Made in China Napoletano

dal
21
Ott 2017
Sabato
 
 
al
22
Ott 2017
Domenica

COSTO BIGLIETTO: € 6 intero – € 5 ridotto

Regia: Simone Schettino
Durata: ’97
Nazionalità: ITA
Genere: Commedia

Vittorio Capece è il proprietario di un negozio di giocattoli che non vende più nulla perché di fronte a lui si è installato un concorrente cinese, Pask Lee, che gli porta via tutti i clienti vendendo “spazzatura” senza rilasciare scontrini. Furibondo contro il rivale, Vittorio si rivolge prima alla Banca Rella (sic) che gli nega qualsiasi aiuto, poi allo zio Antonio, contrabbandiere da generazioni, pronto ad inserire il nipote nel suo “giro d’affari”. Ma Vittorio “non è portato per l’illegalità” e rifiuta l’incarico offertogli dallo zio. Quando però Pask Lee passa il segno, Vittorio decide di rapinargli il negozio con l’aiuto della sua improbabile banda di amici, fra cui figurano un commercialista incapace, due anziani confezionatori di proverbi senza capo né coda, e un parassita che non pensa ad altro che a mangiare.
Ed è da questo spunto, ovvero la paura e la rabbia che la crescita della presenza cinese nel nostro Paese genera in molti concittadini, che prende le mosse la sceneggiatura di Made in China napoletano, ideata, scritta, diretta e interpretata dal comico Simone Schettino, membro del cast della trasmissione televisiva Made in Sud. Questa concentrazione di tutti i ruoli nelle mani di una sola persona, per di più esordiente al cinema, è la fonte dei molti problemi che gravano su una commedia surreale improbabile e stereotipata nelle sue numerose caratterizzazioni “etniche” (campane come cinesi). Il cast di supporto, che comprende commedianti di consumato mestiere come Maurizio Mattioli e Tosca D’Aquino, Rosaria D’Urso e Tommaso Bianco, non riesce a nobilitare un copione puerile e battute (spesso incomprensibili al di fuori dei confini campani) che sembrano più sketch da cabaret televisivo che dialoghi cinematografici.
L’unica carta spendibile è la regia di Schettino che, nel solco dei Manetti Bros e di una certa scuola napoletana contemporanea, fa leva sul genere per raccontare una realtà degradata e stralunata, e mostra un certo gusto fumettistico adatto a raccontare un mondo dalle (non)regole tutte sue. Ma la sola regia non basta a riscattare una storia davvero sgangherata e una serie di macchiette costantemente sopra le righe. Le scenografie e i costumi denunciano una scarsità di mezzi che poteva essere compensata solo da una genialità creativa purtroppo assente dall’insieme. E il cammeo di Elisabetta Gregoraci nei panni di Nunzia, la cameriera che ha un debole (ricambiato) per Vittorio, non è che la glassa decorativa su una torta purtroppo mal riuscita.

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