowers & Wilkins viene dalla Cina? Accidenti... :what: io ti ho detto questo? :confused: io ho solo detto che funziona così ...magari arriva tutto dalla cina,poi le assemblano li..chi lo può sapere? nell'abbigliamento funziona così..i marchi più prestigiosi , quelli che si fanno pagare una camicia + di 1000 con la scritta made in italy,di italiano hanno solo l'ultimo bottone,e questo telo posso garantire !visto che ci sono stato dentro, in tutti i campi penso sia uguale,dai diffusori a tutto.. __________________________________________________________________ Nordata 19-02-2011, 13:30 Discussione che mi sembra abbastanza surreale. Per prima cosa, basarsi su cosa c'è scritto sulla famigerata targhetta non vuol dire molto, come è già stato fatto notare basta una minima finitura fatta nel Paese di arrivo per giustificare l'automatica "nazionalizzazione" del prodotto stesso. A parte questi estremi, non infrequenti, si badi bene, nessuno può poi dire dove siano realizzati i singoli componenti, nel caso di un "diffusore" (per precisione, anche un sub è un diffusore) ci può essere il mobile, i singoli altoparlanti, il crossover (in toto o come i singoli componenti, dove saranno mai realizzati i condensatori o le bobine?). Escluse le piccole o piccolissime ditte quasi artigianali, tutte le altre, bene o male, ricadono in una delle ipotesi fatte prima e non c'è modo di saperlo se non scrivendo alla ditta stessa chiedendo conto dell'origine dei singoli componenti (dite che vi rispondono? E se vi rispondono saranno forse non bugie, ma verità con riserve mentali? :D). Detto tutto questo, vengo al nocciolo della questione: il diffusore è "costruito" in Cina, bene, è allora? Non è che quando lo collego tutti i brani escono automaticamente cantati in cinese, no, rimangono gli stessi incisi sul CD/DVD/Vinile, non cambia nulla. La qualità? Ma per piacere! Smettiamola con il luoghi comuni ormai superati, non ci si deve sempre limitare al paragone con i mercatini pieni di paccottaglia che ormai si trovano sempre più frequentemente nelle città (e dove compro regolarmente le lampadine per la mia auto, durano esattamente come le "originali" e costano un terzo). Il fatto che sia costruito in Cina non significa che un oggetto sia automaticamente scadente, privo di qualità, di durata limitata e, magari, anche pericoloso. Ci sono anche questi prodotti, ci sono gli orologi da 2 EUR pila di ricambio compresa, ma ci sono ampli di classe elevata, così come altri prodotti. Se una ditta di gran nome fa realizzare, su proprio progetto, in Cina lo fa solo per risparmiare, ma non sulla qualità, ne va del suo buon nome. Per non parlare del fatto che ci sono ditte, grosse ditte, cinesi specializzate in particolari rami che progettano in proprio un prodotto e poi lo vendono ai vari marchi e si tratta di prodotti validissimi, anche costosi, altro che paccottaglia. In Giappone hanno iniziato così un po' dopo la seconda guerra mondiale, costruendo paccottaglia a poco prezzo, poi costruendo per altri ed ora realizzando in proprio, per non parlare di Taiwan e del mondo dell'informatica, non credo che qualcuno si rifiuti di comprare un PC made in Taiwan e lo voglia assolutamente made in USA, mi sembra che anche Apple faccia costruire qua e là (una CPU prodotta in Malesia, ma scherziamo? La voglio fatta in USA). Per non parlare della Corea (che orrore, un TV coreano! :D). Ripeto: è fatto in Cina? Bene, l'ìmportante è che sia fatto bene. Non è che se un prodotto è costruito in Inghilterra, Italia, Francia è sicuramente fatto meglio, ci sono tanti prodotti italiani, anche nel nostro settore, che non comprerei neanche a prezzo scontatissimo. Ultima cosa, ma forse la più importante: io, se devo scegliere un diffusore (o un qualsiasi altro componente A/V) lo ascolto, non vado a leggere la targhetta, non metto come primo parametro nella scelta che sia fatto "non in Cina", poichè la cosa non ha alcuna influenza sul risultato finale. Ciao __________________________________________________________________ AxelCruise 19-02-2011, 13:44 Indiana Line costruisce qui, o meglio la produzione dei mobili per l'alloggiamento degli speaker è con tutta probabilità un prodotto orientale ma l'assemblaggio e la costruzione del diffusore è in mano alla "coral electronic di rivoli" ... non è un marchio blasonato come le prestigiose Cambridge, Canton, Focal e altri ma si parla pur sempre di made in Italy e c'è da sottolineare che seppur non si pongano in segmenti da riferimento i loro prodotti sono alcuni dei migliori a livello di qualità prezzo! __________________________________________________________________ petshopboy 19-02-2011, 15:24 Indiana Line costruisce qui, o meglio la produzione dei mobili per l'alloggiamento degli speaker è con tutta probabilità un prodotto orientale ma l'assemblaggio e la costruzione del diffusore è in mano alla "coral electronic di Rivoli" ma si parla pur sempre di made in Italy guarda che anche le IL sono al 100% Made in China. un paio di anni fa vi fu anche un bella recensione su AF Digitale della linea completa serie TESI, sub woofer compreso dove fu messo in evidenza anche questo particolare. __________________________________________________________________ Akassios 19-02-2011, 15:37 Discussione che mi sembra abbastanza surreale. Per prima cosa, basarsi su cosa c'è scritto sulla famigerata targhetta non vuol dire molto, come è già stato fatto notare basta una minima finitura fatta nel Paese di arrivo per giustificare l'automatica "nazionalizzazione" del prodotto stesso... Ciao Bene, sono contento che tu abbia perso del tempo per recensire il mio topic. Sono anche contento che tu mi abbia detto qual è il tuo modo di scegliere un diffusore. Il tutto per affermare quanto mi sembra abbastanza surreale e off-topic la tua risposta. Ringrazio invece chi sta rimanendo in-topic e mi sta dando molti spunti per scegliere. La domanda è sempre la stessa: chi produce ancora diffusori in Europa o negli Usa? Ripeto, è assolutamente falso (e anche vagamente diffamatorio...) che non ci sia più chi produce solo in Europa o negli Usa. __________________________________________________________________ kaneda4 19-02-2011, 15:43 Concordo con quanto scrive Nordata, discussione abbastanza surreale :eek: Il mio Sunfire è assemblato in Cina che faccio lo butto ? :D __________________________________________________________________ Akassios 19-02-2011, 15:54 :what: io ti ho detto questo? :confused: io ho solo detto che funziona così ...magari arriva tutto dalla cina,poi le assemblano li..chi lo può sapere? nell'abbigliamento funziona così..i marchi più prestigiosi , quelli che si fanno pagare una camicia + di 1000 con la scritta made in italy,di italiano hanno solo l'ultimo bottone,e questo telo posso garantire !visto che ci sono stato dentro, in tutti i campi penso sia uguale,dai diffusori a tutto.. Sì, hai detto proprio questo. Cito: "Comunque se esiste ancora un'azienda che produce nel ''paese di origine'' usa comunque al 99 % componenti che provengono da paesi dove la manodopera costa meno". Quindi mi stai dicendo che il cabinet in legno (cioè ben più dell'1% di un diffusore) della 800 Series di B&W è fatto in Cina? Peccato che il collega che si occupa di P.R. e marketing della B&W mi abbia appena scritto che le Nautilus e le 800 Series sono INTERAMENTE prodotte a Worthing, nel West Sussex. Mi chiedo (e vado anch'io off-topic, ma sembra sia una moda in questo forum), come mai il top di gamma viene prodotto qui e il resto in Cina? Non sarà mica che il livello di qualità di qui sia superiore a quello cinese? Naaaaaaaaaaaaaaaa!!! Amico mio, lavoro da 10 anni nella moda. E' pieno di aziende che producono in Italia, come è pieno di aziende che non lo fanno. Ora i controlli sono rigidissimi e severissimi e stai tranquillo che nell'haute couture se c'è scritto "made in italy" vuol dire che quel capo è fatto qui. Qualche anno fa non era così e su questo hai ragione, ma ora le multe fioccano. Le mie camicie le faccio fare a mano in un laboratorio in cui conosco personalmente (e la vedo anche all'opera) la sarta che mi fa la camicia. Vorrei fare altrettanto per le casse, tutto qui. Posso o disturbo? __________________________________________________________________ Akassios 19-02-2011, 15:56 Concordo con quanto scrive Nordata, discussione abbastanza surreale :eek: Il mio Sunfire è assemblato in Cina che faccio lo butto ? :D Fai quello che vuoi, onestamente non mi interessa. Il topic fa una domanda precisa, se ti va puoi rispondere alla domanda posta nel topic, altrimenti puoi ignorare e passare avanti. Nessuno sta dando giudizi su ciò che fanno gli altri, vorrei però essere libero di fare quello che mi pare con ciò che è mio. __________________________________________________________________ Akassios 19-02-2011, 16:01 bellissime le xavian, io ti suggerirei anche le audel che esteticamente sono stupende, made in italy e vero legno.. WOW, pazzesche le Audel!!!!!!!!!!!!!! Certo che come prezzo siamo un po' su... __________________________________________________________________ kaneda4 19-02-2011, 16:06 Mah... a me sembra di aver dato il mio contributo dicendoti che il mio Sunfire è assemblato in Cina, vai per esclusione ed otterrai comunque il risultato da te chiesto, pertanto non mi sembra di essere OFF TOPIC :D Continuo a ritenere sterile la discussione per quanto detto da molti e cioè che è impossibile capire se un diffusore è totalmente costruito in Italia (o in europa) perchè potrebbe aver concluso la fase finale in un paese pur essendo assemblato quasi completamente in un altro :rolleyes: __________________________________________________________________ Akassios 19-02-2011, 16:17 Mah... a me sembra di aver dato il mio contributo dicendoti che il mio Sunfire è assemblato in Cina, vai per esclusione ed otterrai comunque il risultato da te chiesto, pertanto non mi sembra di essere OFF TOPIC :D Continuo a ritenere sterile la discussione per quanto detto da molti e cioè che è impossibile capire se un diffusore è totalmente costruito in Italia (o in europa) perchè potrebbe aver concluso la fase finale in un paese pur essendo assemblato quasi completamente in un altro :rolleyes: Se per "tuo Sunfire" parli di un ampli, sei off-topic perché questo è il forum sui diffusori e la mia domanda è sui diffusori. Sapere che tu ritenga sterile la discussione, non aggiunge nulla a quanto richiesto nel topic e dunque è off topic. E' come se ti dicessi che non mi piace il tuo avatar o che usi troppe congiunzioni. Se non ti piace il topic, perché sei ancora qui a leggere? Vorrei risposte e non giudizi estetici sulla mia domanda. Ti ripeto: non è vero che sia impossibile sapere dove è prodotto un diffusore e se leggi tutti i post, troverai molti esempi. Basta volerlo. Magari non ti interessa, ma a me interessa e questo topic l'ho aperto proprio per questo. Poi se uno ha un dubbio, basta mandare una bella email e ti diranno tutto sui loro prodotti, come ho già fatto con molti. Ti rispondono entro 12 ore e sono sincerissimi. Un consiglio: magari potresti aprire un topic del tipo: "Perché chiedersi se le casse sono prodotte in Cina? Tanto è uguale.". Giuro che se lo farai, non verrò ad ammorbarti con le mie noiose, sterili, surreali, minoritarie, irrilevanti opinioni contrarie. ;) __________________________________________________________________ tsq1to 19-02-2011, 18:42 ... Ripeto: è fatto in Cina? Bene, l'ìmportante è che sia fatto bene... Non è che se un prodotto è costruito in Inghilterra, Italia, Francia è sicuramente fatto meglio,.... Verissimo, purtroppo per la nostra forza-lavoro. Cina e poi India, Brasile e chissà quanti altri: Decathlon, Ikea, tutte le multinazionali commerciali prosperano nel Mercato Globale. Noi stessi cerchiamo sempre il prodotto con il miglior rapporto qualità/prezzo, o no? __________________________________________________________________ Nordata 20-02-2011, 01:38 @ Akassios Le quotature andrebbero fatte solo quando le stesse siano effettivamente necessarie (per evitare fraintendimenti, per far capire a quale parte di un lungo messaggio si sta rispondendo). Quotare, per di più integralmente, come hai fatto tu il messaggio appena prima del proprio è cosa assolutamente inutile e, pertanto, non necessaria (recquisto primo per poter fare una quotatura) Sei pertanto pregato di prestare maggiore attenzione al regolamento. Altra cosa, mi sembra che il tuo modo di porti nei confronti degli altri utenti possa essere dare origine a flame, pertanto dovresti cercare di smorzare un po' i toni, non come è avvenuto in alcune delle tue risposte. Se poi uno o più messaggi sono OT lo stabilirà lo Staff. Sino ad ora mi sembra però che se oltre a fornire uno sterile elenco di nomi si spiegano anche le ragioni ala base di una certa scelta, per giustificarla o contestarla, sia cosa che torni tutto a vantaggio degli iscritti o di chi voglia apprendere nuove nozioni, scopo fondamentale di un forum. Ciao __________________________________________________________________ scubi 20-02-2011, 11:07 Decathlon, Ikea, tutte le multinazionali commerciali prosperano nel Mercato Globale. Noi stessi cerchiamo sempre il prodotto con il miglior rapporto qualità/prezzo, o no? Alt! Hai elencato due marchi da 5...molto popolari e per un target di clientela molto basso.;) Se compro un capo di Gucci, pretendo che sia fatto in Italia e da manine esperte; se compro un divano di B&B, pretendo che sia "artigianale" e fatto da maestri mobilieri.;) Passando ai diffusori: se spendo 200 per una coppia di casse, so perfettamente che vado in contro ad un prodotto low-profile(con tutti gli annessi e connessi del caso); per contro, se compro la serie 800 di B&W, pretendo che sull'intero diffusore ci sia la mano dell'ebanista, e non solo, inglese.;) Il punto e' proprio questo: il target a cui si riferisce il prodotto. P.s.: Sonus Faber 100% Made in italy __________________________________________________________________ Akassios 20-02-2011, 11:24 Ti ringrazio per aver capito perfettamente lo spirito del mio topic. E' solo questione di aspettative e di dove vanno a finire i miei soldi. __________________________________________________________________ Akassios 20-02-2011, 11:40 @ Akassios Altra cosa, mi sembra che il tuo modo di porti nei confronti degli altri utenti possa essere dare origine a flame, pertanto dovresti cercare di smorzare un po' i toni, non come è avvenuto in alcune delle tue risposte. Se poi uno o più messaggi sono OT lo stabilirà lo Staff. Sino ad ora mi sembra però che se oltre a fornire uno sterile elenco di nomi si spiegano anche le ragioni ala base di una certa scelta, per giustificarla o contestarla, sia cosa che torni tutto a vantaggio degli iscritti o di chi voglia apprendere nuove nozioni, scopo fondamentale di un forum. Ciao Se una cosa PER ME è off-topic non lo stabilisce lo staff. Lo staff può far rispettare le regole, non stabilire cosa io debba pensare. Senza poi dimenticare la regola 2f della Netiquette che sicuramente conoscerai molto meglio di me. Parlare di geopolitica applicata alla Cina in un topic in cui si chiede solamente il nome di qualche casa che produce diffusori in Europa o Usa è secondo me "divagare", anche se lo fa un moderatore. Non credo che esso sia sopra le regole, o sbaglio? Parlando di flame, come mai non sei intervenuto quando un utente mi ha scritto: "Insisti senza documentarti secondo me..."? Ti sei reso conto che nell'esordio del tuo primo post hai scritto: "Discussione che mi sembra abbastanza surreale"? Ti sembra modo educato di esordire nei confronti di un utente che non conosci? Prova a farlo per strada con uno sconosciuto e fammi sapere la reazione. Tu per me sei uno sconosciuto, dunque... Inoltre, non hai pensato che ho aperto questo topic proprio per avere "Uno sterile elenco di nomi" che per me non è affatto sterile? La sensazione è che tu voglia dirmi cosa devo pensare, cosa devo chiedere e dunque cosa devo ottenere dalle mie richieste. Nelle regole del forum non è previsto che ti debbano piacere tutti i post. Magari il mio topic è stupido, ma è assolutamente conferente con la "mission" del forum e come moderatore penso che dovrebbe essere solo questa la tua unica missione, quella di veder soddisfatti gli utenti di questo forum. Molti utenti mi hanno già risposto senza andare off-topic dandomi una mano nella scelta dei miei nuovi diffusori. Questa è un'ottima cosa per me e per il forum, perché vuol dire che funziona. Se il mio topic si riempirà di - queste sì - sterili discussioni di geopolitica, esse serviranno solo per tenere alla larga chi magari voleva o poteva rispondere alla mia domanda originale. Spero con questo di aver chiuso ogni sterile polemica. Again: c'è qualcuno che ha in mente altre case (oltre a quelle già segnalate) che producono diffusori interamente in Europa o negli U.S.A.? Grazieeeeeeeeeeeeeee!! __________________________________________________________________ massimo821 20-02-2011, 11:47 Servirebbe anche una riflessione più generale su dove vanno a finire i nostri soldi? Non sarebbe meglio spenderli in prodotti Italiani o almeno Europei? E' giusto andare nei negozzi Hi-fi e strassarli con ore di ascolti e poi acquistare sul web per risparmiare pochi euro? A volte qualche euro in più grantisce il lavoro di qualche persona in più.......e alla lunga,nei grandi numeri garantisce anche il nostro lavoro. Accidenti che discordo serio :D , scusate una semplice riflessione! __________________________________________________________________ scubi 20-02-2011, 11:59 Non sarebbe meglio spenderli in prodotti Italiani o almeno Europei? Per quanto riguarda me, e' la prima cosa che faccio: 1- Italia 2- Europa/Usa Se proprio e' impossibile pescare in questi mercati, mi arrendo.:( E' giusto andare nei negozzi Hi-fi e strassarli con ore di ascolti e poi acquistare sul web per risparmiare pochi euro? Se parli di giustizia, ti rispondo di si.;) Se chiedi se e' etico farlo, ti rispondo di no.;) Se acquisti sul web, solitamente non lo fai per pochi euro...;) @Akassios: specifica il senso della tua domanda...rendi più palese il tuo pensiero.:D ;) __________________________________________________________________ Akassios 20-02-2011, 12:10 @Akassios: specifica il senso della tua domanda...rendi più palese il tuo pensiero.:D ;) Lo hai già fatto te perfettamente, non avrei saputo fare di meglio. Voglio acquistare dei diffusori prodotti in Europa o negli Usa e voglio sapere esattamente dove vanno a finire i miei soldi. Quando acquisti un diffusore di buona/ottima qualità, compri anche l'esperienza e la tradizione del marchio stesso e dunque pretendo che se il brand si fa vanto della tradizione (e il vanto ha un prezzo), produca tradizionalmente nel paese di origine. Tutti sono liberi di scaraventare i loro soldi dove vogliono e se vi piace cinese buon per voi. A me no, ecco perché vorrei sapere quali case producono ancora da noi, tutto qui. __________________________________________________________________ TaxassiNation 20-02-2011, 12:13 c'è qualcuno che ha in mente altre case (oltre a quelle già segnalate) che producono diffusori interamente in Europa o negli U.S.A.? Acapella (http://www.acapella.de/en/index.php) Audio Arts Handmade in Germany. Interessante il Plasma Tweeter ION TW 1S (http://www.plasmatweeter.de/acapella.htm). __________________________________________________________________ scubi 20-02-2011, 12:18 Per restare in Italia: Diapason Rosso Fiorentino. __________________________________________________________________ kaneda4 20-02-2011, 12:22 Tutti sono liberi di scaraventare i loro soldi dove vogliono e se vi piace cinese buon per voi. Mah......:D se l'assemblaggio di un determinato componente avviene con mani cinesi o irlandesi che ti cambia il suono ? Ovvio che è la serietà del produttore e la classe stessa di appartenenza che fanno la differenza. Se parliamo di opere d'arte da 5000 ha un senso che sia l'ebanista che segua il lavoro dall'inizio alla fine ma se parliamo di prodotti consumer li voglio vedere 1500 ebanisti che stanno li a verificare che la fresatura o l'incollaggio sia a regola d'arte...e poi magari riescono pure a farti un prezzaccio di 600 sul diffusore :D Il discorso così come è impostato non porta a risposte centrate, si divaga troppo e non si arriva a nulla. (secondo il mio umile pensiero..) __________________________________________________________________ Nordata 20-02-2011, 12:38 o staff può far rispettare le regoleSu questo hai perfettamente ragione. Imfatti, proprio perchè devo far rispettare le regole, il tuo account è sospeso. Ti rammento che quando ti sei iscritto al forum ti è stato chiesto di leggere il regolamento e di accettarlo, cosa che tu hai espressamente dichiarato di avere fatto. Requisito per la tua riattivazione sarà la spiegazione, tramite MP, del perchè, pur avendo dichiarato di accettare il regolamento, lo hai violato (ed in maniera abbastanza grave), nonchè l'esatta indicazione delle regole violate e la dichiarazione formale a non violare più il regolamento suddetto. Qualsiasi altra comunicazione non inerente a quanto richiesto sarà considerata spam e trattata di conseguenza. Ciao __________________________________________________________________ massimo821 21-02-2011, 09:25 l'assemblaggio di un determinato componente avviene con mani cinesi o irlandesi che ti cambia il suono ? Anche se l'assemblaggio in cina non pregiudica la qualità del suono, credo sia comunque importante capire dove vanno i nostri soldi per le ragioni già elencate. __________________________________________________________________ kaneda4 21-02-2011, 11:05 Si ma come detto prima, come fai a fare un elenco dei componenti assemblati in Cina e non, potremmo parlare del solo ap made in Cina pur avendo un diffusore completamente assemblato in Italia, il xover idem, i componenti stessi dei xover...insomma è pura utopia...una fissazione e basta. La stessa peerless adesso ha manodopera Cinese e chi conosce i peerless sa che equipaggiano diffusori di assoluto rilievo e molti Italianissimi dal progetto all'assemblaggio ;) __________________________________________________________________ massimo821 22-02-2011, 22:27 nel dubbio chi ha fabbriche in Italia sicuramente un po' di lavoro lo porta...... __________________________________________________________________ leons76 24-02-2011, 09:52 Scusate ma le JBL dove le fanno?:rolleyes: __________________________________________________________________ Powered by vBulletin® Version 4.2.3 Copyright © 2018 vBulletin Solutions, Inc. All rights reserved. #alternate alternate Abiti da sposa made in china - Forum Moda nozze Area Aziende Matrimonio * Le mie nozze * Ricevimento * Fornitori * Sposa * Sposo * Abiti * Idee nozze * Community Accedi Registrati * Matrimonio Community Moda nozze Topic Abiti da sposa made in china ____________________ F Sposa Novella Aprile 2017 Roma Abiti da sposa made in china FrancyAnto, il 26 Ottobre 2016 alle 13:03 Pubblicato in Moda nozze 11 Rispondi * Segnala Salve, volevo segnalare una cosa molto triste che avevo notato girando per negozi che lavorano su grandi marchi importati. Ho notato che parecchi modelli come Luna Novias o Just for you per citarne alcuni sono Made in China. Considerando che la cifra da spendere è comunque notevole, credo sia il caso di guardare con attenzione le etichette degli abiti, anche se in alcuni negozi le commesse cercando di ostacolare questa osservazione. A questo punto credo che comprerò molto probabilmente il mio abito in una sartoria, optando per il nostro made in Italy, e spero che molte future sposine considerino questa scelta, supportando l'operosità e la bravura delle nostre sarte locali. * Segnala Condividi su: ____________________


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Se vuoi un abito sartoriale, dai un'occhiata a quelle presenti tra i nostri fornitori: Abiti da sposa Roma Un abbraccio + Rispondi * Livy Sposa VIP Settembre 2017 Padova Livy · Il 27 Ottobre 2016 alle 12:16 + Segnala Grazie [smiley_smile.png] ho voluto una cosa semplice e leggera [smiley_smile.png] + Rispondi * Sabrina Sposa Precisa Maggio 2018 Agrigento Sabrina · Il 27 Ottobre 2016 alle 12:04 + Segnala Wow sembra bellissmo e raffinato [smiley_smile.png] + Rispondi * Livy Sposa VIP Settembre 2017 Padova Livy · Il 26 Ottobre 2016 alle 18:08 + Segnala Purtroppo non ho foto perché avendolo pensato io verrà creato direttamente in sartoria ma posso spiegarvi come sarà..il taglio dell'abito è scivolato, la base dell'abito sarà in raso ma sarà rivestito di chiffon..sopra lo scollo avrà un tulle bianco molto leggero e proseguirà anche sulle maniche..sarà chiuso con dei bottoni in strass che proseguiranno solo scollo e saranno ripresi sulle maniche..inoltre dalle spalle verrà agganciato un mantello con strascico completamente in chiffon..quando sarà pronto metterò senz'altro una foto [smiley_smile.png] + Rispondi * Sabrina Sposa Precisa Maggio 2018 Agrigento Sabrina · Il 26 Ottobre 2016 alle 15:38 + Segnala Ciao Alice ce la fai vedere una fotina? + Rispondi * Livy Sposa VIP Settembre 2017 Padova Livy · Il 26 Ottobre 2016 alle 14:22 + Segnala Ciao, io ho scelto il mio abito circa un mese fa e mi sono affidata ad una sartoria che realizza abiti su misura, scegliendo le stoffe assieme alle sarte..è vero che realizzandolo su misura non vedi l'abito finché non sarà finito ma sono rimasta molto soddisfatta..devo dire che comunque anche utilizzando stoffe di alta qualità e strass il prezzo è rimasto al di sotto dei 1500 euro.. + Rispondi * Veronica Sposa Master Agosto 2017 Cagliari Veronica · Il 26 Ottobre 2016 alle 14:13 + Segnala Ormai quasi tutta l'industria tessile,come altre, è made in China :/ purtroppo bisogna indagare sulla qualità effettiva del prodotto :qualità delle stoffe,fattura dell'abito,ecc. Non sempre made in Italy è sinonimo di qualità, ma sicuramente qui abbiamo molti più controlli sulle produzioni (fibre,coloranti,trattamenti e altre cose), rispetto a molti altri stati [smiley_smile.png] parlo da sarta costumista quindi è il mio campo [smiley_smile.png] + Rispondi * F Sposa Novella Aprile 2017 Roma FrancyAnto · Il 26 Ottobre 2016 alle 14:09 + Segnala E' questione di scelta, ognuno opta per quello che ritiene più idoneo per se. Riflettevo sul fatto che a parità di prezzo o con lievi differenze personalmente opterei per quello che viene realizzato qui, con la possibilità di poter scegliere tessuti e quant'altro, piuttosto che prendersi un capo così come viene dalla cina (e per il quale in alcuni negozi ti danno anche il tempo massimo per ordinare perchè poi bisogna aspettare 3 mesi che il capo arrivi in italia). Poi è questione di gusti. Suggerivo soltanto di farci caso alle etichette e rapportare quello che si sta comprando con la cifra che si sta spendendo, perchè da un primo giro di negozio ho notato una certa reticenza nel mostrare le etichette degli abiti e anche una fretta da parte delle commesse nel chiudere l'ordine. + Rispondi * Alessia Sposa Master Settembre 2017 Roma Alessia · Il 26 Ottobre 2016 alle 13:28 + Segnala Infatti bisognerebbe andare a fondo per vedere la stoffa da dove arriva.. ormai è tutto made in China. . [smiley_winking.png] io ci ho fatto caso un giorno coj i vestiti di mia figlia... chicco prenatal oviesse. . Tutto made in China l Thailandia o via dicendo.. il discorso deve essere più approfondito. . Poi se preferisci andare da una sarta hai tutto il diritto di farlo [smiley_shame.png] + Rispondi * laura Sposa VIP Maggio 2017 Messina laura · Il 26 Ottobre 2016 alle 13:23 + Segnala T dirò ieri passando per una vetrina ho visto esposto un abito molto simile al mio. Guardandolo bene ho notato ke era una brutta imitazione del mio.perline attaccate quasi cadenti, l effetto luccichio scarsissimo e la stoffa orrenda. Qst credo sia il made in china che intendi tu. Premesso che io sono per il made in Italy qnd possibile.. Però l abito deve essere quello giusto per cui se lo trovi e t piace.. Non mi senti di dire a nessuno di rinunciarvi anche perché a sto punto non dovrebbero comprare nessun abito che non sia made in italy. + Rispondi * Antonella Sposa TOP Giugno 2018 Bari Antonella · Il 26 Ottobre 2016 alle 13:10 + Segnala Ciao FrancyAnto, io non credo che mada in china sia per forza sinonimo di scarsa qualita'. Anche I sarti cinesi sono bravi e se le stoffe sono di qualita' non vedo il problema... + Rispondi Rispondi a questo Topic ×


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