#Business Insider Italia » ‘Secchioni’ teneri e buffi? Non proprio: i nerd sono misogini, omofobi e razzisti Feed dei commenti Ho guidato tutte le Tesla. 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Non proprio: i nerd sono misogini, omofobi e razzisti * Michela De Biasio * 20/1/2019 6:00:36 AM 7128 [cast-big-bang-theory-619x368.jpg] Il cast di 'Big Bang theory'. La serie è stata più volte tacciata di maschilismo, Dal famosissimo film del 1984 “La rivincita dei Nerd” (“The Revenge of Nerds”) fino a serie cult come “Big Bang Theory” l’immagine che apparentemente ci è stata data dei membri di questa cultura è quella di adorable geek addicted, teneri ed esilaranti. Nella realtà, se si va ad approfondire la tematica, si trovano innumerevoli libri, articoli, podcast e video che spiegano come questa comunità viva invece un serio problema di violento maschilismo e razzismo. Nonostante pilastri della cultura nerd come “Il Signore degli Anelli” o “Star Trek” parlino di razze e culture differenti che si uniscono per distruggere forze totalitarie e perseguire la pace, e dipingano mondi in cui superare le proprie differenze perché siamo tutti uguali, se si vanno a leggere alcuni blog dedicati si troveranno polemiche e discussioni che vanno in senso totalmente contrario. Eroine femminili? Poche e scosciate Nei film in cui ci sono sia supereroi maschi che femmine queste ultime spesso sono in inferiorità numerica, o hanno un ruolo minore. Anche quando l’eroina o la villain è la protagonista principale, come Wonder Woman o Catwoman, ci si ritrova a guardare costumi che generalmente vanno a soddisfare maggiormente un pubblico maschile. In risposta all’impegno della Disney a promuovere la diversità e la parità di genere con eroine donne o eroi di colore in film come l’ultimo “Star Wars” o il nuovo “Gosthbusters”, sono piovute migliaia di critiche piene d’odio da parte di alcune comunità di fan. Fra le motivazioni, la scelta è stata tacciata come un modo per politicizzare i film e allontanarli dai loro “veri” fan. Alcuni di loro hanno addirittura lanciato delle campagne per boicottare questi film perché “contro i bianchi” o perché espressione di propaganda femminista. Jessie Earl, esponente LGBTQ della comunità nerd, ha mostrato nei suoi video come sono tanti i personaggi di film, videogiochi o fumetti che sono stati criticati perché di sesso o colore diverso. Come se il fatto di non rappresentare storie con eroi maschi di pelle bianca possa essere una sorta di tradimento al “nerd entitelment”, ovvero a quell’appropriazione di questa cultura che alcuni dei suoi membri pensano di poter fare. Come sostenuto da Benjiamin Woo, docente alla Carleton University, la cultura del geek è stata a lungo immaginata come uno spazio principalmente, se non esclusivamente, per uomini bianchi ed etero. Questo stereotipo ha permesso ad etichette come “geek”, “nerd” e “gamer” di venire identificate da parte di alcuni membri della comunità come base identitaria di loro proprietà esclusiva. Donne nel gruppo? Anche no, Grazie La presenza delle donne all’interno della comunità nerd viene vista negativamente da questi soggetti. In una delle “Regole di Internet” di 4chan, l’espressione “non ci sono ragazze su internet” sta a significare che le aree del web con poche donne o con nessuna donna rappresentano “la vera rete Internet”, quella autentica. Emilae Maxima è una trans che a seguito del suo cambiamento di sesso si è trovata a fare i conti con quello che era la cultura nerd dal punto di vista maschile che conosceva prima a quella che conosce oggi in quanto donna. A seguito di questo fatto si è resa conto di come anche molti suoi amici, nonostante accettino la presenza femminile all’interno del gruppo, di fatto considerino la cultura nerd come una cosa prevalentemente da uomini. Si vengono così a creare ad esempio spazi di discussione diversi, spesso completamente invisibili al resto della comunità maschile, in cui le cui le donne possono interagire. Come se passare inosservate sia quasi uno stratagemma perché diversamente la loro accettazione potrebbe essere ridotta. Molte ad esempio, sempre secondo Emilae, maschilizzano il loro aspetto o il loro comportamento proprio per essere accettate con maggiore facilità. Nei giochi online, ad esempio, può capitare che se un giocatore maschio si rende conto che il suo avversario è una donna si lanci in commenti misogini senza apparenti ragioni, specialmente in caso di una vittoria. Commenti banali come “torna in cucina” o “perché non mi fai un panino?”, che certamente non aumentano il livello di accettazione femminile. Come racconta la black queer Latonya Pennington, non solo il sesso femminile ma anche il colore della pelle possono essere considerati come fattori di discriminazione. “La prima volta che è successo, stavo partecipando a una discussione su un articolo sui personaggi di anime femminili. Quando ho provato a rispondere a un altro utente lui ha insultato il mio aspetto (avevo una mia foto come avatar) e ha detto che non poteva prendermi sul serio. Ho guardato i nomi degli altri commentatori e mi sono resa conto che probabilmente ero l’unica donna nella discussione. Questi uomini si sentivano come se fossi un’intrusa, e mi volevano fuori.” Come se ciò non bastasse, ci sono altri comportamenti che vengono denunciati dalle esponenti femminili del mondo nerd. Come raccontato da Claire Del Sorbo in “Does Nerd Culture Have A Sexism Problem?” molti uomini giudicano il fatto che una donna si interessi della cultura nerd con scetticismo. È l’idea della “fake geek girl”, per cui “cercano di verificare l’effettivo grado di conoscenza o di interesse delle donne che scelgono di impegnarsi nella cultura nerd. Personalmente, credo che questo comportamento derivi dall’idea che le donne fingano di avere questi interessi per motivi nascosti, come il fatto di volerli tentare o sedurre”. Come sottolinea anche Angela Nagle in un suo saggio, in alcuni sottogruppi della cultura nerd le donne vengono tacciate di voler solo attirare l’attenzione e di volersi imporre in spazi diversamente considerati come per “soli uomini”. In altre parole, il saggio sostiene che per questi sottogruppi la vanità del gentil sesso fa si che le donne vogliano partecipare alle attività e ai gruppi della cultura nerd perché spinte dal desiderio di avere un’ulteriore vetrina in cui potersi esibire e mostrare. Non sarebbero animate quindi dal sacro fuoco nerd che può animare invece la controparte maschile (meglio se bianca). Se le donne all’interno della comunità sono tentatrici, come sono quelle al suo esterno? In questo caso non vi va meglio care signore, perché allora siete dei semplici oggetti, complice la rappresentazione che è stata data degli anni da film come il già citato “La rivincita dei Nerd”, “Sixteen Candels”, “Saved by the bell” o “Weird Science”. Prendiamo proprio il caso di “The Nerd Revenge”. Il film è una commedia ironica sull’esperienza al college di due ragazzi americani, Lewis e Gilbert, che si iscrivono al corso di scienze dell’informatica in Arizona e si ritrovano a subire le angherie della confraternita Alpha Beta e della squadra locale di football. È vero che nel film i nerd si oppongono ai loro bulli, ma sono in grado di farlo solo vittimizzando le donne il cui crimine principale è l’aver scelto il fidanzato sbagliato. Le donne nella pellicola sono dipinte sia dal punto di vista dei nerd che degli atleti come figure da conquistare, rappresentate come un oggetto d’uso accessorio rispetto agli uomini e come premio finale di rivincita dei goffi nerd. Il genere femminile viene descritto come una propaggine della parte maschile, e le donne sono considerate semplici esecutrici della volontà dei desideri maschili, senza loro propria iniziativa. La stessa serie tv “The Big Bang Theory” è stata più volte tacciata di maschilismo estremo per i comportamenti non proprio politically correct dei protagonisti. Bridget Blodgett e Anastasia Salter nel loro libro “Toxic Geek Masculinity in Media: Sexism, Trolling, and Identity Politics” mostrano come di fatto la serie sminuisca e ridicolizzi il ruolo delle donne in ambito accademico e scientifico. I fan (uomini e donne) non accettano questo tipo di critiche, e hanno sempre giustificato battute e scene come semplice ironia. Ma prendiamo ad esempio l’episodio 12 della sesta stagione dello show, in cui Sheldon dice alla sua assistente di laboratorio che non ha successo nel suo lavoro perché le donne sono come un panino con insalata di uova in una giornata calda: piena di uova e attraente solo per un breve periodo. Di fatto il comportamento di Sheldon non ha poi conseguenze sul suo lavoro e il personaggio viene “scusato” delle sue scarse doti sociali per via della sua bravura scientifica. Anche le protagoniste femminili della serie, per quanto brillanti ricercatrici, alla fine devono comunque rientrare nei loro ruoli femminili di angelo del focolare, pulendo e cucinando. Per non parlare poi del fatto che i comportamenti da stalker del personaggio di Howard Wolowitz vengono sempre dipinti come qualcosa di simpatico e che alla fine “ripaga lo sforzo”. Come se alle donne in fondo andasse bene di essere continuamente sottoposte ad insistenti attenzioni non richieste. Anche molti videogiochi passano lo stesso messaggio, ovvero che le donne sono qualcosa che può essere vinto come premio finale, come ricompensa dell’impegno, dell’insistenza e della tenacia. Mario, un idraulico, salva la sua principessa e per questo ha diritto di sposarla. È l’ovvia ricompensa di tanto eroismo, che basta a motivare la controparte femminile. Ma come ha ironicamente fatto notare da Matt Stickland in un suo articolo: se un idraulico salvasse Kate Middelton da un rapimento a chi verrebbe in mente che sarebbe suo diritto sposarla? Non è cambiato nulla da “La rivincita dei nerd”? Dal 1984 a oggi sono passati più di trent’anni. Complessivamente la rappresentazione mediatica delle donne in Occidente è parzialmente migliorata ma non si può dire lo stesso della relazione tra donne e tecnologie. Le donne rappresentano ancora un’esigua minoranza nel vasto panorama delle professioni tecniche dell’informatica. Basti vedere i dati 2018 da Statista nell’infografica qui riportata, che mostra la percentuale di donne impiegate come forza lavoro nelle principali tech companies. [gif;base64,R0lGODlhAQABAIAAAAAAAAAAACH5BAEAAAAALAAAAAABAAEAAAICRAEAOw= =] [chartoftheday_4467_female_employees_at_tech_companies_n.jpg] Statista Le cause sono tante: scarsa socializzazione delle bambine alla tecnologia, pregiudizi di genere, sessismo nel settore IT, disparità nelle retribuzioni… Non mancano anche gli stereotipi sulle presunte diverse attitudini e capacità di uomini e donne alle materie scientifiche. Basti ricordare la dichiarazione nel 2005 dell’ex rettore dell’università di Harvard, Lawrence Summers, il quale ha definito le donne come inferiori all’uomo in campo scientifico. O ancora il memorandum circolato nella mailing list di Google, nel quale un ingegnere software ha affermato che per cause di natura biologica le donne sono più scarse degli uomini nei ruoli tecnici e di leadership. La situazione non è diversa nel mondo dei videogame, che non molto tempo fa ha vissuto lo scandalo del Gamergate, solo una delle vicende che testimoniano la resistenza alle rivendicazioni in favore della diversità e del rispetto di genere da parte dell’industria dei videogiochi. Il Gamergate è stata una campagna online per denigrare e sminuire le donne attive nel settore dei videogiochi: uno dei più violenti episodi di misoginia e molestie che si sia mai verificato in questo campo. Il fenomeno è iniziato quando l’ex-fidanzato di Zoe Quinn, sviluppatrice di videogiochi, ha dichiarato che questa aveva avuto una relazione con un giornalista del settore che poi aveva positivamente recensito un suo gioco, “Depression Quest”. Questa affermazione è stata smentita dagli interessati, e sono anche state fornite delle prove a riguardo. Tutto ciò non ha impedito a una serie di fan di attaccare Zoe su Twitter, rivelando informazioni personali e minacciandola di aggressioni fisiche. I sostenitori del Gamergate hanno sostenuto la campagna trincerandosi dietro la difesa dell’etica nel giornalismo. Questo comunque non giustifica le accuse, la violenza e le minacce. Nella polemica sono state poi attaccate anche la femminista dei media Anita Sarkeesian e la sviluppatrice di giochi Brianna Wu, entrambe donne. Mentre nessuno uomo (nemmeno Nathan Grayson, il giornalista accusato di aver concesso a Quinn una recensione positiva a causa del loro rapporto) ha ricevuto il tipo di trattamento che è stato riservato a queste donne. Brianna Wu è addirittura dovuta fuggire da casa sua perché le minacce erano diventate gravi e pericolose. Cambierà qualcosa? Il paradosso di quanto raccontato sino ad ora è che la narrativa della cultura nerd di fatto ha accomunato gruppi di persone che proprio per i loro interessi spesso sono stati emarginati, creando così una comunità in cui potersi sentire liberi e accettati. All’interno di questa comunità tuttavia si riproducono meccanismi di emarginazione, condanna e anche violenza verso tutti quei soggetti ritenuti diversi, non adatti a portare avanti l’evoluzione e la vita della comunità. Come scrive Jarune Uwajaren su Everyday Feminism: “I nerd maschi bianchi non sono una cultura emarginata; sono la forza dominante tra i nerd, e lavorano per mantenere questo stato di cose. Infatti, sono loro che tolgono credito, potere e rappresentanza a donne e persone di colore.” È stato celebre nel 2017 il caso della Alamo Drafthouse, che per promuover l’uscita del film di Wonder Woman aveva organizzato una serata di proiezione per sole donne. Le critiche e i tentativi di boicottaggio sono stati numerosi, tanto da spingere la Alamo Drafthouse a prendere seriamente la cosa e a decidere di organizzare altre serate simili, proprio per contrastare il fenomeno. Se i gruppi emarginati sono costretti a rimanere tali, allora non molte persone realizzeranno che esistono. Fumetti, video, film… ci sono materiali prodotti dalla cultura nerd che parlano del diverso e lo valorizzano, certo è che non hanno la stessa diffusione e riconoscimento degli altri. Un risultato scontato in un mondo in cui accade che le poche donne presenti agli eventi di programmazione vengano scambiate per le “ragazze” dei programmatori anziché essere naturalmente identificate come programmatrici. Per fortuna, storie come quella di Jessie Earl, Latonya Pennington e di tante altre ci mostrano come, nonostante tutto, la vita della controparte “diversa” della comunità nerd va avanti, fregandosene di chi non la vorrebbe. Follow @BIItaly FinanciaLounge Contenuti offerti da prodesfin 1. [brexit-1-151x113.jpg] Azionario inglese, buon potenziale anche in caso di hard Brexit 2. [borghi-151x113.jpg] Giallo sul sito del Mes, Borghi (Lega) a Financialounge.com: "Pagina scompare e riappare, smentite balle di Gualtieri" 3. 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